La ricerca della vita oltre la Terra è una delle motivazioni principali delle numnerose missioni che abbiamo inviato sul Pianeta Rosso e, in questo nuovo video, una ricercatrice della NASA esamina da vicino la domanda che guida tutto: c’è vita su Marte?
La NASA ha diverse missioni in funzione sulla superficie di Marte impegnate nella ricerca di tracce di vita. Le principali tra queste missioni sono condotte dal rover Curiosity, che è atterrato su Marte nel 2012, e dal rover Perseverance, che è atterrato sulla superficie marziana nel 2021. Quest’ultimo ha raccolto frammenti dalle rocce del cratere Jezero dove potrebbero essere intrappolate minuscole tracce di vita.
“Solo ora stiamo portando sulla superficie marziana strumenti che possono aiutarci a capire questi luoghi potenzialmente abitabili e a cui possiamo porre domande più profonde sul potenziale di abitabilità in quei nuclei rocciosi“, dice Heather Graham, astrobiologa del Goddard Space Flight Center della NASA, nel video di 1 minuto pubblicato il 28 dicembre. “Stiamo cercando la vita su Marte da molto tempo“.
La scienziata della NASA Heather Graham è una geochimica organica e ricercatrice associata con sede presso il Goddard Space Flight Center dell’agenzia a Greenbelt, nel Maryland, che studia le connessioni tra sistemi biotici e abiotici.
La ricerca di Graham si è concentrata sullo sviluppo di strumenti e tecniche che possono aiutarci a identificare le prove di sistemi viventi che potrebbero avere una biochimica diversa dalla vita sulla Terra, note anche come “firme biologiche agnostiche“.
Mentre indagano su Marte e mirano a studiare altri pianeti del sistema solare per individuare tracce di vita, gli scienziati hanno bisogno di metodi di rilevamento che suppongano un’eredità comune con le forme biologiche sulla Terra. Questi metodi potrebbero anche aiutare gli scienziati a comprendere la vita in profondità all’interno della Terra, che potrebbe essere molto diversa da quella sulla superficie del pianeta avendo seguito diverse linee evolutive per miliardi di anni.
“La NASA non ha trovato su Marte alcuna prova dell’esistenza passata o attuale di forme biologiche, per ora, ma abbiamo trovato molte prove che Marte avrebbe potuto ospitarne in passato“, spiega Graham. “Ci sono molte prove che dicono che una volta c’era un enorme oceano su Marte e un’atmosfera che avrebbe potuto sostenere la vita“.
Una delle prove più importanti che suggeriscono che Marte un tempo avrebbe potuto ospitare la vita è il fatto che il pianeta, ora secco e arido, un tempo ospitava un’abbondanza di acqua, un ingrediente chiave per la vita.
Il fatto che il cratere Jezero, un bacino largo 45 chilometri, una volta fosse inondato d’acqua e ospitasse il delta di un antico fiume, è il motivo per cui la NASA lo ha scelto come area di atterraggio per il rover Perseverance.
Circa 4 miliardi di anni fa, i canali del fiume si riversarono sulle pareti del cratere Jezero creando un lago, riempiendolo anche di minerali argillosi provenienti dall’area circostante. Se esisteva vita microbica durante questi giorni marziani più umidi, i segni del tempo di questa vita potrebbero essere rimasti nel fondo del lago o nei sedimenti del litorale. Pertanto, i segni di questa vita passata potrebbero esistere in campioni di roccia e suolo di Marte raccolti da Perseverance.
Sulla Terra, il campo magnetico generato dal nucleo esterno di ferro liquido impedisce alle radiazioni nocive di strappare via l’atmosfera e protegge la vita sulla superficie del pianeta. Si ritiene che Marte abbia perso la sua acqua quando perse il suo campo magnetico circa 4 miliardi di anni fa. Senza un’atmosfera densa l’acqua sulla superficie di Marte evaporò e poi si perse nello spazio. Le radiazioni cosmiche, poi, potrebbe avere sterilizzatola superficie di Marte.
Tuttavia, sembra che esista ancora acqua liquida sotto la superficie del pianeta e quindi Graham ritiene che se vi è ancora vita su Marte debba esistere sotto gli strati esterni del pianeta. Il vantaggio di un’abitazione sotterranea sarebbe dato dagli strati di roccia e suolo in grado di fornire protezione dalle radiazioni solari dannose.
“Ci sono luoghi che sono potenzialmente abitabili, come il profondo sottosuolo. Ci sono luoghi sotterranei che potrebbero contenere fluidi dove gli organismi potrebbero vivere e sarebbero protetti dalle radiazioni che sono così dannose in superficie“, spiega Graham.
“Quindi c’è vita su Marte? Non che l’abbiamo ancora trovata, ma c’è ancora molto Marte da esplorare“, conclude la ricercatrice.