giovedì, Maggio 1, 2025
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Otto Witte: il falso re d’Albania

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Otto Witte
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Nell’estate del 1958 è morto ad Amburgo Otto Witte, prestigiatore girovago di 87 anni, che ha vissuto in un carrozzone, sconosciuto ai più, che invece quarant’anni prima aveva goduto di celebrità mondiale: si era proclamato re d’Albania, insediandosi come sovrano nella capitale, ed era riuscito a “regnare” per ben cinque giorni.

Otto Witte

La storia di Otto Witte

La curiosa storia di Otto Witte si è svolta nel 1913. A quell’epoca i Balcani erano considerati la “polveriera d’Europa”, e il territorio albanese era considerato la zona più turbolenta dell’intera penisola.

Trasformata da provincia turca in regno indipendente, più per le pressioni delle grandi potenze che per volontà del popolo, l’Albania esisteva come Stato soltanto sulla carta: non aveva né esercito né amministrazione e non possedeva nemmeno un confine preciso e una parvenza di organizzazione statale.

In compenso era arrivata ad avere contemporaneamente cinque governi (di cui due in esilio), tre capitali, due bandiere e almeno sette aspiranti al trono: due principi tedeschi, un granduca russo, un barone francese, un principe e due generali turchi

Più tardi la corona albanese è stata assegnata a un ottavo candidato, il principe Guglielmo Zu Wied, il cui regno è  durato appena un anno. Il Paese viveva quindi nel caos: le guerre balcaniche avevano attirato nella penisola un gran numero di avventurieri di ogni paese.

Otto Witte

Otto Witte era uno dei tanti:arrivato a Belgrado intorno al 1910 e ha tentato di sfruttare la situazione facendo, senza molto successo, il trafficante d’armi, l’istruttore militare e l’esportatore di bestiame. Alla fine ha ripiegato sul suo antico mestiere di prestigiatore e mangiatore di fuoco e nel 1912 si è trasferito in Albania.

Bruno, di media statura, con un paio di baffi all’insù, per un anno ha mandato in visibilio gli avventori dei bazar. Le operazioni militari e i banditi che infestavano l’Albania non lo preoccupavano gran che: Otto Witte si spostava tranquillamente di paese in paese per presentare i suoi spettacoli.

Nell’estate del 1913 la situazione si è complicata: Essad Pascià, il comandante turco di Scutari, ha formato un governo provvisorio. Alcuni hanno affermato che Essad sarebbe salito sul trono albanese (la stampa europea aveva perfino dato la notizia della sua incoronazione mai avvenuta), mentre altri sostenevano che il futuro re sarebbe stato il principe turco Halim Eddin, un discendente del sultano Abdul Hamid.

L’ insediamento di Otto Witte

Le voci correvano e gli albanesi attendevano ormai di ora in ora l’arrivo del loro re. È  stato allora che Otto Witte  ha concepito la sua grande idea. La gente ha bisogno di un re? Lo avrebbe avuto.

Otto Witte si è fatto confezionare a Scutari una sfarzosa uniforme verde munita di spalline d’oro, alamari e decorazioni acquistate di seconda mano in un bazar, un cavallo bianco preso a prestito da un contadino e un turbante con pennacchio completavano la messinscena.

Indossata l’uniforme, Otto Witte si è diretto verso Elbasan, seguito da un sempre più numeroso corteo di sudditi. Alle porte della città è  stato accolto con solenni onoranze: tutti i notabili sono andati a inchinarsi e a ringraziarlo per aver scelto Elbasan come sua capitale.

Otto Witte

Il corteo si è  poi diretto verso il konak, l’ex sede del governatore turco, dove Otto Witte ha dichiarato di essere stato nominato re da un “congresso di ministri europei”, e poiché in città le simpatie erano divise fra Essad e Halim, ha avuto cura di dare sulla propria identità spiegazioni molto vaghe che potevano farlo passare tanto per l’uno quanto per l’altro dei candidati. La mancanza di giornali e di fotografie ha faciliato l’operazione.

Otto Witte, dopo aver preso possesso del palazzo, ha fatto subito diverse cose: ha offerto  ai notabili un sontuoso banchetto (a spese loro); ha compilato un manifesto per annunciare al popolo di essere salito sul trono col nome di Ottone I; ha fatto capire agli abitanti che il nuovo regno sarebbe stato “mantenuto dall’Europa” e che di conseguenza i cittadini non avrebbero pagato un soldo di tasse.

Tra feste e banchetti, sono trascorsi quattro giorni. Alla mattina del quinto giorno un dignitario si è  presentato e, con aria contrita, ha chiesto a “Sua Maestà” di mostrargli il ferman (decreto) col quale le Potenze europee gli avevano assegnato il trono.

Poche ore dopo è  stato riferito a Otto Witte che alcuni ufficiali di Essad Pascià erano giunti in città e accusavano il re di essere un usurpatore. Una folla minacciosa si è raccolta davanti al palazzo, mentre una delegazione di notabili ha chiesto udienza affermando che per placare il popolo bisognava mostrare il ferman delle Potenze, o per lo meno un teskeré (documento) qualsiasi che dimostrasse la legittimità dei diritti di Ottone I.

Sua maestà” ha risposto che avrebbe mostrato il documento la sera stessa durante il banchetto di rito: poi, appena si è fatto buio, è  uscito da una porta posteriore e, travestito da mendicante e ha lasciato la città. Tre giorni dopo si è imbarcato su una nave austriaca diretta a Trieste.

La fine di Sua Maestà Ottone I

Una settimana più tardi (a quei tempi le notizie si diffondevano molto lentamente) tutto il mondo rideva leggendo sui giornali la tragicomica storia di Ottone I. Otto Witte, intanto, era scomparso dalla circolazione, ben deciso a restare nell’ombra, dove è restato per parecchi anni, precisamente fino al 1932, quando ha scritto a re Zog per contestargli i diritti al trono albanese.

Intorno al 1946 Otto Witte si è stabilito ad Amburgo, vivendo in un carrozzone e ha vissuto in quella  zona divertendo i ragazzi con i suoi giochi di prestigio. Non ha più preteso il titolo di “Maestà” ma si è accontentato di farsi chiamare Herr Ex-König (signor ex-re).

Otto Witte

La mattina del 13 agosto 1958 qualcuno è abdato a controllare attraverso il finestrino del carrozzone, da cui Otto Witte non usciva da qualche giorno. Il vecchio prestigiatore era morto nel suo letto, ucciso da un collasso cardiaco. In un ripostiglio è stato trovato un blocchetto di biglietti da visita con la scritta: “Otto Witte, ex-sovrano e pretendente al trono d’Albania”.

