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Siamo pronti per incontrare gli extraterrestri?

Un nuovo centro di ricerca esaminerà come rispondere quando, e se, riceveremo messaggi da extraterrestri intelligenti

Un nuovo centro di ricerca esaminerà come rispondere quando, e se, riceveremo messaggi da extraterrestri intelligenti.

Cosa farà l’umanità quando riceverà segnali radio da intelligenze extraterrestri e capirà di non essere sola nell’universo? Un nuovo centro di ricerca mondiale presso l’Università di St Andrews unirà la conoscenza globale per preparare l’umanità a un simile evento e per capire come dovremmo reagire.

Sebbene sia possibile che non sapremo mai se c’è vita altrove nell’universo o anche se esistono extraterrestri che hanno costruito una civiltà avanzata, c’è la possibilità che, prima o poi, ne rileveremo l’esistenza. Quando, e se, accadrà, saremo preparati?

Il Center for Exoplanet Science e il Center for Global Law and Governance dell’Università di St. Andrews fungeranno da host per il nuovo SETI Post-Detection Hub, che fungerà da centrale di coordinamento di uno sforzo internazionale finalizzato a stabilire valutazioni d’impatto, protocolli, procedure ed eventuali trattati che consentiranno una risposta responsabile e unitaria.

Il Dr. John Elliott, Honorary Research Fellow presso la School of Computer Science dell’Università di St Andrews e coordinatore dell’Hub, ha dichiarato: “La fantascienza è inondata di ipotesi sull’impatto che potrà avere sulla società umana la scoperta e persino un eventuale incontro con vita o intelligenza aliena. Dobbiamo, però, provare ad andare oltre il pensare all’impatto sull’umanità. Abbiamo bisogno di coordinare la nostra conoscenza non solo per valutare le prove ma anche per considerare la risposta sociale umana, man mano che la nostra comprensione progredisce e ciò che sappiamo e ciò che non sappiamo viene comunicato. E il momento per farlo è adesso”.

Continua Helliott: “La scansione di segnali di presunta origine extraterrestre per le strutture del linguaggio e l’attribuzione di significati è un processo elaborato e che richiede tempo durante il quale la nostra conoscenza avanzerà in molti passaggi man mano che apprendiamo ‘l’Extra-Terrestre’“.

Il SETI Post-Detection Hub colmerà una sostanziale lacuna politica e prenderà in considerazione anche una comunicazione scientifica responsabile nell’era dei social media.

All’argomento è stata data un’attenzione limitata e una rara eccezione è stata la Royal Society che ha tenuto una riunione di discussione scientifica su “L’individuazione della vita extraterrestre e le conseguenze per la scienza e la società” nel 2010, dopo di che l’allora direttore dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari spaziali (UNOOSA), Mazlan Othman, ha dovuto sfatare la notizia emergente secondo cui era stata nominata “ambasciatrice aliena“.

Esistono ora procedure ed entità stabilite con le Nazioni Unite per affrontare la minaccia rappresentata dagli impatti degli asteroidi sulla Terra, ma non esiste nulla di simile per il caso che venga captato un segnale radio che provenga chiaramente da extraterrestri.

Attualmente, gli unici protocolli di “contatto” concordati esistenti sono quelli elaborati dalla stessa comunità SETI nel 1989, che sono stati rivisti l’ultima volta nel 2010. Concentrandosi interamente sulla condotta scientifica generale, costituiscono aspirazioni non attuabili e non sono utili per la gestione in pratica l’intero processo di ricerca, gestione delle prove candidate, conferma dei rilevamenti, analisi e interpretazione post-rilevamento e potenziale risposta.

Il SETI Post-Detection Hub per la prima volta fornisce una “casa” permanente per coordinare lo sviluppo di un quadro completo, riunendo membri interessati del SETI e più ampie comunità accademiche, nonché esperti di politica per lavorare su argomenti che vanno dalla decifrazione dei messaggi e analisi dei dati allo sviluppo di protocolli normativi, diritto spaziale e strategie di impatto sociale.

Il dottor Elliott ha detto: “Riceveremo mai un messaggio da ET? Non lo sappiamo. Inoltre, non sappiamo quando accadrà. Ma sappiamo che non possiamo permetterci di essere mal preparati – scientificamente, socialmente e politicamente senza timone – per un evento che potrebbe trasformarsi in realtà già domani e che non possiamo permetterci di gestire male”.

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