Il Periodo caldo medievale e l’attuale riscaldamento globale

Il Periodo caldo medievale fu un periodo della storia caratterizzato da un inusuale clima relativamente caldo, nella regione del nord Atlantico, durato circa 300 anni dal IX al XIV secolo. Spesso il PCM viene utilizzato per sostenere che l'attuale Global Warming è solo un'enfatizzazione di fatti già accaduti in passato e poi regrediti

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Riscaldamento senza precedenti negli ultimi 1200 anni, cambiamento climatico
Riscaldamento senza precedenti negli ultimi 1200 anni

Una nuova serie temporale di 1.200 anni basata sugli anelli degli alberi mostra un riscaldamento senza precedenti. Ad affermarlo un nuovo studio pubblicato su Nature e coordinato dall’Università degli Studi di Padova e dall’Istituto Federale Svizzero di Ricerca per la Foresta, la Neve e il Paesaggio (WSL).

La misurazione sull’arco temporale di 1.200 anni è stata effettuata tramite l’analisi degli anelli degli alberi che hanno mostrato un forte riscaldamento rispetto al passato. Questo il risultato del team di ricerca coordinato da Prof. Marco Carrer dell’Università di Padova e da Georg von Arx del WSL.

Tutto inizia durante gli anni turbolenti del medioevo: in tale epoca non solo si ebbe la cosiddetta “Piccola Era Glaciale“, ma anche il “Periodo Caldo Medievale“.

Riscaldamento: cosa fu il Periodo Caldo Medioevale

Prima di iniziare con l’argomento principale dell’articolo è bene dare una breve informazione su cosa sia stato il Periodo Caldo Medievale. Tale periodo, noto anche come Optimum Climatico Medievale (MWP, dall’inglese “Medieval Warm Period”) si verificò durante il Medioevo, approssimativamente tra l’800 e il 1300 d.C. È un argomento di dibattito e ricerca nella comunità scientifica e si riferisce a un periodo di riscaldamento relativo in alcune parti del mondo, in particolare nell’emisfero settentrionale.

La causa principale del Periodo Caldo Medievale non è del tutto chiara, ma si ritiene che diversi fattori abbiano contribuito, come variazioni nell’attività solare, cambiamenti nella circolazione atmosferica e vulcanismo. È importante notare che, sebbene il riscaldamento sia stato significativo, non è stato uniforme in tutto il mondo e non è stato un evento globale.



Carrer: “Questioni di temperatura”

Marco Carrer del Dipartimento Territorio e Sistemi Agro forestali dell’Università di Padova ha spiegato tramite alcune dichiarazioni riportate dal portale Le Scienze: “Le ricostruzioni climatiche precedenti si basavano sull’ampiezza o densità degli anelli degli alberi. Tali misure dipendono molto dalla temperatura, ma a volte subentrano altri fattori in grado di influire sull’ampiezza o densità di un anello. Insieme ad altri ricercatori abbiamo prodotto una nuova ricostruzione climatica basata su un metodo innovativo e particolarmente preciso per estrarre dagli alberi informazioni sulle temperature pregresse. A differenza dei lavori precedenti, i nuovi risultati portano alla stessa conclusione dei modelli climatici: il Periodo Caldo Medievale, almeno per la Scandinavia, area da cui provengono gli alberi studiati, era più freddo di quanto si pensasse. Il riscaldamento attuale è quindi probabilmente al di fuori dell’intervallo di fluttuazioni naturali delle temperature negli ultimi 1200 anni”.

L’analisi su 50 milioni di cellule

Questo recente studio ha introdotto un innovativo approccio per la misurazione diretta dello spessore delle pareti cellulari all’interno delle cellule del legno. Mediante l’impiego di questa metodologia pionieristica, è stato possibile ottenere misurazioni precise e dirette delle caratteristiche delle pareti cellulari.

Le cellule del legno, distribuite in anelli concentrici, fungono da archivio naturale di informazioni climatiche risalenti al momento della loro formazione. Questo studio ha sfruttato questa particolare struttura per analizzare un gran numero di cellule all’interno di ciascun anello, che spaziano da centinaia a talvolta migliaia. Questa ampia analisi ha consentito di estrarre dati climatici di straordinaria precisione.