Particelle fantasma sarebbero state catturate dagli scienziati

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particelle fantasma
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Gli scienziati lavorano con l’osservatorio IceCube, situato nelle profondità del ghiaccio dell’Antartide, hanno recentemente individuato sette enigmatiche “particelle fantasma” mentre attraversavano il nostro pianeta.

Questi segnali indicano che potrebbero trattarsi di neutrini tau di origine astrofisica, fungendo da cruciali messaggeri tra noi e gli eventi celesti più energetici e potenti.

particelle fantasma

Particelle fantasma: cosa sono i neutrini

I neutrini sono particelle prive di carica e quasi prive di massa che viaggiano attraverso lo spazio a velocità vicine a quella della luce. In modo sorprendente, a causa di queste caratteristiche, i neutrini interagiscono appena con la materia. Di fatto, circa 100 trilioni di neutrini attraversano il nostro corpo ogni secondo, senza lasciare alcuna traccia.

Se immaginassimo di essere rilevatori di neutrini delle dimensioni umane, dovremmo aspettare circa 100 anni perché un neutrino interagisca con una particella nel nostro corpo. Questo fatto spiega perché i neutrini sono spesso definiti “particelle fantasma”.

particelle fantasma

I neutrini ad alta energia provenienti da sorgenti cosmiche ai margini della Via Lattea sono conosciuti come “neutrini astrofisici” e si presentano in tre varianti, o generazioni: neutrini elettronici, neutrini muonici e neutrini tau. Queste particelle fantasma sono incredibilmente elusive, come ci si potrebbe aspettare, ma catturarle è la missione principale dell’osservatorio IceCube.

Nel 2013, IceCube ha segnato il suo debutto con la prima rilevazione di neutrini astrofisici e ora sembra aver individuato in particolare i neutrini tau astrofisici, che potrebbero rappresentare una categoria del tutto nuova di messaggeri cosmici.

particelle fantasma

Il lavoro di IceCube

Doug Cowen, co-autore dello studio, leader e docente di Fisica alla Penn State University, ha affermato in una nota: “La scoperta dei neutrini tau astrofisici fornisce anche una forte conferma della precedente scoperta di IceCube del flusso diffuso di neutrini astrofisici”.

particelle fantasma

Per rilevare i neutrini mentre attraversano la Terra, IceCube si è avvalso di stringhe di globi dorati chiamati moduli ottici digitali, o DOM, che sono incorporati nel ghiaccio. In totale, l’osservatorio dispone di 5.160 DOM posizionati nelle profondità dell’Antartide, pronti a registrare le interazioni dei neutrini con le molecole del ghiaccio che generano particelle cariche.

Queste particelle fantasma emettono luce blu mentre attraversano il ghiaccio, e i DOM sono in grado di rilevare questa luce. In particolare, quando i neutrini tau astrofisici ad alta energia interagiscono con le molecole del ghiaccio, producono emissioni luminose distintive, tra cui un caratteristico evento a doppia cascata che si manifesta con due picchi nei livelli di luce rilevati dai DOM.

Cosa sono le particelle fantasma?

Il termine “particelle fantasma” è comunemente utilizzato in fisica delle particelle e astrofisica per descrivere elementi subatomici altamente elusivi che possono interagire solo debolmente con la materia ordinaria. Essi, spesso indicati come neutrini ad alta energia, hanno l’aggettivo qualificativo di “fantasma” perché sono estremamente difficili da rilevare direttamente a causa della loro debole interazione con la materia. Ecco alcuni punti chiave riguardo all’argomento principale del nostro articolo:

-Neutrini: si tratta di particelle subatomiche elettricamente neutre che sono tra le più leggere esistenti. Esistono tre tipi di neutrini, associati ai tre tipi di cariche delle particelle cariche: neutrino elettronico, neutrino muonico e neutrino tauonico. Queste particelle sono generate da reazioni nucleari all’interno del Sole, delle stelle e da altri processi ad alta energia come le collisioni di raggi cosmici.

-Debole interazione: i neutrini interagiscono solo tramite la debole forza nucleare e, in misura molto minore, tramite la forza gravitazionale. Questo significa che hanno una probabilità estremamente bassa di interagire con la materia ordinaria. Circa 100 trilioni di essi attraversano il nostro corpo ogni secondo senza lasciare alcuna traccia.

-Rilevamento: per identificare i neutrini, gli scienziati si sono affidati a enormi rivelatori di neutrini come IceCube, situato nelle profondità del ghiaccio antartico. Gli scienziati utilizzano, in tal caso, moduli ottici digitali per registrare la luce emessa dalle particelle cariche generate dalle interazioni dei neutrini con la materia.

-Importanza scientifica: nonostante la loro sfuggente natura, i neutrini sono cruciali per la comprensione dei processi astrofisici ad alta energia. Poiché essi possono attraversare grandi distanze nello spazio senza essere influenzati da campi magnetici o altre interazioni, forniscono talvolta informazioni preziose su eventi cosmici distanti, come supernove, buchi neri e altri fenomeni energetici.

In sintesi, le particelle fantasma, in particolare i neutrini ad alta energia, rappresentano una sfida e un’opportunità unica per gli scienziati di esplorare i misteri dell’universo più profondo, agendo come messaggeri di eventi celesti potenti che influenzano lo spazio.

Qubit basato su fotoni, svolta nell’informatica quantistica

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Qubit basato su fotoni, svolta nell'informatica quantistica
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I ricercatori hanno aperto la strada a un modello di comunicazione qubit basato su fotoni, facilitando il controllo preciso nel trasferimento di informazioni del calcolo quantistico.

Illustrazione di un sistema quantistico (freccia argentata e orbitali gialli, verdi e viola) che interagisce con un risonatore (due specchi e un campo di luce rosa tra di loro). Inoltre, il sistema quantistico è controllato da un campo di controllo (laser verde). Un fotone (goccia luminosa rosa) è stato emesso in una fibra ottica attraverso uno degli specchi. Crediti e copyright: Benedikt Tissot
Illustrazione di un sistema quantistico (freccia argentata e orbitali gialli, verdi e viola) che interagisce con un risonatore (due specchi e un campo di luce rosa tra di loro). Inoltre, il sistema quantistico è controllato da un campo di controllo (laser verde). Un fotone (goccia luminosa rosa) è stato emesso in una fibra ottica attraverso uno degli specchi. Crediti e copyright: Benedikt Tissot

Nuovo modello di conversione qubit-fotone

I computer quantistici sono considerati il ​​prossimo grande passo evolutivo nella tecnologia dell’informazione. Ci si aspetta che risolvano problemi informatici che i computer di oggi semplicemente non sono in grado di risolvere, o che impiegherebbero molto tempo per farlo.

