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OOPart: L’Uccello di Saqqara, un aereo nell’antichità

L'Uccello di Saqqara chiamato anche l'Aereo del Faraone, l'Aereo di Saqqara o l'Aliante di Saqqara fu rinvenuto nella tomba di Pa-di-Imen a Saqqara, in Egitto, nel 1898. Venne datato al 200 a.C. circa ed è costruito in legno di sicomoro, lungo circa 14 cm , con apertura alare di 18 circa e pesa 40 grammi. All'epoca fu etichettato come modello di uccello in legno e dimenticato nel deposito del museo del Cairo

Indice

L’Uccello di Saqqara chiamato anche l’Aereo del Faraone, l’Aereo di Saqqara o l’Aliante di Saqqara fu rinvenuto nella tomba di Pa-di-Imen a Saqqara, in Egitto, nel 1898. Venne datato al 200 a.C. circa ed è costruito in legno di sicomoro, lungo circa 14 cm , con apertura alare di 18 circa e pesa 40 grammi. All’epoca fu etichettato come modello di uccello in legno e dimenticato nel deposito del museo del Cairo.

Molti anni dopo il professor Khalil Messiha membro dell’Egyptian Aeronautical club rinvenne il manufatto e avanzò l’ipotesi che fosse un modellino di aereo, tesi rifiutata dall’egittologia tradizionale nonostante alcune particolarità. La parte anteriore dell’oggetto presenta becco e occhi ma la parte posteriore ha la coda posizionata verticalmente, cosa non attinente alla classica iconografia egiziana. Forse un lato della coda un tempo era dipinto.
Come veniva usato?

L’egittologia classica lo ritiene un oggetto di culto, un falcone che rappresenta il Dio Horus e la forma della coda, che ricorda la pinna verticale dei moderni aerei, una banderuola per il vento come quelle poste sulle barche sacre.
Messiha, però, non si convinse e fece notare che l’oggetto è senza zampe e non presenta nessun tratto o intaglio a simboleggiare il piumaggio del volatile, per non parlare della posizione della coda stessa. Secondo lui doveva essere il modellino di un mezzo più grande.

Nel 1983 Messiha pubblicò le sue conclusioni facendo entrare l’oggetto nell’olimpo degli OOPArts.

Non passò molto tempo che altri studiosi provarono a dimostrare che il misterioso artefatto fosse effettivamente in grado di volare, una apposita commissione concluse che il modellino non era un semplice giocattolo riscontrando nella sua forma canoni aerodinamici che soltanto i moderni aerei avevano.

Secondo la commissione il modello era in grado di volare tra i 70 e i 1000 Km orari e di trasportare un certo carico. La capacità di volo gli era conferita dalla forma delle ali, rivolte verso il basso a formare un certo angolo. L’aereo sottoposto a studio prese il nome di “aereo del Faraone”.

Sorprese

Incuriosito dalla storia, Martin Gregorie, un progettista di alianti, ricostruì il modellino dotandolo di una coda adeguata, per testarne la capacità di volo, e concluse che l’artefatto di Saqqara non avrebbe mai potuto volare, non solo per la mancanza della coda, ma anche per il modo in cui è costruito. La replica di Messiha arrivò subito, lo studioso affermò che il modello poteva solo essere un oggetto in scala ridotta di qualcosa di più grande che poteva essere sepolto da qualche parte a Saqqara.

Le ipotesi strampalate hanno resistito alle banali spiegazioni e resistono tutt’ora nonostante il passare del tempo e per tanti amanti del mistero gli Egizi, straordinaria civiltà, erano in possesso di tecnologie avveniristiche che erano riusciti a recuperare dal passato o, secondo altre correnti di pensiero, che avrebbero ricevuto dagli Dei. L’ipotesi divina pare venga confermata da una piccola iscrizione che si trova sul manufatto, “dono di Amon”, che sembra un ringraziamento per qualcosa ricevuta in dono.

Le semplici dimostrazioni di un esperto nella realizzazione di alianti e modelli non sono certo sufficienti a oscurare la possibilità che gli Egizi fossero in contatto con qualcuno che li abbia guidati, non ci sono prove e non sono mai stati fatti dei ritrovamenti che confermino fabbriche di alianti o aerei, piste di decollo e torri di controllo, ma questi sono solo dettagli.

Gli appassionati di archeologia misteriosa e, in particolare, degli ooparts, gli oggetti fuori posto nel loro tempo, continuarono a credere alle ipotesi più suggestive che si susseguirono e ancor oggi molti continuano ad ipotizzare che l’oggetto sia la prova che gli Egizi possedessero una tecnologia molto più avanzata di quanto sappiamo, grazie ai loro studi oppure al dono da parte di un’antica e misteriosa civiltà a loro precedente o arrivata dallo spazio.

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