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La “bufala” della Spada nella Roccia al Terminillo e la leggenda dei cinque confini

Tra le varie “spade nella roccia” italiane quella che ha raggiunto un certo livello di conoscenza tra il pubblico è certamente la spada nella roccia che è stata collocata per volontà della Comunità Montana nel 2017 sul Monte Terminillo e che poi, a causa dell’erosione da parte degli agenti atmosferici ma anche a seguito di vandalizzazioni, è stata ricollocata alcune volte negli anni seguenti

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di Marco Strano

Tra le tante iniziative per ammantare di mistero un luogo e attirare così l’interesse di bambini ma anche di adulti, la collocazione di una “spada nella roccia” sembra essere una trovata assai diffusa, sia in Italia che in altre nazioni.

Del resto la fiaba-leggenda di Re Artù è conosciuta praticamente da tutti e la spada rappresenta un elemento simbolico molto semplice ed efficace.

Tra le varie storie su una “spada nella roccia” italiane quella che ha raggiunto un certo livello di conoscenza tra il pubblico è certamente la spada nella roccia che è stata collocata per volontà della Comunità Montana nel 2017 sul Monte Terminillo e che poi, a causa dell’erosione da parte degli agenti atmosferici ma anche a seguito di vandalizzazioni, è stata ricollocata alcune volte negli anni seguenti.

L’iniziativa della Comunità Montana, sposata appieno da Felice Marchioni, un serissimo agente immobiliare di Rieti che ha contribuito alla creazione di questa invenzione, in effetti ha avuto successo e ben presto la spada del Terminillo è divenuta un punto di riferimento oltre che per giochi di bambini (per cui era stata ideata inizialmente) anche poi come luogo di appuntamento per gitanti e appassionati di trekking.

La genialità di Felice & Co si è però manifestata creando, parallelamente alla collocazione della spada, una simpatica leggenda su un presunto cavaliere templare, tal Guy II De La Roche, che insieme a quattro suoi “fratelli” sarebbe giunto fino al Terminillo in fuga dalla persecuzione del Re di Francia e, dopo aver abbandonato le armi e l’abito templare si sarebbe fatto Frate (con il nome di Fra’ Bernardo) e avrebbe ottenuto ospitalità in un monastero non distante dal luogo dove la spada è stata lasciata.

Sulla base di alcune storie fornite dai Beni Civici di Vazia, Felice Marchioni, attingendo oltre che dalla sua fervida fantasia, da alcune fonti storiche e letterarie su internet, con il contributo di un letterato reatino ha addirittura scritto un “testamento” di questo fantomatico Guy De La Roche (divenuto Fra’ Bernardo), circolato dapprima su vari depliant legati al Sentiero Planetario. In seguito il “testamento” è stato poi inserito su alcuni siti web dedicati alle gite per famiglie, ai misteri ed alle leggende.

Guy II De La Roche in realtà non è mai stato un templare, è esistito realmente ma è morto giovanissimo (a circa 28 anni) e, secondo i documenti storici ufficiali, è stato sepolto nel Monastero di Daphni in Grecia. Aveva un nome accattivante per lanciare la leggenda, in realtà però non era un monaco-guerriero, essendo felicemente sposato con una nobile francese.

Erano però templari alcuni suoi parenti e questo è apparso sufficiente per rendere credibile la narrazione, per lo meno per coloro che non hanno una solida preparazione sulla storia medievale. La “bufala” ideata da Marchioni si è resa credibile negli anni anche perché nei pressi del Monte Terminillo esiste una località che si chiama “Pian de Rosce” (un nome con una sonorità simile a Roche) che però, come sottolineato anche da Giovan Battista Pellegrini nel suo libro “Toponomastica Italiana” (edito da Ulrico Hoepli di Milano) deriva dal latino medievale e si riferisce al colore rosso, presumibilmente per la colorazione delle foglie che in autunno ricoprono il terreno da quelle parti.

La leggenda della spada nella roccia sul monte Terminillo e dei 5 templari, rimbalzando dal 2017 su giornaletti web ma poi anche su qualche testata più prestigiosa, si è comunque rapidamente diffusa, anche se tra gli abitanti di Rieti e dei borghi che circondano il Terminillo (a parte qualche sprovveduto), è abbastanza risaputo che all’origine di tutto ciò non ci sono i Templari con i loro misteri ma semplicemente la geniale trovata della Comunità Montana sostenuta da Felice Marchioni che è riuscito a costruire dal nulla una vera e propria “iperstizione” che sembra ora essere in grado di camminare con le sue gambe ed effettivamente ha donato un tocco di “fascino” e di mistero al Monte Terminillo.

Come però ha sottolineato a RECCOM Diego Volpe, studente universitario di storia ed autore di diversi testi sui Templari, le leggende su fatti “storici”, anche se possono intrattenere i bambini e contribuire ad attirare in una area geografica alcuni appassionati del “mistero”, possono talvolta creare un po di confusione nei progetti di ricerca storico-scientifici seri (Volpe sta sviluppando da tempo in provincia di Rieti, in Umbria e nel viterbese, uno studio sistematico sulla presenza dei Cavalieri Templari, basato sia su documenti d’archivio che sul censimento di simboli rinvenuti in manufatti sacri e profani) ed è quindi necessario stabilire un confine netto tra le leggende popolari e gli avvenimenti storici realmente accaduti in base ai documenti ufficiali.

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