Gruppi di ricerca in tutto il mondo stanno lavorando per rendere il computer quantistico una realtà. Questa impresa è tutt’altro che semplice, poiché i componenti di base di un computer di questo tipo, i bit quantistici o qubit, sono estremamente fragili.

Un tipo di qubit è costituito dal momento angolare intrinseco (spin) di un singolo elettrone, che opera a livello atomico. L’interconnessione di due o più qubit è un problema complesso a causa della loro natura fragile e sensibile alla decoerenza. Allora come si può ottenere uno scambio stabile di informazioni tra essi?

Quantum resource

Qubit basati su fotoni

I due fisici di Costanza Benedikt Tissot e Guido Burkard hanno ora sviluppato un modello teorico di come lo scambio di informazioni tra qubit potrebbe avere successo utilizzando i fotoni come “mezzo di trasporto” per le informazioni quantistiche.

L’idea alla base di questa tecnologia è di convertire lo stato di spin di un elettrone, che rappresenta un qubit materiale, in un “qubit volante“, ovvero un fotone. I fotoni, essendo particelle di luce, offrono diversi vantaggi per la comunicazione quantistica.

La particolarità del nuovo modello risiede nell’utilizzo di emissioni Raman stimolate per convertire il qubit materiale in un fotone. In questo processo, un fotone “pompa” interagisce con l’elettrone, stimolando l’emissione di un secondo fotone che codifica lo stato quantistico del qubit.

Guido Burkard ha spiegato: “Stiamo proponendo un cambio di paradigma dall’ottimizzazione del controllo durante la generazione del fotone all’ottimizzazione diretta della forma temporale dell’impulso luminoso nel qubit volante”.

Benedikt Tissot ha paragonato la procedura di base a Internet: “In un computer classico abbiamo i nostri bit, che sono codificati su un chip sotto forma di elettroni. Se vogliamo inviare informazioni su lunghe distanze, il contenuto informativo dei bit viene convertito in un segnale luminoso che viene trasmesso attraverso le fibre ottiche”. La procedura dettagliata è stata pubblicata sulla rivista Physical Review Research.

Il principio dello scambio di informazioni tra qubit in un computer quantistico è molto simile: “Anche qui dobbiamo convertire le informazioni in stati che possono essere facilmente trasmessi – e i fotoni sono ideali per questo. Vogliamo controllare la direzione in cui fluiscono le informazioni, nonché quando, quanto velocemente e dove fluiscono. Ecco perché abbiamo bisogno di un sistema che consenta un elevato livello di controllo”, ha aggiunto Tissot.

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Sfide e soluzioni per lo scambio stabile di informazioni tra qubit

Il metodo dei ricercatori rende possibile questo controllo mediante emissioni Raman stimolate e potenziate dal risonatore. Dietro questo termine c’è un sistema a tre livelli, che porta ad una procedura in più fasi. Queste offrono ai fisici il controllo sul fotone che viene creato.

L’emissione Raman stimolata è un metodo consolidato in fisica. Tuttavia, utilizzarlo per inviare direttamente gli stati dei qubit è insolito. Il nuovo metodo potrebbe consentire di bilanciare le conseguenze delle perturbazioni ambientali e gli effetti collaterali indesiderati dei rapidi cambiamenti nella forma temporale dell’impulso luminoso, in modo che il trasporto delle informazioni possa essere implementato in modo più accurato.

Pancia gonfia e cattiva digestione? Come prevenire

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Pancia gonfia e cattiva digestione? Come rimediare
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Spesso le abitudini alimentari, un po’ per mancanza di tempo, un po’ per abitudine, un po’ per semplice gola, non sono del tutto salutari, provocando conseguenze come pancia gonfia e cattiva digestione. Ma cosa si può fare per avere una buona digestione e, soprattutto, quel fastidioso gonfiore?

Come tutte le cose, anche le nozioni su una corretta alimentazione sono cambiate col tempo. Infatti, al giorno d’oggi i pasti sono generalmente molto differenti rispetto a quelli che si facevano negli anni ’50 durante il boom economico, periodo in cui le persone erano solite consumare lauti pranzi e cene, che cominciavano dal primo per poi terminare con un dolce, soprattutto la domenica.

Queste abitudini, nonostante gli studi sull’alimentazione abbiamo fatto molti progressi e, quindi, è cresciuta la cultura e la consapevolezza sul modo di mangiare più salutare, continuano comunque ad essere osservate, un po’ anche per tradizione, in molte famiglie.

Nonostante in generale si mangi di meno rispetto a qualche decennio fa, l’abitudine di mescolare diversi generi alimentari spesso rimane e questa, come vedremo, è una delle cause principali della pancia gonfia e della lentezza della digestione.

Cattiva digestione e pancia gonfia

Generalmente il tipico pasto in Italia comincia, se non con un sostanzioso antipasto, con un primo di pasta, che quando entra nello stomaco attiva immediatamente gli enzimi che servono a digerire gli amidi contenuti nell’alimento.

primo

Intanto, mentre lo stomaco è intento a digerire la pasta, si comincia a mangiare il secondo, come ad esempio una bistecca con relativo contorno, tipicamente verdura.

La carne è un alimento completamente differente dalla pasta. Lo stomaco in quel momento ferma la digestione della pasta e attiva gli enzimi necessari per le proteine della carne.

A questo punto lo stomaco inizia a digerire la carne, lasciando in sospeso la pasta che rimane così bloccata all’interno dello stomaco. Il pH dello stomaco, con la presenza della carne, inizia a cambiare rispetto a quello indotto dalla pasta e l’ambiente inizia a diventare acido.

Subito dopo il secondo, spesso si decide di mangiare un dolce, che per le sue caratteristiche è ricco di zuccheri, che in teoria passerebbero subito nell’intestino ma, in realtà, vengono bloccati dalla pasta.

Con un pasto di questo tipo si creano fenomeni di fermentazione, che provocano la produzione di gas che fanno gonfiare la pancia, situazione che potrebbe essere peggiorata se si decidesse di bere un caffè a fine pasto.

