Minnesota Iceman

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di Oliver Melis per Aenigma

Il 17 dicembre 1968 due esperti di criptozoologia visitarono la fattoria di Frank D. Hansen nel Minnesota. Uno degli esperti, lo scrittore Ivan T. Sanderson, aveva ricevuto delle informazioni secondo cui Hansen era in possesso di un corpo di un ominide del quale non si avevano informazioni che poteva essere una svolta nel campo della criptobiologia che spesso si fondava su informazioni incomplete e prive di dati materiali da analizzare. Forse l’ominide in possesso de Hansen poteva svelare il mistero del Bigfoot.

Ivan T. Sanderson nato in Scozia nel 1911 e naturalizzato negli Stati Uniti, era il fondatore di una Società per l’Indagine dei misteri e si ispirava a Charles Fort, nel 1961 aveva pubblicato un libro sull’Abominevole uomo delle nevi ed era considerato un’autorità nel campo della criptobiologia nonostante il mondo accademico non avesse mai preso in considerazione le sue teorie ritenute spesso dai tanti critici troppo bizzarre. Nonostante il mondo accademico non lo considerasse, riusci a scrivere decine di articoli su riviste come Fate e Argosy riuscendo ad ottenere un discreto seguito di pubblico.

L’altro esperto che faceva coppia in Minnesota con Sanderson era invece uno zoologo conosciuto, Bernard Heuvelmans che pubblicò in Francia due libri negli anni 50 dove aveva cercato di indagare scientificamente quelle creature nascoste sulle quali però non esistevano dei dati certi.



L’aspetto della creatura

Hansen, prima di ricevere i due ricercatori, portava la sua creatura in giro per le fiere degli USA e in Canada facendosi pagare dagli astanti un piccolo compenso. L’ominide, sistemato in un frigo posto in un caravan era racchiuso in un blocco di ghiaccio che gli valse in seguito il nomignolo di “iceman“. La sua collocazione ne consentiva una visione parziale e non trasportabile al di fuori del caravan.

Gigantopithecus blacki

Un disegno della “creatura” realizzato da Heuvelmans

Sanderson e Hevelmans studiarono per quanto possibile la creatura e Heuelmans nel 1969 scrisse una nota che fu pubblicata all’inizio di febbraio, per lo zoologo non c’era nessun dubbio, l’essere era una specie mai vista prima, un ominide che chiamò Homo pongoides (i pongidi sono le grosse scimmie antropomorfe). Sanders invece descrisse la scoperta nel maggio del 1969 nella rivista Argosy e su Genus, una rivista italiana, in modo più approfondito ma al contrario del collega non espresse giudizi definitivi sulla creatura.

Iceman, cosi venne soprannominato l’essere, era sdraiato in una posizione innaturale, con una mano sopra la testa e una sul ventre quasi a volessi difendere al momento del decesso. Era un essere ricoperto di peli, dal collo corto, il torace sviluppato e braccia molto lunghe, le dita dei piedi erano molto lunghe. Per Heuvelmans la creatura era reale perchè sembrava in parte decomposta, escluse che fosse una sorta di composizione realizzata con parti di altri esseri o che fosse uno scherzo della natura.

Accanto alla testa sembrava esserci del sangue e sulla parte destra della faccia il foro di un proiettile che ne aveva strappato l’occhio e forse decretato la morte dell’essere. L’esame fu solo visivo, dentro il caravan e dietro il vetro della vasca frigorifera che custodiva il corpo della creatura racchiusa nel ghiaccio opaco. I due ricevettero vaghe indicazioni su alcuni esami effettuati da persone non identificate in modo chiaro.

Hansen, che portava in giro la creatura non aveva intenzione però di far pubblicare la scoperta del Neanderthal, la creatura era stata presentata al pubblico come mistero che forse era solo un falso orientale. Hansen in seguito cercò di contattare lo Smithsonian Institution di Washington ma quando il museo chiese di esaminare la creatura sostenne che il vero proprietario se ne era riappropriato e aveva l’intenzione di sostituirlo con una copia.

Il proprietario della creatura, a detta di Hansen, era un miliardario californiano. Di Hansen e della creatura si persero le tracce per qualche settimana ma poi ricomparve in giro per le fiere con una creatura dall’aspetto diverso da quella precedente. Hansen cercò di mettersi al sicuro dalle accuse di aver falsificato l’essere ma il suo comportamento non spiega questo cambiamento e il dietro front sulla creatura che se fosse stata vera gli avrebbe fruttato fama e soldi.

Hansen raccontò di aver ucciso la creatura con un colpo di fucile e il segretario dello Smithsonian cercando di vederci e chiamò contattò l’FBI. Hansen diede però due versioni del ritrovamento, prima all’interno di un blocco di ghiaccio nello stretto di Bering, poi sostenne che l’aveva abbattuta lui stesso durante una battuta di caccia nel Minnesota.

John Napier, curatore della collezione di primati alla Smithsonian, seguì la vicenda dell’uomo nel ghiaccio a breve distanza dagli avvenimenti, svolgendo delle indagini e concludendo che Hansen non era altro che uno smaliziato uomo di spettacolo.

Napier, esperto di primati, non rimase impressionato dalle caratteristiche anatomiche della creatura descritte da Sanderson e Heuvelmans: esse sembravano combinare le peggiori caratteristiche rispettivamente delle scimmie e dell’uomo e non parevano averne nessuna di quelle che li rendevano vincenti nel loro ambiente naturale.

Le indagini chiarirono che una ricerca telefonica, condotta da un collega di Napier allo Smithsonian, scoprì che una ditta della costa orientale degli Stati Uniti aveva creato un modello in lattice della creatura, Pete Corrall, era stata citata dallo stesso Hansen in un articolo sulla rivista Saga come la persona che aveva costruito la replica della creatura “originale”. La storia si complica ulteriormente quando Sanderson affermò di essere venuto a conoscenza di almeno due altre ditte – oltre a quella scoperta da Napier – che dichiaravano di aver fabbricato un modello artificiale per Hansen. L’ultima versione dei fatti di Hansen parlava di uno ripetuto scambio tra la copia e l’originale, che sarebbe stato mostrato ai due criptozoologi.

Queste peripezie portarono lo Smithsonian a disinteressarsi della faccenda anche se Hansen continuò fino ai primi anni ottanta a mostrare la creatura nelle fiere. Arriviamo al 1995 quando un collaboratore della rivista Fortean Times cercò di fare luce sulla creatura tornando sulle tracce di Hansen che disse di avere ancora la copia dell’essere affermando che il suo misterioso proprietario lo custodiva probabilmente in California e che oramai lui si occupava di altro.

Insomma, un altro mistero dove la puzza di truffa si sente da chilometri.

Fonte: CICAP

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