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Il mito di Atlantide

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Atlantide sarebbe stata un’isola leggendaria sede di un’altrettanto leggendaria civiltà del passato caratterizzata da uno straordinario sviluppo tecnologico, pari, se non superiore, all’attuale, almeno secondo molti ricercatori indipendenti cosiddetti ben informati. Il mito di Atlantide nasce da una menzione presente nei dialoghi di Platone Timeo e Crizia nel IV secolo a.C.

Secondo il racconto di Platone, Atlantide sarebbe stata una potenza navale situata “oltre le Colonne d’Ercole“, novemila anni prima del tempo di Solone (approssimativamente, quindi, nel 9600 a.C.). Atlantide sarebbe poi sprofondata “in un singolo giorno e notte di disgrazia” per opera di Poseidone. Il nome dell’isola deriva da quello di Atlante, leggendario governatore dell’Oceano Atlantico, figlio di Poseidone, che sarebbe stato anche, secondo Platone, il primo re dell’isola.

Ovviamente, non esistono riscontri archeologici di questa storia e, trattandosi di una storia funzionale ai dialoghi di Platone, Atlantide è generalmente ritenuta un mito concepito dal filosofo greco per illustrare le proprie idee politiche. Benché la funzione di Atlantide sembri chiara alla maggior parte degli studiosi, essi disputano su quanto e come il racconto di Platone possa essere ispirato da eventuali tradizioni più antiche. Alcuni argomentano che Platone si basò sulla memoria di eventi passati come l’eruzione vulcanica di Thera o la Guerra di Troia, mentre altri insistono che egli trasse ispirazione da eventi contemporanei come la distruzione di Elice nel 373 a.C. o la fallita invasione ateniese della Sicilia nel 415–413 a.C.

Quasi ignorata nel Medioevo, la storia di Atlantide fu riscoperta dagli umanisti nell’era moderna. La descrizione di Platone ha ispirato le opere utopiche di numerosi scrittori rinascimentali, come La nuova Atlantide di Bacone. Al tema sono state dedicate alcune migliaia di libri e saggi. Atlantide ha ispirato moltissima letteratura contemporanea, soprattutto quella fantasy, ma anche la fantascienza, i fumetti, i film, i videogiochi, essendo divenuta sinonimo di ogni e qualsiasi ipotetica civiltà perduta nel remoto passato.

Al di fuori dei dialoghi Timeo e Crizia di Platone, non esistono riferimenti antichi di prima mano su Atlantide, in pratica tutti gli autori che ne fanno riferimento sembrano essersi ispirati alle parole di Platone.

Nonostante alcuni nell’antichità avessero ritenuto un fatto storico il racconto riportato da Platone, il suo allievo Aristotele non diede peso alla cosa, liquidandola come un’invenzione del maestro. Ad Aristotele è infatti attribuita la frase “L’uomo che l’ha sognata, l’ha anche fatta scomparire.”

Riscoperta, come detto, dagli umanisti nell’era moderna, la storia di Platone ha ispirato le opere utopiche di numerosi scrittori dal Rinascimento in poi. La scoperta dell’America, inoltre, pose subito il problema di una qualche sua conoscenza previa, e dunque anche il problema della discendenza e dell’origine della umanità americana del tutto inaspettata nella cultura europea dell’epoca. Così, la prima Atlantide moderna è stato il Nuovo Mondo.

La nuova Atlantide di Francesco Bacone del 1627 descrive una società utopica, chiamata Bensalem, collocata al largo della costa occidentale americana. Un personaggio del libro sostiene che la popolazione proveniva da Atlantide, fornendo una storia simile a quella di Platone e collocando Atlantide in America. Non è chiaro se Bacone intendesse l’America settentrionale o quella meridionale.

Lo scienziato Olaus Rudbeck (1630 – 1702) scrisse nel 1679-1702 Atlantica (Atland eller Manheim), un lungo trattato dove sostenne come la propria patria, la Svezia, fosse la perduta Atlantide, la culla della civiltà, e come svedese fosse la lingua di Adamo da cui si sarebbero evoluti il latino e l’ebraico

Alla metà e nel tardo Ottocento numerosi rinomati studiosi mesoamericani, a partire da Charles-Etienne Brasseur de Bourbourg, tra i quali anche Edward Herbert Thompson e Augustus Le Plongeon proposero l’idea che Atlantide fosse in qualche maniera correlata alla civiltà Maya e alla cultura azteca.

La pubblicazione nel 1882 di Atlantis: the Antediluvian World di Ignatius L. Donnelly stimolò un notevole interesse popolare per Atlantide. Donnelly prese seriamente il resoconto di Platone su Atlantide e tentò di stabilire che tutte le antiche civiltà conosciute discendessero da questa progredita cultura del Neolitico.

Nel corso della fine dell’Ottocento le idee sulla natura leggendaria di Atlantide si combinarono con storie di altre ipotetiche “terre perdute” nate nel frattempo come Mu e LemuriaHelena Blavatsky, riprendendo parzialmente e sviluppando le tesi di Bailly, scrisse nel suo libro La dottrina segreta (1888) che gli Atlantidei nordici erano eroi culturali (contrariamente a Platone, che li descrive dediti principalmente alle cose militari), e che erano la quarta “razza radicale” (Root Race), a cui successe la “razza ariana“.

Rudolf Steiner scrisse a sua volta dell’evoluzione culturale di Mu o Atlantide. Il sensitivo americano Edgar Cayce menzionò Atlantide per la prima volta nel 1923, asserendo in seguito che essa era collocata nei Caraibi e proponendo che fosse un’antica civiltà, altamente evoluta, ora sommersa, dotata di forze navali e aeree mosse da una misteriosa forma di cristalli di energia. Egli predisse inoltre che delle parti di Atlantide sarebbero riemerse nel 1968 o 1969. La Bimini Road, una formazione rocciosa sommersa con pietre rettangolari appena al largo di North Bimini Island, è stata descritta come una possibile prova di questa civiltà.

Si è sostenuto che prima del tempo di Eratostene (250 a.C. circa), autori greci avessero collocato le Colonne d’Ercole nello Stretto di Sicilia, ma non ci sono prove di tale ipotesi. Secondo Erodoto (c. 430 a.C.) una spedizione fenicia circumnavigò l’Africa con il benestare del faraone Necho II, navigando a sud sotto il Mar Rosso e l’Oceano Indiano e verso nord nell’Atlantico, facendo ritorno nel Mediterraneo attraverso le Colonne d’Ercole. La sua descrizione dell’Africa nord-occidentale rende molto chiaro che localizzò le Colonne d’Ercole precisamente dove sono oggi. Malgrado questo, la credenza che le Colonne fossero collocate nello Stretto di Sicilia prima di Eratostene è stata citata in alcune ipotesi sulla collocazione di Atlantide.

Il concetto di Atlantide attrasse anche i teorici nazisti. La teoria del ghiaccio cosmico (1913) di Hanns Hörbiger (1860-1931) aveva infatti conquistato un vasto appoggio popolare in Germania e venne promossa dal regime nazista per le sue implicazioni razziali. Hörbiger riteneva che la Terra fosse soggetta a periodici cataclismi provocati della caduta di una serie corpi celesti che da comete erano diventati satelliti; la sommersione di Atlantide e di Lemuria sarebbero state provocate dalla cattura dell’attuale satellite della Terra, la Luna. I periodi di avvicinamento dei satelliti avrebbero provocato (per diminuzione della gravità) la nascita di stirpi di giganti di cui parlano la varie mitologie. Alfred Rosenberg (Mito del XX secolo, 1930) parlò di una razza dominante “nordico-atlantiana” o “ariano-nordica“. Nel 1938 l’alto ufficiale Heinrich Himmler (allora capo supremo delle forze dell’ordine del Terzo Reich) organizzò una ricerca in Tibet allo scopo di trovare le spoglie degli Atlantidei bianchi.

