di Oliver Melis per Reccom Magazine
Philip J. Corso nacque il 22 maggio 1915 a Jupiter in Florida, morì il 16 luglio 1998 ed è stato un ufficiale statunitense.
Prestò servizio nell’esercito degli Stati Uniti dal 23 febbraio 1942 al 1º marzo 1963, e raggiunse il grado di Tenente colonnello.
Ha scritto un libro in cui rivela di essere stato coinvolto nella gestione dei materiali raccolti dopo l’UFO crash di Roswell.
L’otto Giugno 1998 Philip Corso denunciava il cover-up del governo americano su quanto successo a Roswell in una dichiarazione scritta e giurata davanti all’avvocato Peter Gersten, in cui confermava che le informazioni e le affermazioni contenute nel suo libro “The Day After Roswell” erano la pura verità e chiamava in giudizio il Department of the Army. Meno di un mese dopo, il 16 Luglio, il Colonnello Corso moriva stroncato da un attacco cardiaco. Aveva 83 anni.
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Al Pentagono nel 1961, per ordine del suo diretto superiore, il Generale Arthur Trudeau, Corso fu chiamato a valutare quali delle industrie appaltatrici della Difesa USA fosse opportuno coinvolgere per gestire al meglio il “Roswell File”. L’obiettivo della Divisione Tecnologia Straniera che Corso diresse per un anno era ricercare e sviluppare mediante retroingegneria qualsiasi apparato appartenesse a nazioni straniere, alleate o meno degli USA.
Philip Corso dichiarava che dopo Roswell, le conoscenze scientifiche americane vennero utilizzate nel tentativo di costruire un disco volante partendo da un prodotto preesistente, l’aeroplano, cercando di realizzare un’astronave terrestre ma purtroppo il tentativo non andò oltre il miglioramento del prodotto terrestre, facendo spendere molti miliardi di dollari inutilmente. Secondo Corso i Tedeschi c’erano arrivati prima con i Foo Fighters chiaro esempio dell’utilizzazione di tecnologie extraterrestri. I foofhigters erano veicoli elettromagnetici, costruiti dai Tedeschi, i quali stavano progredendo nello studio della teoria elettromagnetica grazie ricerche e collaborazioni con scienziati italiani
Secondo Philip Corso il progresso derivato dalla tecnologia aliena fu scarso ,non superando il dieci per cento delle capacità della macchina aliena..
Non c’era un solo esperto in materia, che potesse progettare qualcosa di simile ai mezzi alieni. Le EBE, le Entità Biologiche Extraterrestri costituivano, secondo il colonnello Corso, parte integrante dei loro oggetti volanti: le EBE, il sistema propulsivo della macchina e lo spazio formano una sola cosa e non possono funzionare separatamente. Il canadese Wilbert Smith è stato l’unico a comprendere il funzionamento della macchina volante recuperata. Grazie al genio di Smith, racconta Corso, fu possibile sviluppare i transistor, i circuiti integrati e degli acceleratori di particelle. Secondo le dichiarazioni di Corso: a bordo delle navicelle non c’è cibo, acqua o altro. gli umanoidi di tipo EBE vivono attraverso pulsazioni elettromagnetiche. Philip Corso conferma l’esistenza di un tipo di alieno che raccontò di aver visto a Fort Riley. Confermò di aver letto solo un documento autoptico, alla Casa Bianca.
Cosa diede lo schianto dell’UFO di Roswell agli americani? Secondo Corso diede la possibilità di creare nuovi materiali come il kevlar, le fibre ottiche, il laser, i transistor e i circuiti integrati. Tutte queste innovazioni secondo i suoi racconti ricordiamolo, fatti sotto giuramento poco prima di morire, provenivano dal relitto extraterrestre recuperato e studiato smembrandone le parti da far analizzare a industrie locali senza raccontare la loro provenienza. Ma questo è possibile? Quanto di vero c’è nei racconti del Colonnello Corso?
