La bufala dei monoliti di Baalbek

In Libano, nei pressi del sito archeologico di Baalbek o Heliopolis, si trovano tre enormi monoliti

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La bufala dei monoliti di Baalbek
La bufala dei monoliti di Baalbek

In Libano, nei pressi del sito archeologico di Baalbek o Heliopolis, si trovano tre enormi monoliti. Il più grande, conosciuto come Ḥajjar al-Ḥibla (Stone of the Pregnant Woman), è davvero impressionante: lungo più di 20 metri, pesa circa 900 tonnellate. E anche gli altri due non sono da meno, essendo di poco inferiori per lunghezza e peso.

Siamo a conoscenza di tanti posti misteriosi che ospitano antiche strutture megalitiche, pietre ciclopiche come quelle utilizzate per realizzare le piramidi in Egitto o le mura gigantesche in Francia, in Giappone, in Perù o in Messico, strutture straordinariamente simili ma distanti migliaia di chilometri che pseudo archeologi e pseudo storici fanno risalire a epoche lontane, molto più antiche a quelle delle civiltà da noi conosciute.

Molti di questi pseudo archeologi o pseudo storici, nelle loro teorie misteriose, parlano di antichi monoliti di dimensioni enormi che a sentir loro erano impossibili da erigere con gli strumenti che quei popoli utilizzavano.

Tornando ai monoliti di Baalbek, in Libano, questi restano uno dei loro cavalli di battaglia. Li definiamo al plurale perché sono in tanti a pensare che si tratti di un solo monolite ma in realtà sono ben tre, più quello di Assuan in Egitto. Gli obelischi in questione pesano tra le 1000 e le 1200 tonnellate ma mentre quelli libanesi misurano una ventina di metri, quello ad Assuan misura oltre il doppio, cioè ben 42 metri di lunghezza.

Davanti a monoliti cosi grandi e pesanti, i non addetti ai lavori restano senza parole e dunque si pongono la fatidica domanda: “Come facevano millenni fa a spostare rocce di quelle dimensioni e di quel peso?” la risposta è di una banalità sconcertante: “i monoliti non venivano spostati in nessun modo”.

Sembra una battuta ma è proprio cosi, tutti e quattro i monoliti sono rimasti nelle loro sedi naturali, le cave dove sono stati lavorati li ospitano ancora oggi.



L’obelisco di Assuan, ad esempio, è ancora parte integrante della cava stessa, in quanto non è mai stato totalmente scavato ed estratto, forse perché la roccia presentava delle venature che con il logorio del tempo ne avrebbero causato la fratturazione portando a un crollo della struttura del monolito stesso.

Una cosa molto curiosa è che un secondo esemplare, estratto nella stessa cava e anch’esso risalente all’epoca del regno del faraone Tuthmosis III, è l’obelisco del Laterano, prima a Karnak, poi portato a Roma dai romani e ora situato di fronte alla Basilica di San Giovanni in Laterano.

Il sito di Baalbek, invece, è di epoca romana, non c’è nel modo più assoluto una qualsiasi prova che dica il contrario, e i fantaarcheologi, dilettanti entusiasti che si autoproclamano archeologi, che affermano la possibilità di un età molto più antica del periodo dell’impero romano, non hanno né riscontri temporali né la minima prova di un epoca antecedente a quella stabilita e non hanno nessuna prova di ipotetiche o mitologiche civiltà precedenti a quelle conosciute che si sarebbero perse nelle nebbie del tempo lasciandoci i loro stupefacenti monoliti.

Dopo queste considerazioni non dobbiamo stupirci se sono stati intagliati nella roccia obelischi di quelle dimensioni, infatti, i romani hanno realizzato opere più grandi e hanno spostato l’obelisco Lateranense per almeno 2.000 km da Karnak fino a Roma. Pur essendo trasporti che presentavano enormi difficoltà, venivano effettuati con una certa regolarità  (si pensi a tutte le colonne del Pantheon anch’esse provenienti da Karnak) e sempre ben documentati.

Va comunque sottolineato che i tre blocchi di pietra antica che si trovano ancora oggi nella antica cava ad una distanza di 900 m dal complesso del tempio di Heliopolis sono tra i più grandi monoliti estratti dall’uomo ed erano destinati al vicino complesso romano per creare un’opera impareggiabile per l’antichità che, sfortunatamente, è però rimasta incompiuta.

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