Julius Evola, in Rivolta contro il mondo moderno (1934), riprendendo chiaramente le tesi di Bailly, identifica in Atlantide uno dei molti riferimenti presenti nelle opere antiche alla sede di Iperborea, luogo d’origine di esseri “più che umani” regnanti durante l’età dell’oro, a sua volta ritenuta essere il polo nord, ancora non colpito da un clima rigido, ma anzi regione definita “solare”.

Le ipotesi sulla collocazione

Alcuni hanno cercato di immaginare Atlantide come un luogo realmente esistito, o quantomeno di identificare gli elementi storici e geografici che possono avere originato il racconto di Platone.

Si tratta, a volte, di ipotesi di accademici o archeologi, mentre altre si devono a sensitivi o ad altri ambiti parascientifici. Molti dei siti proposti condividono alcune delle caratteristiche della storia originale di Atlantide (acque, fine catastrofica, periodo di tempo rilevante), ma nessuno è stato né può essere dimostrato come la “vera” Atlantide storica o platonica.

Le ipotesi sull’effettiva collocazione di Atlantide sono le più svariate. Se è vero che Platone nei suoi due dialoghi parla esplicitamente di “un’isola più grande della Libia e dell’Asia Minore messe insieme” (cioè il Nord Africa conosciuto al tempo e l’Anatolia) oltre le Colonne d’Ercole (che si suppone fossero sullo Stretto di Gibilterra), alcuni studiosi, vista l’effettiva difficoltà nell’immaginarsi un’isola-continente nell’Atlantico scomparsa in breve tempo senza lasciare pressoché nessuna traccia, hanno scelto collocazioni alternative, vediamo quali:

America

Dapprima si è pensato all’America, che in effetti è un continente in mezzo all’Oceano (Atlantico) che però ai tempi di Platone non era per nulla conosciuto e che, per quanto se ne sappia, non ha conosciuto cataclismi recenti.

Alcuni hanno voluto vedere, male interpretando le mappe turche dell’America meridionale del primo Cinquecento come la mappa di Piri Reìs, la rappresentazione di Atlantide nell’estremo Sud, proprio dopo la Terra del Fuoco, fra l’America meridionale e l’Antartide. Secondo costoro infatti è probabile che l’Antartide, un tempo terra fertile e rigogliosa, sia stata la sede di Atlantide. I sostenitori di questa ipotesi parlano di resti di vegetazione datati all’analisi al carbonio 14 come risalenti a 50.000 anni fa, lasciando supporre che l’Antartide fosse sgombro dai ghiacci, ma questi dati sono riconosciuti come pseudoscientifici e mai replicati, anche perché tutta la ricerca sull’Antartide (e in particolare i carotaggi nei depositi glaciali) conferma come 50.000 anni fa il continente di ghiaccio fosse prossimo al picco glaciale, e quindi notevolmente più freddo di oggi. Tutta la ricerca storico-scientifica ha visto nelle stesse mappe solo delle rappresentazioni dell’America Meridionale, con alcuni errori (anche voluti) assai ben spiegabili nella prassi dell’epoca. Infine altri ancora identificherebbero Atlantide con un altro ipotetico continente perduto, Lemuria, situato fra l’Africa e l’India.

Alcuni, sulla base dell’assonanza dei nomi e di una somiglianza etimologica, hanno accostato Aztlán, la leggendaria terra d’origine degli Aztechi, all’Atlantide narrata da Platone. Il Codice Boturini descrive Aztlán come “un’isola in mezzo a una distesa d’acqua“. La teoria, come molte altre analoghe, non ha avuto alcun riscontro scientifico.

Altra ipotetica collocazione è, secondo alcuni tra cui il sensitivo Edgar Cayce, nel Mar dei Sargassi: i fenici, secondo lui, conoscevano le Azzorre e lungo la faglia atlantica non sono sconosciuti casi di emersione e affondamento di isole, anche in tempi storici recenti; si tratta comunque di piccole isole e non di continenti che potessero ospitare fiumi navigabili come nel racconto di Platone.

Polo Nord

Il primo ad elaborare l’ipotesi di un Atlantide nordica fu, molto probabilmente, lo svedese Olaus Rudbeck che, nel XVII secolo, posizionò – soprattutto per motivi nazionalistici – il continente perduto in Svezia. Le sue idee furono riprese, modificate e razionalizzate dall’astronomo e letterato francese Jean Sylvain Bailly che, nella seconda metà del Settecento, arrivò a posizionare Atlantide nelle remote regioni siberiane, in prossimità dell’isola di Spitzbergen.

 L’eredità lasciata da Bailly continuò a vivere anche dopo la sua morte. La sua tesi di una “Atlantide Iperborea” era stata comunque sonoramente respinta in un primo momento. Ad esempio, Jules Verne in qualche modo voleva anche prendere in giro Bailly in 20.000 leghe sotto i mari (1869), quando i suoi personaggi scoprirono la “vera” Atlantide nell’Oceano Atlantico.

Anche un’esoterista, Helena Blavatsky, prese molto sul serio le idee di Bailly. Blavatsky fu una delle teorizzatrici della teosofia, una dottrina mistico-filosofica, il cui credo era precisato nel suo libro La dottrina segreta(1888). In quest’opera ermetica, Blavatsky rispolverò la teoria di Bailly e incorporò l’ipotesi di una “Atlantide Iperborea” all’interno di una pseudostoria che coinvolgeva vari continenti e varie razze umane e semiumane. Atlantide era rappresentata da Blavatsky come un continente polare che si estendeva dall’attuale Groenlandia fino alla Kamčatka e il cui destino si legò indissolubilmente a quello di una razza particolarmente controversa: gli ariani, che secondo Blavatsky erano una razza superiore, seconda in ordine cronologico tra le razze umane, costituita da giganti androgini dalle fattezze mostruose. Nell’ipotesi pseudostorica di Blavatsky, quando gli ariani migrarono a sud verso l’India, scaturì da loro una “sotto-razza”, quella dei semiti. Il mito di una “Atlantide Iperborea” fece così ingresso all’interno delle ideologie ariane e antisemite della fine del XIX secolo.

La teoria di Bailly-Blavatsky trovò sostegno tra alcuni degli ideologi ariani viennesi più fantasiosi. Furono proprio questi circoli, come la società Thule (che prendeva proprio il nome della mitica capitale di Iperborea), a derivare molte teorie antisemite e ariane dal lavoro mitologico di Blavatsky, e indirettamente da Bailly (il quale, in realtà, nei suoi lavori, mostrava chiare posizioni antirazziste). I membri della società Thule, in particolare, prestarono un aiuto fondamentale ad Adolf Hitler nel fondare il NSDAP, il partito nazista. La tesi di Bailly fu anche ripresa dal filosofo italiano Julius Evola il quale identificava, in Atlantide, un riferimento sulla sede di Iperborea.

Nel Mediterraneo

La maggior parte delle ipotesi avanzate di recente indicano la collocazione della mitica isola non più nell’Oceano o in altri luoghi troppo remoti (ormai scartati per motivi geologici, cronologici e storici), ma più vicino, nel Mediterraneo o nei suoi immediati dintorni, dove Platone più probabilmente poteva avere tratto i vari elementi per costruire il suo racconto. Le conoscenze geografiche dei greci all’epoca di Platone erano infatti molto vaghe e limitate al bacino del Mediterraneo, ed erano in realtà sufficientemente precise solo nell’ambito dell’Egeo.

È stato ipotizzato che Platone potesse avere tratto qualche ispirazione dai terremoti e maremoti che non molti anni prima, nel 373 a.C., avevano ingoiato le isole di Elice e BuraFu distrutta anche un’isola di nome Atalante, vicino Locri in Calabria.

Alcuni identificano con l’isola di Cipro i resti del continente di Atlantide. Altri hanno pensato al Sahara, che in periodi molto remoti (30 000 anni fa) non era desertico ma ricoperto da foreste lussureggianti e che fu abitato fin dalla preistoria, ma che non trova particolari corrispondenze nel racconto di Platone.

