Le stazioni spaziali dopo la ISS

La vecchia Stazione Spaziale Internazionale ha già superato la sua aspettativa di vita di 15 anni. La chiusura del programma ISS è tuttavia imminente e molte aziende private sono in competizione per sviluppare le stazioni spaziali del futuro

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Le stazioni spaziali dopo la ISS
Le stazioni spaziali dopo la ISS

Gli esseri umani da 20 anni occupano stabilmente l’orbita bassa della Terra e lavorano a bordo della ISS la Stazione Spaziale Internazionale. La ISS, costata 150 miliardi di dollari, ha ospitato in tutti questi anni 241 astronauti provenienti da 19 paesi.

All’interno dei laboratori della Stazione Spaziale sono stati condotti oltre 3000 esperimenti scientifici di ogni tipo. Oggi la ISS mostra i segni del tempo nonostante la NASA ne abbia allungato la vita utile di altri 8 anni, consentendo il suo utilizzo fino al 2028.

In seguito è probabile che la NASA decida di deorbitare la Stazione Spaziale che si disintegrerà nell’atmosfera terrestre consegnando i suoi resti all’Oceano Pacifico meridionale.

Altre stazioni la sostituiranno e alcune di esse, progettate da società private che si apprestano a conquistare lo spazio circumterrestre e i suoi mercati. Alcune di queste società, come Axiom Space e Bigelow Aerospace, sperano di sfruttare il successo della ISS aggiungendo moduli alla stazione che potrebbero eventualmente essere rimossi in orbita come loro habitat. Altri, come Blue Origin, progettano stazioni spaziali cosi avveniristiche e sofisticate dove sembrerà di vivere quasi sulla Terra.

La vecchia Stazione Spaziale Internazionale ha già superato la sua aspettativa di vita fissata a 15 anni. Solo negli ultimi mesi, la parte russa della stazione ha visto un bagno andare in rovina, un sistema di fornitura di ossigeno guastarsi e una perdita d’aria farsi preoccupante. “Tutti i moduli del segmento russo sono esauriti”, ha detto a RIA Novosti Gennady Padalka, un cosmonauta.

Nonostante i problemi, l’integrità della struttura non è in pericolo, almeno per ora. I segnali però non devono essere sottovalutati, il deterioramento della ISS potrebbe causare altri problemi.



Kate Rubins astronauta della NASA ha spiegato in una conferenza stampa: “Penso che sia un sistema incredibilmente affidabile e robusto”. La chiusura del programma ISS è tuttavia imminente e molte aziende private sono in competizione per sviluppare le stazioni spaziali del futuro.

Axiom Space, è una società aerospaziale privata con sede a Houston, in Texas. La Axion intende realizzare la prima stazione spaziale commerciale. Fondata nel 2016, Axiom ha già un contratto con la NASA per costruire almeno un nuovo modulo commerciale abitabile da aggiungere alla stazione spaziale ISS. Quando la ISS verrà dichiarata fuori servizio, i moduli che la società Axiom aggiungerà negli anni successivi, teoricamente verrebbero reimpiegati per diventare un avamposto orbitale indipendente.

Anche la Bigelow Aerospace fondata dal miliardario Robert Bigelow è un’azienda con aspirazioni simili. La Bigelow Aerospace ha già inviato un prototipo funzionante del suo modulo gonfiabile ISS nello spazio: il Bigelow Expandable Activity Module, o BEAM, è stato aggiunto la stazione già nel 2016. Attualmente è utilizzata come magazzino.

La società di Bigelow è però molto ambiziosa. In Nevada nelle strutture di Las Vegas i suoi tecnici stanno progettando una versione dell’habitat molto più grande del precedente. Il nuovo habitat si chiama B330, un modulo da 330 metri cubi, da cui il nome. L’habitat ha all’incirca la dimensione di un appartamento di 355 metri quadrati con soffitti alti 3 metri.

Nel settembre del 2019 Bigelow dichiarava: “Dotato di due cucine, due bagni, un enorme spazio di carico e due sistemi di propulsione. Questa grande stazione spaziale può ospitare quattro persone a tempo indeterminato e cinque persone per molti mesi”.
Alla fine, Bigelow spera che una versione del B330 possa ospitare astronauti in nei viaggi futuri verso Marte.

Ma ci sono altri concorrenti nella nuova corsa verso lo spazio. Un’altra azienda, la Sierra Nevada Corporation, sta lavorando a un prototipo di habitat spaziale gonfiabile a tre piani. Il suo design gli consentirebbe di congiungersi alla stazione spaziale o di fungere da base lunare. Conosciuta come il Large Inflatable Fabric Environment, o LIFE, la struttura potrebbe persino contenere un giardino in microgravità che potrebbe fornire ai viaggiatori spaziali prodotti freschi.

Janet Kavandi, vicepresidente senior della Sierra Nevada, è un ex astronauta in pensione della NASA ha dichiarato a Business Insider che l’habitat gonfiabile potrebbe servire a molteplici scopi nello spazio, tra cui “un impianto di produzione, un hotel, a cui alcune persone potrebbero essere interessate a soggiornare, o un osservatorio”. L’obiettivo finale, ha aggiunto, è “sostituire la stazione spaziale esistente con una nuova capacità“.

Bigelow e Axiom utilizzano la Stazione Spaziale ISS come punto di partenza per realizzare i loro progetti di habitat spaziali, altre aziende, come la Blue Origin lavorano alla progettazione di habitat orbitali indipendenti.

La compagnia Blue Origin, di proprietà del miliardario di Amazon Jeff Bezos, immagina habitat molto più spaziosi e più lussuosi della ISS. Nello scorso settembre, Blue Origin ha annunciato che le sue prime stazioni saranno “fondamentalmente diverse dagli habitat di esplorazione progettati per piccoli equipaggi professionalmente formati nello spazio profondo”.

A lungo termine, Bezos immagina enormi habitat in tutto il sistema solare che potrebbero ospitare un’economia spaziale di milioni di lavoratori, consentendo all’industria pesante di allontanarsi dal nostro pianeta. Gli ambienti all’interno di questi habitat simulerebbero la gravità terrestre e il clima più ideale.

“Questa è Maui nel suo giorno migliore, tutto l’anno”, ha detto Bezos a maggio 2019, secondo The Guardian. “Niente pioggia. Niente terremoti. La gente vorrà vivere qui“. Questo è il sogno di Bezos ma ci vorrà molto tempo per realizzarlo, forse generazioni future nasceranno in habitat simili.

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