Ad un verme di 500 milioni di anni fa è stato dato un nome ispirato al ciclo di Dune

I vermi giganti dei libri, e i film successivi, di Dune, hanno ispirato la denominazione di un antico verme marino: lo Shaihuludia shurikeni

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Un verme di 500 milioni di anni ha un nome ispirato ai libri di Dune
Un verme di 500 milioni di anni ha un nome ispirato ai libri di Dune

Il ciclo di Dune (e i film successivi) hanno avuto un grandissimo successo tra i fan del genere sci-fi. Iconici sono i vermi giganti dell’universo narrativo; tali creature che vivono nella sabbia, gli Shai-Hulud, hanno ispirato la denominazione di un antico verme marino, vissuto sulla Terra 500 milioni di anni fa, lo Shaihuludia shurikeni.

La scoperta è avvenuta all’interno di una formazione geologica che si estende tra lo Utah meridionale e l’Idaho meridionale, ben nota per il gran numero di fossili risalenti a circa 505 milioni di anni fa. Il verme in questione (descritto da un gruppo di ricerca tedesco e statunitense) era ovviamente molto più piccolo dei suoi “simili” di Dune, tanto da poter stare facilmente sul palmo di una mano. Tale essere era caratterizzato da setole rigide a forma di stella sul suo dorso.

Cosa sappiamo sul verme “proveniente” da Dune

Le forme a lama radiale lasciate nella roccia significavano che gli esperti inizialmente non erano sicuri di cosa esattamente avessero scoperto: dopo un’attenta analisi, i ricercatori si sono resi conto che quello che stavano guardando era un animale e non un minerale.

Julien Kimmig è biologo del Museo Statale di Storia Naturale in Germania. L’esperto ha spiegato tramite alcune dichiarazioni riportate ScienceAlert: “Anche il modo in cui il fossile è conservato è di particolare interesse, perché la maggior parte dei tessuti molli è conservata come una massa di ossido di ferro, suggerendo che l’animale sia morto e si sia decomposto per un po’ prima di essere fossilizzato”.

Il lavoro degli scienziati

Il team ha utilizzato una varietà di tecniche per determinare meglio quale fosse la scoperta, tra cui la microscopia elettronica a scansione e la spettrometria a raggi X a dispersione di energia, per determinare la struttura e la composizione chimica di ciò che ha lasciato il fossile, oltre a rivelare di più sulla fossilizzazione. La creatura appena scoperta è classificata come anellide o verme segmentato.



Per quanto riguarda il nome, Shai-Hulud esso è ispirato ai fantastici vermi della sabbia del pianeta Arrakis di Dune, di Frank Herbert, mentre “shuriken” è la parola giapponese indicante una famosa arma giapponese a forma di stella utilizzata dai ninja.

La scoperta a Spence Shale Lagerstätte

Fino ad ora, presso il sito di Spence Shale Lagerstätte è stata trovata solo una singola specie di anellidi, descritta dai ricercatori come un tesoro di resti fossili. Ciò lo rende importante per mappare l’aspetto della regione circa mezzo miliardo di anni fa. In effetti, il nuovo studio ha aiutato i ricercatori a riclassificare un altro fossile della stessa area. Nel Cambriano , gli ecosistemi marini in questa parte del Nord America sarebbero stati dominati da trilobiti, brachiopodi, molluschi e primi artropodi.

LaVine: “All’inizio non sapevamo cosa fosse”

Rhiannon LaVine è paleobiologa dell’Università del Kansas. L’esperta ha spiegato tramite alcune dichiarazioni riportate da Kodami: “C’è stato un momento in cui nessuno sembrava avere idea di cosa avessimo davanti. Abbiamo pensato che forse fosse un wiwaxia, un animale molto particolare di quel periodo, ma non ne abbiamo molti rappresentanti di questa specie nell’area di Spence Shale. Abbiamo poi pensato che potesse essere un verme con squame, ma non c’erano molti vermi conosciuti in quel momento. Abbiamo persino pensato che potesse essere una giovane medusa, ma il reperto presentava superfici così affilate e le linee erano così dritte che sarebbe stato piuttosto strano.

Quindi, visto che volevamo principalmente assicurarci che si trattasse di una reperto biologico, abbiamo scelto di effettuare la scansione per escludere che non fosse solo una crescita minerale che poteva trarci in inganno”.

E inoltre: “È molto bello pensare al nostro pianeta come a una registrazione della storia e a tutti i diversi ambienti che si sono verificati nel corso di miliardi di anni, tutti sullo stesso terreno su cui ci troviamo”. “Abbiamo avuto mondi alieni sotto i nostri piedi”.

La ricerca è stata pubblicata su Historical Biology.

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