Vaiolo delle scimmie, 11 casi in Toscana. Ecco come riconoscerlo

Dopo i casi registrati a Firenze, si torna a parlare del virus del vaiolo delle scimmie e gli esperti del sito 'dottore, ma è vero che...?', promosso dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), rassicurano facendo anche chiarezza su diversi aspetti del Mpox (monkeypox) e rispondendo ad alcune domande

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Vaiolo delle scimmie, 11 casi in Toscana. Ecco come riconoscerlo
Vaiolo delle scimmie, 11 casi in Toscana. Ecco come riconoscerlo

Nessun allarme ma è bene conoscerlo“. Dopo i casi registrati a Firenze, si torna a parlare del virus del vaiolo delle scimmie e gli esperti del sito ‘dottore, ma è vero che…?‘, promosso dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), rassicurano facendo anche chiarezza su diversi aspetti del Mpox (monkeypox) e rispondendo ad alcune domande.

Come si riconosce il vaiolo delle scimmie?

Il periodo di incubazione (l’intervallo tra l’infezione e l’insorgenza dei sintomi) del vaiolo delle scimmie è generalmente compreso tra 6 e 13 giorni, ma può variare da 5 a 21 giorni – ricordano -. L’infezione può essere suddivisa in due periodi: inizialmente (dall’inizio a 5 giorni) si manifestano febbre, forte mal di testa, gonfiore dei linfonodi (linfoadenopatia), mal di schiena, dolore muscolare e un’intensa mancanza di energia (astenia). La linfoadenopatia è una caratteristica distintiva del vaiolo delle scimmie rispetto ad altre malattie che inizialmente possono apparire simili (varicella, morbillo, vaiolo)“.

L’eruzione cutanea di solito inizia entro tre giorni dalla comparsa della febbre e tende a essere più concentrata sul viso e sulle estremità piuttosto che sul tronco. Colpisce il viso (nel 95% dei casi), i palmi delle mani e la pianta dei piedi (nel 75% dei casi). Possono essere colpite anche le mucose orali (nel 70% dei casi), i genitali (30%) e le congiuntive (20%), oltre alla cornea. L’eruzione cutanea – avvertono – evolve in sequenza da macule (lesioni con una base piatta) a papule (lesioni solide leggermente rialzate), vescicole (lesioni piene di liquido trasparente), pustole (lesioni piene di liquido giallastro) e croste che si seccano e cadono. Il numero delle lesioni varia da poche a diverse migliaia“.

Come si cura la malattia provocata dal cosiddetto vaiolo delle scimmie?

Solitamente si risolve da sola, con sintomi che durano da due a quattro settimane – rispondono gli esperti .- I casi gravi si verificano più comunemente tra i bambini e sono correlati all’entità dell’esposizione al virus, allo stato di salute del paziente e alla natura delle complicanze. Le complicanze del vaiolo delle scimmie possono includere infezioni secondarie, broncopolmonite, sepsi, encefalite e infezione della cornea con conseguente perdita della vista“.

Chi era stato vaccinato da piccolo con l’antivaiolosa è protetto dal vaiolo delle scimmie?

È ragionevole pensare che le persone a suo tempo sottoposte a vaccinazione abbiano un certo grado di protezione contro il vaiolo delle scimmie. Una revisione sistematica della letteratura pubblicata nel 2020 – chiariscono i medici – ha trovato che nell’80-96% dei casi le persone contagiate dal virus del vaiolo delle scimmie non erano vaccinate: è un dato interessante ma che non permette di trarre conclusioni sicure perché la malattia è diffusa prevalentemente in Africa dove, anche a causa della durata media della vita più breve, la percentuale di popolazione vaccinata contro il vaiolo è ormai molto piccola“.



—cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

Mpox, il vaiolo delle scimmie

Come riferisce il sito dell’Istituo Superiore della Sanità, il vaiolo delle scimmie, in inglese Mpox, è una malattia infettiva zoonotica causata dal virus monkeypox (MPXV) e identificata per la prima volta nel 1970 nei villaggi rurali delle zone delle foreste pluviali dell’Africa centrale e occidentale, quando invece il vaiolo (in inglese smallpox), grazie alla vaccinazione antivaiolosa era nelle fasi finali dell’eradicazione.

