Gli ambiziosi obiettivi della nuova corsa allo spazio annunciati non solo da diverse agenzie spaziali nazionali ma anche da alcune compagnie private sono estremamente impegnativi e costosi ma in un mondo diviso dove la buona volontà internazionale è scarsa, sono realistici?
Si parla di basi lunari, stazioni orbitali, l’esplorazione di Marte e dell’estrazione di materie prime dalla Luna e dagli asteroidi, tutte idee interessanti ma estremamente costose sotto il profilo economico e non certo semplici da realizzare mantenendo un ragionevole margine di sicurezza per gli esseri umani che saranno impiegati in queste missioni.
Il ritorno della Nasa sulla Luna è iniziato con il lancio della prima missione priva di equipaggio nell’ambito del programma Artemis. La prima delle tre missioni si è svolta con successo.
Questo volo senza equipaggio ha testato il funzionamento dei razzi e della tecnologia. La seconda missione porterà gli esseri umani più lontano nello spazio di quanto non siano mai andati prima, circumnavigando la Luna ben oltre quanto fatto dalle missioni del programma Apollo di oltre cinquanta anni fa, e il terzo lancio porterà gli astronauti sulla Luna per una settimana, dove effettueranno esperimenti. L’obiettivo a lungo termine è utilizzare la Luna come punto di partenza per raggiungere Marte.
Il costo stimato per il programma Artemis è di 93 miliardi di dollari, un prezzo pesante per il contribuente americano, già in difficoltà per la crisi economica dovuta alla guerra in Ucraina.
In un rapporto al Congresso lo scorso anno, l’ufficio del revisore generale degli Stati Uniti ha avvertito di un “programma di sviluppo irrealistico“ e di probabili sforamenti, aggiungendo che la Nasa doveva rendere le stime dei costi “più affidabili e trasparenti“.
Tuttavia, sebbene la Nasa otterrà meno finanziamenti complessivi di quelli richiesti nel 2023, il Congresso, al momento, sostiene ancora le sue iniziative di esplorazione umana dello spazio.
Portare un astronauta sulla Luna è già stato fatto ma il passo successivo, verso Marte, è molto più difficile. È 250 volte più lontano della Luna e attualmente non esiste un veicolo spaziale in grado di inviare esseri umani sul pianeta rosso.
Anche se gli scienziati riuscissero a trovare un modo sicuro per lanciare un razzo ad alto contenuto di carburante e farlo atterrare su un pianeta con un’atmosfera così sottile, c’è l’ulteriore sfida di riportare gli astronauti sani e salvi a casa dopo mesi nello spazio.
Storicamente le superpotenze si sono battute per la supremazia sopra la Terra. America e Unione Sovietica hanno gareggiato per il dominio dello spazio negli anni ’50 e ’60. I sovietici lanciarono in orbita il primo uomo. Gli americani sbarcarono un uomo e piantarono la loro bandiera sulla Luna pochi anni dopo.
Negli anni ’70 è stata forgiata un’epoca d’oro di cooperazione culminata con la costruzione della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), iniziata nel 1998.
Insieme ad altre 13 nazioni partner, le due superpotenze hanno costruito quella che oggi è la più grande struttura nello spazio. Non è di proprietà di nessuna nazione e ciascuna dipende dall’altra per operarvi.
La missione congiunta Apollo-Soyuz fu un simbolo di ciò che l’umanità avrebbe potuto fare mettendo da parte le differenze politiche tra le nazioni e lavorando insieme.
Purtroppo, non andò proprio così. In particolare, Gli USa non vollero tra i partner della Stazione Spaziale Internazionale obbligando i cinesi a fare da soli. Più di recente, in seguito all’invasione dell’Ucraina, le nazioni occidentali hanno interrotto le loro collaborazioni con la Russia. Due missioni lunari congiunte tra l’Agenzia spaziale europea (ESA) e la Russia sono state annullate, così come un progetto congiunto Exomars che doveva inviare un rover su Marte per cercare segni di vita sul pianeta rosso.
Eppure sottotraccia la collaborazione continua sulla ISS, che paesi occidentali e Russia devono collaborare per mantenerla in orbita. Americani ed europei si allenano ancora nel centro di Mosca presso il quartier generale spaziale russo, Star City.
Ma cosa succederà una volta che la ISS giungerà al termine della sua vita nel 2030?
Juliana Suess, analista di politica spaziale presso il think tank del Royal United Services Institute di Londra, afferma che la Russia ha molto meno da offrire alle nazioni partner rispetto a una volta perché la sua tecnologia è obsoleta. Solleva la possibilità che la prima nazione a entrare nello spazio possa essere la prima a uscirne.
“Se i russi non escogiteranno un’alternativa politica prima che la ISS venga dismessa, dovrà sviluppare una propria stazione spaziale, il che, date le circostanze e le sanzioni attuali, è piuttosto improbabile e potrebbe non poter più accedere allo spazio con i propri astronauti“, afferma.