Creta

Una tra le teorie più singolari, studiata e approfondita nella prima metà del Novecento, sostiene che il mito di Atlantide non sarebbe altro che la memoria, deformata e ingigantita, della Civiltà minoica (civiltà cretese dell’età del bronzo), che ebbe fine intorno al 1450 a.C., in circostanze non ancora ben chiarite. La causa potrebbe essere l’esplosione del vulcano dell’isola di Tera o Thera, attualmente Santorini, che provocò lo sprofondamento parziale dell’isola e giganteschi terremoti: l’esplosione di Thera avrebbe propagato nel Mediterraneo un terrificante maremoto in grado di spazzare via gli insediamenti lungo le coste (le onde si sarebbero diffuse in tutto il bacino dell’Egeo in sole due ore, raggiungendo un’altezza di circa trenta metri), a cui sarebbero seguite entro due-tre giorni le ceneri riversate dall’esplosione vulcanica. Uno studio recente ha inoltre evidenziato delle analogie letterarie tra il testo platonico su Atlantide e alcuni canti dell’Odissea di Omero. Altri studiosi ritengono comunque improbabile il riferimento al vulcano di Thera, perché mille anni sono troppi per mantenere il ricordo preciso di un evento.

Monte Argentario

Ulteriore teoria è stata avanzata da Costantino Cattoi, ex colonnello della Regia Aeronautica, collaboratore di Gabriele D’Annunzio e stimato amico di Italo Balbo. Lo studioso, nel 1955, riportò alla luce una serie di opere pre-etrusche, fra le quali un’enorme roccia alta una decina di metri con i lineamenti del volto distintamente abbozzati e il classico copricapo egizio, ritenuta legata alla figura del dio Thot. I ritrovamenti, ritenuti importanti dagli esperti del settore, portarono Cattoi a collaborare con l’antropologo statunitense George Hunt Williamson, l’esoterico peruviano Daniel Ruzo e il francese Denis Saurat, che pur lavorando in modo autonomo, giunsero alle medesime conclusioni, collegando le sculture rupestri italiane, alle simili scoperte a Marcahuasi in Perù, rafforzando la loro convinzione sull’esistenza di un legame tra il promontorio dell’Argentario, quale parte superstite di Atlantide, e il lontano Perù.

Sardegna

Una teoria analoga è stata avanzata anch’essa dal giornalista italiano Sergio Frau nel suo libro Le colonne d’Ercole (2002): le “colonne” di cui parla Platone andrebbero identificate con il canale di Sicilia (che è assai turbinoso, come descrive Platone le Colonne), dunque l’isola di Atlantide sarebbe in realtà la Sardegna: il popolo che edificò i nuraghi coinciderebbe allora con il misterioso popolo dei Shardana o Šerden (dai quali appunto si vorrebbe che la Sardegna abbia preso il nome), citati tra i “popoli del mare” che secondo le cronache degli antichi egizi tentarono di invadere il Regno d’Egitto. Un passo della descrizione platonica si vuole coincida con la forma della Sardegna: “Una pianura (il Campidano) che attraversa l’isola in senso longitudinale (ha coste ad est e ad ovest), situata tra due zone montuose a nord e a sud; le coste sono alte e rocciose, scoscese“. Del resto, la Sardegna possiede ancora oggi zone pianeggianti situate alcuni metri sotto il livello del mare e ciò farebbe pensare che, essendo una terra geologicamente troppo antica per subire o aver subito catastrofi naturali di dimensioni catastrofiche, possa invece esser stata soggetta in passato a cataclismi legati al mare, il cui territorio probabilmente non avrebbe potuto respingere a causa appunto dell’altezza della sua superficie rispetto a quella marina. Oltretutto la mancanza di terremoti avrebbe permesso una grande espansione edilizia all’interno dell’isola, che all’epoca sarebbe potuta apparire in maniera notevolmente diversa. La “fine” di Atlantide viene anche fatta coincidere con la diffusione della malaria nell’isola.

Sicilia

Tra i numerosi luoghi in cui viene collocata la formidabile minaccia marittima di Atlantide ve ne sono due che riguardano da vicino la Sicilia, l’omonimo canale e Malta. Questa vicinanza ha indotto il maltese Giorgio Grognet de Vassé – fautore della teoria che vede in Malta un residuo di Atlantide – ad asserire che nel museo di Siracusa si conservava un reperto di Atlantide: un capitello. Grognet de Vassé era infatti convinto che gli atlantidei dopo la distruzione della loro isola si fossero divisi in colonie (lo stesso Antico Egitto, secondo il maltese, non era altro che una colonia atlantidea) e quel capitello richiamava il particolare stile egizio (a suo dire prova inconfutabile della presenza atlantidea in quei luoghi).

Al capitello aggiungeva un idoletto, rinvenuto nei pressi di Scicli e una medaglia rinvenuta a Naxos; anch’essi di presunta provenienza atlantidea. Il maltese tuttavia è stato spesso coinvolto in falsificazioni di iscrizioni o travisamenti di reperti.

Spagna

Una tra le molte teorie collocherebbe Atlantide in Spagna, precisamente in Andalusia, vicino Cadice. È l’opinione dello studioso tedesco Rainer Kuehne che si avvale di rilevazioni satellitari, attribuite però a Georgeos Dìaz-Montexano. Qualcosa combacia, come la forma delle strutture rilevate e l’ambientazione vicino a montagne (in questo caso la Sierra Morena e la Sierra Nevada), come le descrizioni di Platone, in cui sono anche presenti ricche miniere di rame. Tuttavia, se avesse ragione Kuehne, non si tratterebbe di un’isola, come vuole la tradizione, e le dimensioni rilevate dal satellite non combaciano con quelle di Platone.

Un’altra teoria vuole Atlantide nelle isole Canarie, nell’oceano Atlantico (che sono effettivamente oltre le Colonne d’Ercole ovvero lo Stretto di Gibilterra), malgrado la più antica civiltà di quell’arcipelago sia stata quella neolitica.

Il mito di Atlantide continuerà a lungo ad affascinare soprattutto i molti cultori di verità storiche alternative che vorrebbero rileggere la storia dell’umanità come un succedersi di crescite e cadute in un perpetuo nuovo inizio o nella ricerca di conferme circa supposte influenze subite dall’umanità in tempi pre storici ad opera di esseri con conoscenze scientifiche  e tecnologiche superiori provenienti dallo spazio.

I miti legati all’esistenza di Atlantide, come quelli legati al ciclo Bretone su Re Artù, altrettanto diffusi e altrettanto privi di riscontri storici se non tirati per i capelli, hanno ispirato una quantità enorme di letteratura e di films a tema fantastico e probabilmente continueranno a  farlo.

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L’alieno e Papa Giovanni XXIII

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Nel 2009 viene pubblicato su youtube un video prelevato dal portale messicano “Tercer Milenio“, tratto da un documentario “Los grandes misterios del tecer milenio“, coordinato dal giornalista ed ufologo messicano Jaime Maussan che con il reporter Johanan Díaz sostiene la tesi che nel luglio del 1961, mentre si trovavano a passeggiare nei Giardini della Città del Vaticano, il Papa Giovanni XXIII ed il segretario particolare Loris Francesco Capovilla, avrebbero incontrato un alieno, disceso da un’astronave atterrata proprio all’interno della Città del Vaticano.

Questa storia, poi riportata anche da altri siti racconta che i due, il Papa e il suo segretario particolare vissero un’avventura particolare:

Camminavamo uno accanto all’altro, come due amici, come avevamo fatto tante volte in quegli splendidi pomeriggi d’estate. Come persone qualsiasi che hanno voglia di starsene un po’ in disparte, fuori dalla routine quotidiana. A un tratto, sopra le nostre teste apparvero luci colorate, arancio, ambra, azzurro e poi accadde l’imponderabile che è difficile da raccontare: le luci si fermarono per qualche minuto sulle nostre due figure che camminavano fianco a fianco, poi il contatto. Una delle astronavi si staccò dallo stormo atterrando nel lato sud del giardino. Il portellone si aprì e dalla carlinga uscì fuori qualcosa… […]
Un essere dall’aspetto assolutamente umano solo che presentava una luce intorno che lo avvolgeva.”