Patogeno e serbatoi

Il MPXV è un virus a DNA a doppio filamento appartenente alla famiglia Poxviridae, genere Orthopoxvirus (stesso genere del virus Variola che causa il vaiolo, e del virus Vaccinia che causa il vaiolo delle mucche). Esistono due cladi geneticamente distinti del MPXV: il Clade I (precedentemente clade dell’Africa centrale, bacino del Congo) e il Clade II (precedentemente clade dell’Africa occidentale). Il Clade II si suddivide inoltre in Clade IIa e IIb. Il Clade I è clinicamente più severo, a maggiore trasmissibilità interumana e a maggiore letalità.

Con l’eradicazione del vaiolo nel 1980 e la successiva cessazione della vaccinazione antivaiolosa, l’Mpox (vaiolo delle scimmie) è emerso come il più importante Orthopoxvirus per quanto riguarda il possibile impatto sulla salute pubblica.

Sono diverse le specie animali che sono state identificate come suscettibili al MPXV, che è diffuso in particolare tra primati e piccoli roditori, prevalentemente in Africa. Ciò include scoiattoli di corda, scoiattoli arboricoli, ratti marsupiali del Gambia, ghiri, primati non umani e altre specie. Tuttavia, permangono delle incertezze su quali siano i serbatoi naturali del virus e su come venga mantenuta la sua circolazione in natura (sebbene si sospetti che i roditori rivestano un ruolo determinante).

Diffusione

L’Mpox (vaiolo delle scimmie) è endemico in Africa centrale e occidentale, dove sono regolarmente segnalati dei focolai, soprattutto nella Repubblica Democratica del Congo (RDC, ex Zaire). Nei Paesi endemici la trasmissione avviene prevalentemente da animale a uomo. Fino al 2022, i rari casi che venivano segnalati in Paesi non endemici erano solitamente di importazione. mentre la trasmissione interumana ricopriva una percentuale limitata di casi.

La malattia colpisce tutte le fasce di età; nei Paesi endemici i bambini di età inferiore ai 16 anni hanno storicamente costituito la percentuale maggiore di casi. Tuttavia, in anni recenti è stato osservato un aumento dell’incidenza di casi nei Paesi endemici, con focolai segnalati di tutte le età e in contesti più diversi.

A partire da maggio 2022, per la prima volta, sono stati segnalati casi e catene prolungate di trasmissione dell’Mpox in Paesi in cui la malattia non è endemica e senza che i casi abbiano collegamenti epidemiologici diretti o immediati con aree dell’Africa occidentale o centrale (viaggi, importazione di mammiferi).

Il 23 luglio 2022 l’OMS ha dichiarato l’Mpox (vaiolo delle scimmie) “Emergenza di salute pubblica internazionale” (PHEIC – Public Emergency of International Concern). L’epidemia ha costituito una emergenza di salute pubblica internazionale fino all’11 maggio 2023.

Trasmissione

La trasmissione da persona a persona avviene attraverso il contatto stretto e prolungato con una persona sintomatica. Per contatto stretto si intende un contatto prolungato faccia a faccia (come parlare, respirare o cantare uno vicino all’altro, attività che possono generare goccioline o aerosol a corto raggio); pelle a pelle (attraverso un contatto con lesioni cutanee  e durante i rapporti sessuali); bocca a bocca; o bocca a pelle.

Inoltre, il MPXV può essere trasmesso tramite oggetti contaminati, come lenzuola, asciugamani, indumenti, dispositivi elettronici e superfici toccati da una persona infetta. Una persona che tocca questi oggetti potrebbe infettarsi se ha tagli o abrasioni o se tocca accidentalmente gli occhi, il naso, la bocca o altre membrane mucose.

La trasmissione interumana attraverso il contatto fisico stretto, compresa l’attività sessuale, è un fattore significativo nell’attuale epidemia. Il vaiolo delle scimmie può essere trasmesso a chiunque abbia uno stretto contatto con una persona infetta, indipendentemente dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere. Tuttavia, nell’epidemia in corso da maggio 2022 la maggior parte dei casi sono stati osservati tra uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (MSM: men who have sex with men) e che hanno riferito rapporti sessuali recenti con uno o più partner.

