Questo polpo trasparente è stato visto molto raramente, ma, di recente, un robot sottomarino lo ha filmato mentre si librava con grazia nelle acque profonde dell’Oceano Pacifico centrale offrendo alla vista letteralmente tutto di sé.
I biologi marini hanno individuato l’elusivo polpo di vetro (Vitreledonella richardi) durante una spedizione al largo delle remote Isole Phoenix, un arcipelago situato a più di 5.100 chilometri a nord-est di Sydney, in Australia.
Come altre creature “di vetro”, come le rane di vetro e alcune gelatine a pettine, i polpi di vetro sono quasi completamente trasparenti, con solo i loro occhi cilindrici, il nervo ottico e il tratto digestivo che appaiono opachi.
L’equipaggio della spedizione ha riportato due incontri con il polpo di vetro: un conteggio impressionante dato che in precedenza c’erano pochissimi filmati di questi cefalopodi, e che i ricercatori hanno dovuto studiarli quasi soltanto studiandone alcune parti rinvenute rinvenute nel contenuto intestinale dei loro predatori.
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I polpi di vetro furono scoperti nel 1918. Poco si sa di questi cefalopodi, tranne che vivono in aree tropicali e subtropicali nell’oceano profondo nella zona mesopelagica o crepuscolare, da 200 a 1.000 metri sotto la superficie, e nella zona batipelagica, o zona di mezzanotte, da 1.000 a 3.000 m sotto la superficie, secondo l’Unione internazionale per la conservazione della natura.
La forma cilindrica dell’occhio dei polpi di vetro potrebbe essersi evoluta per ridurre al minimo la sagoma degli occhi di queste creature se viste dal basso, “e fa parte della strategia di mimetizzazione dell’animale“, secondo un rapporto del 1992 pubblicato nel Journal of the Marine Biological Association of the United Kingdom.
Il polpo di vetro è stato avvistato da una spedizione a bordo della nave da ricerca Falkor, gestita dallo Schmidt Ocean Institute, una fondazione operativa senza scopo di lucro co-fondata da Wendy ed Eric Schmidt, l’ex CEO di Google. Alla spedizione hanno partecipato anche scienziati della Boston University e della Woods Hole Oceanographic Institution.
Durante la spedizione, che si è conclusa l’8 luglio, un equipaggio di oceanologi ha scoperto una manciata di quelli che sono probabilmente nuovi animali marini su nove montagne sottomarine precedentemente inesplorate.
Il team ha anche completato la mappatura del fondale marino ad alta risoluzione di oltre 30.000 km quadrati intorno all’arcipelago e le registrazioni video di cinque montagne sottomarine aggiuntive filmate dal robot sottomarino SuBastian.
SuBastian ha anche catturato filmati di uno squalo balena (il più grande pesce vivente del mondo) e un granchio dalle gambe lunghe che ruba un pesce a un altro granchio.
La spedizione ha inviato SuBastian in 21 immersioni, consentendo al robot di registrare più di 182 ore sul fondo del mare. Sette di queste immersioni si sono svolte nel Pacific Remote Islands Marine National Monument (PRIMNM), istituito nel 2009 e ampliato nel 2014.
La spedizione ha permesso agli scienziati di documentare il monumento, dove sono protetti gli animali marini. Il Falkor ha anche rivisitato parti delle Isole Phoenix che i suoi scienziati avevano studiato nel 2017, il che ha permesso ai ricercatori di raccogliere dati che li aiuteranno a capire come l’intero ecosistema e gli habitat delle montagne sottomarine sono collegati tra loro.
“L’oceano contiene meraviglie e promesse che non abbiamo nemmeno immaginato, né tanto meno scoperto“, ha detto Wendy Schmidt nella dichiarazione.
“Le spedizioni come queste ci insegnano perché dobbiamo aumentare i nostri sforzi per ripristinare e comprendere meglio gli ecosistemi marini ovunque, perché la grande catena della vita che inizia nell’oceano è fondamentale per la salute e il benessere dell’uomo“.
Questo articolo è stato originariamente pubblicato da Live Science. Leggi l’articolo originale qui.