(Fonte: Altra realtà)

Ci sarebbero addirittura le dichiarazioni ufficiali rilasciate, secondo quanto riportato in un video, da Higinio Alas Goméz, Arcivescovo per il Centro America della Chiesa Cattolica Ecumenica di Gesù Cristo, che avrebbe dichiarato “… quando il Papa stava per morire qualcuno gli chiese di quell’evento e lui disse che questo se lo portava nel cuore e che non l’avrebbe ancora rivelato“ sarebbero, se vere comunque dichiarazioni di seconda mano, rilasciate in un congresso ufologico, quindi da prendere con il beneficio del dubbio, come minimo.

Una seconda testimonianza rilasciata è quella dall’architetto Santiago Aranegui, professore alla “Escuela de Arquitectos de la Universidad de Miami Dade College” a “Tribuna Virtual” che, in un’intervista videoripresa, ha narrato dell’episodio occorso al Papa e al suo assistente sostenendo però che a rivelare la vicenda fosse stato lo stesso segretario personale di Giovanni XXIII. L’architetto sostiene che il segretario particolare avrebbe rivelato l’incontro tra il Papa e l’essere alieno a vent’anni dalla morte di Giovanni XXIII, lo avrebbe fatto per iscritto ad un quotidiano inglese sconosciuto e in seguito, sarebbe stata pubblicata da una rivista americana nel 1985: il The Sun.

Non abbiamo fonti che riportino la notizia datata 1985, una notizia che vede il Papa impegnato in un incontro con un extraterrestre avrebbe dovuto smuovere il Vaticano ma a quanto pare da quelle parti hanno altri problemi più pressanti.

La prima fonte certa è datata 24 giugno 1997, quando la rivista The Sun magazine, che è una rivista web, pubblica un articolo oggi non più disponibile che racconta: “According to the June 24, 1997 issue of Sun Magazine, Pope John XXIII predicted in 1962 that visitors from outer space will arrive in chariots of flaming steel in the year 1999, and will share their advanced knowledge with umanity. Our life span will be increased to 150 years or longer and most diseases will be wiped out …“.

nel 1962 Papa Giovanni XXIII predisse che nell’anno 1999 dei visitatori sarebbero giunti dallo spazio esterno, in carri di acciaio fiammeggianti e avrebbero poi condiviso con l’umanità le loro avanzate conoscenze. La nostra breve vita sarà aumentata a 150 anni o anche più e il maggior numero di malattie gravi o infettive saranno debellate”.

La storia assume contorni nebulosi, le fonti scarseggiano e quando ci sono, come quella datata 24 giugno 1997 raccontano una storia diversa, premonizioni che tra l’altro non si sono nemmeno avverate. Ma la storia come mai non è stata smentita? Il Vaticano non si è mai pronunciato in merito e i protagonisti sono ormai defunti, Giovanni XXIII nel 1963 e il suo segretario particolare nel 2016 e fu per oltre un decennio, dal 15 marzo 1953 al 3 giugno 1963 il suo segretario particolare.

A onor del vero, il CUN di Ferrara, la mattina del 6 marzo 2010, alle ore 10 in punto, telefona direttamente l’Arcivescovo Loris Francesco Capovilla il quale risponde subito dopo il primo squillo di telefono. L’interlocutore del CUN di Ferrara espone la faccenda all’arcivescovo che: “con voce fresca, nitida e sicura, ci ha gentilmente risposto, usando parole semplici e cordiali, che nessuno lo aveva ancora avvisato della presenza di tale materiale video presente su Internet e che della vicenda egli non ne sapeva assolutamente nulla.” (Fonte: CUF, Centro Ufologico Ferrarese)

Per la cronaca il giornalista e ufologo messicano Jaime Maussan è noto per aver divulgato moltissime bufale.

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Chiusa la settima stagione di Game Of Thrones: ora un anno e mezzo per sapere come andrà a finire

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Con la messa in onda dell’ultima puntata della settima stagione di game of thrones (il trono di spade, nella versione italiana) inizia ora la lunga attesa per la stagione finale. Nella prossima stagione si chiuderanno, in qualche modo, le decine di sottotrame avviate nelle stagioni precedenti e capiremo, finalmente, chi salirà, alla fine, sul trono di spade.

Questa settima stagione ha avuto molti meriti e diversi difetti. I nodi sono cominciati a venire al pettine e dopo la spettacolare battaglia dei bastardi che ha chiuso di fatto la sesta stagione, anche in queste ultime sette puntate abbiamo visto cominciare a sfoltirsi il numeroso gruppo dei protagonisti secondari, buon ultimo, nella puntata finale della stagione, le sorelle Stark hanno giustiziato il famigerato ditocorto.

L’uscita di scena di Petyr è stata quantomeno inattesa e, a mio modesto parere, errata nel metodo. Così come poco credibile è apparsa la rottura tra Cercei e Jaime, anche se qualche avvisaglia, nonostante la nuova gravidanza della regina Lannister, l’avevamo avuta nelle ultime puntate su più di un dubbio dell'”uccisore di re” sul comportamento della sorella-amante.

Insomma, nelle sette puntate di questa settima stagione ci siamo persi, un po’ troppo sbrigativamente, la regina di Spine, giustiziata con il veleno da Jaime, i Tarly (padre e fratello si Samwell) che schierati con i Lannister non accettano di sottomettersi a Danaerys che li fa incenerire dal drago Drogon, Petyr Baelish, condannato da Sansa Stark e giustiziato da Arya, più qualche altro personaggio secondario.

In compenso, sappiamo che tutti i personaggi principali della serie, al seguito di Jon Snow, che ora sappiamo chiamarsi in realtà Aegon Targarien, e Danaerys Targarien stanno convergendo verso Grande Inverno. I due, nel frattempo, sono diventati amanti ma, ovviamente, ancora non sanno di essere zia e nipote.

Quale sarà il ruolo che alla fine rivestiranno questi personaggi?

L’impressione è che molto sarà nelle mani di Samwell tarly e di Bran Stark e, forse, della strega rossa Melisandre che, a sua volta, sta tornando a Grande Inverno rischiando l’ira di Jon Snow. Sicuramente saranno ancora fortemente protagonisti Tyrion Lannister e Varis ma il loro, temo, sarà un ruolo drammatico, così come drammatico sarà il finale della storia per Jaime Lannister, costretto, in nome dell’onore, a schierarsi contro la sorella.

Speriamo di non rivedere ancora Benjen Stark che appare davvero improbabile sia sopravvissuto alla sua apparizione nella storia e, inoltre, di Deus ex machina, probabilmente, ci basteranno Bran e Melisandre.

Cersei Lannister è rimasta quasi sola tra i principali protagonisti della serie ma sappiamo che ha ancora alcune potenti frecce al suo arco, tra cui un misterioso esercito di mercenari, e, mentre i suoi nemici dovranno scontrarsi con l’esercito dei morti lei se ne resterà dietro le quinte ad ordire altre trame.

Danaerys è rimasta con soli due draghi, il che la indebolisce notevolmente, nonostante disponga di un esercito enorme e potente, soprattutto perchè il drago morto è entrato nelle fila dell’esercito del re della notte e, come abbiamo visto nel finale di stagione, è ora un’arma formidabile nelle mani degli estranei.

Altri personaggi apparentemente secondari potrebbero avere un ruolo fondamentale nella stagione finale: Theon Greyjoy ha avuto un sussulto di dignità e ha convinto quel che resta degli uomini della sorella ad aiutarlo ad andare in soccorso di lei. Arya Stark potrebbe continuare ad essere una scheggia impazzita mentre Brienne appare troppo simile a Jaime per non finire per avere a che fare con lui.

Particolare non secondario, i metalupi Spettro e Nymeria sono ancora in giro e, come si è visto, almeno Nymeria non ha dimenticato al sua padrona Arya, forse avranno anche loro qualcosa da dire nella stagione finale.

