La forza militante delle parole

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Quand’è che ci siamo arresi ai disegni?

emoji1Gli emoji sono disegnini facili, colorati, riderecci ma, da quand’è che ci siamo arresi ai pittogrammi monocromatici?

Mi succede sempre più spesso di interrogarmi su questo, perché sempre più spesso, oramai, faccine e disegnini vengono usati fuori misura. Più che un’alternativa forma di comunicazione son diventati un muro finto di sentimenti contro cui mi trovo di fronte, sistematicamente, anche quando il discorso si fa serio.

Le persone usano questo filtro anziché scrivere una frase, rinunciano ad esprimersi in italiano, eliminando lo sforzo di apparecchiare una frase con un congiuntivo ben speso che faccia sussultare il destinatario.

Trovo tutto questo una regressione del linguaggio.



Gli emoji parlano una lingua basica, fatta di cose facili: Bianco o nero, maschio-femmina, sete-fame, cuore rosso o verde.

Comunicare così, in modo eccessivo, è tornare ad un’espressività senza struttura, senza contesto; sono i pensierini delle elementari, sono “the pen is on the table“.

Come un rifiuto alla responsabilità della parola scritta.

Forse è per questo, forse è questa la realtà: le parole sono responsabilità e non ci si prende più carico di dire e di affermarsi in modo diretto, di scavare dentro se stessi per dire la parola giusta, e allora si usano emoji per dire ti amo-ti voglio bene-sono arrabbiato, si usano per palesare la felicità e si riassumono i sentimenti tra un cuoricino e un disegno. Quando i sentimenti sono caos dell’anima (ci vorrebbe un Picasso per dirla tutta, altro che faccine) e la parola scritta è un dono preponderante.

Lo so che nell’era di Internet, della comunicazione veloce, quello che dico può sembrare inutilmente retrò e decadente. Tuttavia, penso che la parola continui a racchiudere un potenziale e che la scrittura sia un mezzo.

Tentare di rendere i propri sentimenti, le proprie opinioni e punti di vista con la parola scritta richiede uno sforzo (oggi) fuori dal comune, uno sforzo sia per lo scrivente, sia per chi deve cogliere tutte le sfumature nascoste tra le righe e io credo fortemente che questo genere di sforzi servano e che avvicinino le persone.

Le parole sono tutto quello che abbiamo, perciò è meglio che siano quelle giuste“. Questo lo diceva Carver, ed io continuo a credere ostinatamente nella forza  militante delle parole, anche in questi tempi di annegamento mediatico in oceano di immagini.

Il blog personale di Fabiana Lanzi

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