martedì, Ottobre 8, 2024
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OOPart: il mistero del Penny del Maine

Nell’estate del 1957, l’archeologo amatoriale Guy Mellgren si imbatté in una piccola moneta d’argento, che diverrà nota più avanti come il "penny del Maine", trovata a un metro e mezzo di profondità sotto la superficie del terreno

Nell’estate del 1957, durante il secondo anno di scavo nel sito di Goddard, a Naskeag Point, nel Maine, presso la Penobscot Bay, l’archeologo amatoriale Guy Mellgren si imbatté in una piccola moneta d’argento, che diverrà nota più avanti come il “penny del Maine”, trovata a un metro e mezzo di profondità sotto la superficie del terreno.

All’inizio, la moneta fu scambiata per un penny inglese del XII secolo.

Nel 1978, invece, Peter Seaby, un esperto di numismatica britannica, la identificò come un soldo medievale norvegese, identificazione ulteriormente confermata nel 1979 da Kolbjørn Skaare, una delle principali autorità di numismatica medievale norvegese, che esaminò la moneta presso il Museo di Stato del Maine effettuando uno specifico test su un piccolo frammento.

Le analisi di Skaare confermarono che il penny del Maine era autentico

Si trattava di un centesimo norvegese coniato durante la prima metà del regno di re Olaf Kyrre’s (1065-1080 d.C.), cioè a più di 50 anni dall’ultimo dei viaggi resi noti dai racconti delle saghe norrene nella terra di “Vinland”, e questo potrebbe significare che ci sarebbero stati ulteriori contatti tra i popoli nordici e il Nord America.

Per il dottor Shaare poteva esistere un problema, infatti il penny del Maine avrebbe potuto essere stato aggiunto in maniera fraudolenta al sito e, inizialmente, qualcuno lo considerò un vero e proprio Oopart, un oggetto fuori contesto, cioè che non avrebbe dovuto comparire in scavi risalenti a quell’epoca.

In seguito, grazie a scoperte successive, il penny venne considerato una scoperta coerente visto che era una moneta rara e quindi difficile da contraffare. Se si fosse voluto ingannare qualcuno, si sarebbe potuto utilizzare una moneta più comune esistente nel periodo di Leif Ericson.

La moneta in principio pare presentasse un foro vicino al bordo cosa che, probabilmente, lo avrebbe potuto configurare come un ciondolo ma, a causa della corrosione, la sezione si è rovinata e il foro scomparso.

Il rinvenimento della moneta avvenne lungo la zona costiera e questo fece ipotizzare che i vichinghi viaggiassero ancora più a sud di quanto si credeva fino a quel momento. La moneta forse veniva usata per il commercio o magari venne persa da qualcuno.

Nonostante le indagini del sito Goddard, datato 1180-1235, non abbiamo nessuna prova di un insediamento in loco di nativi americani circa 600-900 anni fa. 

La spiegazione della presenza della moneta potrebbe essere legata all’importante insediamento di L’Anse aux Meadows, forse il più grande villaggio nativo del Maine in quel tempo, quindi la moneta potrebbe essere arrivata nel sito del ritrovamento perché importata dai nativi.

Nel 1960 vennero ritrovati dei resti che sembravano appartenere a un antico insediamento vichingo. Fu un pescatore di nome George Decker a mostrare tali resti a due ricercatori, Helge Ingstad e sua moglie Anne Stine Ingstad, alla ricerca di testimonianze archeologiche di epoca vichinga in Labrador e Terranova.

Il luogo era proprio L’anse aux Meadows che, dopo anni di ricerche, si è dimostrato essere un insediamento vichingo risalente a ben 5 secoli prima dell’arrivo di Cristoforo Colombo, forse un campo base utilizzato dai vichinghi come punto di partenza per spedizioni ancora più a sud.

Gli scavi portarono alla luce tutta una serie di manufatti che confermano L’Anse aux Meadows come il più antico insediamento europeo noto in Nord America, dove si lavorava il legno e si fondeva il ferro. Il campo poteva essere una sorta di officina dove le navi venivano riparate o costruite ex novo.

La scoperta suggerirebbe che il sito potrebbe essere il “Vinland” delle saghe vichinghe.

Tornando al mitico penny del Maine, non sappiamo se sia stato inserito negli scavi fraudolentemente ma abbiamo la certezza che sia raro e soprattutto originale.

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