OOPArts: protesi nell’antico Egitto

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Abbiamo parlato altre volte degli oggetti fuori dal tempo, gli OOPArts, che secondo alcune interpretazioni sarebbero rappresentazione di tecnologie anacronistiche per l’ambito in cui sono stati ritrovati che, per ragioni storiche e cronologiche, non sarebbero potuti comparire in quella situazione, dunque oggetti apparentemente avulsi dal proprio contesto temporale.

Nella categoria degli OOPArts sembra rientrare anche una protesi trovata nella Mummia del sacerdote egizio Usermontu, o almeno cosi titola il sito Non siamo soli che ne da notizia. Sul sito “Nonsiamosoli” la notizia viene riportata il 15/09/17 e racconta la storia di un sacerdote egizio vissuto durante la 26° dinastia (656 – 525 Ac) che avrebbe suscitato molto scalpore.

La sua mummia, infatti, insieme ad altre cinque del museo Egiziano Rosacruciano di San Josè, California, sono state analizzate da un gruppo di scienziati della Brigham Young University, per fare studi sul Dna. Ma le radiografie della mummia di Usermontu, questo il nome del sacerdote, hanno mostrato una protesi metallica di 23 centimetri, inserita nella gamba sinistra all’altezza del ginocchio. La protesi, presentata come di fattura moderna, sarebbe stata inserita quando l’uomo era ancora in vita, con una difficile operazione chirurgica.

Le radiografie sono state inizialmente analizzate dal Dottor Richard Jackson chirurgo ortopedico presso la Brigham Young University che ha dichiarato di riconoscere una protesi moderna simile a quelle che vengono utilizzate oggi in chirurgia per stabilizzare le ossa.

Il Dottor Wilfred Griggs capo del team, che stava analizzando le mummie, aveva inizialmente pensato che la protesi potesse essere stata inserita non più di 100 anni fa per bloccare la gamba alla mummia. Ma successivamente, dopo ulteriori analisi, Griggs aveva raggiunto la convinzione che l’intervento fosse avvenuto quando il sacerdote era ancora in vita.

Dalle analisi è emerso, infatti, che era stata inserita nella gamba di Usermontu quando questi aveva una trentina d’anni. La protesi è in puro ferro, e grazie ad una sonda inserita nella parte posteriore del ginocchio è emersa la presenza tutt’attorno alla protesi, di un cementificante resinoso per fissare la protesi all’osso.

Il Dottor Griggs ha quindi affermato: “con grande sorpresa non ci sono più dubbi, si tratta di un antico intervento chirurgico” ed ha aggiunto, ”queste sono tecniche biomeccaniche moderne che non avremmo immaginato potessero essere conosciute dagli antichi egizi“. La tecnica era talmente avanzata da permettere la rotazione della gamba e il fissaggio all’osso tramite un cementificante.

Ma non è l’unico esempio di protesi antiche. Sempre in Egitto, è stata trovata un’altra protesi, un dito artificiale, realizzato in cuoio e legno, al piede di una mummia di una nobile egiziana, attualmente in mostra al museo del Cairo. Secondo il ricercatore Jacky Finch la protesi risalirebbe al periodo tra il 1069 e il 664 a.C..

Una protesi simile è stata ritrovata in un’altra mummia presso il British Museum, gli archeologi inglesi dopo aver analizzato entrambi gli oggetti, hanno dichiarato che servivano per agevolare i loro proprietari nella camminata.

protesi

Bufale.net ci segnala il testo originale che trovate qui che risale addirittura all’11 febbraio del 1996, e quindi capiamo subito il perché di tanto clamore, almeno su internet, dove in tanti sono a caccia di notizie sensazionali e questa, letta cosi, certamente lo è, anche perché o si ha la memoria corta o effettivamente la notizia risalente al 1996 era stata forse già spiegata e messa nel dimenticatoio.

Noi intanto ci rinfreschiamo la memoria, perché effettivamente la storia non ci suona nuova e sempre grazie a Bufale.net apprendiamo che degli accademici citati, Wilfred Griggs è docente di scrittura antica e Richard Jackson (che non viene menzionato nella fonte originale) invece non è un chirurgo ortopedico, bensì un architetto mormone, accreditato dall’università come autore di testi di scrittura religiosa. Il museo Egiziano Rosacruciano di San Josè, stando alla guida Michelin, si trova presso il Rosicrucian Park, complesso di edifici in stile egizio, della loggia massonica rosacrociana dell’AMORC (Antico e Mistico Ordine della Rosa-Croce). Ovvero, una organizzazione dedita a studi non proprio “scientifici”.

Anche il Ceifan aveva, a suo tempo, verificato la fonte originale trovando una spiegazione alquanto banale, infatti la protesi sarebbe stata inserita nella fase di mummificazione del corpo in vista della resurrezione, si tratta quindi di una riparazione effettuata dopo la morte.

Semplicemente, la persona ebbe un grave incidente che portò alla perdita della gamba o alla sua amputazione, ma morì subito dopo. Quando fu mummificato per la vita eterna, la gamba venne riattacata al corpo con una giunta, perché altrimenti, quando fosse resuscitato, secondo le credenze egizie, se la sarebbe vista brutta.

D’altronde, in vita, una protesi del genere non gli sarebbe servita a nulla. Non solo gli avrebbe reso la gamba rigida, ma la gamba stessa manca di parti di collegamento col corpo, nonché della rotula e del perone (l’osso lungo sottile nella parte inferiore della gamba), probabilmente perché era stata amputata.

Quindi, non siamo davanti ad un OOPArts, e non si tratta di un lavoro di alta chirurgia effettuato nel passato ma solo ad una riparazione postuma, cosa che a molti cultori del mistero non andrà giù, nonostante le spiegazioni fornite anche con l’ausilio di ortopedici esperti che possono spiegare come si effettua un’operazione chirurgica del genere.

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