Sono state documentate anche altre vie di trasmissione, come quella attraverso la placenta, dalla madre al feto (che può portare al Il vaiolo delle scimmie congenito) o durante e dopo la nascita attraverso un contatto diretto pelle a pelle tra madre e neonato.

Non è ancora chiaro se Il vaiolo delle scimmie possa essere trasmesso da una persona all’altra anche attraverso il sangue, lo sperma o altri fluidi corporei durante i rapporti sessuali. Tuttavia, in diversi studi il DNA virale è stato identificato nello sperma di soggetti infetti per settimane dopo l’acquisizione dell’infezione. La UK Health Security Agency e altre agenzie internazionali raccomandano come misura precauzionale alle persone guarite da una infezione da MPXV di continuare a utilizzare il preservativo per almeno otto settimane dopo l’infezione.

Una persona infetta rimane contagiosa per tutta la durata della malattia sintomatica (a partire dalla comparsa dei sintomi prodromici fino alla caduta delle croste di tutte le lesioni e la formazione di nuova pelle), normalmente da 2 a 4 settimane. Non è noto se il virus possa essere diffuso da persone asintomatiche.

Sintomi e caratteristiche cliniche

Il vaiolo delle scimmie è solitamente una malattia autolimitante e in genere dura da 2 a 4 settimane. Alcune persone possono sviluppare una malattia più grave e necessitare di ricovero ospedaliero. Le persone a più alto rischio includono i bambini, le donne in gravidanza e le persone con compromissione del sistema immunitario inclusa l’infezione da HIV.

La prognosi della malattia dipende da molteplici fattori inclusi lo stato di pregressa vaccinazione, lo stato di salute iniziale della persona, malattie concomitanti e comorbidità.

Dopo un periodo di incubazione che può variare da 5 a 21 giorni (in genere da 6 a 13 giorni), la malattia è generalmente caratterizzata da:

  • una fase prodromica, che dura tra 0 e 5 giorni, con febbre, intensa cefalea (generalizzata o frontale), linfoadenopatia (linfonodi ingrossati), mal di schiena, mialgia e intensa astenia (debolezza). La linfoadenopatia è una caratteristica distintiva del vaiolo delle scimmie rispetto ad altre malattie che inizialmente possono apparire simili (per esempio la varicella)
  • un’eruzione cutanea che di solito si presenta entro 1-3 giorni dalla comparsa della febbre, tipicamente iniziando sul viso (coinvolto nel 95% dei casi) e poi diffondendosi ad altre parti del corpo, soprattutto alle estremità (inclusi i palmi delle mani e la pianta dei piedi nel 75% dei casi). Possono essere coinvolte anche le mucose orali (nel 70% dei casi), i genitali (30% dei casi) le congiuntive (20%). Il coinvolgimento oculare può portare a ulcere corneali e cecità. L’eruzione cutanea generalmente evolve in sequenza da macule (lesioni con una base piatta) a papule (lesioni solide leggermente rialzate), vescicole (lesioni piene di liquido trasparente), pustole (lesioni piene di liquido giallastro) e croste che si seccano e cadono. Il numero di lesioni varia da poche a diverse migliaia. A differenza della varicella, le lesioni sono generalmente delle stesse dimensioni e nello stesso stadio maturativo per sito anatomico.

Nell’epidemia mondiale del 2022, sono state riscontrate alcune differenze nel periodo di incubazione che può variare da 7 a 8 giorni con periodi anche più brevi da 2 a 4 giorni. Inoltre, sono stati descritti quadri clinici atipici che differiscono per alcuni aspetti da quanto generalmente descritto nei passati focolai di vaiolo delle scimmie nei Paesi endemici. I sintomi prodromici che precedono l’eruzione cutanea non sempre si manifestano, e sono assenti in quasi il 50% dei casi. Le manifestazioni atipiche hanno incluso la comparsa di lesioni genitali come primo sintomo, senza una fase prodromica, e lesioni prevalentemente anogenitali o orofaringee con o senza febbre o sintomi sistemici.