Il transistor
Il transistor nasce in USA alla fine del 1947 frutto di una lunga ricerca condotta presso i Bell Laboratories da Shockley, Bardeen e Brattain, che per questo risultato guadagneranno il premio Nobel nel 1956. Negli anni precedenti la II Guerra Mondiale, alcuni ricercatori, studiando il silicio scoprirono l’esistenza di due diversi tipi di semiconduttore, “N” e “P”, a seconda di certe impurità contenute nel reticolo cristallino. Il ricercatore William Shockley dichiarò nel 1939: “Sono certo che un amplificatore che faccia uso di semiconduttori al posto dei tubi a vuoto sia in linea di principio possibile”. La guerra interruppe le ricerche, e solo nel 1945 che venne ristabilito presso i Bell Labs un gruppo di lavoro sui semiconduttori, capeggiato da Shockley. Nei due frenetici anni successivi il gruppo concentrò le sue ricerche sul germanio, invece del silicio utilizzato prima della guerra, e finalmente il 23 dicembre 1947 i tre ricercatori poterono presentare al mondo intero un dispositivo amplificatore completamente nuovo, sotto forma di un intreccio di fili montati su un supporto di plexiglas. Il nome transistor (combinazione di TRANSconductance varISTOR) fu suggerito da un altro ingegnere dei Bell.
La fibra ottica
La prima fibra ottica è stata brevettata nel 1956 per uso medico, nel processo di sviluppo di un gastroscopio. La perdita di segnale subita dalla luce all’interno della fibra ersa però molto alta, fatto che ne limitava l’utilizzo alle sole brevi distanze. La rivoluzione nel mondo delle telecomunicazioni avvenne negli anni Sessanta quando Charles Kao, ricercatore della Standard Telecommunication Laboratory (colosso inglese nella produzione di cavi telefonici), intuì che l’attenuazione delle fibre contemporanee era causata dalle impurità presenti nel vetro. La fibra ottica è un sottilissimo filo di vetro, della dimensione di un capello, nel quale viaggia la luce. Con l’invenzione della fibra ottica si è riusciti per la prima volta nella storia dell’uomo a veicolare e guidare la luce, permettendo a quest’ultima di viaggiare seguendo linee curve. Le fibre ottiche stanno sostituendo i tradizionali cavi telefonici in rame e costituiscono oggi l’infrastruttura attraverso la quale viaggiano più dell’80% delle informazioni Internet, immagini televisive e conversazioni telefoniche di tutto il mondo. Il tutto ad una velocità di poco inferiore a quella della luce (200.000 km/s).
Il kevlar
Il laser
Conclusioni
Un affidavit giurato e firmato poco prima del decesso, dichiarazioni eclatanti e un libro che racconta la storia di un UFO crash come tanti, di navette aliene secondo gole profonde, ex militari, scienziati o presunti tali se ne contano a decine. Le dichiarazioni di Corso sono facilmente smentibili, tutte le ricadute da lui citate sono di fattura terrestre ed è tutto documentato. Quanto sarebbe possibile capire da un’eventuale tecnologia aliena? Non lo sappiamo, ma certamente pare strano che Corso citi tecnologie che in quegli anni venivano sviluppate nei laboratori, come mai non hanno replicato, ad esempio, un propulsore extraterrestre? Possibile che un’avanzata nave spaziale che presumibilmente viaggiava per decine di anni luce avesse bisogno dei transistor quando noi stessi, oggi, siamo già oltre tale tecnologia? O, ancora peggio, che dopo un viaggo attraverso gli anni luce subisca un guasto tale da precipitare al suolo?
Misteri ufologici, misteri che tali devono restare per ingolosire i molti appassionati che vogliono crederci e basta.
Oliver Melis è owner su facebook delle pagine NWO Italia, Perle complottare e le scie chimiche sono una cazzata.