Questo è un esempio pratico di un pranzo tipico, per far comprendere cosa accade nel momento in cui si decide di mischiare all’interno dello stomaco vari alimenti con caratteristiche completamente differenti tra di loro.

Che cosa si può mangiare per riuscire ad avere una buona digestione e senza gonfiori?

Un buon rimedio per evitare gonfiori e migliorare la digestione è quello di aprire il pasto con un’insalata, che permetterà di digerire più facilmente gli alimenti successivi.

L’insalata, essendo ricca di vari elementi e sali minerali, riesce a rinforzare l’azione digestiva dello stomaco creando così una barriera. Inoltre, è un alimento facilmente digeribile, poiché non richiede l’azione di particolari enzimi.

Con questo metodo, tutto ciò che verrà ingerito successivamente troverà un ambiente adeguato per essere digerito nel migliore dei modi. L’insalata, inoltre, è in grado di diminuire l’assunzione di cibi, poiché fornisce al corpo un senso di sazietà e questo è il primo passo per evitare la pancia gonfia.

Per evitare la pancia gonfia bisogna anche acquisire buone abitudini, come quella di mangiare lentamente, masticando bene il cibo prima di ingoiarlo, perché la digestione inizia proprio in bocca, dove il cibo viene triturato con la masticazione ed impastato con gli enzimi contenuti nella saliva.

Alcuni alimenti, inoltre, come l’asparago e il finocchio, ma anche lo zenzero e il kefir, possono aiutare in quanto sono in grado di ridurre la presenza di gas intestinale.

Ovviamente, esistono dei farmaci appositamente studiati per alleviare il disagiocausato dalla pancia gonfia e per migliorare la digestione ma, se non associati a corrette abitudini alimentari, sono solo palliativi che offrono sollievo ma non risolvono il problema.

Le indicazioni presenti in questo articolo non vanno in alcun modo sostituite da consigli medici, sopratutto in caso di intolleranze. Quindi si consiglia sempre di seguire le indicazioni di un medico competente per risolvere il disagio causato da una cattiva digestione e dalla pancia gonfia.

Perché i ghepardi sono gli animali più veloci sulla Terra?

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Ghepardi
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I ghepardi sono i più grandi corridori del pianeta. L’anatomia di questo meraviglioso animale, snello ed elegante, massimizza l’agilità e la velocità.

Ghepardi

La struttura anatomica dei ghepardi

Una delle caratteristiche più importanti di questi felini è il loro peso corporeo leggero, che li aiuta ad acquisire velocità più velocemente. Inoltre, hanno la testa piccola e le gambe lunghe per sfruttare al meglio le leggi dell’aerodinamica.

Non solo, la loro colonna vertebrale flessibile consente un’estensione estrema durante la corsa. Essere in grado di flettersi tanto aiuta i ghepardi a ruotare i fianchi e le scapole in un modo che favorisce la velocità.

Perché la velocità di corsa rompe con gli schemi regolari che governano la maggior parte degli altri aspetti dell’anatomia e delle prestazioni degli animali?“, Si è chiesto il dottor David Labonte dell’Imperial College di Londra. Lo studioso ha spiegato che esistono due fattori limitanti la velocità di corsa, anziché uno solo, come si è sempre ipotizzato.

Ghepardi

Labonte e coautori hanno esplorato il modo in cui i muscoli si contraggono, utilizzandolo per costruire un modello fisico che prevede la velocità di corsa di un animale. Hanno confermato la sua accuratezza confrontando le previsioni con misurazioni raccolte da altri su più di 400 specie, dagli insetti ai mammiferi più grandi.

La chiave del nostro modello è capire che la velocità massima di corsa è limitata sia dalla velocità con cui i muscoli si contraggono, sia da quanto possono accorciarsi durante una contrazione“, ha spiegato il coautore professor Christofer Clemente dell’Università della Sunshine Coast.

Animali delle dimensioni dei ghepardi esistono in un punto fisico ottimale a circa 50 chilogrammi, dove questi due limiti coincidono. Questi animali sono quindi i più veloci, raggiungendo velocità fino a 105 chilometri all’ora”.

I ghepardi sfruttano al massimo i muscoli a contrazione rapida

Gli animali più piccoli sono frenati dal primo limite a cui fa riferimento Clemente: i loro muscoli non possono contrarsi abbastanza velocemente da disturbare le loro controparti di taglia media. Le forze generate dalla contrazione muscolare sono elevate rispetto al peso degli animali, il che è utile per superare le forze contrastanti, come quando si corre in salita, ma limita le velocità massime.

Gli animali di grossa taglia invece raggiungono il “limite della capacità di lavoro”: semplicemente non riescono a produrre forze abbastanza grandi da accelerare le loro grandi masse a velocità elevate.

Per animali di grandi dimensioni come i rinoceronti o gli elefanti, correre potrebbe sembrare come sollevare un peso enorme, perché i loro muscoli sono relativamente più deboli e la gravità richiede un costo maggiore. Come risultato di entrambi, gli animali alla fine devono rallentare man mano che diventano più grandi“, ha spiegato il dottor Peter Bishop dell’Università di Harvard.

Ghepardi

Gli autori hanno paragonato la situazione al numero di Reynolds nella dinamica dei fluidi, dove la viscosità domina su piccola scala e le forze inerziali su quella più grande.I

I ghepardi possono avere le dimensioni giuste per la massima velocità, ma ci sono altri motivi per cui hanno raggiunto certi traguardi. Un fattore, come può dire chiunque abbia visto un documentario girato nella savana africana, è che i ghepardi si sono evoluti per diventare velocisti piuttosto che corridori di lunga distanza, sfruttando al massimo i muscoli a contrazione rapida.

Lo studio sulla velocità del ghepardi rimane ancora una questione aperta

Ai ghepardi viene risparmiata anche la concorrenza di alcune creature di dimensioni simili. I grandi rettili come i coccodrilli non possono eguagliare la velocità delle loro controparti mammiferi.

Questo fatto potrebbe essere un altro elemento scientifico che i creatori della serie Jurassic Park /World ignoreranno, ma gli autori di questo studio sono ansiosi di scoprire il perché, anche se finora non hanno avuto tutte le risposte.

