Le meduse pericolose nei nostri mari, come riconoscerle e cosa fare in caso di puntura

I nostri mari ospitano diverse tipologie di meduse, alcune pericolose, altre meno

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Qualche anno fa, fece profondamente impressione la notizia di una bambina italiana morta nelle Filippine in seguito alla puntura di una medusa. Il fatto provocò un certo scompiglio anche perché durante quell’estate si registrò una quantità inusuale di avvistamenti di meduse e in Italia si era in piena canicola estiva con la gente che affollava le spiagge, cercando refrigerio in lunghi bagni in mare.

Anche nel Mediterraneo, e quindi sulle nostre coste, vivono diverse specie di meduse, alcune pericolose, altre no. Le meduse sono animali marini appartenenti al gruppo degli Cnidari, come i coralli. Questi animali sono tra i più antichi esseri che popolano mari ed oceani.

Gli scienziati ritengono che le meduse siano arrivate all’apice della loro evoluzione circa settecento milioni di anni fa e da allora non siano più cambiate. Sono animali delicatissimi perché il loro corpo è composto per il 98 percento da acqua eppure, nonostante questa debolezza, una specie particolare di medusa risulta essere, secondo i biologi, praticamente immortale. Questa medusa, giunta ad una certa età, inizia un processo di ringiovanimento che la riporta allo stadio di polipo, da cui riparte per generare una nuova colonia.

Le meduse sono note soprattutto per le capacità urticanti dei loro tentacoli, particolarmente pericolosi nelle cosiddette cubomeduse, come la vespa di mare (Chironex fleckeri) che ha ucciso una settantina di bagnanti nella sola Australia.

Nel Mediterraneo non sono presenti specie così pericolose ma, a causa del riscaldamento globale e della crisi ittica, le meduse si stanno moltiplicando e diffondendo senza controllo nei mari di tutto il mondo, rendendosi in alcuni casi responsabili di vere e proprie invasioni. Possono infatti provocare danni ingentissimi all’economia turistica ma anche agli allevamenti di pesci, oltre che ad impianti nucleari e centrali idroelettriche quando a migliaia vengono risucchiate dai sistemi di filtraggio.

Sostanzialmente, nei nostri mari sono sette le specie più fastidiose:



1. Pelagia noctiluca

pelagia noctiluca medusa

La Pelagia noctiluca è una delle meduse più comuni e il suo veleno è tra i più urticanti e dolorosi. Il suo nome deriva dalla sua capacità di “illuminarsi” di un colore verdastro durante la notte, per questo motivo è conosciuta anche col nome comune di medusa luminosa. Questa specie è più facile da avvistare in primavera e autunno e si può riconoscere dal cappello di oltre venti centimetri di diametro e dai tentacoli velenosi che possono arrivare fino a due metri di lunghezza. La colorazione va dal rossastro al violetto.

2. Carybdea marsupialis

Carybdea marsupialis

La Carybdea marsupialis è una cubomedusa ed è, probabilmente, la medusa più pericolosa nel nostro mare, dato che gli effetti del veleno possono causare uno shock anafilattico. Il nome cubomedusa è legato alla peculiare forma del cappello (o ombrella) del gruppo, che ricorda quella di una scatoletta cubica: non supera i tre centimetri di diametro ed i tentacoli arrivano a circa trenta. Benché corti, essendo filiformi i tentacoli tendono ad attorcigliarsi agli arti del malcapitato di turno, provocando dolorosissime ustioni. La Carybdea marsupialis è facile da avvistare in acqua per il colore rossastro dei suoi tentacoli.

3. Rhopilema nomadica

Rhopilema nomadica

Questa specie di medusa è giunta nel Mar Mediterraneo dal Mar Rosso, attravreso il canale di Suez. la Rhopilema nomadica è una di quelle più invasive e fastidiose. Infatti, oltre ad avere tentacoli particolarmente urticanti, si muove spesso in banchi di migliaia di esemplari, causando danni al turismo e ad alcune centrali di desalinizzazione in Israele, Egitto e Malta. La Rhopilema nomadica è enorme: può infatti arrivare a cinquanta chilogrammi di peso e il suo cappello raggiunge i cinquanta centimetri di diametro. È riconoscibile per le dimensioni imponenti e la colorazione completamente bianca.

