Perché c’è chi continua a vedere in giro la tigre della Tasmania, un animale estinto da anni?

La risposta potrebbe risiedere nelle stranezze della nostra mente e nel modo in cui elaboriamo le informazioni che sono allo stesso tempo familiari e difficili da percepire. non esistono prove inoppugnabili dell'attuale esistenza della tigre della Tasmania

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Perché c'è chi continua a vedere in giro la tigre della Tasmania, un animale estinto da anni?
Perché c'è chi continua a vedere in giro la tigre della Tasmania, un animale estinto da anni?

La tigre della tasmania, nota anche come tilacino, era un grande predatore marsupiale, più simile a un cane selvatico che a una tigre, abitava tutta la Tasmania e l’Australia continentale. Purtroppo, questa specie è stata dichiarata estinta nel 1936.

Nonostante ciò, poco tempo fa, Neil Waters, presidente della Thylacine Awareness Group of Australia ha dichiarato di essere in possesso di alcune prove fotografiche che mostrerebbero una famiglia di tilacini sopravvissuta all’estinzione. Le quattro foto, ha affermato Waters, mostrano una famiglia di tilacini, inclusa una giovane tigre della tasmania ripresa nella fitta boscaglia. L’annuncio ha portato una ventata di entusiasmo tra gli appassionati di fauna selvatica.

Le foto, però, analizzate da esperti che conoscono molto bene la tigre della tasmania, sono state smentite, gli animali ritratti non sarebbero affatto dei tilacini.

Non è la prima volta che vengono fatte affermazioni stravaganti su foto o video che mostrerebbero specie estinte o sconosciute. Per quale motivo questi fatti si ripetono con regolarità coinvolgendo anche esperti?

Secondo gli psicologi la risposta potrebbe risiedere nelle stranezze della nostra mente e nel modo in cui elaboriamo le informazioni che sono allo stesso tempo familiari e difficili da percepire.



Spesso i filmati sono bufale, mentre molte foto e video mostrano davvero animali reali, anche se non sono ciò che la gente afferma di vedere. Nel 2005, una trappola fotografica del WWF ha filmato un “carnivoro misterioso” – probabilmente uno scoiattolo volante – nella giungla del Borneo indonesiano. Nel 2007, 2011 e 2014, video di cani e procioni senza pelo in Texas sono stati descritti come chupacabras.

Lo stesso anno, un kayaker ha registrato un filmato che pretendeva di mostrare un picchio dal becco d’avorio, animale ormai estinto, causando un’acceso dibattito e un discreto interesse scientifico. Molti esperti hanno concluso che l’uccello era più probabilmente un picchio pileato.

La tigre della tasmania e il bias di conferma

Nonostante tutto questo, però, non si può escludere che specie ritenute estinte ricompaiano all’improvviso.

Nel 2021, la notizia della riscoperta del Babbler dalle sopracciglia nere, ritenuto estinto dal 1840, è venuta a galla dopo che due indonesiani avevano catturato e fotografato un esemplare. Il giorno dopo, un entomologo, ha annunciato la scoperta di sei esemplari dell’ape ammantata australiana, osservata l’ultima volta nel 1923.

Ecco spiegato il motivo per cui le foto della tigre della tasmania hanno convinto alcuni esperti. A differenza di animali folkloristici come il mostro di Loch Ness o Bigfoot, questi animali sono reali a memoria d’uomo, una foto o un filmato quindi, sono assolutamente possibili.

Oggi tutti possediamo uno smartphone. Per questo, le riprese scattate da trappole fotografiche o naturalisti dilettanti possono essere utili a stabilire la presenza e i modelli di attività degli animali nell’ambiente, ha affermato Holly English, dottoranda in ecologia e comportamento della fauna selvatica dell’University College di Dublino.

Le foto o i filmati possono essere utili per scoprire animali che vivono in luoghi inaspettati.

La ricerca sulle popolazioni di wallaby esotici in Gran Bretagna, ad esempio, si è basata in parte su immagini condivise sui social media. Susan Wardle, neuroscienziata del National Institutes of Health negli Stati Uniti, sostiene che credere che determinate specie fotografate o filmate non siano estinte possono in parte essere spiegate dalle stranezze psicologiche degli esseri umani.

