Daniel Leger nel 1943 aveva 21 anni e faceva parte del servizio di lavoro obbligatorio tedesco. Era di stanza in un campo di lavoro a Gdynia, sulla costa baltica polacca.
Daniel Leger, diversi anni dopo, donò alle cronache ufologiche uno strano ma affascinante racconto che aveva tenuto per sé anche per il tipo di servizio da lui svolto in piena seconda guerra mondiale.
Inizialmente non dette all’incontro particolare importanza, reputandolo un incontro casuale con un pilota sperimentale tedesco che se guardato con occhi diversi poteva sembrare qualcosa di molto diverso e il pilota in realtà poteva provenire da molto più lontano.
Questo è uno dei pochi racconti, oltre agli avvistamenti dei Foo-fighters e qualche altro incontro con qualche aeronave di natura ignota, che parla esplicitamente di una qualche presenza aliena che proprio durante il sanguinoso secondo conflitto mondiale iniziava a interessarsi al pianeta Terra e ai suoi litigiosi abitanti. In seguito, pochi anni dopo, fecero nacquero i “contattisti” che raccontavano di essere, appunto, in contatto con gli alieni, esseri in tutto e per tutto simili a noi, che li avevano scelti come mediatori e che si preoccupavano della sorte della Terra portando un messaggio di pace e speranza.
Strano oggetto nella sabbia
Il 18 luglio 1943, Leger chiese il permesso di visitare la vicina città di Exelgroud. Sarebbe partito presto a piedi a causa della mancanza di mezzi di trasporto. Per questo motivo, Daniel decise di percorrere una scorciatoia per raggiungere la sua destinazione, andando oltre le dune di sabbia. Era una scorciatoia che gli avrebbe concesso un incontro affascinante.
Mentre si faceva strada tra le dune, vide un oggetto spiccare davanti a lui. Aveva un aspetto opaco e metallico, e sembrava essersi schiantato sulla sabbia, sotterrato per metà.
Di fronte al velivolo, riuscì a distinguere una figura. Indossava un abbigliamento attillato e nero che avvolgeva il corpo della figura dal collo ai piedi. Tuttavia Leger poteva vedere chiaramente che si trattava di una donna dai lunghi capelli biondi.
Leger in un primo momento credette di trovarsi dinnanzi a un pilota sperimentale tedesco, forse proveniente dalla vicina base navale. L’oggetto semi sepolto nella sabbia di fronte a lei doveva essere un aereo da combattimento top-secret.
Leger inizialmente tentò di allontanarsi dalla scena. Prima che potesse farlo, tuttavia, la donna rivolse lo sguardo nella sua direzione.
L’Aviatrix
La donna sconosciuta si rivolse a Daniel in un linguaggio sconosciuto e nonostante ciò, ignara di non essere compresa continuò a parlare.
Leger ebbe la sensazione che la donna misteriosa capisse il suo francese. La donna a gesti fece poi capire a Daniel di avere bisogno di aiuto per disseppellire lo strano oggetto incagliato nella sabbia, richiesta cui Daniel acconsentì.
Il tedesco, durante il lavoro, notò che la donna era straordinariamente bella e priva di trucco, la tuta la copriva dal collo ai piedi, lasciando scoperti solo testa e mani con unghie corte e ben curate e senza smalto. Intorno alla vita portava una cintura nera, con un quadratino d’argento attorno a quella che doveva essere la fibbia.
Man mano che l’oggetto veniva liberato dalla sabbia, riusci a vedere altri dettagli. Leger avrebbe in seguito descrisse l’oggetto come “due piatti uniti!” Tra loro c’erano due anelli con una linea nera tra di essi. Forse, la cosa più evidente era la mancanza di saldature, giunzioni, bulloni. Come se l’intero oggetto fosse stato realizzato in un unico pezzo di metallo.
La nave misteriosa
L’oggetto venne liberato dopo dieci minuti di lavoro. Lo sguardo sul viso della donna, così come il tono delle sue strane parole, era la prova di apprezzamento per il suo sforzo.
Fu a questo punto che la donna sembrò rendersi conto che Leger non riusciva a capirla. Si fermò brevemente per assicurarsi che stesse guardando nella sua direzione e poi avrebbe puntato il dito verso il cielo, avrebbe toccato il suo petto, e poi gli avrebbe toccato delicatamente la mano sul petto.
Sconcertato e affascinato, continuando a ripetersi che questa enigmatica signora era una pilota sperimentale tedesca, la guardò mentre premeva il quadrato d’argento sulla cintura. Dal nulla, una apertura apparve accanto a loro. La donna entrò nell’oggetto facendo cenno a Leger di allontanarsi, presumibilmente per la sua sicurezza. L’apertura si chiuse e nel metallo scomparve ogni traccia, come se l’apertura non ci fosse mai stata.
- Prima di allontanarsi, Leger riuscì a vedere all’interno del veicolo la donna “a quattro zampe”, le mani manipolavano qualcosa che non riusci a vedere. Leger affermò che la posizione della donna gli ricordò qualcuno “alla guida di una moto in una competizione”!
Leger si allontanò dall’oggetto che decollò dolcemente. I due “piatti” stavano ruotando, ciascuno nella direzione opposta all’altro. La banda nera tra di loro ora brillava intensamente. Improvvisamente, l’oggetto accelerò dirigendosi verso l’alto e sparendo alla vista di li a poco.
La storia di Leger è simile a molte storie di incontri ravvicinati che si sono susseguiti nel tempo, soprattutto nel periodo dell’epoca d’oro dei contattisti che si sviluppò negli anni cinquanta portando alla ribalta numerosi personaggi che grazie alle loro storie divennero molto famosi.
Ma la storia può essere solo nata dall’interesse di Daniel Leger per i dischi volanti e questo racconto non è l’unico, già due anni prima, nel 1941 Daniel Leger fu testimone di un attacco aereo tedesco contro una strana nuvola grigia. Gli attacchi però non diedero alcun risultato perché ogni volta che si avvicinavano alla nuvola i motori parevano bloccarsi di colpo per tornare in funzione dopo essersi allontanati.
Storie del genere ci insegnano comunque qualcosa e, soprattutto in una mente razionale, e scettica fanno scattare alcune domande: come mai storie del genere non lasciano nulla se non la storia stessa in seguito abbellita e ampliata?
Questo è il vero mistero.
Fonte: https://www.ufoinsight.com/daniel-leger-aviatrix-strange-encounter/