4. Cassiopea andromeda

Cassiopea andromeda

Anche la Cassiopea andromeda è arrivata nel Mar Mediterraneo attraversando il Canale di Suez. È nota anche come “upside-down meduse” perché vive principalmente a testa all’ingiù poggiata sul fondale sabbioso, dove attraverso i suoi tentacoli respira e si nutre catturando piccole prede. Per questa ragione viene spesso confusa con gli anemoni di mare. La Cassiopea andromeda vive in simbiosi con alcune alghe e talvolta con un piccolo gamberetto, che non viene paralizzato dal suo veleno. Il cappello di questa specie è giallo-bruno e raggiunge i trenta centimetri di diametro, mentre i tentacoli sono corti e bluastri. Benché le punture da Cassiopea andromeda siano rare a causa del peculiare comportamento, è bene prestarvi attenzione; sono infatti molto dolorose e provocano eruzioni cutanee, vomito e gonfiore.

5. Drymonema dalmatinum

Drymonema dalmatinum

La Drymonema dalmatinum è la medusa più maestosa che è possibile incontrare nel Mar Mediterraneo, dato che la sua ombrella può superare il metro di diametro. Parente prossima della medusa più grande al mondo, la Cyanea capillata che vive nel Mare del Nord e nell’Artico e può raggiungere i due metri di diametro, questo specie è estremamente rara nei nostri mari: basti pensare che è stata avvistata recentemente nel Mar Adriatico dopo quasi cento anni di assenza. La sua rarità è probabilmente legata al peculiare ciclo di vita, con la fase polipoide dominante rispetto a quella di medusa. Il nome scientifico Drymonema dalmatinum deriva dalla Dalmazia, dove fu avvistata per la prima volta nel XIX secolo. Bellissima da osservare per la peculiare forma del cappello e i numerosi tentacoli filamentosi, questa medusa è ritenuta molto tossica, ma data la grande difficoltà di incontrarne una è probabile che nessuno sia mai stato vittima del suo veleno.

6. Aurelia aurita

Aurelia aurita

L’aurelia aurita è una delle più affascinanti meduse presenti nel nostro mare, grazie all’inconfondibile cappello quasi perfettamente sferico e ai suoi tentacoli nastriformi. Viene comunemente chiamata “medusa quadrifoglio” per il disegno che gli organi riproduttivi, le gonadi, formano nella porzione superiore dell’ombrella. Benché non sia tra le specie più urticanti, un contatto con i suoi tentacoli può causare serie dermatiti, inoltre viene avvistata soprattutto negli ambienti costieri, aumentando di conseguenza il numero di contatti indesiderati. Questa specie è predata da tartarughe, uccelli, pesci e persino da altre specie di meduse più grandi. Viene regolarmente consumata anche dall’uomo, soprattutto in Cina e Giappone dove è alla base di alcuni caratteristici piatti. Le dimensioni della medusa quadrifoglio non superano i venti centimetri di diametro e la colorazione è fondamentalmente trasparente.

7. Chrysaora hysoscella

Chrysaora hysoscella

La Chrysaora hysoscella è una medusa diffusa nell’Oceano Pacifico ma viene avvistata regolarmente nel Mar Adriatico e nel Golfo di Trieste. Questa specie è conosciuta col nome di medusa bruna o medusa compasso, per le sedici bande marroni a forma di V che ornano tutta la superficie dell’ombrella. Può arrivare sino a quaranta centimetri di diametro e i suoi ventiquattro tentacoli possono superare il metro di lunghezza, caratteristiche che, assieme all’inconfondibile colorazione, la rendono facilmente riconoscibile in acqua. Se incontrata, è bene rimanere a debita distanza: il contatto con i tentacoli può infatti provocare dermatiti, benché non sia tra le specie più urticanti in assoluto. La Chrysaora hysoscella è una specie che spesso viene allevata negli acquari.