Una possibile spiegazione di ciò potrebbe essere che i muscoli degli arti rappresentano una percentuale minore del corpo dei rettili, in termini di peso, il che significa che raggiungono il limite di lavoro con un peso corporeo inferiore e quindi devono rimanere piccoli per muoversi rapidamente“, ha affermato il dottor Taylor Dick dell‘Università del Queensland.

Ghepardi

Questo, tuttavia, sposta semplicemente la domanda indietro di un passo: dati gli immensi vantaggi della velocità, perché i grandi rettili non hanno sviluppato i muscoli degli arti per eguagliarli a quelli dei mammiferi?

Sebbene si stato svolto un ottimo lavoro nel corrispondere alle capacità di velocità delle specie viventi, lo studio sui ghepardi ha incontrato alcune problematiche all’estremità più ampia della scala, prevedendo che dovrebbe essere impossibile per un animale terrestre che pesa più di 40 tonnellate muoversi.

Sappiamo che non è vero, perché i titanosauri sono riusciti in qualche modo a spostarsi e il più grande pesava circa 70 tonnellate. Gli autori della ricerca sui ghepardi hanno supposto che ci dovesse essere qualcosa di diverso nella struttura muscolare dei dinosauri più grandi rispetto a qualsiasi cosa vivente, ma non sanno cosa fosse.

Previsioni meteo: dai ghiacciai indizi per l’estate 2024

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Previsioni meteo
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Le previsioni meteorologiche influenzano ogni aspetto della nostra vita, dalla pianificazione delle attività quotidiane alla preparazione per eventi estremi. Nonostante i progressi tecnologici, prevedere il tempo a lungo termine rimane una sfida, tuttavia uno studio rivoluzionario offre una nuova prospettiva: la calotta glaciale della Groenlandia potrebbe essere la chiave per anticipare il clima estivo europeo.

Previsioni meteo

La parte più importante della ricerca pubblicata sulla prestigiosa rivista Weather and Climate Dynamics, derivata dallo studio della dottoressa Marilena Oltmanns del National Oceanography Centre del Regno Unito, è quella di aprire nuove frontiere nella meteorologia. Il lavoro della dottoressa suggerisce che il tasso di scioglimento dei ghiacci della Groenlandia è un indicatore precoce delle condizioni climatiche estive in Europa.

Analizzando il processo di scioglimento, notiamo che la Groenlandia, con la sua vasta calotta glaciale, è un gigante dormiente nel contesto climatico globale, e quando le temperature salgono, il ghiaccio inizia a sciogliersi, riversando acqua dolce nell’Atlantico, acqua che è più leggera di quella salata, pertanto rimane in superficie, alterando lo scambio termico tra aria e mare e influenzando i venti circostanti.

La catena di eventi che influenza le previsioni meteo

I venti intensificati dall’acqua di fusione spingono la corrente del Nord Atlantico verso nord, modificando la circolazione atmosferica. Questo fenomeno, secondo Oltmanns, reindirizza i venti estivi verso nord, favorendo condizioni calde e secche sull’Europa, ecco perché la posizione e l’intensità di questi eventi di acqua dolce diventano predittori del clima futuro, andando ad influenzare le previsioni meteo.

La ricerca di Oltmanns offre una finestra sul futuro –sebbene sia limitata solamente alle previsioni meteo–, suggerendo che i modelli di scioglimento dei ghiacci possano diventare un importante strumento predittivo. Questa connessione tra la Groenlandia e il clima europeo potrebbe significare che, monitorando la quantità di acqua dolce che entra nell’Atlantico, gli scienziati potrebbero effettuare delle previsioni meteo molto più precise in quanto sarebbero già a conoscenza dei vari movimenti metereologici.

Previsioni meteo

Le previsioni meteo per l’estate corrente, basate sull’analisi degli eventi di acqua dolce, indicano un’estate insolitamente calda e secca per l’Europa meridionale; questo potrebbe avere implicazioni significative per l’agricoltura, la gestione delle risorse idriche e la preparazione ai rischi di incendi boschivi.

Le scoperte di Oltmanns hanno il potenziale di migliorare significativamente le previsioni meteorologiche, infatti con la comprensione di questi meccanismi, gli scienziati possono fornire avvisi più accurati, permettendo alle società di prepararsi meglio agli impatti dei cambiamenti climatici. Nonostante ciò, il lavoro di Oltmanns è solo l’inizio.

La ricerca futura dovrà esaminare anni di dati per confermare la correlazione e perfezionare i modelli predittivi, per di più sarà essenziale comprendere come altri fattori, come l’attività vulcanica e le emissioni antropogeniche, possano influenzare o alterare questa catena di eventi.

Mentre il mondo si confronta con la realtà del cambiamento climatico, la ricerca come quella di Oltmanns è vitale, e continua, ricordandoci l’importanza di monitorare i cambiamenti nei poli della Terra. Ci fornisce gli strumenti per anticipare e mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, sottolineando l’importanza di agire ora per proteggere il nostro futuro, con la Groenlandia che non è solo un indicatore del riscaldamento globale, ma anche un messaggero che annuncia il tempo che verrà.

La ricerca di Oltmanns è un passo significativo verso la comprensione del clima futuro, e studi futuri dovranno esaminare anni di dati per confermare la correlazione tra lo scioglimento dei ghiacci e il clima europeo. Sarà fondamentale analizzare come altri fattori, come le eruzioni vulcaniche e le emissioni di gas serra, possano influenzare questi modelli.

Previsioni meteo

La ricerca di Oltmanns ci ricorda che il nostro pianeta è un sistema interconnesso. La Groenlandia, con il suo vasto manto di ghiaccio, gioca un ruolo cruciale nel clima globale. Comprendere come il suo scioglimento influenzi il clima europeo è essenziale per prepararci ai cambiamenti climatici.

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Emicrania per gli astronauti che trascorrono più di 10 giorni nello Spazio

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Emicrania
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Secondo una nuova ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Neurology, gli astronauti senza precedenti di mal di testa potrebbero soffrire di emicrania e mal di testa di tipo tensivo se trascorrono più di 10 giorni nello spazio durante un volo spaziale a lungo raggio.

Emicrania

Astronauti senza precedenti di mal di testa potrebbero soffrire di emicrania

La ricerca ha studiato 24 astronauti della NASA, dell’Agenzia spaziale europea e della Japan Aerospace Exploration Agency, e ha indagato in che modo il tempo trascorso sulla Stazione Spaziale Internazionale ha causato l’emicrania. Questo potrebbe rappresentare un grosso problema per il futuro dei viaggi spaziali a lunga distanza.