Insomma, una settima stagione che, al netto di alcune assurdità come i corvi viaggiatori diventati improvvisamente istantanei e come gli spostamenti dei personaggi da un luogo all’altro ormai degni del teletrasporto dell’Enterprise, pur essendo sostanzialmente interlocutoria ha cominciato a stringere le trame del tessuto e a cominciare a diventare più leggibile.

Certo, la chiusura di alcune sottotrame appare decisamente affrettata ma è anche vero che la produzione, probabilmente, non potendo aspettare i tempi biblici di Martin, probabilmente ha deciso di non lasciare sospesi in attesa degli svariati spin off della serie già previsti e ha dato un taglio netto alle fin troppo numerose storie in corso per concentrare le ultime puntate, quella della prossima stagione, esclusivamente sui personaggi principali.

L’interrogativo è se gli sceneggiatori senza il supporto del canovaccio scritto da Martin saranno in grado di mantenere le attese evitando colpi di scena ridicoli (come l’improvvisa esecuzione di Baelish). Le battaglie finora sono state all’altezza di un colossal cinematografico, gli effetti grafici, particolarmente quelli legati ai draghi sono spettacolari e credibili e, sotto questo aspetto, dovremmo essere al sicuro.

Possiamo solo sperare in un finale di serie credibile e all’altezza della complessissima trama sviluppata finora.

Non ci resta che aspettare un anno e mezzo per saperlo.

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Breaking news: missile nordcoreano sorvola il Giappone

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Lo avevano già segnalato le agenzie di Corea del sud e Giappone, poi il pentagono lo ha confermato: La Corea del Nord ha lanciato un missile che ha sorvolato il Giappone.

“Un missile lanciato dalla Corea del Nord ha sorvolato il Giappone”, ha detto dal pentagono il portavoce dell’esercito americano Rob Manning. “Siamo ancora in fase di valutazione di questo lancio“.
Poco prima, lo stato maggiore della Corea del Sud aveva rilasciato una dichiarazione secondo cui la Corea del Nord “ha sparato un proiettile non identificato” da una zona vicino a Sunan, nei pressi di Pyongyang, verso il mare ad est della penisola coreana che “ha sorvolato il Giappone“.
Il Segretario di stato Giapponese Yoshihide Suga ha dichiarato che il missile è passato sui cieli di Hokkaido e si stima sia caduto nell’Oceano Pacifico, circa 1.180 km a est del capo Erimo.
Il lancio è avvenuto alle 5:57 di ora locale.
“Dobbiamo dire che il lancio di questa mattina da parte del Nord è una minaccia gravissima per noi, visto che il missile sembra aver attraversato il nostro spazio aereo“, ha detto Suga ai giornalisti in una conferenza stampa, secondo l’ emittente televisiva NHK . “Potrebbe mettere in pericolo la pace e la sicurezza nella regione dell’Asia-Pacifico, ed è anche molto pericoloso e problematico in termini di sicurezza del traffico aereo e delle navi: il lancio è un’evidente violazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite.”
Martedì scorso, dopo il lancio effettuato dalla Corea del nord di tre missili caduti nel mar del Giappone, Il primo ministro giapponese Shinzo Abe aveva dichiarato che “Stiamo raccogliendo tutte le informazioni disponibili e prenderemo tutte le misure possibili per garantire la sicurezza del nostro popolo“, ha riferito NHK.
Secondo quanto affermato da Manning, il NORAD avrebbe stabilito che il lancio di missili dalla Corea del Nord non costituisce, per ora, una minaccia per il Nord America.
“Stiamo lavorando a stretto contatto con il Comando del Pacifico, con il Comando Strategico e il NORAD e forniremo un aggiornamento il più presto possibile“, ha detto Manning.
Un funzionario americano ha detto che i satelliti spia degli Stati Uniti avevano osservato i preparativi per un test di missili balistici probabilmente in grado di raggiungere Guam. La valutazione della situazione sarebbe in corso.
Cosa farà ora Trump? Subirà l’ennesima provocazione senza reagire?
Il mondo osserva con il fiato sospeso.
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Quattro amici al VAR

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Il campionato di calcio di Serie A 2017-2018 sarà ricordato per l’introduzione della cosiddetta Var (Video Assistant Referee), in pratica la famigerata moviola in campo, già da anni utilizzata in altre discipline tra cui il rugby e la pallavolo.

Ma cos’è e come funziona la VAR? – Prima di tutto va precisato che, a norma di regolamento, resta sempre l’arbitro a prendere la decisione finale. Detto questo, il suo utilizzo in campo, e il peso che avrà nelle decisioni dei direttori di gara, sarà una novità importante che potrebbe venire utilizzata anche al Mondiale di Russia 2018, ma la Fifa non ha ancora dato la comunicazione ufficiale.

In pratica il campionato di serie A di quest’anno servirà a sperimentare ed affinare questa tecnologia.

La Video assistenza arbitrale permette al direttore di gara di avvalersi del supporto delle telecamere. Sarà gestita sempre da dagli arbitri di Serie A: a bordo campo due addetti affiancheranno il quarto uomo, che continuerà a svolgere le sue funzioni, per esaminare i video delle azioni su due schermi. In campo, oltre l’arbitro, ci saranno i guardalinee, ma spariscono gli assistenti di porta.

In quali casi l’arbitro chiede la Var –  Solo l’arbitro potrà invocare la Var, mostrando con un gesto uno schermo, e fermando di conseguenza il gioco. E solo il direttore di gara prenderà la decisione finale, dopo aver consultato gli assistenti a bordo campo. La tecnologia sarà chiamata in causa solo per situazioni definite come golrigoriespulsione diretta e scambio di identità. Non sarà utilizzata per le ammonizioni. Gli assistenti possono segnalare all’arbitro situazioni dubbie e lui potrà decidere se eventualmente consultare il monitor.

Pochi secondi – Per Rizzoli, il capo degli arbitri italiani, la novità Var è tutta da seguire: “Dobbiamo essere tutti preparati, è così pure i media, su questo progetto: noi abbiamo fatto un lavoro mostruoso. Una cosa deve essere sempre chiara la decisione finale sarà comunque sempre solo ed esclusivamente dell’arbitro, l’obiettivo all’inizio è la massima accuratezza della decisione con minima interferenza e massimo beneficio”. Pochi secondi per decidere e non pregiudicare il naturale svolgimento delle azioni. “Il gioco non dovrà essere frazionato da interventi continui, perché lo scopo – ha sottolineato  il responsabile del progetto per il calcio italiano, Roberto Rosetti – è mantenere intatta la bellezza e fluidità del gioco“.

L’applicazione di questo strumento tecnologico nelle prime due giornate di campionato ha sollevato non poche polemiche. Sconcertati in alcuni casi sia i giocatori che i tifosi. Ad esempio, in Genoa – Juventus è stato concesso al Genoa un rigore nonostante l’azione fosse iniziata con un giocatore in fuorigioco e in Roma – Inter l’arbitro Orsato non ha nemmeno voluto consultare il supporto tecnologico in occasione di un possibile rigore, optando per l’unica soluzione non proponibile: un calcio d’angolo per la Roma quando, rigore o non rigore, nessun giocatore interista aveva toccato il pallone prima che finisse sul fondo.

La VAR è stata introdotta per supportare gli arbitri ma o si utilizzerà in tutti i casi dubbi, rivedendo i fotogrammi di tutta l’azione incriminata oppure sarà inutile. Squadre e giocatori non possono appellarsi alla VAR, l’unico che può decidere di farlo è l’arbitro e non servirà a niente se i direttori di gara non impareranno a mettersi in discussione e a smettere di ritenere insindacabile il loro giudizio.

In caso contrario, la VAR servirà solo ad incrementare ulteriormente le chiacchiere da bar. Quattro amici al VAR, appunto.

