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L’isola di Elefantina

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di Oliver Melis

L’isola di Elefantina si trova al centro del Nilo e, secondo i cultori del mito degli antichi astronauti, la sua forma ricorderebbe quella dell’elefante, animale che gli antichi egizi non potevano conoscere, visto che popola zone del pianeta ben lontane dall’Egitto. L’unico modo che avrebbero avuto gli antichi egizi di conoscere la forma di un elefante sarebbe stato, sempre secondo i fautori dell’ipotesi dell’antico astronauta, quello di osservare l’isola dall’alto. La conseguenza ovvia, sempre secondo i cultori di questo mito, sarebbe che gli egizi possedessero chissà quali mezzi volanti o che fossero in contatto con qualche razza aliena che era scesa sulla Terra per informarli sulla forma dell’isola, l’idea che gli antichi egizi possano essersi inoltrati all’interno del continente africano, magari seguendo il corso del Nilo, non li sfiora minimamente.

Uno dei tanti ricercatori del mistero diventato famoso per i suoi libri che definire fanta archeologia è generoso, è un certo Von Däniken che nel suo celebre “Chariots of the Gods?”, pubblicato inItalia con il titolo “Gli extraterrestri torneranno”, Armenia, Milano, 1969, afferma che l’isola si chiamava Elefantina anche nell’antichità, perché la sua forma ricordava quella di un elefante:

L'isola di Elefantina al centro della cartina: la sua forma non ricorda nemmeno lontanamente un elefante.

L’isola di Elefantina al centro della cartina: la sua forma non ricorda nemmeno lontanamente un elefante.

Secondo lui, questa forma sarebbe riconoscibile unicamente volando ad alta quota, perché nei pressi non c’è alcun punto rialzato a sufficienza che offra una vista dell’isola e possa far pensare che l’isola somigli a un pachiderma.

All’epoca dei faraoni la città di Assuan era posta su questo lembo di terra, era una cittadina commerciale chiamata Swenet, che usava la turbolenza delle correnti del fiume per proteggersi degli attacchi nemici. La sua posizione ne fece un importante crocevia commerciale, in cui le carovane provenienti dal sud scaricavano le proprie merci, per poi essere trasportate verso nord.

Nell’antichità l’isola si chiamava Yeb Yebu, cioè “avorio”, perché era un deposito commerciale per l’avorio importato dall’Africa subsahariana.

Il nome attuale dell’isola deriva dalla traduzione greca del termine egizianoelephantinos  che significa infatti “avorio” in greco. Sull’isola ci sono delle rocce grigie che possono sembrare pacifici elefanti al pascolo e L’isola, se osservata dall’alto, non sembra proprio un pachiderma ma può assomigliare vagamente a una goccia allungata o a una zanna. Di certo, la sua forma non ricorda nessun animale, elefante o altro. Troppo semplice fantasticare, più complicato consultare una cartina.

Fonti: Massimo Polidoro, Memphis tour

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