Nel 2024 L’ISS esaurisce il denaro stanziato e l’autorizzazione del congresso degli USA ed i responsabili delle politiche della NASA cercano di capire cosa accadrà. I funzionari dell’agenzia spaziale stanno scrivendo una relazione sul futuro della stazione, da consegnare al Congresso entro dicembre. Tra le opzioni: rinnovare i pannelli solari e continuare a tenerla in orbita fino al 2028, cederla interamente ad un acquirente privato, disassemblarla affidando l’operazione ad aziende commerciali o lasciare decadere lentamente la sua orbita fino all’ingresso in atmosfera dove brucerà in un lampo di gloria.
Interrogato sulla sua idea di futuro per la stazione spaziale internazionale, Elon Musk, CEO di SpaceX, la società privata che ha rivoluzionato l’industria spaziale costruendo razzi riutilizzabili che renderanno presto più conveniente e più facile portare in orbita carichi e persone destinati all’ISS e oltre, ha detto che aziende private potrebbero un giorno utilizzare la stazione per inviare segnali internet a parti remote del mondo o monitorare tempeste pericolose, siccità o altri fenomeni sulla Terra, operazioni già in corso attraverso i satelliti attualmente in orbita. L’argomento, però, permetteva a Musk di lanciarsi in una delle sue entusiastiche visioni: “Se vogliamo stimolare l’attenzione del pubblico sulla spazio dobbiamo accendere il suo entusiasmo: serve una base sulla Luna, e poi bisogna andare su Marte.”
Un altro titano dell’industria spaziale, Robert Bigelow, CEO di Bigelow Aerospace, concorda che sul concetto che gli Stati Uniti devono tornare sulla luna perché la Cina è in procinto di andarci e potrebbe iniziare lo sfruttamento commerciale delle risorse minerarie sulla superficie lunare. “Dal punto di vista del prestigio, della convenienza e della concorrenza commerciale tornare al più presto sulla Luna è la cosa che ha più senso fare”, ha detto Bigelow. “Ma se vogliamo fare qualcosa di grande in un tempo ragionevole, dobbiamo farlo durante un’unica amministrazione”.
La società di Bigelow a Las Vegas ha sviluppato un habitat gonfiabile chiamato BEAM che è collegato alla stazione per verificare se può proteggere gli astronauti da detriti e radiazioni. Ma entrambi Bigelow e Musk vogliono veramente usare l’ISS per arrivare altrove, come la luna o Marte. Il congresso e i sindaci federali già nel 2014 esortarono la NASA a capire come l’ISS potrebbe generare reddito, anche da privati, se la sua missione dovesse essere prolungata oltre il 2024.
Purtroppo i progetti di commercializzazione della ISS sembrano ancora fermi alla fase di avvio. Sono state presentate alcune proposte, ad esempio per sviluppare nuovi contenitori di cibo Tupperware o dispositivi medici stampati 3-D per gli astronauti. E il grande annuncio prima dell’intervento di Musk era quello di un concorso/partnership da 1 milione di dollari con target per la ricerca di come sviluppare piante di cotone sostenibili nello spazio. Troppo poco per l’enorme struttura orbitale che la stessa NASA ammette essere sottoutilizzata.
“Stiamo cercando mercati emergenti nello spazio”, dice Robyn Gatens, vice direttore della divisione ISS presso la sede della NASA a Washington. “Oggi la domanda è piuttosto ridotta.” Secondo Gatens l’aspetto limitante è il tempo dell’equipaggio: gli astronauti sono troppo impegnati a mantenere operativa la stazione, a fissare roba, a mantenere alimentatori e sistemi di supporto vitale e condurre occasionali esperimenti scientifici. Il personale è ridotto all’osso, servirebbe un equipaggio più numeroso.
Dovrebbe esserci più tempo per i progetti commerciali quando la NASA metterà un terzo astronauta americano sull’ISS nel 2019. Per allora, forse SpaceX sarò riuscita a convincere le aziende private che investire sulla stazione spaziale può essere conveniente ed emozionante come il sogno di Musk di installare una base permanente sulla luna.
È sempre più chiaro che il futuro dell’uomo nello spazio ed i progetti di colonizzazione della Luna e di Marte dipenderanno dalla visione di pochi grandi imprenditori illuminati che, un giorno, riusciranno ad aprire all’uomo la via delle stelle.
Quando i complotti sono reali. Il progetto MKULTRA (o MK-ULTRA) era il nome in codice dato a un programma illegale e clandestino di esperimenti sugli esseri umani studiato e messo in atto dalla Central Intelligence Agency durante gli anni cinquanta e sessanta del XX secolo, che aveva come scopo quello di identificare droghe e procedure che, integrando altre tecniche di tortura, facevano confessare le persone che vi venivano sottoposte.
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