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La bufala dell’autopsia su un alieno

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Siamo nel 1995, all’improvviso il mondo dei media e degli appassionati di ufologia viene letteralmente travolto dalla diffusione di un video in bianco e nero in cui si assiste ad un’autopsia effettuata sul corpo di un alieno. Il fimato viene diffuso da un certo Ray Santilli, un tale che lavorava nel campo musicale, il quale spacciò il filmato per una vera autopsia effettuata sui resti dei corpi dell’equipaggio alieno estratti dai rottami dell’ufo crash di Roswell nel 1947. C’era anche un filmato che mostrava i rottami del disco volante.

Santilli dichiarò di aver acquistato i filmati da un ex cineoperatore militare di nome Jack Barnett. Questi avrebbe filmato nel 1947, quando era di stanza a Washington D.C., i rottami di un disco volante precipitato nel New Mexico, le autopsie di due alieni recuperati, la ricognizione di uno strano essere all’interno di una tenda da campo (noto come “Filmato della Tenda”), le immagini dei rottami del disco e altre sconvolgenti e ancora ignote sequenze. Barnett affermò che, dopo aver sviluppato le pellicole fece una prima consegna ma che i militari, chissà perché, non ritirarono mai le altre bobine.

Ad onor del vero, bisogna dire che la maggior parte degli ufologi e degli esperti catalogarono immediatamente il filmato come un falso, evidenziando numerosi indizi dai quali si poteva desumere che l’alieno sottoposto ad autopsia era un falso realizzato con un manichino riempito di interiora animali.

Negli USA, già nel novembre/dicembre 1995 era stato pubblicato, su un giornale anti-bufala molto famoso, la dimostrazione che si trattasse di un ridicolo falso, e una cosa simile avvenne anche in Italia nell’Aprile 1996, dove l’autopsia vinse addirittura il premio “Bufala d’oro”, non senza che, però, numerose televisioni, compresa la RAI, mandassero in onda il filmato, pagato a peso d’oro e ci facessero sopra trasmissioni e dibattiti.

Purtroppo, prevalse il sensazionalismo e la voglia di guadagnarci sopra, e quindi l’autopsia venne portata come vera negli anni successivi, ignorando le numerose prove che svelavano la bufala ed ignorando i numerosi pareri contrari alla sua veridicità.

Nel frattempo Ray Santilli cercò di far vivere il più possibile il mercato che era sorto intorno all’autopsia, e quindi fece sbucare false testimonianze e false analisi a favore, tutte smontate quasi immediatamente da molte persone.

E tutto questo mentre centri ufologici, anche italiani, emanarono sin da subito dispacci stampa per mettere in guardai dalla bufala, etichettandola già dal 1996 come la più pesante minaccia mai rivolta alla credibilità della ricerca ufologica seria, ed infatti la bufala dell’autopsia creò danni enormi.

La credibilità del filmato

Una delle bufale più ridicole fu la falsa affermazione della conferma della datazione della pellicola originale in seguito alla sua analisi da parte della Kodak, la quale smentì non appena contattata, ed anzi affermò che Santilli si era rifiutato di mandare il materiale richiesto per l’analisi, ma aveva mandato solo dei pezzetti di vecchia pellicola certamente non appartenente al filmato in questione, ed infatti mostravano tutt’altro. La Kodak infatti aveva bisogno di parti realmente della pellicola originale, da poter analizzare (senza danneggiarla) e stabilire l’anno esatto della pellicola, ma niente di questo le fu mai consegnato, neanche un fotogramma che riprendeva in modo certo una scena dell’autopsia. Anzi, nessuno mai vide il filmato proiettato dalla pellicola originale.

Santilli affermò che il filmato era su pellicola “del 1947, a 16 millimetri, in nitrato”, ma la Kodak non ha mai prodotto pellicole a 16 millimetri in nitrato.

La verifiche sulla pellicola addirittura sarebbero state ridicole: Santilli aveva faxato in copia all’esperto americano in tecniche fotografiche Bob Shell il codice presente su una pellicola (la scritta KODA seguita da un quadrato e da un triangolo), che corrispondeva a quello di una pellicola del 1947, ma Santilli non mostrò o inviò mai un frammento della pellicola originale con impresso quel codice.

Messo alle strette, Santilli rilasciò dei frammenti di pellicola che a suo dire appartenevano all’autopsia, tuttavia non centravano nulla perché alcuni mostravano lo stipite di una porta illuminata ed altri una sorta di gradini o immagini completamente nere. Ma non solo: la pellicola rilasciata da Santilli era a perforazione singola mentre la cinepresa Bell & Howell del 1947 (quella che il testimone di Santilli dice di aver utilizzato) poteva utilizzare esclusivamente pellicole con perforazione su ambo i lati.

Lo stesso modo in cui fu girata l’autopsia fu ritenuto errato da cameraman militari esperti degli anni’40, producendo riprese di pessima qualità, ed infatti dichiararono: “Se qualcuno nella mia unità avesse girato un filmato del genere sarebbe finito in cucina a pelare le patate”. Per quanto riguarda la qualità delle riprese, nel 1947, per progetti importanti, e in tutte le procedure mediche, si utilizzavano pellicole da 16 millimetri a colori. Per procedure mediche importanti, inoltre, venivano utilizzate due cineprese: una su un treppiedi e una montata sul soffitto (quindi entrambe fisse). Inoltre ogni autopsia era ripresa, oltre che da un cineoperatore, anche da un fotografo che, inevitabilmente, verrebbe inquadrato dalle telecamere. Tutto ciò non appare nel filmato di Santilli.

Gli esperti medici quando esaminarono l’autopsia nel filmato dichiararono: “l’autopsia è fatta secondo nessun canone e sicuramente non è stata eseguita da un patologo. Non ci siamo come manualità, non ci siamo come tempi, non ci siamo come ferri. Non vengono eseguiti prelievi e mancano i ferri necessari“.

Interessante anche quello che questi medici esperti affermarono sulla figura dell’alieno, che erano concordi nel definire l’alieno un “non senso biologico”. Essi dichiararono che: “le immagini si riferisco a strutture troppo vicine a quella umana ma contemporaneamente, l’assenza della muscolatura mimica del volto e l’assenza dei muscoli propri della mano rendono assurda l’ipotesi di una accomunanza ad un corpo umano. Una mano, che mostra di essere così vicina a quella umana ma che manca delle strutture muscolari destinate alla sua utilizzazione è un non senso biologico“. Gli esperti medici concordano anche sul fatto che non poteva trattarsi un caso di deformità e che gli organi interni erano messi in modo assurdo.

In sostanza, gli esperti medici ritennero sin da subito che si doveva trattare di un pupazzo.

Esperti di fama mondiale di effetti speciali di Hollywood dichiararono più volte all’unanimità che l’autopsia era un falso. Dichiararono anche che, vista la posizione del cadavere inconsistente per un corpo disteso, doveva essere stato utilizzato il modello di un corpo in posizione eretta. Tutti concordano comunque sulla facile riproducibilità del filmato, addirittura migliorando molti aspetti considerati il prodotto di un dilettante. Nessuno degli esperti in effetti speciali ha ammesso che vi possa essere anche solo la remota possibilità che il filmato sia genuino.

Interessante anche la presenza di un modello di telefono che, all’epoca in cui si sarebbe svolta l’autopsia ripresa (il 1947), ancora non era stato inventato: il telefono a muro con il filo a spirale è stato introdotto negli Stati Uniti dalla AT&T solamente nel 1956, come risulta da tutte le fonti ufficiali. Per controllare basta vedere il “Bell system telephone story” dove sono presenti tutti i telefoni prodotti e quello in questione appare inevitabilmente solo nel 1956.

Nel 1996 la rivista del Comitato Italiano per il controllo delle Affermazioni sul Paranormale (Cicap), Scienza & Paranormale, assegnò la “Bufala d’oro” al controverso filmato. Il premio è stato assegnato a Ray Santilli, proprietario del filmato, “per essere riuscito a vendere il suo prodotto a mezzo mondo“.

