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Amazon e iRobot: 1,4 miliardi andati in fumo a causa dell’UE

Le autorità di regolamentazione europee hanno impedito ad Amazon di acquisire il leader dei robot aspirapolvere. Quali sono le motivazioni, le conseguenze e le reazioni delle due società?

La trattativa tra Amazon e iRobot sembrava essere destinata a finire con una fumata bianca, malgrado ciò Amazon ha deciso di abbandonare il suo progetto di acquisire l’azienda leader nella produzione di robot aspirapolvere, noti con il marchio Roomba. L’annuncio è stato fatto oggi da Amazon e iRobot, le quali hanno dichiarato di non vedere alcuna possibilità di ottenere l’approvazione normativa da parte dell’Unione Europea.

Amazon e iRobot

L’accordo tra Amazon e iRobot, valutato 1,4 miliardi di dollari, era stato annunciato nell’agosto 2022 e aveva ricevuto il via libera dal Regno Unito nel giugno 2023. Malgrado ciò la Commissione Europea aveva espresso seri dubbi sulla compatibilità dell’operazione con le regole sulla concorrenza, temendo che Amazon potesse sfruttare la sua posizione dominante nel mercato online per favorire i prodotti di iRobot a scapito dei concorrenti.

Amazon aveva tempo fino al 10 gennaio per presentare delle proposte per rimuovere le preoccupazioni della Commissione, ma non ha offerto alcuna concessione, secondo quanto riportato dalla rivista online, Politico, di conseguenza, Amazon e iRobot hanno deciso di terminare l’accordo, con Amazon che dovrà pagare una penale di 94 milioni di dollari a iRobot.

Quali sono state le reazioni di Amazon e iRobot? E le conseguenze?

David Zapolsky, SVP e consigliere generale di Amazon, ha espresso la sua delusione per il fallimento dell’acquisizione, sostenendo che avrebbe portato benefici ai consumatori e all’innovazione.

“Questo risultato negherà ai consumatori un’innovazione più rapida e prezzi più competitivi, che siamo certi avrebbero reso la loro vita più semplice e piacevole”

ha dichiarato Zapolsky, il quale ha poi in seguito aggiunto:

“Fusioni e acquisizioni come questa aiutano aziende come iRobot a competere meglio nel mercato globale, in particolare contro aziende e paesi che non sono soggetti agli stessi requisiti normativi in segmenti tecnologici in rapida evoluzione come la robotica.

Amazon e iRobot

Ostacoli normativi eccessivi e sproporzionati scoraggiano gli imprenditori, che dovrebbero essere in grado di vedere l’acquisizione come una strada verso il successo, e questo danneggia sia i consumatori che la concorrenza”.

L’accordo tra Amazon e iRobot era stato visto come una grande opportunità per quest’ultima, la quale ha visto calare le sue vendite e i suoi profitti negli ultimi anni, a causa della concorrenza di altri produttori di robot aspirapolvere, come Xiaomi, Ecovacs e Shark.

iRobot ha annunciato oggi anche una ristrutturazione aziendale, che comporterà il licenziamento di circa 350 dipendenti, ovvero il 31% della sua forza lavoro, e la sospensione del suo lavoro su dispositivi al di fuori della sua linea di prodotti principali per la pulizia dei pavimenti, come purificatori d’aria e tosaerba.

Oltre a quanto precedentemente detto, il presidente e CEO di iRobot Colin Angle, co-fondatore dell’azienda nel 1990, si dimetterà da entrambi i ruoli, con l’attuale vicepresidente esecutivo e chief legal officer di iRobot, Glen Weinstein, ricoprirà il ruolo di CEO ad interim, mentre Andrew Miller, ex direttore indipendente del consiglio di amministrazione, diventerà presidente.

Nell’ambito dell’annuncio di oggi, iRobot ha pubblicato i risultati preliminari del quarto trimestre per il 2023 e ha affermato di prevedere di riportare una perdita operativa GAAP compresa tra 265 e 285 milioni di dollari, con la società che ha dichiarato di aver utilizzato gran parte della penale ricevuta da Amazon per ripagare un prestito di 200 milioni di dollari contratto l’anno scorso.

Amazon e iRobot

L’accordo tra Amazon e iRobot è una delle numerose importanti acquisizioni tecnologiche che sono andate in pezzi negli ultimi anni a causa dell’intensificazione dei controlli da parte dei regolatori globali, un recente esempio lo abbiamo con Adobe, la quale ha abbandonato il suo accordo da 20 miliardi di dollari per l’acquisto di Figma, una piattaforma di progettazione collaborativa, alla fine dello scorso anno di fronte alle pressioni delle autorità di regolamentazione del Regno Unito e degli Stati Uniti.

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