Invecchiamento precoce: i cibi industriali e ultra-processati lo accelerano

Uno studio condotto da un team di ricerca spagnolo ha confermato la correlazione tra invecchiamento precoce e alto consumo di cibi industriali

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Se è vero che la salute inizia a tavola e con essa anche la possibilità di avere una vita lunga e sana, è altrettanto vero che l’abitudine di consumare cibi preconfezionati, ricchi di zuccheri e grassi, potrebbe portare ad un invecchiamento precoce e di conseguenza ad una vita più breve e segnata da gravi patologie.

A confermare questa intuizione è stato uno studio condotto da un gruppo di ricercatori spagnoli dell’Università di Navarra, Pamplona e Madrid, che ha studiato le informazioni prodotte da 645 uomini e 241 donne di età media di 67,7 anni e che hanno messo a disposizione della ricerca sia campioni di saliva per l’analisi del Dna sia evidenze dettagliate su quali e quanti prodotti industriali assumessero ogni giorno.

Il campione analizzato è stato suddiviso in tre gruppi: un gruppo a basso consumo di cibo ultra-lavorato (meno di 2 porzioni al giorno); uno a consumo medio-basso (da 2 a 2,5 porzioni al giorno); uno a consumo medio-alto (da più di 2,5 a 3 porzioni al giorno) e infine uno a consumo alto (più di 3 porzioni quotidiane).

I risultati purtroppo non hanno smentito le aspettative: nel gruppo con un consumo di prodotti industriali che superava le tre porzioni al giorno, è stata riscontrata una certa familiarità con patologie come malattie cardiovascolari, diabete e grassi in eccesso nel sangue.

Non solo, gli autori dello studio hanno analizzato anche i cromosomi dei partecipanti alla ricerca e in modo particolare i telomeri, che sono la regione terminale dei cromosomi, costituita da DNA altamente ripetuto che protegge l’estremità del cromosoma stesso dal deterioramento o dalla fusione con cromosomi confinanti.

Sino a poco tempo fa si pensava che fossero una regione cromosomica non codificante, ma studi recenti hanno invece dimostrato che essi producano trascritti detti TERRA, che pare siano siano coinvolti nella regolazione della telomerasi. Il telomero ha anche un ruolo fondamentale nell’evitare la perdita di informazioni durante la duplicazione dei cromosomi, poiché la DNA polimerasi non è in grado di replicare il cromosoma fino alla sua terminazione.



Per quanto riguarda lo studio sull’invecchiamento precoce invece, i telomeri sono stati analizzati poiché si ritiene che il loro
progressivo accorciamento, che si verifica ad ogni ciclo replicativo, sia associato all’invecchiamento cellulare ( la c.d. fase di senescenza).

Osservando i telomeri dei partecipanti alla ricerca, gli scienziati hanno rilevato che la possibilità di averli più corti cresceva notevolmente di pari passo col consumo di cibo molto industrializzato: passando dal consumo basso al consumo medio-basso di Upf ( cibo industriale) l’aumento di questo rischio raggiunge il 29%; si tocca invece il 40/82% rispettivamente passando dal consumo medio-basso al consumo medio-alto, e dal consumo medio-alto al consumo alto. L’assunzione di Upf si associa anche a una maggiore probabilità di depressione, in modo particolare nei soggetti con bassi livelli di attività fisica, di ipertensione, di sovrappeso o obesità e di mortalità per tutte le cause.

“Con questo studio trasversale condotto su anziani spagnoli abbiamo mostrato che c’è un’associazione forte tra il consumo di cibo ultra-elaborato e lunghezza dei telomeri; sono necessarie ulteriori indagini e studi longitudinali più estesi con misurazioni di base e ripetute della lunghezza dei telomeri“, hanno concluso gli autori dello studio.

La ricerca è stata presentata al congresso europeo e internazionale dell’obesità (European and International  Congress on Obesity), e pubblicata sull’American Journal of Clinical Nutrition.

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