Quando l’infertilità diventa un problema sociale

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di Paola Anserini* 

L’infertilità nei paesi occidentali e, soprattutto in Italia, sta diventando un problema “sociale”. La scelta di mettere al mondo dei figli viene infatti sempre più spesso rinviata per motivi “sociali”, quali precarietà lavorativa, difficoltà economiche, inadeguatezza delle strutture a sostegno dell’infanzia ecc. Esiste inoltre una errata convinzione secondo cui le tecniche di fecondazione assistita permettano di superare le eventuali difficoltà procreative età-dipendenti.

L’età dei pazienti che si rivolgono ai centri di fecondazione assistita aumenta progressivamente; nel 2017, il 56% delle donne trattate nel nostro centro aveva più di 35 anni, e il 25% più di 39. Non è ancora chiaro a tutti che l’età della donna è il principale fattore prognostico del successo della fecondazione assistita: i risultati dei cicli di fecondazione assistita eseguiti nel Centro FRU del San Martino negli ultimi 3 anni registrano una percentuale di gravidanza clinica per ciclo del 36,5% nelle donne fino a 35 anni di età, e del 20 % in quelle oltre i 35 anni. Inoltre con l’età aumentano anche gli aborti che sono il 10% sotto i 36 anni, e diventano il 29% dai 36 anni, e il 41 % dai 40 anni in poi.

Per creare nelle nuove generazioni una maggiore consapevolezza delle problematiche riproduttive, sia relative all’età che ai vari fattori che possono danneggiare la fertilità, la Società Italiana di Fertilità e Sterilità-Sifes, fondata nel 1965, e quindi la più antica fra le molte società scientifiche italiane in questo campo, ha promosso una campagna di sensibilizzazione rivolta ai giovani. Le iniziative attuate per questo progetto, il cui motto è ‘Scegli di scegliere’ sono consultabili sul sito internet www.ideefertili.it/

Mentre la campagna di informazione della SIFES, rivolta ai giovani sotto i 25 anni, illustra soprattutto come salvaguardare la fertilità è bene sapere che una coppia di adulti su quattro ha problemi di infertilità, intesa come mancato concepimento, dopo un anno di rapporti liberi. Questa problematica può avere varie cause, alcune facilmente riconoscibili come le irregolarità mestruali o la amenorrea (assenza di mestruazioni), altre che necessitano invece di esami per essere individuate.

Quando non ci sono problemi evidenti è consigliato attendere un anno di rapporti non protetti prima di iniziare gli accertamenti, ma il consulto con uno specialista della riproduzione è indicato anche prima, sia nelle coppie di età oltre i 35 anni, sia quando ci siano sintomi o eventi clinici che potrebbero indicare una patologia. Alcuni segnali che possono essere significativi per una ridotta fertilità sono: nella donna, la presenza di irregolarità mestruali, forti dolori mestruali o dolore pelvico cronico, pregressi interventi chirurgici addominali o chemioterapie; nell’uomo, dolori o senso di peso genitale, ritardo nella discesa dei testicoli, interventi o traumi genitali; in entrambi, infezioni ricorrenti della sfera genitale. La individuazione precoce di patologie “curabili” può aumentare le probabilità di concepimento spontaneo; quando necessario, l’avvio a tecniche di fecondazione assistita in età non troppo avanzata permette di avere risultati migliori.

Paola Anserini – Responsabile Struttura Semplice Fisiopatologia della Riproduzione Umana (FRU) Policlinico Ospedale San Martino di Genova

Tratto da http://www.primocanale.it

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