I romani utilizzavano dadi asimettrici con proprietà sbilenche: ecco perché

I dadi asimmetrici dei romani riportati alla luce dagli archeologi: a cosa servivano?

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Gli archeologi hanno riportato alla luce dei particolari dadi asimmetrici utilizzati dagli antichi romani. I dadi a sei facce dell’antico impero romano, quando venivano tirati, lasciavano poco spazio alla sorte, anche se coloro che giocavano con essi credevano di default che il destino decidesse i risultati dei loro giochi. Ma a cosa servivano questi dadi asimmetrici per la precisione?

A dare le dovute precisazioni è stato un recente studio da parte di Jelmer Eerkens dell’Università della California e di Davis e Alex de Voogt della Drew University di Madison, nel New Jersey. Gli studiosi hanno esaminato le forme sbilenche dei dadi in questione e sono infine giunti a una conclusione. 

Dadi asimmetrici degli antichi romani: il gioco della taberna

La taberna era un gioco popolare dell’antica Roma. Come informa il portale Popular Mechanics, si trattava di una sorta di antenato dell’odierno backgammon. Nel gioco della taberna si utilizzavano dadi a sei facce fatti di osso, metallo o argilla. I dadi a sei facce sono un ritrovamento archeologico comune in tutta Europa; i ricercatori hanno studiato ventotto dadi di epoca romana ben datati e hanno scoperto che ventiquattro di loro erano asimmetrici. Alcuni erano così anti-cubo che i dadi altamente parallelepipedi (il che significa che tutte le sue facce sono parallelogrammi) avevano un lato più lungo del 50 percento rispetto al lato corto! 

Cosa dicono gli studiosi 

Secondo lo studio citato nell’introduzione all’articolo, la variazione estrema dei dadi non aveva lo scopo di pareggiare le probabilità, promuovere un certo numero o persino offrire dadi per imbrogliare durante il gioco; era semplicemente un fatto culturale. I ricercatori hanno affermato nel loro studio pubblicato sulla rivista Archaeological and Anthropological Sciences: “Sosteniamo che una variazione così estrema fosse accettabile perché i produttori e gli utenti comprendevano i risultati del rollio come il prodotto del destino, piuttosto che del caso o della probabilità“. Lo studio psiega che la struttura simmetrica di un dado erano la consuetudine mentre le forme asimmetriche “erano tollerate semplicemente come una parte dell’intervallo accettabile nella variazione di forma“. 

Dadi: differenze tra l’antico e il moderno 

Nella probabilità odierna, in cui un dado a sei facce viene prodotto con un’uguaglianza specificata, la probabilità di ottenere un singolo numero è di circa il 16,667 percento. Naturalmente, se si accoppiano due dadi e poi si iniziano a mescolare tenendo conto della somma matematiche dei due numeri, le probabilità assumono una prospettiva sensibilmente diversa. Tirare un 2 o un 12, ad esempio, scende al 2,778% di probabilità, mentre tirare un 7 rimane al 16,667%.



Si ha circa il 13,889 percento di possibilità di ottenere un 6 o un 8, mentre 5 e 9 arrivano all’11,111 percento, 4 e 10 all’8,333 percento e 3 e 11 al 5,556 percento. I ricercatori ritengono che ignorare la probabilità potesse essere un modo per lasciare tutto al fato, che era superiore anche agli dei e che governava tutto. 

L’esperimento 

I ricercatori hanno chiesto a ventitré studenti moderni di inserire punti sulle riproduzioni dei dadi romani asimmetrici, ma senza alcuna spiegazione sul perché (in questo modo non potevano imbrogliare). Tutti gli studenti che hanno partecipato all’esperimento hanno iniziato con un 1 sul lato più grande, il che significava che il numero corrispondente aggiungeva un 6 sull’altro lato più grande. I ricercatori hanno pensato che fosse semplicemente una questione di facilità, sia per aver messo il numero più grande sulla faccia più grande, sia per il fatto che le persone iniziassero in ordine cronologico. 

Le osservazioni degli studiosi 

Gli autori quindi hanno fatto le seguenti osservazioni: “I nostri risultati mostrano una distorsione di produzione, in cui i produttori posizionano il 6 (VI in numeri romani) sulla faccia del dado più grande, non per favorire determinati tiri, ma a causa di limitazioni di spazio e/o dell’ordine in cui posizionano i puntini indicanti i numeri“.

I ricercatori ritengono dunque che senza uno schema chiaro per la natura asimmetrica dei dadi storici, le ovvie differenze visive delle dimensioni dei lati e la ricerca secondo cui i dadi a lato piatto favoriscono 1 e 6 per semplice caso umano, la struttura asimmetrica sarebbe uscita casualmente nella produzione di questi dadi, senza una pianificazione iniziale. 

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