In alcuni casi le manifestazioni cliniche si sono limitate alla comparsa di una singola lesione (cutanea, anogenitale o orofaringea). Sono stati inoltre descritti casi subclinici/asintomatici. Le complicanze tipiche del vaiolo delle scimmie possono includere infezioni batteriche secondarie, broncopolmonite, sepsi, encefalite e infezione della cornea con conseguente perdita della vista. Sono state inoltre descritte complicanze genitali, perianali e orali, tra cui proctite e tonsillite. Non sono state riscontrate differenze nei sintomi di presentazione della malattia tra casi HIV positivi e HIV negativi.

Il tasso di letalità del vaiolo delle scimmie variava storicamente dallo 0% all’11% nella popolazione generale delle aree endemiche ed è più alto tra i bambini piccoli. Il Clade I presenta un tasso di letalità in Africa di circa l’11% nelle persone non vaccinate mentre il Clade II causa una malattia meno severa con un tasso di letalità inferiore al 4%.

Diagnosi

La diagnosi differenziale include altre malattie con eruzione cutanea, come la varicella, le infezioni batteriche della pelle, la scabbia, la sifilide e le allergie associate ai farmaci. La linfoadenopatia durante la fase prodromica della malattia può essere una caratteristica clinica per distinguere il vaiolo delle scimmie dalla varicella o dal vaiolo.

Di fronte a un caso sospetto di vaiolo delle scimmie, è necessario raccogliere campioni biologici provenienti dalle lesioni cutanee e trasportarli in sicurezza, e in conformità con i requisiti nazionali e internazionali di sicurezza, in un laboratorio di riferimento. I campioni devono essere conservati in una provetta sterile e asciutta e mantenuti al freddo.

I test di amplificazione degli acidi nucleici, come la reazione a catena della polimerasi (PCR) è il test di laboratorio preferibile per la conferma della diagnosi, data la sua specificità e sensibilità.

Al fine di una corretta interpretazione del risultato del test è fondamentale la raccolta dei dati clinici e anamnestici.

Terapia

La maggior parte delle persone a cui viene diagnosticato il vaiolo delle scimmie guarisce senza alcun trattamento. Il trattamento è generalmente sintomatico e di supporto. Alle persone che presentano una malattia severa o che hanno una compromissione del sistema immunitario può essere prescritto un antivirale noto come tecovirimat (TPOXX). Questo farmaco antivirale è stato sviluppato originariamente per il vaiolo e agisce interferendo con una proteina che si trova sulla superficie degli orthopoxvirus, impedendo in questo modo ai virus di riprodursi normalmente, rallentando la diffusione dell’infezione.

Sulla base di dati provenienti da studi su animali e umani, il tecomirivat è stato autorizzato in “circostanze eccezionali” dalla Commissione Europea, a gennaio 2022, per il trattamento delle infezioni da orthopoxvirus (vaiolo, vaiolo delle scimmie, vaiolo delle mucche), in adulti e bambini con peso corporeo di almeno 13 kg. Tuttavia, il medicinale non è ampiamente disponibile e secondo la Circolare del Ministero della Salute del 25 maggio 2022 il trattamento con tecovirimat deve essere preso in considerazione solamente nell’ambito di protocolli di uso sperimentale o compassionevole, in particolare per i pazienti che presentano una malattia severa o che possono essere a rischio di sviluppo di complicanze, come le persone immunodepresse.

Per i pazienti ad alto rischio di progressione verso la malattia grave, il trattamento deve essere somministrato precocemente nel corso della malattia insieme a cure di supporto e controllo del dolore. Nelle persone con infezione da HIV, si raccomanda anche di iniziare il trattamento antiretrovirale (ART) al momento della diagnosi di Mpox.

Infine, non è nota l’efficacia delle immunoglobuline anti virus vaccinico (vaccinia immune globulin VIG), composte da anticorpi di individui vaccinati con il vaccino contro il vaiolo, nel trattamento delle complicanze da Mpox.

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