Cosa fare in caso di puntura

Le punture di medusa vanno trattate il più presto possibile. I primi sintomi, bruciore e prurito, sono causati da delle sostanze che le meduse hanno nei tentacoli, la parte urticante di questo animale molto poco amato. La sensazione è come di una ustione leggera, che di solito dura da qualche ora a pochi giorni, in genere due. Si nota un arrossamento nella parte toccata, e piano piano compaiono delle piccole bolle. Se notate sintomi diversi e più preoccupanti, come reazione cutanea estesa, sudore eccessivo, difficoltà respiratorie, meglio chiamare il pronto intervento o recarsi in un pronto soccorso, perché potrebbe trattarsi di shock anafilattico, una reazione allergica grave alla puntura di medusa. Di norma, comunque, le conseguenze del pizzico della medusa non sono gravi, solo un grande fastidio, che ha comunque la sua terapia e i suoi rimedi. Vediamo quali sono:

Per curare le punture di medusa Il rimedio più efficace è un gel al cloruro di allumino, con una concentrazione di almeno il 5 per cento: blocca la diffusione delle tossine e fa diminuire bruciore e prurito. Se invece state cercando dei rimedi naturali, potreste fare degli impacchi con il bicarbonato di sodio, oppure degli sciacqui con aceto bianco: l’acidità dell’aceto blocca le tossine impedendone la diffusione. Comunque, il consiglio per bloccare i sintomi della puntura di medusa è agire in fretta, e difficilmente sulla spiaggia si potranno fare subito degli impacchi con aceto o bicarbonato. Se a essere punti sono i bambini, poi, per calmarli il prima possibile evitando che le tossine della medusa si diffondano, è molto meglio fare presto, per tornare tutti alla tranquillità, quindi è più prudente procurarsi in farmacia un tubetto di gel al cloruro di alluminio, da tenere nella borsa da mare per essere pronti a ogni evenienza.

Un nuovo pericolo

Negli ultimi anni nei nostri mari sono stati riferiti diversi avvistamenti della “Caravella portoghese”, un sifonoforo, ovvero un organismo formato dall’aggregazione di quattro diversi individui specializzati chiamati zooidi, i quali vivono in una condizione di interdipendenza. La Caravella portoghese, il cui nome deriverebbe dall’aspetto assunto dalla sua sacca galleggiante che ricorderebbe appunto una caravella, è difatti il risultato dell’unione di 4 tipi di polipi.

caravella

Questo organismo è molto comune nelle fasce subtropicali e tropicali degli oceani Atlantico, Pacifico e Indiano, ma ultimamente  stato avvistato anche la largo della Sicilia, della Sardegna e della Calabria.

Le punture della Caravella portoghese, oltre a produrre molto dolore nei soggetti colpiti, possono provocarne anche la morte. Dato che viene scambiata spesso per un medusa, si è soliti utilizzare metodi di neutralizzazione sbagliati.

Ecco invece alcuni trattamenti da usare in caso si venisse punti dalla Caravella portoghese:

•    rimuovere ogni eventuale residuo di tentacoli o parti della caravella presenti sulla pelle
•    applicare acqua salata sulla parte interessata (non acqua dolce, perché può peggiorare la situazione).
•    in seguito applicare acqua calda a 45 °C sull’area interessata per almeno 15-20 minuti, al fine di ridurre il dolore.
•    se sono stati colpiti gli occhi, sciacquarli abbondantemente con acqua di rubinetto a temperatura ambiente per almeno 15 minuti.
•    Se la visione dovesse cominciare a sfocarsi o gli occhi continuassero a lacrimare o gonfiarsi, o si dovesse presentare qualsiasi altro problema persistente, è necessario rivolgersi a un pronto soccorso nel minor tempo possibile.

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