Secondo un nuovo studio, piccole dosi di LSD potrebbero avere benefici terapeutici per la salute mentale e le prestazioni lavorative. Ricercatori statunitensi e tedeschi hanno somministrato a 21 adulti 13 o 26 microgrammi di LSD, piccole dosi che raramente portano a effetti allucinatori.
Si è scoperto che 26 microgrammi del composto psicoattivo aumentavano la complessità del cervello di circa il 12% rispetto a un placebo, senza alterare la coscienza. La complessità neurale è una misura di segnali cerebrali unici, solitamente correlati ai livelli di coscienza. Alte dosi di sostanze psichedeliche possono aumentare la complessità, il che è stato suggerito per spiegare i loro effetti positivi.
Un po’ di storia sull’LSD
La dietilamide dell’acido lisergico, o LSD, fu creata “accidentalmente” negli anni ’30 mentre i ricercatori erano alla ricerca di un farmaco per migliorare il flusso sanguigno e la respirazione, sebbene ora questa sostanza sia famosa per i suoi effetti psichedelici.
È ora noto che il composto attiva un tipo specifico di recettore della serotonina nel cervello che si traduce in modelli più complessi di attività cerebrale. Secondo l’“ipotesi del cervello entropico”, le sostanze psichedeliche ottengono benefici terapeutici attraverso questa maggiore complessità neurale, che nelle giuste condizioni può interrompere modelli di pensiero e comportamento inutili.
L’assunzione regolare di quantità molto basse di sostanze psichedeliche in quello che è noto come microdosaggio ha guadagnato un’attenzione significativa negli ultimi dieci anni, con resoconti positivi sui suoi presunti benefici ad ampio raggio sull’umore, la creatività, l’energia e le capacità intellettuali.
Sebbene la scienza rimanga ancora molto cauta, il microdosaggio di LSD potrebbe divenire un giorno una terapia allettante se gli effetti positivi di alte dosi venissero raggiunti senza le preoccupazioni etiche e di sicurezza associate agli stati alterati di coscienza. Studi randomizzati e controllati (RCT) condotti su persone sane hanno dimostrato che basse dosi possono migliorare il benessere in qualche modo, ad esempio diminuendo la percezione del dolore.
L’LSD è stato sintetizzato per la prima volta da Albert Hofmann presso la Sandoz Laboratories in Svizzera mentre cercava un composto farmaceutico derivato dall’ergot, un fungo che cresce sui cereali. La scoperta casuale degli effetti psichedelici dell’LSD da parte di Hofmann nel 1943 durante un esperimento in laboratorio ha aperto la strada alla sua successiva indagine. Negli anni ’50 e ’60, questa sostanza divenne popolare come droga psichedelica e fu studiata per il suo potenziale uso terapeutico e psicoterapeutico.
L’LSD è un composto chimico semi-sintetico derivato dall’acido lisergico, che a sua volta è isolato dall’ergot. È considerato uno degli psichedelici più potenti e agisce principalmente sul sistema serotoninergico del cervello.
Gli effetti dell’LSD possono variare ampiamente da persona a persona e dipendono dalla dose, dall’ambiente e dallo stato mentale dell’utente. Gli effetti comuni includono alterazioni della percezione, come colori e suoni intensificati, distorsioni della percezione del tempo e dello spazio, e percezioni sinestetiche. Può anche indurre esperienze spirituali, introspezione profonda e connessioni emotive intense. Alti dosaggi possono portare a “bad trip”, caratterizzati da ansia, paranoia e panico.
Negli anni ’50 e ’60, l’LSD è stato ampiamente studiato per il suo potenziale uso terapeutico nella psicoterapia. Alcuni ricercatori hanno suggerito che potrebbe essere utile nel trattamento di disturbi psichiatrici come l’ansia terminale nei malati di cancro, il disturbo da stress post-traumatico (PTSD) e la depressione. La ricerca, tuttavia, è stata interrotta a causa delle restrizioni legali e politiche.
Negli ultimi decenni, la ricerca sull’LSD e altri psichedelici è stata ripresa, con un crescente interesse per il loro potenziale terapeutico e per la comprensione dei meccanismi neurobiologici sottostanti. Studi recenti suggeriscono che l’LSD potrebbe avere effetti benefici nel trattamento della depressione e di altri disturbi psichiatrici. Solamente ulteriori esperimenti confermeranno (o smentiranno) le possibili doti benefiche di quella che, nell’immaginaro collettivo, è considerata la droga degli artisti rock e pop dagli anni ’60 in poi.