Curiosity fotografa le nuvole marziane

Le nuvole marziane, viste nel video, sembrano muoversi in modo simile a quelle sulla Terra

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Il rover Curiosity ripreso il passaggio delle nuvole marziane che attraversavano il cielo sopra di lui e, dalle immagini, è possibile notare come esse siano simili a quelle terrestri.

Ricordiamo come il rover, grande come un SUV, è atterrato su Marte il 6 agosto 2012.

Scattata dalle telecamere attaccate alla parte superiore di Curiosity, la clip di cinque minuti mostra le nuvole che attraversano il cielo di Marte. Il filmato è stato acquisito il 19 marzo 2021 ed è stato condiviso dallo scienziato della North Carolina State University, il dott. Paul Byrne, video che vi proponiamo qui sotto.

Curiosity: le nuvole marziane si muovono in maniera simile a quelle terrestri

Le nuvole marziane, viste nel video, sembrano muoversi in modo simile a quelle sulla Terra.

Il rapporto afferma però che a causa della grande differenza di atmosfera dei due pianeti, le nuvole devono essersi formate in modi diversi. L’atmosfera di Marte è più sottile di quella terrestre. Mentre l’atmosfera che avvolge il nostro pianeta è ricca di azoto e ossigeno, l’atmosfera di Marte è ricca di anidride carbonica, ha affermato l’Agenzia spaziale europea.



Nel 2008 il lander Phoenix rilevò anche neve caduta sulla superficie. 

C’è però da fare una precisazione: a differenza della Terra, la neve su Marte è formata dall’anidride carbonica. La sottile atmosfera di Marte provoca la formazione di nuvole leggere sopra la superficie, mentre le nuvole sulla Terra sono perlopiù spesse. 

Si ritiene che anche la polvere che si forma quando i detriti spaziali colpiscono l’atmosfera del pianeta sia responsabile della formazione delle nuvole marziane. Il pianeta rosso, considerato un mondo “alternativo” in cui gli esseri umani potrebbero abitare in futuro, è grande la metà della Terra.

Finzi: “Volevo puntare tutto su Marte, ma…”

Amalia Ercoli Finzi è una professionista molto conosciuta nel suo campo. Si è laureata il 25 febbraio 1962 in Ingegneria aeronautica presso il Politecnico di Milano, lo stesso luogo in cui ha iniziato a insegnare Meccanica orbitale.

Grazie al suo lavoro sono state svolte diverse missioni spaziali, pianificate a livello nazionale e internazionale. Finzi ha progettato anche missioni riguardanti l’esplorazione planetaria, come sulla Luna, su Marte e su alcune comete. Nel suo CVE risulta esserci, inoltre, un passato come consulente scientifica della Nasa, dell’Agenzia Spaziale Italiana e dell’Agenzia Spaziale Europea.

I programmi a cui ha partecipato sono stati molti, tra questi degna di menzione è senz’altro la missione Rosetta, in cui ha ricoperto il ruolo di principal investigator dello strumento SD2 della sonda, destinato alla perforazione del nucleo della cometa e alla raccolta dei campioni. Questo, a dire il vero, è considerato uno dei lavori più tecnici di Amalia Ercoli Finzi.

Questa donna deve essere collegata all’esplorazione marziana e alle ultime operazioni da parte della NASA. Ricordiamo come Perseverance, lo scorso 18 febbraio, sia atterrato su Marte, con l’ambizioso compito di raccogliere campioni di rocce dal suolo del pianeta da portare sulla Terra.

L’università di Padova ha proposto un’intervista ad Amalia Ercoli Finzi, in cui ha confessato: “Il mio desiderio sarebbe stato, in realtà, puntare tutto su Marte, ma questo è veramente un obiettivo che si colloca avanti nel tempo. La Luna ha il vantaggio di essere vicina a noi, circa 360.000 chilometri, 60 raggi terrestri, e deve essere intesa come un testbed, come un laboratorio”. Un luogo insomma in cui esercitarsi, fare tutto ciò che possa essere utile nell’affrontare future missioni.

Qui la scienziata si riferiva alla missione Artemis, programma con cui si tornerà sulla Luna. La missione sarà caratterizzata dal fatto che a parteciparvi ci sarà anche una donna.

L’importanza di esplorare lo spazio

Amalia Ercoli Finzi ha parlato poi dell’importanza e del dovere da parte dell’uomo di esplorare lo spazio: “A molti andare nello spazio può sembrare non necessario. Invece l’attività spaziale consente un ritorno enorme sulle attività terrestri: si pensi alle previsioni meteorologiche, al monitoraggio delle frane, alle comunicazioni”.

“L’attività di esplorazione spaziale è sinonimo di conoscenza, una conoscenza che continua a espandersi, ma che in realtà ci pone sempre nuove domande. Non siamo nulla nell’Universo, ma con la nostra intelligenza cerchiamo di ottenere delle risposte che riguardano il sistema solare intanto, l’Universo e forse il Big Bang”.

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