Il punto di Jesper Björklund

Jesper Björklund, primo autore dello studio e ricercatore presso il WSL (Swiss Federal Institute for Forest, Snow and Landscape Research), ha spiegato che ciascuna cellula all’interno di ogni anello conserva preziose informazioni relative al clima al momento della sua formazione. Questo approccio ha permesso di ottenere una comprensione dettagliata dei modelli climatici del passato, aprendo nuove prospettive per la ricerca in questo campo.

L’innovativa metodologia impiegata in questo studio offre un contributo significativo alla scienza climatica, poiché permette di accedere a dettagli climatici fino ad ora inesplorati. I risultati ottenuti potrebbero avere implicazioni rilevanti per la comprensione dei cambiamenti climatici passati e futuri, contribuendo così alla ricerca e alla conoscenza nel campo della climatologia.

Il Periodo Caldo Medievale

Il Periodo caldo medievale (PCM – od Optimum climatico medievale) fu un periodo della storia umana caratterizzato da un inusuale clima relativamente caldo, nella regione del nord Atlantico, durato circa 300 anni dal IX al XIV secolo.

Spesso invocato nelle discussioni attuali sul riscaldamento globale che interessa il clima terrestre dal XXI secolo, alcuni si riferiscono ad eventi come il PCM per sostenere che le previsioni fatte da più parti sono un’enfatizzazione di fatti già accaduti in passato e poi regrediti.

Il dibattito sull’entità di tale riscaldamento, così come del successivo raffreddamento durante la Piccola era glaciale, rimane tuttavia ancora aperto e rientra nella più ampia discussione nota ai più come controversia della mazza da hockey.

Ricerche sul periodo caldo medioevale e sulla seguente piccola era glaciale, PEG (in inglese little ice age, LIA) furono fatte in Europa dove il fenomeno venne molto ben documentato dagli storici.

Uno studio del 2010 a cura del Prof. Martin P.Luthi dell’Università di Zurigo ha dimostrato come l’estensione dei ghiacciai alpini durante questo periodo fosse simile, se non inferiore, a quella attuale.

Inizialmente si credette che il cambio climatico fosse stato globale, ma questa tesi è stata contestata. Il rapporto del 2001 del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, organismo dell’ONU che studia la variazione delle temperature sulla terra, dichiarò sommarie queste affermazioni, sostenendo che: “…le conoscenze attuali non consentono di sostenere che possano essere esistiti periodi globalmente sincroni di particolare caldo o freddo su tutto il globo terrestre e i termini periodo caldo medievale e piccola era glaciale hanno dei significati limitati e non possono essere ascritti a tutto il globo terrestre nei singoli periodi in cui furono osservati“.

I paleoclimatologi che hanno sviluppato degli studi regionali specifici su eventi del passato hanno chiamato questi fenomeni con il nome di periodo caldo medievale e piccola era glaciale. Altri seguono le convenzioni e quando un evento climatologico significativo viene trovato nel “PEG” o “PCM”, ne associano l’esistenza al periodo in cui si è verificato. Il periodo caldo medievale coincide in parte con l’attività solare chiamata massimo medievale e verificatasi tra il 1100 e il 1250.

La teoria del «periodo caldo medievale» ha sempre rappresentato un rompicapo per gli scienziati. Alcuni dati empirici, infatti, sembravano effettivamente indicare temperature persino più elevate di quelle attuali, ma nessuna teoria climatologica sembrava spiegare la ragione di questa variazione avvenuta tra il decimo e il tredicesimo secolo.

Questa nuova ricerca, attuata con una metodologia più precisa di quelle precedenti, ha rivelato che la temperatura medievale era inferiore a quella attuale, in perfetto accodo con i modelli climatici.

Ora ci sono quindi due fonti indipendenti che indicano come le temperature medioevali fossero più basse di quanto si pensava in precedenza. All’opposto, si conferma che il riscaldamento attuale è senza precedenti, almeno nell’ultimo millennio.

Questi risultati da una parte contribuiscono ad avere fiducia nelle proiezioni dei modelli climatici e dall’altra sottolineano, in parte, il ruolo chiave delle attività antropiche nel determinare la fase di riscaldamento che stiamo sperimentando attualmente.

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