Contattismo: Udo Wartena e gli alieni

Udo Wartena era un minatore che osservò un oggetto di grandi dimensioni dalla forma discoidale sospeso sopa un prato in una zona isolata. L'oggetto volante era simile a due piatti fondi contrapposti del colore dell'acciaio inossidabile.

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Udo Wartena era un minatore che osservò un oggetto di grandi dimensioni dalla forma discoidale sospeso sopa un prato in una zona isolata. L’oggetto volante era simile a due piatti fondi contrapposti del colore dell’acciaio inossidabile.

Poco dopo Udo vide una scala dispiegarsi dal fondo dell’oggetto volante che si apri.  Dall’apertura sbucò un uomo che gli chiese il permesso di prendere un po d’acqua.

L’uomo, in seguito, invitò Udo  Wartena all’interno dell’oggetto. Wartena accettò e, una volta salito a bordo, incontrò un altro uomo che gli disse che provenivano da un pianeta lontano e avevano 609 anni.

L’incredibile incontro avvenne 7 anni prima del famoso avvistamento di Kenneth Arnold e dei fatti di Roswell, l’UFO crash simbolo dell’ufologia, ma anche quello che può farci capire quanti interessi ci sono nel moderno mondo ufologico.

Udo Wartena era un immigrato olandese che viveva negli Stati Uniti occidentali, e per anni tenne per sé quanto visse nel maggio del 1940 in un mattino di primavera. Solo poco prima della sua morte, avvenuta nel 1989, si confidò con due amici e poi scrisse i dettagli della sua esperienza in modo che non venissero dimenticati.



Questa storia, poco conosciuta nell’ambiente ufologico, ci è ora nota nei particolari grazie al ricercatore australiano Warren Aston. Il caso è simile ai classici raccontati da quelli che si fanno chiamare contattisti, individui che vantavano rapporti amichevoli con esseri extraterrestri.

L’anno è il 1940, la terra è al secondo anno di una terribile guerra, il secondo conflitto mondiale che vede impiegare armi e tecnologie mai viste prima, ma l’uomo è lontano dal conquistare lo spazio, mancano 17 anni allo Sputnik e solo pochi sognano di raggiungere la Luna o vivere nello spazio.

Lo sbarco

Udo una mattina dei primi di maggio 1940, seguiva l’attività mineraria nella foresta vicino alla base di Boulder Mountain, a breve distanza dal Canyon Ferry Lake, vicino alla cittadina di Townsend, a sud-est di Helena, nel Montana.

Udo, era un minatore di 37 anni di origine olandese, lavorava per la Northwest Mining Company. Il mese prima aveva trovato un deposito con tracce di minerali d’oro e cosi decise di iniziare a lavorare nel tempo libero ripulendo un vecchio fossato lungo il fianco della montagna che avrebbe usato per deviare l’acqua necessaria nella miniera. Durante le operazioni di scavo udi un ronzio, ma inizialmente non ci fece caso, poteva essere un aereo che ogni tanto sorvolava l’area dalla base di Great Falls a nord. Dapprima Udo notò poco il suono, ma quando il rumore continuò pensò che un veicolo era salito, quindi si arrampicò su un terreno più alto.

Da lì, vide un grosso oggetto discoidale, alto circa trenta piedi e largo più di un centinaio che si librava poco sopra il prato dove aveva costruito la sua diga. Udo lo descrisse come “due piatti da minestra, uno invertito sull’altro”  e del colore dell’acciaio inossidabile. Inizialmente pensò a un dirigibile ma ben presto notò che dal fondo uscì una figura umana. L’essere inizio a camminare verso di lui.

Udo decise di andargli incontro. Arrivato a una distanza di una decina di passi notò che l’uomo era di bell’aspetto e più o meno della sua stessa età. Indossava una tuta grigio chiara con un cappuccio e portava ai piedi dei mocassini o pantofole. L’uomo gli strinse la mano scusandosi per il disturbo e chiese a Udo se poteva rifornirsi di acqua.

Di lì a poco, Udo fu invitato a salire sull’oggetto volante dallo sconosciuto.

Udo entrò all’interno e nel suo racconto descrive minuziosamente l’interno del velivolo: una stanza ampia, illuminata dal soffitto, dotata di panche e con una porta scorrevole, come ogni astronave che si rispetti. All’interno della stanza Udo descrisse un uomo anziano, con i capelli bianchi. Anche l’uomo più giovane, quello incontrato per primo aveva i capelli bianchi e secondo quanto raccontò Udo avevano circa seicento anni quello più giovane e novecento quello anziano, dei Matusalemme insomma, cosa non rara nei racconti dei contattisti che descrivono esseri simili a noi capaci di vivere per secoli.

Udo chiese come mai gli occorreva l’acqua del ruscello, perché non prenderla dal lago? La risposta fu che quella del lago era piena di alghe.

Una curiosità, Udo molti anni dopo raccontò che l’idrogeno estratto dall’acqua serviva come combustibile per il velivolo. Qualcuno salterà sulla sedia, ma questa informazione Udo la avrebbe potuta reperire ovunque, da un libro di chimica, da un film, ovunque.

Udo, incuriosito dal rumore del velivolo, chiese cosa lo producesse e i suoi interlocutori gli mostrarono il funzionamento del dispositivo che includeva dei volani in rotazione che mantenevano stabile la nave. A grandi linee i due spiegarono il funzionamento della nave che generava una gravità propria ed era capace di superare quella dei pianeti e delle stelle.

Il funzionamento avveniva tramite campi elettromagnetici, insomma, nulla di nuovo sotto il sole, cose che anche altri avevano raccontato.

Udo venne informato dai due su come il veicolo, concentrandosi su una stella avrebbe usato la sua energia per trascinarsi nello spazio cavalcando le onde luminose, andando a velocità maggiori di quella della luce. Affermazioni simili a quelle rilasciate dal controverso Bob Lazar fanno notare alcuni, ma Lazar rese note le sue teorie nel 1989, guarda caso nello stesso anno in cui Udo, prima di morire raccontò la sua storia affascinate.

Un caso?

Udo avrebbe potuto inventare una storia del genere attingendo a piene mani dalla fantascienza e dall’ufologia, quindi la storia apparentemente singolare ma raccontata a così tanti anni di distanza, non deve stupire l’attento lettore.

Fonte: http://galactic.no/rune/udo_wartena_case.htm

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