Nasa, lo schianto del satellite RHESSI

Il satellite RHESSI della Nasa, dal peso di circa 300 chili, si è schiantato sulla Terra la notte del 19 aprile scorso. Secondo l’esercito americano, la caduta è avvenuta sopra l’Africa settentrionale. ll satellite RHESSI della NASA è rientrato nell’atmosfera terrestre alle 20:21 EDT di mercoledì (0021 GMT del 20 aprile), secondo l’agenzia spaziale.

I funzionari della Nasa hanno aggiunto in un aggiornamento: “Il Dipartimento della Difesa ha confermato che il veicolo spaziale da 300 chili è rientrato nell’atmosfera sopra la regione del deserto del Sahara, a circa 26 gradi di longitudine e 21,3 gradi di latitudine”. Quelle coordinate collocano la caduta vicino al confine tra Sudan ed Egitto, ha notato via Twitter l’astrofisico e tracker satellitare Jonathan McDowell.

Il satellite della Nasa è probabilmente bruciato

La maggior parte del veicolo spaziale è probabilmente bruciata nell’atmosfera terrestre, anche se alcuni pezzi avrebbero dovuto raggiungere il suolo, hanno detto i funzionari della Nasa. RHESSI (abbreviazione di “Reuven Ramaty High Energy Solar Spectroscopic Imager”) è stato lanciato nell’orbita terrestre bassa a bordo di un razzo Pegasus XL nel 2002, in una missione per studiare il sole come mai prima d’ora.

RHESSI era incaricato di fotografare “gli elettroni ad alta energia che trasportano gran parte dell’energia rilasciata nei brillamenti solari”, hanno scritto i funzionari della NASA nell’aggiornamento di ieri, aggiungendo: “Ha ottenuto questo risultato con il suo unico strumento, uno spettrometro per immagini, che ha registrato i raggi X e i raggi gamma del sole. Prima di RHESSI, non erano state scattate immagini a raggi gamma né immagini a raggi X ad alta energia di eruzioni solari”.

RHESSI ha funzionato fino al 2018

Il satellite ha continuato a funzionare fino al 2018. Durante quel lungo mandato, “RHESSI ha documentato l’enorme gamma di dimensioni dei brillamenti solari, da minuscoli nanoflare a enormi superflare decine di migliaia di volte più grandi ed esplosivi”, hanno scritto i funzionari della Nasa. “RHESSI ha anche fatto scoperte non correlate ai brillamenti, come migliorare le misurazioni della forma del sole e mostrare che i lampi di raggi gamma terrestri – esplosioni di raggi gamma emessi dall’alto nell’atmosfera terrestre durante i temporali – sono più comuni di quanto si pensasse”.

RHESSI era solo un pezzo di dell’enorme nuvola di spazzatura spaziale che gira intorno al nostro pianeta: le reti di sorveglianza spaziale stanno attualmente monitorando più di 30.000 pezzi di detriti orbitali.

E questi sono solo quelli abbastanza grandi da rilevare, generalmente oggetti grandi almeno quanto una palla da softball. Secondo l’Agenzia spaziale europea, l’orbita terrestre ospita circa un milione di pezzi di spazzatura spaziale di larghezza compresa tra da 1 a 10 centimetri.

Anche gli oggetti che rientrano in questa gamma di dimensioni possono fare i bagagli, considerando la velocità con cui si muovono. Ad esempio, nell’orbita terrestre bassa (il dominio della Stazione Spaziale Internazionale, dei satelliti Internet Starlink di SpaceX e di molti altri velivoli) i corpi sfrecciano attorno al nostro pianeta a circa 28.160 km/h.

I meriti del satellite

Nel corso dei suoi anni di attività, RHESSI ha documentato interessanti fenomeni spaziali quali i brillamenti solari, dai minuscoli nanoflare ai più esplosivi (e spettacolari) superflare, almeno diecimila volte più grandi. Il lavoro di RHESSI ha consentito inoltre di perfezionare le misurazioni del Sole. Il satellite ha provato che le esplosioni di raggi gamma emessi nell’atmosfera terrestre nel corso dei temporali sono più comuni di quanto di pensasse.

Bagliori su Kiev

Un bagliore ha illuminato il cielo di Kiev e in tutta la città ha risuonato l’allarme aereo. Alcuni hanno ipotizzato potesse essere RHESSI, ma in realtà il satellite, al momento del bagliore, risultava essere ancora in orbita. Si ipotizza che la luce sia stata generata dalla possibile caduta di un meteorite, la cui scia sarebbe stata vista anche in Bielorussia.

FONTI: Space.com; Il Gazzettino; Fanpage

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