Prima dell’inizio dello studio, nove astronauti non avevano mai sofferto di emicrania, mentre tre avevano avuto almeno un forte mal di testa nell’ultimo anno che aveva avuto un impatto sulle attività quotidiane. A nessuno era mai stata diagnosticata l’emicrania.

Emicrania

Mentre erano sulla ISS , 22 astronauti hanno avuto almeno un mal di testa, per un totale di 378 mal di testa segnalati tra tutti gli astronauti durante i 3.596 giorni cumulativi nello spazio.

I ricercatori hanno anche scoperto che mentre il 38% degli astronauti ha avuto diversi episodi di emicrania a terra prima del viaggio nello spazio, il 92% ha lamentato mal di testa durante le missioni spaziali. Il 90% di questi disturbi erano mal di testa di tipo tensivo, mentre il 10% erano emicranie.

L’emicrania degli astronauti è dovuta ai cambiamenti della gravità

“I cambiamenti di gravità causati dal volo spaziale influenzano la funzione di molte parti del corpo, compreso il cervello“, ha spiegato l’autore dello studio WPJ van Oosterhout, ricercatore presso il Centro medico dell’Università di Leiden nei Paesi Bassi.

Emicrania

Il sistema vestibolare, che influenza l’equilibrio e la postura, deve adattarsi al conflitto tra i segnali che si aspetta di ricevere e i segnali effettivi che riceve in assenza di gravità normale. Questo può portare alla chinetosi spaziale nella prima settimana, di cui il mal di testa è il sintomo più frequentemente riportato“.

Il nostro studio dimostra che il mal di testa si manifesta anche più tardi durante il volo spaziale e potrebbe essere correlato ad un aumento della pressione all’interno del cranio“.

L’emicrania è più intensa durante i voli spaziali

Si è scoperto che questi mal di testa sono stati più intensi durante le missioni spaziali e hanno avuto maggiori probabilità di essere classificati come emicranie nella prima settimana di volo spaziale. Ventuno astronauti hanno avuto uno o più mal di testa durante la prima settimana, per un totale di 51 mal di testa, 12 dei quali erano simili all’emicrania. Nessuno degli astronauti ha riportato mal di testa nei tre mesi successivi al ritorno sulla Terra.

Gli astronauti hanno riferito i propri sintomi, quindi potrebbero non ricordare tutto correttamente. Inoltre, questo studio non dimostra che lo spazio causi necessariamente l’emicrania ma evidenzia semplicemente una correlazione tra i viaggi spaziali e il mal di testa.

Sono necessarie ulteriori ricerche per svelare le cause alla base del mal di testa spaziale ed esplorare come tali scoperte possano fornire informazioni sui mal di testa che si verificano sulla Terra“, ha concluso Van Oosterhout: “Inoltre, è necessario sviluppare terapie più efficaci per combattere l’emicrania poiché per molti astronauti questo è un grave problema durante i voli spaziali“.

Emicrania

Nello spazio, oltre all‘emicrania, gli astronauti potrebbero dover affrontare diminuzioni del volume sanguigno, della tolleranza ortostatica e della capacità aerobica, sperimentando anche un aumento delle aritmie.

Sebbene il sistema cardiovascolare funzioni bene nello spazio, il corpo non richiede tanto lavoro da parte del cuore (dopotutto è pur sempre un muscolo) in condizioni di microgravità. Nel tempo, questo potrebbe portare al decondizionamento e alla diminuzione delle dimensioni del cuore.

Al ritorno sulla Terra e nella gravità, un cuore più piccolo e più debole potrebbe estendersi eccessivamente. Infine, vi è anche la preoccupazione che le radiazioni spaziali possano influenzare le cellule endoteliali nel rivestimento dei vasi sanguigni, che potrebbero avviare o accelerare la malattia coronarica.

Miassite: il 1°superconduttore “non convenzionale” trovato in natura

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Miassite
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Gli scienziati hanno scoperto che un materiale con una formula trovata in natura, la miassite, è in grado di supercondurre a basse temperature senza utilizzare i tipici artifizi quantistici, rendendolo il primo superconduttore non convenzionale del suo genere. Pochi materiali hanno lo straordinario talento di trasportare una corrente praticamente senza resistenza in quella che è conosciuta come superconduttività. La più piccola manciata di questi si trova in natura.

Miassite

Miassite: un superconduttore non convenzionale

I superconduttori sono affascinanti e anche estremamente utili perché conducono l’elettricità senza perdita di energia. Questo è tipicamente dovuto al fatto che i loro elettroni condividono l’identità in quelle che sono note come coppie di Cooper, consentendo loro di scivolare attraverso un mix di atomi con relativa facilità.

Le coppie di Cooper nei superconduttori non convenzionali si collegano in modi che non erano stati descritti nei primi modelli sulla superconduttività, modi che significano anche che compaiono a temperature più elevate.

Attraverso una serie di dettagliati test di laboratorio, un team internazionale di ricercatori ha scoperto che il minerale miassite, già noto per essere un superconduttore può mostrare le proprietà di un superconduttore non convenzionale.

Miassite

Il fatto che la miassite sia presente in natura, oltre ad essere qualcosa che gli scienziati possono sintetizzare in laboratorio, la rende ancora più rara. Vale la pena tuttavia sottolineare che è improbabile che i pezzi di miassite trovati in natura abbiano mai la purezza necessaria per funzionare come superconduttore non convenzionale.

Intuitivamente si pensa che si tratti di qualcosa che viene prodotto deliberatamente durante una ricerca mirata e che non può esistere in natura“, ha dichiarato il fisico Ruslan Prozorov della Iowa State University: “Ma si è scoperto che è così”.

Eseguiti tre diversi test per stabilire se la miassite fosse un superconduttore non convenzionale

Sono stati utilizzati tre diversi test per stabilire se la miassite fosse un superconduttore non convenzionale, incluso il test della profondità di penetrazione di Londra, che misura la reazione del materiale a un debole campo magnetico.

Un altro test sulla miassite ha previsto la creazione di difetti nel materiale, che possono influenzare la temperatura alla quale diventa un superconduttore non convenzionale. I superconduttori non convenzionali sono molto più sensibili al disordine causato da questi difetti rispetto ai materiali superconduttori convenzionali.

Miassite

La scoperta è stata fatta come parte degli studi volti a trovare nuovi materiali innovativi per far avanzare campi come la scienza quantistica. Questo ha portato il team alla miassite (Rh 17 S 15 ), che ha combinato un elemento ad alto punto di fusione (rodio) con un elemento volatile ( zolfo ).