La difficile situazione della Russia arriva in un momento in cui il programma spaziale cinese sta avanzando rapidamente. Negli ultimi dieci anni ha lanciato più di 200 razzi, anche se la spesa americana per lo spazio fa ancora sembrare piccola quella della Cina.
La Cina è consapevole del fatto che le partnership offrono know-how tecnico e denaro. Ha invitato altre nazioni a cui è vietato l’accesso alla ISS ad unirsi a loro e ha lanciato un invito a presentare proposte per esperimenti scientifici.
Settantadue paesi, oggi, hanno sviluppato propri programmi spaziali perché non possono permettersi di restare indietro in quella che è diventata una nuova corsa allo spazio.
I viaggiatori spaziali miliardari
Lo spazio è una parte vitale della nostra vita quotidiana. Dipendiamo dai satelliti per le previsioni meteorologiche, le comunicazioni, le transizioni bancarie, per non parlare dei preziosi strumenti di sorveglianza per gli stati nazionali. Nel 2021 sono stati lanciati circa 5.000 satelliti. Vent’anni fa, ne venivano lanciati circa 800 all’anno.
Lo spazio è un affare costoso e tecnicamente difficile. Nessun paese può farcela da solo. Si stanno forgiando nuove partnership, in particolare con le compagnie private che hanno acquisito la tecnologia necessaria per andare nello spazio.
La compagnia di Elon Musk, SpaceX, ha già portato turisti in orbita. L’imprenditore miliardario ha abbattuto i costi sviluppando un razzo riutilizzabile. Per non essere da meno, Jeff Bezos di Amazon vuole costruire una stazione orbitante commerciale, chiamata Orbital Reef.
Helen Sharman, che è stata la prima astronauta del Regno Unito, in missione sulla stazione spaziale sovietica Mir nel 1991, ritiene che le attuali rivalità internazionali potrebbero essere messe in ombra dal pragmatismo del settore privato.
“Sarà davvero la commercializzazione a riunire le aziende di tutto il mondo“, ha detto in un’intervista alla BBC. “Non importa sotto quale bandiera sono registrate, ciò che conta è quello che fanno per il bene del mondo“.
La prospettiva del guadagno finanziario e della scoperta scientifica stimola la collaborazione. Le compagnie private possono aiutare a portare una nuova cooperazione nello spazio, ma devono obbedire alle leggi del loro paese d’origine. Quando le nazioni hanno imposto sanzioni alla Russia nel 2022, molte aziende sono state obbligate a recedere dai contratti con la Russia.
Il dottor Josef Aschbacher, che è a capo dell’Agenzia spaziale europea, è determinato a mantenere l’Europa nella nuova corsa allo spazio. Di recente ha avuto un aumento dei finanziamenti per 2,4 miliardi di dollari, nonostante la stretta finanziaria che i governi devono affrontare.
“Lo spazio è uno di quei settori che si sta espandendo molto velocemente e molto più velocemente rispetto agli ultimi decenni. Non possiamo restare indietro“, ha detto alla BBC. “Abbiamo davvero bisogno di partecipare con forza allo sviluppo tecnologico di questo settore perché potremo creare nuove opportunità di business per le aziende dei nostri stati membri“.
Saranno le nazioni a guidare l’esplorazione spaziale del futuro. Ma le sfide richiederanno che si uniscano come un unico gruppo o “blocco” di paesi per condividere informazioni e competere con altri blocchi. L’Agenzia spaziale europea lo fa con successo da anni.
Nuove leggi per lo spazio
Ma ciò che potrebbe frenare la prossima grande spinta verso altri mondi è l’insieme delle leggi internazionali che regolano lo spazio. Il meraviglioso “Trattato sullo spazio esterno” non è stato aggiornato da quando è stato firmato nel 1967, quando 31 nazioni, inclusi gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, si sono impegnate a non avere armi nucleari nello spazio.
Secondo Juliana Suess del Royal United Services Institute, non è adatto allo scopo.
“Non parla di aziende, non parla di miliardari“, ha detto. “Lo spazio è completamente diverso da com’era nel 1967“.
Nuove regole per regolamentare lo sfruttamento commerciale della Luna, di Marte e oltre sono state introdotte dalle Nazioni Unite nel 1979 ma Stati Uniti, Cina e Russia si sono tutte rifiutate di firmarle. Josef Aschbacher dell’ESA ritiene che la nuova corsa allo spazio sarà ostacolata fino a quando non verrà stipulato un nuovo trattato sullo spazio esterno.
“Nello spazio stiamo usando le stesse orbite per i satelliti, usando la stessa superficie lunare per la Cina, gli Stati Uniti, l’Europa“, ha detto. “Abbiamo bisogno di un modo per lavorare insieme per stabilire regole di ingaggio e stabilire come lavoreremo tutti insieme lontano dalla Terra“.