Durante la pandemia le emissioni di CO2 sono diminuite, ma non abbastanza per avere effetti sul riscaldamento globale

Nonostante il drastico calo delle emissioni di carbonio, creato dal blocco delle attività economiche causato dalla pandemia, il riscaldamento globale non sembra frenare in modo significativo.

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La pandemia provocata dal nuovo Coronavirus, che ha causato il blocco delle maggior parte delle attività a livello mondiale, ha causato un rallentamento delle emissioni globali di carbonio. Gli analisti sono concordi sul fatto che i blocchi ridurranno in modo significativo le emissioni, mentre gli ambientalisti ritengono che il calo non è abbastanza significativo.
Un post di Facebook, che ha ottenuto più di 4.000 condivisioni, afferma che “ la gente sulla Terra ha, in modo accidentale, effettuato un esperimento globale per vedere se ogni persona potesse, attraverso un miglioramento personale delle abitudini di massa, migliorare i cambiamenti climatici. Purtroppo si è scoperto che non è cosi semplice”.
Il post riprendeva un articolo pubblicato su Scientific American che spiega che “nonostante tutti i blocchi, le emissioni globali di CO2 non sono diminuite considerevolmente durante la pandemia. Questa situazione rivela che i livelli di emissioni di CO2 globali non sono strettamente legati al comportamento individuale, ma a fattori strutturali più grandi, che possono essere migliorati solo attraverso una giusta regolamentazione”.

Le proiezioni climatiche del 2020 e le emissioni di carbonio

Le analisi, effettuate quasi a livello globale, hanno rilevato che le emissioni globali di carbonio riusciranno a diminuire in confronto al picco record registrato nel 2019. Le diminuzioni di emissioni, in gran parte causate da un forte calo di emissioni dei veicoli, sono state così considerevoli da far notare le differenze nelle fotografie scattate dallo spazio, da dove è evidente il cambiamento atmosferico.
L’Agenzia internazionale dell’energia prevede che le emissioni globali di carbonio diminuiranno del 8%, ad un livello così basso che il mondo non vede da circa un decennio.
Le stime del calo completo delle emissioni di carbonio variano quando vengono adattate ai modelli create dagli analisti e legati alla pandemia del coronavirus, dove quelle più basse prevedono comunque un calo delle emissioni del 5%.
Ankur Desai, professore di scienze atmosferiche all’Università del Wisconsin, ha dichiarato che “la diminuzione di emissioni che si sta avendo potrebbe sembrare minima, ma in realtà è la più elevata dalla seconda guerra mondiale, considerando che le emissioni sono aumentate sempre di anno in anno, anche durante i periodi di recessione”. Inoltre afferma che “il calo è da attribuire ai viaggi e alle operazioni commerciali, una diminuzione più ampia non è stata registrata perché una buona parte dell’economia non si è fermata”.
Il NOAA ha affermato che, nonostante il cale di emissioni, il 2020 sta diventando il secondo anno più caldo mai registrato, arrivando ad avere una probabilità del 75% di essere il più caldo di sempre.
Il National Weather Service del Regno Unito, in un recente studio ha scoperto che “i nostri risultati mostrano che le concentrazioni medie annue di CO2 aumenteranno ancora quest’anno, anche se le emissioni stanno diminuendo. Ciò significa che, sebbene le emissioni globali siano state inferiori, purtroppo continuano ancora ad esserci, solo ad un ritmo più lento, causando un costante accumulo della CO2 nell’atmosfera“.

L’accumulo del carbonio e i cambiamenti climatici

Alex Hall, professore di scienze atmosferiche e oceaniche all’UCLA, ha dichiarato che “il calo delle emissioni di carbonio e di altri gas a effetto serra riportate dai rilevamenti degli ultimi mesi, anche utili, non sono purtroppo sufficienti a rallentare i cambiamenti climatici“. Inoltre afferma che “poiché i cambiamenti climatici sono il risultato di decenni di accumulo di gas a effetto serra nell’atmosfera, un anno di emissioni leggermente in calo, non potrà mai contrastare gli effetti a lungo termine. Per riuscire a influenzare il cambiamento climatico in atto e in futuro, il recente calo delle emissioni dovrebbe essere sostenuto per un periodo molto più lungo, della probabile durata dell’epidemia del coronavirus”.

Migliora la qualità dell'aria. E si chiude il buco dell'ozono
Nella fotografie scattata dallo spazio è evidente il cambiamento atmosferico.

Benjamin Houlton, professore di scienze ambientali all’Università della California, a Davis, ritiene che “l’attuale calo delle emissioni non è ancora rilevabile nelle concentrazioni totali di biossido di carbonio, considerando che l’anidride carbonica ha una durata media di circa 100 anni nell’atmosfera. Per riuscire a vedere un calo totale della quantità di carbonio nell’atmosfera, bisognerebbe avere una diminuzione del 25% delle emissioni, per riuscire così ad avere un rallentamento dell’aumento globale annuale delle temperature”.
La riduzione delle emissioni probabilmente non ha influito in modo significativo sui cambiamenti climatici, ma la pandemia ha creato alcuni esiti ambientali positivi. Ad esempio, la qualità dell’aria nelle città di tutto il mondo, secondo alcuni studi preliminari, è molto migliorata negli ultimi mesi.

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