Contrariamente alla natura degli elementi puri, abbiamo imparato l’uso di miscele di questi elementi che hanno consentito la crescita dei cristalli a bassa temperatura con una pressione di vapore minima“, ha spiegato il fisico Paul Canfield della Iowa State University.

È come trovare una buca nascosta piena di grossi pesci grassi. Nel sistema Rh-S abbiamo scoperto tre nuovi superconduttori“.

La natura unica della miassite

Paul Canfield, illustre professore di fisica e astronomia presso l’Iowa State University e scienziato presso l’Ames Lab, ha esperienza nella progettazione, scoperta, crescita e caratterizzazione di nuovi materiali cristallini. Ha sintetizzato cristalli di miassite di alta qualità per questo progetto.

Sebbene la miassite sia un minerale scoperto vicino al fiume Miass nell’oblast di Chelyabinsk, in Russia“, ha detto Canfield: “È un minerale raro che generalmente non cresce come cristalli ben formati”.

Miassite

I superconduttori sono già ampiamente utilizzati in tecnologie come gli scanner MRI e i grandi acceleratori di particelle, ma qui c’è molto più potenziale. Data la natura unica della miassite, potrebbe rappresentare una parte importante di tale potenziale, soprattutto nella sua forma pura e sintetizzata.

I superconduttori non convenzionali possono essere complessi, ma sono anche entusiasmanti, perché promettono di sbloccare nuove scoperte nel campo della fisica e nuovi usi per la tecnologia dei superconduttori.

Scoprire i meccanismi alla base della superconduttività non convenzionale è fondamentale per applicazioni economicamente valide dei superconduttori“, ha concluso Prozorov.

Materia oscura: Il “moto browniano” dello spaziotempo ne mette in dubbio l’esistenza

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Materia oscura: Il “moto browniano” dello spaziotempo ne mette in dubbio l'esistenza
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Quando gli astronomi studiano la rotazione delle galassie distanti, si trovano di fronte a un enigma. Le stelle sono tenute insieme dalla gravità, che impedisce loro di disperdersi nello spazio intergalattico a causa della rotazione delle galassie.

Gli astronomi possono calcolare la quantità di gravità esercitata da una galassia in base alla massa delle stelle che riescono a vedere ma il problema è che le parti più esterne di queste galassie si muovono troppo velocemente per la gravità che possono esercitare. Non sembra che abbiano abbastanza massa per impedire alle stelle più esterne di volare via.

La materia oscura

Il fatto che ciò non accada è uno dei grandi misteri della cosmologia moderna. Sembra che vi sia una forza che tiene insieme le galassie, ma gli astronomi non sanno da dove provenga.

L’ipotesi migliore è che le galassie siano piene di un tipo di materia non visibile ma che esercita una forza gravitazionale che agisce anche sulla materia normale: la cosiddetta materia oscura.

La ricerca della materia oscura è uno dei grandi sforzi della scienza moderna. Nonostante anni di ricerche ed esperimenti costati miliardi di dollari, ancora nessuno è riuscito ad osservare direttamente la materia oscura o ad individuarne le particelle costituenti.

Enigma cosmico

Qualcosa deve esserci, poiché non è visibile abbastanza materia normale da giustificare la quantità di gravità che esercitano le galassie. Qualcuno ha provato a dare una risposta a questo enigma cosmico senza tirare in ballo la materia oscura. Negli anni ’80, un fisico chiamato Mordehai Milgrom suggerì che, su scala galattica, le leggi del movimento di Newton potrebbero essere leggermente diverse da quelle osservate sulla Terra, insomma, l’ipotesi suggerita era che questa dinamicha newtoniana modificate o MOND potrebbe fornire la spinta gravitazionale extra per tenere insieme le galassie, senza bisogno di questa ipotetica ed invisibile materia oscura.

Come nel caso della materia oscura, sono emerse alcune prove a sostegno di questa idea. Vari studi hanno esaminato il modo in cui la MOND potrebbe influenzare le orbite di oggetti distanti, come Plutone o addirittura le navicelle Pioneer e Voyager, ma senza risultati incoraggianti e a molti astronomi l’idea non piace perché si tratta di inserire un cambiamento essenzialmente arbitrario nella dinamica newtoniana.

Per questo motivo, mentre la controversia sulla dinamica newtoniana modificata rispetto alla materia oscura andava e veniva, gli astronomi tendevano a favorire l’idea della materia oscura.

Ora, però, le cose potrebbero cambiare grazie al lavoro di Jonathan Oppenheim e Andrea Russo dell’University College di Londra che hanno capito perché l’idea MOND di Milgrom potrebbe essere vera, dopo tutto, fornendo alla MOND una base teorica che ne aumenterà l’attrattiva per astronomi e fisici.

Il nuovo lavoro si basa su un’idea che Oppenheim avanzò diversi anni fa per conciliare l’incompatibilità tra due dei grandi fondamenti della fisica moderna: la meccanica quantistica e la relatività generale.

La meccanica quantistica spiega il comportamento dell’universo su scala microscopica, mentre la relatività opera su scala cosmica, ma il carattere di queste teorie è completamente opposto, con la meccanica quantistica che suggerisce che l’universo sia di natura probabilistica mentre la relatività implica che sia del tutto classico.

Ciò pone un dilemma quando si tratta di derivare una teoria della gravità quantistica che i fisici devono ancora risolvere.

L’idea di Oppenheim è che la relatività sia classica ma fondamentalmente stocastica, intendendo con ciò che ha un carattere casuale, un po’ come il moto browniano, il movimento casuale delle particelle sospese in un fluido. Ciò consente di combinare la meccanica quantistica e la relatività in un modo matematicamente compatibile.

Una conseguenza del nuovo approccio è che, su scala umana, la gravità è interamente newtoniana, proprio come osservano i fisici anche se, su scala galattica, l’accelerazione dovuta alla gravità può variare di una quantità piccola ma casuale, come se lo spaziotempo suscitasse una sorta di movimento browniano sulle masse al suo interno. È questa natura stocastica dello spaziotempo che genera la forza gravitazionale extra che tiene insieme le galassie.

“Mostriamo che questo comportamento stocastico porta a una modifica della relatività generale a basse accelerazioni“, dicono. “Nel regime di bassa accelerazione, la variazione dell’accelerazione prodotta dal campo gravitazionale… agisce come una forza entropica, causando una deviazione dalla teoria della relatività generale di Einstein“.

