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Il fango di Marte è la prova che un tempo il pianeta aveva le stagioni?

Il rover Mars Curiosity della NASA trova prove di alternanza tra bagnato e asciutto ad alta frequenza nel cratere Gale. Un tempo forse anche su Marte esistevano le stagioni

Il rover Mars Curiosity della NASA continua a scoprire incredibili dettagli e “restroscena” su Marte e sul suo passato: nuove osservazioni di crepe nel fango mostrano che nei primi ambienti superficiali del pianeta rosso si sono verificate alternanze di cicli tra l’umido e l’asciutto ad alta frequenza.

Questa scoperta potrebbe significare che in un lontanissimo passato Marte potrebbe aver visto modelli meteorologici stagionali, oppure improvvise inondazioni. La ricerca è stata pubblicata recentemente sulla rivista scientifica Nature.

Nina Lanza, ricercatrice principale dello strumento ChemCam a bordo del rover Curiosity, ha affermato che: “Queste entusiasmanti osservazioni di fessure di fango maturo ci stanno permettendo di riempire parte della storia mancante dell’acqua su Marte. Come ha fatto Marte a passare dall’essere un pianeta caldo e umido al luogo freddo e secco che conosciamo oggi? Queste crepe nel fango ci mostrano quel periodo di transizione, quando l’acqua liquida era meno abbondante ma ancora attiva sulla superficie marziana”.

Nina Lanza: “I risultati ci danno un quadro più chiaro di Marte

Nina Lanza ha aggiunto riguardo la nuova scoperta su Marte: Queste caratteristiche indicano anche l’esistenza di ambienti umido-asciutti che sulla Terra sono estremamente favorevoli allo sviluppo di molecole organiche e, potenzialmente, della vita. Nel complesso, questi risultati ci danno un quadro più chiaro di Marte come mondo abitabile”.

Il nuovo ambiente scoperto da Curiosity

La presenza di ambienti umidi a lungo termine, come le prove di antichi laghi su Marte, è ben documentata, ma si sa molto meno sulle fluttuazioni climatiche a breve termine. Dopo anni di esplorazione di terreni costituiti in gran parte da silicati, il rover è entrato in una nuova area piena di solfati, segnando un’importante transizione ambientale.

In questo nuovo ambiente, il gruppo di ricerca ha riscontrato un cambiamento nella struttura delle crepe del fango, a indicare un cambiamento nel modo in cui la superficie si è asciugata. Ciò indica che l’acqua era ancora presente episodicamente sulla superficie di Marte, il che significa che l’acqua potrebbe essere stata presente per un certo periodo, evaporata e riformata, ripetutamente, fino alla formazione di poligoni o crepe di fango.

“Uno degli obiettivi principali della missione Curiosity, e uno dei motivi principali per cui abbiamo scelto il cratere Gale, è comprendere la transizione dell’antico Marte ‘caldo e umido’ al Marte ‘freddo e secco’ che vediamo oggi”, ha affermato Patrick Gasda del gruppo Space Remote Sensing and Data Science del Laboratorio e coautore dell’articolo. “Il passaggio del rover dai sedimenti argillosi del fondale lacustre ai sedimenti più secchi e non lacustri e ricchi di solfati fa parte di questa transizione”.

Il fango e il suo collegamento al ciclo stagionale

Sulla Terra, le crepe iniziali nel fango formano uno schema a forma di T, ma i successivi cicli di bagnatura e essiccazione fanno sì che le crepe formino uno schema più a forma di Y, che è ciò che ha osservato Curiosity.

Inoltre, il rover ha trovato prove che le crepe nel fango erano profonde solo pochi centimetri, il che potrebbe significare che i cicli umido-secco erano stagionali, o potrebbero anche essersi verificati molto rapidamente, come in un’alluvione improvvisa. Questi risultati potrebbero significare che Marte una volta aveva un clima umido simile alla Terra, con inondazioni stagionali o a breve termine, e che Marte potrebbe essere stato in grado di sostenere la vita ad un certo punto.

“La cosa importante di questo fenomeno è che è il luogo perfetto per la formazione delle molecole polimeriche necessarie per la vita, comprese le proteine ​​e l’RNA, se le giuste molecole organiche fossero presenti in questo luogo”, ha affermato Gasda.

“I periodi umidi riuniscono le molecole mentre i periodi secchi guidano le reazioni per formare polimeri. Quando questi processi si verificano ripetutamente nello stesso punto, aumenta la possibilità che lì si formino molecole più complesse”.

Reference: “Sustained wet–dry cycling on early Mars” by W. Rapin, G. Dromart, B. C. Clark, J. Schieber, E. S. Kite, L. C. Kah, L. M. Thompson, O. Gasnault, J. Lasue, P.-Y. Meslin, P. J. Gasda and N. L. Lanza, 9 August 2023, Nature.
DOI: 10.1038/s41586-023-06220-3

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