Voyager 2, l’eliopausa e, oltre, l’infinito

La Voyager 2 opera attualmente a temperature di circa 3,6 gradi Celsius, e ogni anno che passa la navicella produce 4 watt in meno di energia

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La Voyager 2 è riuscita ad imitare la sua sorella Voyager 1 ed è finalmente uscita dall’eliosfera, abbandonando il sistema solare ed entrando nello spazio interstellare, ma questo non significa che il suo viaggio sia giunto al termine né che non faccia più studio a beneficio dei ricercatori che continuano a seguirne le gesta.

Durante una conferenza stampa tenutasi nell’incontro annuale della American Geophysical Union, gli scienziati si sono detti eccitati, sia Voyager 2 che la sua sonda gemella hanno ancora molta vita davanti a loro. I dati che continueranno ad inviare aiuteranno a fare luce su come le particelle emesse dal sole si scontrano con le particelle del vento interstellare.

Le sonde Voyager gemelle sono le prime navicelle umane che hanno varcato il confine chiamato eliopausa.

Si tratta di un viaggio che durerà ancora anni se tutto continuerà ad andare bene. “Entrambi i veicoli spaziali sono in ottime condizioni, considerata la loro età” ha detto Suzanne Dodd, project manager per la missione Voyager Interstellar, il nuovo nome che è stato assegnato alla missione.

Il problema dell’energia per la Voyager 2

Il problema fondamentale per l’operatività dei veicoli spaziali è il progressivo calo di calore ed energia cui vanno incontro con il passare del tempo. La Voyager 2 opera attualmente a temperature di circa 3,6 gradi Celsius, e ogni anno che passa la navicella produce 4 watt in meno di potenza.



Ciò significa che, alla lunga, molti degli strumenti di bordo dovranno essere disattivati per prolungare al massimo l’operatività della sonda. Il problema sarà quali strumenti disattivare e a quali informazioni rinunciare. In questo momento, gli scienziati stimano che le sonde gemelle possano funzionare per almeno altri cinque o dieci anni, con un graduale decadimento dei dati scientifici che invieranno. Al momento, gli scienziati si propongono di riuscire a portare la vita operativa delle due sonde ad almeno 50 anni complessivi, cioè almeno fino al 2027, esattamente a 50 anni dal lancio.

Sebbene la Voyager 1 abbia raggiunto l’eliopausa prima di Voyager 2, quest’ultima offre un paio di nuove opportunità. A bordo c’è un rilevatore di plasma ancora operativo, mentre quello del Voyager 1 ha smesso di funzionare decenni fa. Inoltre, a causa dell’attuale fase del ciclo solare, la Voyager 2 potrebbe ritrovarsi ad attraversare nuovamente l’eliopausa perché la bolla dell’eliosfera potrebbe espandersi.

Anche quando l’eliosfera è sarà definitivamente alle spalle, la Voyager 2 sarà in grado di fornire agli scienziati informazioni sul flusso del vento interstellare che spinge contro l’eliopausa e sulla bolla locale che circonda l’eliosfera. Ciò significherà poter studiare i raggi cosmici galattici, atomi ad alta energia di tutta una serie di elementi che stanno attraversando l’universo quasi alla velocità della luce.

I raggi cosmici galattici agiscono come piccoli messaggeri del nostro quartiere galattico locale“, ha spiegato Georgia Denolfo, un’astrofisica della NASA che non è coinvolta nella missione Voyager, durante la conferenza stampa. “Dalla Terra siamo in grado di guardare la galassia solo attraverso la lente annebbiata della nostra eliosfera e ora, grazie alle sonde Voyager, potremo dare un’occhiata fuori del sistema solare senza l’influenza del Sole.

Il viaggio della Voyager 2 potrà fornirci informazioni importanti sui dintorni del nostro sistema solare, dandoci anche la possibilità di intuire un modo diverso di valutare gli esopianeti. Ogni sistema solare alieno ha il proprio equivalente di una eliosfera che spinge contro lo spazio interstellare locale. La precisione con cui si compie questo equilibrio potrebbe modellare quanto siano ospitali questi pianeti.

Sebbene nessuno degli strumenti delle Voyager durerà per sempre, i due veicoli spaziali continueranno la loro corsa. Entro circa 300 anni, raggiungeranno il bordo interno della nube di Oort, la zona delle comete che circonda il nostro sistema solare. Attraversare quel campo richiederà circa 30.000 anni.

Una volta che le sonde Voyager lasceranno definitivamente il nostro sistema solare, si orienteranno su un’orbita lunga e lenta attorno al cuore della Via Lattea per milioni, se non miliardi di anni, e resteranno per sempre i primi emissari dell’umanità nella vastità che ci circonda.

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