Che la Forza  sia…

In altre parole, la forza entropica agisce come se fosse materia addizionale. “La forza entropica guidata da una costante cosmologica stocastica può spiegare le curve di rotazione galattica senza bisogno di evocare la materia oscura”, concludono.

La somiglianza con l’idea di Milgrom non sfugge a Oppenheim e Russo. In effetti, mostrano che la loro idea produce previsioni simili a quelle di Milgrom ma invece di essere una modifica arbitraria alla dinamica newtoniana, la nuova teoria è una conseguenza necessaria della combinazione della relatività e della meccanica quantistica in un unico quadro.

Si tratta di un lavoro interessante con un potenziale significativo per esperimenti futuri che metteranno alla prova la natura della dinamica newtoniana.

Ma Oppenheim e Russo invitano alla cautela. Sottolineano che ci sono altre ragioni oltre alla rotazione galattica che suggeriscono l’esistenza della materia oscura. Ad esempio, la massa gravitazionale delle galassie distanti agisce come una lente piegando la luce mentre passa. E l’entità di questa curvatura suggerisce che la materia oscura debba contribuire a questa massa.

Oppenheim e Russo affermano che prima che la loro idea possa guadagnare terreno, deve essere studiata ulteriormente, in particolare simulando il movimento browniano dello spaziotempo e i suoi effetti sulla massa.

Ciò fornirà molte ore di lavoro agli astronomi anche se sarà meno divertente per i fisici sperimentali che hanno speso miliardi alla ricerca di prove dell’esistenza della materia oscura qui sulla Terra.


Rif: Anomalous contribution to galactic rotation curves due to stochastic spacetime: arxiv.org/abs/2402.19459

CPU i9-14900KS Intel: 6,2 GHz senza overclock

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CPU i9-14900KS
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Intel ha appena battuto un altro record di velocità quando si tratta di CPU i9-14900KS. L’azienda ha introdotto la CPU Core i9-14900K, che può raggiungere fino a 6,2 GHz senza overclock, rendendolo il processore desktop più veloce disponibile per i consumatori. L’azienda ha fatto la stessa cosa l’anno scorso, ma al massimo a 6GHz.

CPU i9-14900KS

CPU i9-14900KS: principali caratteristiche

In aggiunta alla velocità della CPU i9-14900KS da record, vanta anche un’architettura a 24 core/32 thread e 36 megabyte di tecnologia proprietaria Smart Cache di Intel, che condivide la memoria cache tra i vari core. Intel afferma che ciò consentirà “prestazioni potenti nei carichi di lavoro di gioco e creazione di contenuti”.

CPU i9-14900KS

CPU i9-14900KS utilizza anche lo strumento Thermal Velocity Boost di Intel, una funzionalità dei chip Intel Core di 11a generazione e successivi che aumenta la frequenza di clock di 100 MHz quando la temperatura è inferiore a una soglia di 70 gradi C o 158 gradi F. in altre parole, bisogna assicurasi che il sistema di raffreddamento sia a posto.

CPU i9-14900KS di Intel: i gamer sperimenteranno prestazioni migliori fino al 15%

Per quanto riguarda le metriche, la società promette che i gamer sperimenteranno prestazioni migliori fino al 15% e che i creatori di contenuti dovrebbero godere di un aumento delle prestazioni del 73% quando saranno impegnati in sessioni di lavoro ad alta intensità di calcolo. La CPU i9-14900KS è compatibile con le schede madri Z790 e Z690, ma Intel consiglia il BIOS più recente per garantire i migliori risultati.

La CPU i9-14900KS è disponibile adesso e parte da $ 700. È disponibile presso i rivenditori tradizionali come prodotto confezionato e nel prossimo futuro sarà integrato nei sistemi dei partner OEM (Original Equipment Manufacturer). Intel continuerà a concentrarsi sulla velocità pura, piuttosto che sull’intelligenza artificiale, il che è stato evidente durante gli annunci dei prodotti di quest’anno.

CPU i9-14900KS

La CPU i9-14900KS mette in mostra tutta la potenza e il potenziale prestazionale della famiglia di processori desktop Intel Core di quattordicesima generazione e della sua architettura ibrida ad alte prestazioni“. Ha dichiarato Roger Chandler, vicepresidente e direttore generale di Intel, segmento Enthusiast PC e workstation, Intel Client Computing Group.

Il processore i9-14900KS sbloccato spinge la famiglia di processori desktop Intel Core di quattordicesima generazione alle velocità più elevate di sempre, basandosi sul primo processore i9-13900KS da 6,0 GHz del settore dello scorso anno.

CPU i9-14900KS Intel: tutte le garanzie

Frequenza turbo massima fino a 6,2 GHz con Intel® Thermal Velocity Boost: la velocità del processore desktop più elevata disponibile sul mercato.

Ventiquattro core (otto core Performance e 16 core Efficient), 32 thread, potenza base del processore da 150 watt, Intel Smart Cache da 36 MB e 20 corsie PCIe (16 corsie PCIe 5.0 e quattro corsie PCIe 4.0).

Supporto Intel® APO esteso per la CPU i9-14900KS, che fornisce un aumento delle prestazioni fino all’11% nei titoli supportati. 4 Intel continua ad espandere il supporto per APO, che ora include 14 titoli di gioco.

Supporto per un massimo di 192 GB di memoria DDR5 5600 megatransfer al secondo (MT/s) o DDR4 3200 MT/s.

Compatibilità con le schede madri Z790 e Z690, con il BIOS più recente consigliato per la migliore esperienza di gioco e creazione di contenuti.

CPU i9-14900KS

Durante il CES 2024 sono stati lanciati nuovi processori mobili Intel Core di quattordicesima generazione della serie HX sono progettati per tutti coloro che necessitano di livelli più elevati di prestazioni di elaborazione e richiedono la mobilità offerta da un laptop. Guidata dalla CPU i9-14900HX, la nuova serie HX combina la migliore connettività della categoria con incredibili thread singoli e multi-thread. prestazione.

Inoltre, la serie HX presenta un balzo in avanti nelle prestazioni dei creatori grazie al 50% in più di E-core nei processori Intel® Core™ i7-14700HX. Con oltre 60 sistemi partner basati su Intel Core di quattordicesima generazione HX in arrivo sul mercato nel 2024, gli appassionati di dispositivi mobili potranno giocare, creare e lavorare in movimento meglio di prima.