Ricerca sul cancro sulla ISS

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La Stazione Spaziale Internazionale non è solo una meraviglia tecnologica, è anche un laboratorio pieno titolo. Tra i suoi numerosi progetti di ricerca, la NASA vuole soprattutto mettere in evidenza il lavoro sulla lotta contro il cancro.

L’ambiente a microgravità della Stazione Spaziale permette agli astronauti di osservare la crescita di un tessuto canceroso in 3D, questa caratteristica unica viene utilizzata per testare l’efficacia di una terapia a base di anticorpi contro il cancro. Il farmaco dovrebbe aiutare la lotta del sistema immunitario contro i tumori.

“Nello spazio, si possono far crescere tumori sempre più grandi di forma sferica, in modo da avere un modello migliore di quello che accade nel corpo umano”. Così afferma il dottor Luis Zea, ricercatore associato della BioServe tecnologie spaziali. “In questo modo le probabilità di avere falsi negativi o falsi positivi sono fortemente diminuite”.

La ricerca, denominata “The Efficacy and Metabolism of Azonafide Antibody-Drug Conjugates (ADCs) in Microgravity“, aiuterà anche a determinare se le cellule si comportano nello stesso modo nello spazio e se i farmaci hanno gli stessi effetti. Questo potrebbe essere particolarmente importante per missioni nello spazio profondo.

L’indagine ADC combina un anticorpo con un farmaco chemioterapico noto come Azonafide. I ricercatori sperano che l’anticorpo recapiterà selettivamente il farmaco per colpire direttamente le cellule tumorali senza attaccare le cellule sane.

“Una delle ragioni per cui le cellule tumorali riescono a crescere in certi individui è che il loro sistema immunitario non riesce a riconoscerle. Questa molecola ha anche la capacità di stimolare le cellule immunitarie esistenti all’interno del tumore. Se si riesce stimolare le cellule immunitarie circostanti, queste reagiscono e stimolano il sistema immunitario del corpo, permettendo il riconoscimento da parte del sistema immunitario delle cellule tumorali, permettendone l’uccisione.

La chemioterapia presenta notevoli effetti collaterali quali nausea, affaticamento, perdita di capelli, e deterioramento cognitivo. I ricercatori sperano che la loro combinazione farmaco-anticorpo possa limitare la quantità di effetti collaterali, senza ridurne l’efficacia.

“L’anticorpo è come una scatola di derivazione, da un lato, si legherà solo con il farmaco e dall’altro lato può legarsi solo a cellule tumorali e cellule non sane. Grazie a questa capacità di selezione degli anticorpi, si spera di riuscire a diminuire gli effetti collaterali sgradevoli della chemioterapia.”

La ricerca si concluderà nel mese di settembre, quindi rimanete sintonizzati per gli aggiornamenti.

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