La lettera che distrusse un Universo

Centotre anni fa, il 26 aprile 1920, si svolgeva quello che fu definito il Grande Dibattito tra due dei più importanti astronomi del tempo

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La lettera che distrusse un Universo
La lettera che distrusse un Universo
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E’ la mattina del 26 aprile 1920 quando l’auditorium dello  Smithsonian Museum of Natural History inizia a riempirsi di scienziati, studenti, professori. Quello che sta per accadere è una vera e propria contesa scientifica tra due dei più importanti astronomi dell’epoca: Harlow Shapley nato a Nashville il 2 novembre 1885 e Heber Doust Curtis nato a Muskegon il 27 giugno 1872.

Il tema di quello che verrà definito in seguito il Grande Dibattito verte sulla reale natura delle cosiddette nebulose a spirale e sull’effettiva grandezza dell’Universo osservabile. A distanza di un secolo le argomentazioni che i due scienziati esporranno la mattina in modo indipendente, per poi “duellare” in una sorta di tavola rotonda incrociata nel pomeriggio, oggi, alla luce delle conoscenze acquisite fanno un po’ sorridere.

Shapley sosteneva che oggetti celesti come Andromeda (M31) fossero relativamente piccoli e posizionati ai margini della Via Lattea, l’unica galassia dell’universo, che aveva un diametro stimato di 300.000 anni luce e che il Sole fosse ubicato in una regione periferica di quest’unica galassia.

Curtis sosteneva invece che le nebulose fossero delle altre galassie, molto distanti dalla nostra e che il Sole invece era posizionato al centro della Via Lattea. Egli mostrò come in Andromeda vi fossero più novae che nella Via Lattea; perciò, chiese ai suoi colleghi come mai vi potessero essere più novae in una minima porzione della Via Lattea che non nel resto della Galassia. Per questo sostenne l’ipotesi che Andromeda fosse una galassia autonoma, con un’età caratteristica e un determinato tasso di esplosione di supernovae.



I due astronomi fecero appello a tutti i dati disponibili in quel periodo e Shapley in particolare si affidò totalmente alle misurazioni dell’amico e astronomo Adriaan van Maanen che affermava di aver osservato la rotazione di Andromeda (M31), la qual cosa avrebbe precluso la possibilità che si trattasse di un’altra grande galassia distante. Si trattava di un errore macroscopico.

Ci vollero però ancora tre anni per determinare il “vincitore” del Grande Dibattito. L’arbitro sarà uno dei più famosi astronomi del ventesimo secolo Edwin Hubble coadiuvato dal telescopio Hooker il più grande del mondo all’epoca, con uno specchio primario di 2,5 metri, inaugurato pochi anni prima.

Hubble annunciò l’osservazione di stelle cefeidi in M31 un indicatore indiscutibile di distanza, Andromeda era troppo lontana per far parte della Via Lattea. Hubble si premunì di inviare una comunicazione scritta della scoperta ai due contendenti.

Al ricevimento della comunicazione Shapley si arrese esclamando: “Ecco la lettera che ha distrutto il mio Universo”.

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