D’altronde in quegli anni molti esperti in varie discipline hanno accusarono il filmato dell’autopsia aliena di essere solo una frode supportata da un’abile campagna di marketing basata sull’ingenuità del pubblico.

Ciononostante il filmato fu continuato ad essere spacciato per autentico da molte fonti.

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La fine ufficiale della bufala

Con la diffusione di internet la gente poté informarsi meglio ed accedere alle prove che la smontavano, e nel 2006 lo stesso Ray Santilli ammise che si era trattato di un elaborato falso fatto con un pupazzo riempito di interiora di animali, procedendo poi ad utilizzare un effetto banale per far sembrare invecchiata la pellicola.

L’alieno fu realizzato da uno scultore inglese esperto di effetti speciali, John Humphreys, il quale era fu anche uno degli interpreti del filmato (il capo chirurgo). I “cadaveri” di lattice, racconta, furono riempiti con cervella di pecora, interiora di pollo e ossa e articolazioni di agnello comperate al mercato. Finito il filmato, girato da Humphreys, Ray Santilli (il direttore di una casa di produzione video che poi presentò al mondo i 91 minuti di “autopsia”) e tre altre persone, i fantocci furono fatti a pezzi e buttati nella spazzatura in vari punti di Londra. Santilli ha ammesso che i pannelli a sei dita nel filmato dei rottami sono il risultato di una “licenza artistica” e che egli stesso ha persino costruito una delle travi (I-beams) dal portabagagli della sua automobile.

Santilli tentò ancora di sfruttare economicamente la vicenda realizzando un film su tutta la vicenda, pubblicizzandolo soprattutto grazie all’attenzione ricevuta dopo la dichiarazione di falso.

Nel tentativo di non essere denunciato per truffa, Santilli dichiarò che in realtà la falsa autopsia era la sua ricostruzione di una vera autopsia danneggiata in suo possesso, e contemporaneamente nacque acque la voce, diffusa dai solito complottari, che in realtà era stato un cattivissimo governo occulto che aveva obbligato Santilli a dichiarare che l’autopsia era un falso, o che l’autopsia era stato un tentativo di fare disinformazione per screditare l’ufologia.

Ovviamente nulla si è imparato da questa storia, visto come continuano ad essere prese in considerazione bufale di ogni tipo, nonostante nell’era di internet sia facile trovare la dimostrazione di falsità di una cosa anche su siti esteri.

L’autopsia dell’alieno è l’ennesima dimostrazione dell’esistenza di persone che credono vere delle cose controverse nonostante l’evidenza dei fatti e nonostante la quasi totalità dei pareri sottolinei che si tratta di un falso.

Insomma, l’autopsia di un alieno mostrata nel filmato era tutta una montatura, ampiamente dimostrata. Nonostante questo c’è ancora gente che ne sostiene la veridicità adducendo che chi dice il contrario è al soldo dei governi oppure del NWO o addirittura degli alieni stessi.

Approfondimenti ( prevalentemente in inglese)

Ecco qui di seguito una serie di  articoli che contengono solo la storia di questa vicenda, ma anche molti dettagli interessanti come ulteriori prove di falsità non citate in questa sede. Molti dei link contengono scritti precedenti all’ufficializzazione del falso, anche di molti anni, e sono la riprova che già da subito si è saputo e dimostrata la falsità dell’autopsia:

http://www.ufowatchdog.com/aa_data.htm

http://ufocasebook.com/alienautopsyupdate.html

http://www.outtahear.com/beyond_updates/Mantle/Case%20Files/Alien%20Autopsy%20Game%20Over/Alien_Autopsy_Game_Over.html

http://www.outtahear.com/beyond_updates/debris.htm

http://www.outtahear.com/beyond_updates/kodak_1.html

http://www.outtahear.com/beyond_updates/autopsysign.html

http://www.outtahear.com/beyond_updates/Doubt1_sm.htm

http://www.outtahear.com/beyond_updates/Doubt2_sm.htm

http://www.outtahear.com/beyond_updates/Doubt3_sm.htm

http://www.outtahear.com/beyond_updates/Doubt4_no.htm

http://www.castleofspirits.com/alienautopsy.html

http://www.trudang.com/autopsy/autogoof.html

http://www.ufos-aliens.co.uk/cosmicaut.html

http://www.livescience.com/strangenews/060507_alien_autopsy.html

http://www.ufoencounters.co.uk/TheAlienAutopsyVideo.html

http://www.nemesi.net/roswell.htm

http://csifinanza.blogspot.com/2007/08/guarda-un-po-lautopsia-dellalieno-era.html

http://www.porticus.org/bell/images/bell_system_telephone_story_poster_640width.jpg

http://www.porticus.org/bell/images/b1956_wall_telephone.jpg

http://www.arpnet.it/ufo/jeffrecs.htm

http://www.ufo.it/testi/autopsy-faq.htm

http://forgetomori.com/2009/aliens/the-alien-autopsy/

Fonte: Ceifan

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Presentato Dream Chaser, il nuovo shuttle riutilizzabile della NASA

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La NASA ha presentato lo spazioplano di nuova generazione, il “Dream Chaser“, il primo veicolo adatto per i voli spazio-atmosferici riutilizzabile dall’epoca del ritiro della flotta di Space Shuttles parzialmente riutilizzabili.

Finora, ha completato solo il suo primo test di volo ma la NASA prevede di utilizzare questo modello per il servizio di traghetto verso e dalla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) nei prossimi anni. Entro la fine di quest’anno il Dream Chaser sarà sottoposto ad altre prove di volo.

Dream Chaser è stato progettato e costruito dalla Sierra Nevada Corporation. Questa società privata è una delle tre società che hanno stipulato contratti con la NASA per il trasporto di carichi all’ISS tra il 2019 e il 2024. la nuova navetta sarà in grado di collegarsi alla stazione spaziale con accesso immediato a passeggeri o carichi.

È relativamente piccolo, circa 9 metri dal naso alla coda, circa un quarto delle dimensioni dei vecchi shuttle ora in pensione. Ne sono previsti due diversi modelli: uno con pilota umano in grado di trasportare fino a sette membri di equipaggio. L’altro sarà in grado di viaggiare senza pilota e potrà trasportare fino a 5.500 chilogrammi di carico, ben oltre le attuali esigenze della NASA.

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Rappresentazione artistica del Dream Chaser in volo e attraccato ad una stazione spaziale. NASA

Proprio come i vecchi shuttle, il Dream Chaser verrà lanciato verticalmente su un razzo e rientrerà a terra atterrando su una pista come un aereo convenzionale.

Secondo Sierra Nevada Corporation questo veicolo potrà essere riutilizzato 15 volte senza doverne rinnovare il 90% dei componenti. Come dimostrato dai Falcon 9 riutilizzabili di SpaceX, l’uso della tecnologia riutilizzabile riduce drasticamente i costi del viaggio spaziale. In teoria, il Dream Chaser potrà essere utilizzato anche per altre attività come la manutenzione di satelliti e la rimozione di spazzatura spaziale.

La vecchia flotta di Space Shuttle parzialmente riutilizzabili in forza alla NASA riuscì a compiere 135 missioni tra il 1981 e il 2011.

Volare spesso, viaggiare in sicurezza, atterrare su pista e operare economicamente: questi sono i principi guida dei cargo spaziali del XXI secolo, che dovranno trasportare regolarmente carichi in orbita bassa per rifornire l’ISS e trasportare gli equipaggi di ricambio” Ha dichiarato la NASA nel suo annuncio .

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Scoperta la causa degli acufeni

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Avete presente quei fastidiosissimi fischi che ogni tanto ci sembra di udire e dai quali è difficilissimo distogliersi? Si chiamano acufeni e ne soffrono in tanti e in molti casi si tratta di rumori continui che finiscono per interferire sulla qualità della vita.

Un acufene (dal greco ἀκούω «udire» e ϕαίνομαι «manifestarsi», tinnitus in lingua latina), in medicina, è un disturbo uditivo costituito da rumori (come fischi, ronzii, fruscii, pulsazioni ecc.) che l’orecchio percepisce come fastidiosi a tal punto da influire sulla qualità della vita del soggetto che ne è affetto.