Non siamo in grado di elaborare ogni singolo dettaglio sensoriale, dice la Wardle, quindi il nostro cervello ricostruisce ciò che vediamo sulla base dell’input complesso ma ambiguo ricevuto dai nostri occhi. La ricerca ha dimostrato che i dati sensoriali poco chiari fanno sì che il cervello faccia un maggior affidamento a schemi preconcetti per trovare un senso.

“Ciò significa che esiste un’interessante interazione tra percezione e cognizione: le nostre convinzioni e le nostre esperienze precedenti possono influenzare ciò che vediamo. O più precisamente, quello che pensiamo di vedere “, ha detto il dottor Wardle. Questo comportamento può ingannare le persone quando studiano prove fotografiche di animali ritenuti estinti, soprattutto se hanno già un’idea di ciò che stanno cercando.

Molte persone che vanno alla ricerca di animali estinti hanno un forte investimento emotivo nell’identificarle, “e sono già convinte che le creature esistano ancora”, ha detto Christopher French, che ha fondato l’Anomalistic Psychology Research Unit at Goldsmiths, University of London.

Questa convinzione rende più facile credere di vedere la preda in ogni ombra, aggiunge il dottor French, o in fotografie che non offrono una visione chiara dell’animale in questione.

In un video pubblicato il 23 febbraio 2021 su Youtube, il signor Waters, ex orticoltore, ha sostenuto di aver immortalato la tigre della tasmania ritenuta estinta. Ha raccontato di aver posizionato trappole fotografiche nella boscaglia della Tasmania e di aver scattato quattro immagini “non ambigue” di una famiglia di tilacini.

La tigre della tasmania si estinse con l’arrivo dei coloni europei in Tasmania, un’isola a sud della terraferma australiana. L’ultimo individuo conosciuto, chiamato “Benjamin”, morì in cattività nel 1936.

Come ha raccontato Darren Naish, paleozoologo dell’Università di Southampton in Inghilterra, nei decenni seguenti sono stati segnalati diversi avvistamenti della tigre della tasmania, ma le spedizioni organizzate alla ricerca dei sopravvissuti non ha avuto successo. Nonostante questo, gli avvistamenti sono aumentati, soprattutto negli anni ’80 e vengono segnalati ancora oggi.

“Questo suggerisce che gli avvistamenti erano e sono un fenomeno sociale, non un fenomeno zoologico”, ha spiegato il dottor Naish.

Il signor Waters ha inviato le sue foto al Tasmanian Museum and Art Gallery per essere analizzate da Nick Mooney, un esperto della tigre della tasmania. Lui e i suoi colleghi hanno smentito le affermazioni del signor Waters: le foto non mostrano esemplari di tilacino.

“TMAG riceve regolarmente richieste di verifica da membri del pubblico che sperano che il tilacino sia ancora con noi”, ha chiarito il museo in una nota. “Sulla base delle caratteristiche fisiche mostrate nelle foto fornite dal signor Waters, è molto improbabile che gli animali siano tilacini”.

Probabilmente, l’animale ritratto era un pademelons della Tasmania, un piccolo marsupiale robusto simile a un wallaby.

Adam Pask dell’Università di Melbourne, esperto di tilacini, ha spiegato che molti avvistamenti portano ad errori di identificazione molto simili. Spesso, afferma Pask, i cani selvatici che vagano per la Tasmania vengono confusi con la tigre della tasmania.

Questi errori sono comuni, ha detto il dottor Naish, in parte perché anche persone esperte e ricercatori non sono sempre abili nell’identificare gli animali da angolazioni difficili o in situazioni non familiari. Le dimensioni e la distanza possono essere difficili da interpretare nelle fotografie, dove anche i gatti domestici possono essere confusi con grandi felini.

Tutti noi facciamo errori, anche i naturalisti più esperti ne commettono. Chi va a caccia di animali scomparsi spesso si lascia convincere da filmati ambigui ignorando le critiche di esperti qualificati.

In generale soffriamo tutti di quello che viene definito bias di conferma, se siamo coinvolti in qualche modo nella ricerca è più probabile che le prove che troviamo ci convincano maggiormente.

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