venerdì, Settembre 20, 2024
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Uno studio identifica quattro tipi di utenti di Facebook. A quale gruppo appartieni?

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Secondo una nuova ricerca, ci sono quattro tipi di utenti di Facebook : il “maniaco del Selfie”, il “banditore cittadino”, il “Window Shoppers” e il “costruttore di relazioni”. Considerando che oggi ci sono 2 miliardi di utenti iscritti a questo social media, cioè poco meno di un terzo di tutti gli esseri umani al mondo, è possibile suddividere l’umanità in questi 4 gruppi principali.

A quale gruppo appartieni? Proviamo a capirci di più.

Il gruppo dei maniaci del selfie è già ben spiegato dal nome: Si tratta di persone, uomini e donne, che si autopromuovono pubblicando continuamente immagini dei loro corpi e dei loro volti. Il loro scopo è quasi sempre quello di ottenere il maggior numero possibile di like, commenti e attenzione, senza cercare altro anche se alcuni lo fanno tentando di avviarsi verso una carriera di influencer e di solito lo fanno utilizzando anche altri social come Istagram e Twitter per raggiungere il maggior numero di persone possibile.

Il fatto importante è che usano Facebook per proiettare una specifica immagine di sé stessi, non importa quanto rispecchi la realtà. L’obbiettivo comune a tutti è immancabilmente quello di ottenere approvazione sociale.

I “Costruttori di Relazioni” sono diversi. Usano Facebook regolarmente per pubblicare le cose, rispondere agli altri e partecipare a dibattiti, conversazioni e in generale cercare di costruire connessioni in linea, coltivando nuove amicizie e mantenendo i contatto con gli amici di una vita. Per queste persone, Facebook è un’estensione della vita reale; È un modo per digitalizzare l’empatia, in sostanza.

 

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Foto: Nate Edwards / BYU

I banditori cittadini sono l’opposto e, normalmente, il divario tra la loro vita virtuale e quella reale è enorme. Invece di concentrarsi sulle loro vite o sulla vita dei loro amici e famiglie, e di pubblicare questioni personali, si propongono come fonte di notizie. Condividono articoli, commentano gli attuali eventi e annunciano grandi e piccoli eventi, locali e non, ogni volta che ne hanno l’occasione.

Infine, i “Window Shoppers” sono quelli che si sentono socialmente obbligati ad essere su Facebook, un po’ come i “banditori cittadini”. La loro motivazione, però, non è informare la popolazione planetaria riguardo agli ultimi eventi accaduti nel mondo o sulle decisioni del proprio comitato di quartiere. Questa tipologia di utente partecipa poco, di solito si limita a saltellare da una pagina all’altra, osservando i comportamenti, i post e le vite digitali degli altri. Probabilmente sono anche un pèo’ invidiosi della naturalezza con cui gli altri condividono le proprie vite e vorrebbero farlo anche loro senza, però, riuscire ad iniziare a farlo davvero.

Queste categorie sono state elaborate da un team di sociologi dell’Università Brigham Young (BYU), che ha redatto un elenco di dichiarazioni di persone che hanno spiegato perché le persone utilizzano Facebook.

Nella loro pubblicazione sull’International Journal of Virtual Communities and Social Networking , il team riconosce che alcune persone possono riconoscersi in più di una categoria, ma, apparentemente, la maggior parte delle persone si identifica fortemente in una sola.

I ricercatori fanno un confronto con le diagnosi di comportamenti cronici e dipendenze nel mondo reale.

“In questo momento storico, i social media sono così radicati in tutto quello che facciamo” ha dichiarato  Kris Boyle, un assistente alla scuola di comunicazioni BYU e uno degli autori dello studio “La maggior parte delle persone partecipa a Facebook in modo quasi automatico, senza neanche sapere perché lo fa ma, quando sono spiente ad analizzare le proprie abitudini, acquistano subito una certa consapevolezza.

L’utente medio di Facebook trascorre circa 35 minuti al giorno sulla piattaforma, quindi 213 ore l’anno, qualcosa di più di nove giorni, probabilmente potrebbe essere una buona idea avere consapevolezza di quali siano le nostre finalità nel social network quando assumiamo la nostra personalità virtuale lasciandoci la realtà alle spalle.

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Beh, adesso è solo ridicolo. Alexey Boldin / Shutterstock
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