Esso non è classificabile come una malattia, ma è piuttosto una condizione che può derivare da una vasta pluralità di cause. Tra di esse si possono includere: danni neurologici (ad esempio dovuti a sclerosi multipla), infezioni dell’orecchio, stress ossidativo, stress emotivo, presenza di corpi estranei nell’orecchio, allergie nasali che impediscono (o inducono) il drenaggio dei fluidi, accumulo di cerume e l’esposizione a suoni di elevato volume. La sospensione dell’assunzione di benzodiazepine può essere anch’essa una causa. L’acufene può essere un accompagnamento della perdita dell’udito neurosensoriale o una conseguenza della perdita dell’udito congenita, oppure può essere anche un effetto collaterale di alcuni farmaci (acufene ototossico).

L’acufene è solitamente un fenomeno soggettivo, tale da non poter essere misurato oggettivamente. La condizione è spesso valutata clinicamente su una semplice scala da “lieve” a “catastrofico” in base agli effetti che esso comporta, come ad esempio l’interferenza con il sonno e sulle normali attività quotidiane.

Se viene individuata una causa di fondo, il suo trattamento può portare a miglioramenti. In caso contrario, in genere si ricorre alla psicoterapia. per il momento, non vi sono farmaci efficaci. La condizione è frequente, con una prevalenza che si attesta tra il circa 10% ÷ 15% delle persone, la cui maggioranza dimostra di tollerarla bene, dimostrandosi un problema significativo solo nell’1-2% degli individui.

Adesso, secondo quanto riporta l’ANSA, alcuni ricercatori dell’Università dell’ Illinois hanno scoperto che l’acufene cronico, il rumore come un fischio continuo che sente chi ne soffre, è associato ai cambiamenti in alcune reti nel cervello, determinando il fatto che questo rimanga sempre in modalita’ di attenzione senza poter andare in riposo. In sostanza e’ stato verificato non solo come questo continuo e fastidioso disturbo abbia una base organica ma e’ stato anche confermato e provato che incide negativamente sulla qualita’ della vita, impedendo al nostro cervello di mettersi in pausa. La ricerca, pubblicata su ”NeuroImage: Clinical”, ora apre alla speranza di poter sviluppare, in futuro, trattamenti efficaci per questo disturbo.

Utilizzando la risonanza magnetica funzionale per creare dei modelli sulla funzione e sulla struttura del cervello, il nuovo studio ha scoperto che l’acufene è in una regione del cervello chiamata precuneo.

Con le nuove tecniche e con questa particolare ricerca e’ emerso che il precuneo dei pazienti con acufene e’ modificato, più connesso alla rete di attenzione e meno connesso alla rete che lo mette in ‘pausa’. Tutto questo si traduce nel fatto che i pazienti con acufene non sono veramente riposati, anche quando si riposano, ”e ciò potrebbe spiegare perché molti riferiscano di essere stanchi più spesso”. Inoltre, in questo modo, il cervello rimane anche piu’ concentrato sul fastidioso fischio che accompagna ogni momento del giorno e della notte, con l’effetto paradossale di peggiorare la concentrazione.

Fonte: ANSA

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Dune ricoperte di ghiaccio su Marte

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La neve a base acquosa è stata recentemente scoperta su Marte – e non era prevedibile. Cade solo di notte, succede improvvise esplosioni di neve e la maggior parte delle neve caduta non rimane in superficie ma sublima semplicemente in gas direttamente dalla fase solida.

Il ghiaccio, invece, è abbastanza comune su Marte. Può presentarsi come ghiaccio d’acqua ma la maggior parte, almeno in superficie, è ghiaccio secco, biossido di carbonio congelato, e concentrato soprattutto ai poli di Marte. Quando le temperature aumentano, gran parte di questo ghiaccio sublima e l’atmosfera si arricchisce di anidride carbonica. Quando le temperature tornano a scendere lo strato di ghiaccio polare si estende nuovamente riassorbendo parte dell’anidride carbonica.

Questi frequenti ed improvvisi cambiamenti di temperatura spesso portano alla formazione di dune miste di neve e ghiaccio a base di anidride carbonica, come dimostra la splendida immagine diffusa dalla NASA ripresa dal Mars Reconnaissance Orbiter della NASA.

duna di ghiaccio marte

Si tratta di dune normali, di sabbia, formate dai venti del Pianeta Rosso. La caduta della neve notturna e il ghiaccio formato dalle basse temperature  di queste altissime latitudini nell’emisfero settentrionale disegnano le creste e le troche delle dune rendendole spettacolari.

Durante la primavera, quando le temperature salgono, la neve e il ghiaccio sublimano rapidamente. Ma non completamente. Parte dell’acqua sgocciola verso il basso tra i granelli di sabbia. Ciò si traduce nello spettacolare effetto di colori cremisi, bianco, ruggine visibile nella foto.

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FAKE ECLIPSE

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Qualcuno si era illuso che l’eclissi totale di sole negli Stati Uniti, visibile in mondovisione tramite i siti dedicati, avrebbero eliminato una volte per tutte la bizzarra idea, che ancora viene professata da alcuni, che la terra sia piatta e che ce la spacciano come un globo per qualche misterioso complotto.

Si potrebbe pensare che vedendo letteralmente la Luna eclissare il Sole i terrapiattisti si sarebbero rassegnati all’evidenza che i pianeti e le stelle sono globi e che la terra e la Luna ruotano intorno al Sole ma, invece, molti di loro sembrano essere più convinti che mai.

Rapper BoB ha postato su Twitter una riflessione che trasuda scetticismo circa l’eclissi solare totale. Questo il suo sarcastico  tweet: “È così straordinariamente bello come la luna non sia visibile prima e dopo un’eclissi solare totale # SolarEclipse17 # FknScienceBro…

Quando qualcuno gli ha chiesto quale fosse la causa dell’eclissi, ha risposto solo “Rahu”, riferendosi alle figure mitologiche Rahu e Ketu usate dall’antica cultura vedica per spiegare eventi astronomici.

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Durante e subito dopo l’eclisse su YouTube sono comparse le incredibili immagini che la NASA ha orgogliosamente, e giustamente, mostrato. Alcuni hanno interpretato queste immagini della NASA come CGI realizzati per raccontare una falsa verità, un tentativo ultratecnologico per confutare le idee dei moderni credenti del “modello geocentrico”.

Un video di YouTube , denominato “FAKE ECLIPSE“, afferma che l’oggetto a forma di luna che ha oscurato il Sole non era la Luna. Si è semplicemente trattato di un trucco con “luce invertita” attraverso un software di editing fotografico. Secondo questi “esperti” era piuttosto facile capire che l’ombra / colore della Luna nelle immagini era la stessa dello spazio dietro il Sole, vale a dire nero. Questo, sostengono, suggerisce che l’eclisse solare avesse qualcosa a che fare con il Sole stesso, non con un corpo celeste davanti al Sole.

Anche la particolare illuminazione che ha accompagnato le fasi predenti e successive all’eclisse totale è stata interpretata dai terrapiattisti come una prova della finzione. A loro parere, la luce sulla terra avrebbe dovuto comportarsi proprio come una lampadina accesa o spenta mentre lo strano effetto era chiaramente dovuto al progressivo adattamento della scenografia alle condizioni che si volevano produrre.

Insomma, nemmeno l’evidenza è utile per convincere chi non vuole convincersi.

Per dirla con Friedrich Schiller, “contro la stupidità, neanche gli dei possono nulla”.

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Prepping

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I limiti dei lanci spaziali basati sui razzi e la “ferrovia” orbitale

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L'attuale tecnologia per i lanci spaziali basata sui razzi è obsoleta e deve essere a più presto sostituita da nuovi e rivoluzionari approcci. Si è parlato di ascensori spaziali, catapulte e altri sistemi ancora più improbabili. Un ingegnere russo propone ora una sorta di ferrovia per l'orbita bassa...