In Gran Bretagna registrato caso di trasmissione da scimmia ad uomo del vaiolo delle scimmie

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È stato confermato che un caso di vaiolo delle scimmie è stato registrato in Gran Bretagna su un uomo, un ufficiale della marina nigeriana di stanza nella base di Cornwall. L’uomo è arrivato a Londra a bordo di un volo proveniente da Lagos.

L’uomo è ricoverato da due giorni nell’unità infettiva del Royal Free Hospital di Londra. Tutti gli altri passeggeri che erano a bordo del volo sono stati rintracciati e sottoposti a monitoraggio. Il problema sta nel periodo di incubazione di questa malattia che si aggira in media in due settimane ma può variare da soggetto a soggetto dai sette ai ventuno giorni. Il vaiolo delle scimmie è leggermente meno grave della forma di vaiolo che fu debellato alla fine degli anni ’70 e, a quanto pare, gran parte dei soggetti vaccinati per il vaiolo sembrerebbero immuni.

Il vaiolo delle scimmie, o monkeypox, secondo quanto riporta il portale dell’osservatorio infettivologico dell’Istituto Superiore di Sanità, è una rara malattia virale endemica dei paesi tropicali dell’Africa centro-occidentale. I ricercatori hanno accertato ch si tratta di una malattia virale che, probabilmente, utilizza gli scoiattoli come vettore. oltre alle scimmie si è dimostrato che la malattia infetta anche ratti, topi e conigli.

vaiolo

Nel 1970, il vaiolo delle scimmie fu identificato come la causa di una malattia degli esseri umani simile al vaiolo in località remote dell’Africa. La trasmissione da uomo a uomo del virus avviene dopo un’incubazione di circa 12 giorni (da 7 a 21 giorni). Dopo l’eradicazione del vaiolo umano, nel 1980, il monitoraggio sul vaiolo delle scimmie è continuato dal 1981 al 1986, nella Repubblica Democratica del Congo, con l’identificazione di 338 casi, con un tasso di mortalità del 9,8 per cento per persone non precedentemente vaccinate contro il vaiolo. Il vaccino antivaioloso è stato dimostrato efficace all’85 per cento nel prevenire la manifestazione umana di vaiolo delle scimmie.



Nel 1997, vennero individuati, ancora nella Repubblica Democratica del Congo, 88 casi di eruzione cutanea febbrile che si erano manifestati nel corso dell’anno precedente in 12 villaggi della Katako-Kombe Health Zone. I primi dati raccolti nel corso di questa epidemia suggerivano una catena di contagio da uomo a uomo e hanno dato il via a uno studio epidemiologico a cura dello CDC americano, dello European Programme for Intervention Epidemiology Training e della OMS. Lo studio ha confermato la trasmissione umana del virus, probabilmente facilitata rispetto ai decenni precedenti dalla più alta percentuale di persone suscettibili in quanto non preventivamente vaccinate contro il vaiolo, dopo che l’eradicazione di questa malattia ha portato alla sospensione della vaccinazione di massa.

vaiolo scimmie

Nel 2003, sono stati diagnosticati diversi casi di vaiolo delle scimmie in persone residenti negli Stati Uniti che si erano ammalate dopo essere state a contatto con cani delle praterie malati. E’ la prima volta che si riscontrano evidenze d’infezione comunitaria da virus del vaiolo delle scimmie negli Stati Uniti ma queste infezioni hanno riguardato solo contatti con animali malati e non si è verificata una catena di trasmissione umana.

Causa del vaiolo delle scimmie

Questa malattia è causata dal Monkeypox virus che appartiene al gruppo degli orthopoxvirus. Tra gli altri virus dello stesso gruppo che possono infettare gli esseri umani ricordiamo il virus del vaiolo, il vaccinia (utilizzato nel vaccino del vaiolo) e il cowpox virus.

Segni e sintomi

Negli esseri umani, i segni clinici del vaiolo delle scimmie sono simili a quelle del vaiolo: Circa 12 giorni dopo l’esposizione, la malattia si manifesta con febbre, mal di testa, dolori muscolari, mal di schiena, linfonodi gonfi, malessere generale, e spossatezza. Nell’arco di 1 –3 giorni (talvolta anche di più) dall’insorgenza della febbre, il paziente sviluppa eruzione cutanea pustolare, che appare solitamente prima sul volto ma a volte anche su altre parti del corpo. Le lesioni si sviluppano in genere in diverse fasi prima di formare la crosta e cadere. La malattia generalmente dura da due a quattro settimane. In Africa il vaiolo delle scimmie è fatale in circa il 10% delle persone che contraggono la malattia. La mortalità per il vaiolo umano era di circa il 30% dei casi prima cha la malattia fosse eradicata.

Diffusione del vaiolo delle scimmie tra gli esseri umani

Gli uomini possono contrarre il vaiolo delle scimmie attraverso un morso o il contatto diretto con sangue, liquidi organici o lesioni di un animale infetto. La malattia potrebbe anche diffondersi da uomo a uomo, tuttavia è molto meno contagiosa del vaiolo umano. Si pensa che il virus si trasmetta per via orale durante il contatto diretto o contatto faccia a faccia prolungato. Inoltre, il vaiolo delle scimmie può trasmettersi tramite il contatto diretto con i liquidi organici di una persona infetta o con oggetti contaminati dal virus quali biancheria o abbigliamento.

Trattamento e prevenzione

Non esiste un trattamento specifico per il vaiolo delle scimmie. E’ stato riferito che in Africa il rischio di contrarre il vaiolo delle scimmie si riduce nelle persone precedentemente vaccinate per il vaiolo. E’ in corso di valutazione il ruolo potenziale del vaccino per il vaiolo nei pazienti esposti al vaiolo delle scimmie. Si stanno anche valutando farmaci antivirali, come il cidofovir, per il trattamento.

Descrizione clinica di caso fornita dai CDC americani

Si tratta di un’infezione virale acuta causata dal virus del vaiolo delle scimmie, membro del genere Orthopoxvirus. La malattia clinica presenta un’eruzione cutanea caratterizzata da lesioni pleiomorfiche che passano attraverso tutte gli stadi papillari, vescicolari, pustolari, ombelicati e di crosta che appare dopo un prodromo che include febbre, linfoadenopatia, brividi, sudori, mal di testa e tosse.

Criteri di laboratorio per la diagnosi:

  • Isolamento in mezzo di coltura virale del virus del vaiolo delle scimmie da un campione clinico.
  • Dimostrazione di appartenenza del DNA al virus del vaiolo delle scimmie per mezzo di PCR in un campione clinico.
  • Dimostrazione del cambiamento di livello di anticorpi contro il virus del vaiolo delle scimmie in campioni dello stesso siero raccolti in due momenti successivi, in fase acuta e in convalescenza.
  • Dimostrazione della presenza di un virus morfologicamente consistente con un poxvirus tramite osservazione al microscopio elettronico.
  • Dimostrazione della presenza del virus orthopox in tessuti per mezzo di test immunoistochimici.

Fonte: portale epidemiologico dell’Istituto Superiore di Sanità

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