mercoledì, Settembre 18, 2024
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The moon hoax – la prima bufala mediatica che divenne virale

Nell’estate del 21 agosto 1835 il New York Sun comunicò ai propri lettori che avrebbe a breve ripubblicato un estratto dell’Edinburgh Scientific Journal con le ultime scoperte dell’astronomo più famoso dell’epoca, John Herschel, figlio di un altro grandissimo astronomo, lo scopritore di Urano William Herschel

Nell’estate del 21 agosto 1835 il New York Sun comunicò ai propri lettori che avrebbe a breve ripubblicato un estratto dell’Edinburgh Scientific Journal con le ultime scoperte dell’astronomo più famoso dell’epoca, John Herschel, figlio di un altro grandissimo astronomo, lo scopritore di Urano William Herschel.

Una settimana dopo, il New York Sun iniziò la pubblicazione di una serie di sei articoli firmati dall’assistente, nonché pupillo, dell’illustre astronomo, il Dott. Andrew Grant. Articoli a dir poco clamorosi.

Negli articoli si narrava di come l’astronomo John Herschel fosse riuscito a montare un gigantesco telescopio al Capo di Buona Speranza, con il quale aveva potuto “stabilire una nuova teoria per le traiettorie delle comete e osservare nuovi pianeti al di fuori del sistema solare”.

Herschel, sempre secondo gli articoli del Sun esaminò dettagliatamente la superficie lunare sulla quale trovò segni di vita intelligente!

Negli articoli successivi si raccontava di paesaggi incantevoli, spiagge di sabbia bianca brillante, cinte di rocce selvagge simili al marmo verde, mari e laghi con acqua blu come quella del profondo oceano, praterie, vallate e colline coniche, piramidi di quarzo color lilla.

Una tribù primitiva di castori bipedi trovava il suo riparo costruendo capanne e palafitte e viveva anche grazie alla scoperta del fuoco.

A dividere la superficie lunare con loro, vi erano anche creature alate ricoperte di pelo color rame, che si ritrovavano in un misterioso tempio d’oro: i cosiddetti uomini pipistrelli o  “Vespertillo Homo”, in grado di erigere alte costruzioni.

L’articolo continuava con una serie di dettagli tecnici sulla costruzione del telescopio, di come si fosse riusciti a fare in modo che gli oggetti ingranditi fossero comunque luminosi tramite l’inserimento di una seconda lente, e di come l’impresa avesse avuto tra i finanziatori il principe d’Inghilterra.

In quel periodo John Herschel si trovava effettivamente al capo di Buona Speranza, per osservare il transito di Mercurio sul disco solare ma era all’oscuro di tutta la vicenda e inoltre, fatto ignorato da tutti, il fantomatico Dott. Andrew Grant, pupillo dello scienziato, non esisteva.

I lettori però credettero a quanto il Sun raccontava nei suoi articoli e la storia valicò persino i confini nazionali, arrivando in Europa: Vittima illustre della burla fu François Arago, presidente dell’Accademia delle Scienze francese.

Anche in Italia uscì un opuscolo con le traduzioni degli articoli del Sun

La cosa interessante è che, nella migliore tradizione delle leggende metropolitane, nell’opuscolo tradotto in italiano si aggiungevano atri dettagli e particolari.

A smontare la notizia si mise Edgar Allan Poe, all’epoca giornalista, che accusò il Sun di essersi ispirato, per creare la falsa notizia, a un suo racconto di fantascienza.

Il New York Herald, accusò Richard Adams Locke, un giornalista appassionato di ottica e di astronomia, di aver architettato la bufala con il solo scopo di aumentare la tiratura del suo giornale; cosa che in effetti avvenne.

Il Sun, all’epoca dei fatti, era un piccolo giornale e grazie a quella strampalata storia aumentò a dismisura le vendite che crebbero e rimasero stabili nonostante la bufala svelata.

Herschel, inizialmente divertito dalla vicenda, con il passare del tempo si irritò nel dover ripetere in ogni occasione pubblica di non essere mai stato coinvolto nell’inganno.

Per diverso tempo la storia fu la più grande burla mediatica mai riuscita, un’operazione che oggi potrebbe essere definita come un esempio di “marketing virale

Fonte: Queryonline; Cultura.biografieonline

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