Elizabeth Williams e la scoperta di Plutone

Le donne hanno svolto per molto tempo un ruolo oscuro nella storia della scienza e quasi sempre sono state dimenticate dalla cronaca. È giusto ora riconoscere il merito conquistato da tante donne. Elizabeth Williams fu una di queste.

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Il 18 febbraio del 1930 l’astronomo Clyde Tombaugh scopri quello che allora sarebbe diventato l’ultimo dei pianeti del sistema solare, quello che ne segnava gli estremi confini conosciuti, Plutone.
La scoperta fu possibile grazie ai calcoli di un matematico dimenticato dalla storia, quel matematico era una donna, Elizabeth Williams, che lavorava per il famoso astronomo Sir Percival Lowell, che fu il primo a teorizzare l’esistenza del nono pianeta.
Lowell purtroppo non seppe mai della scoperta in quanto mori prima che il suo successore, Tombaugh, trovasse il pianeta studiando migliaia di foto in cerca di un puntino in movimento sullo sfondo del cielo punteggiato di stelle.
Per trovare Plutone entrambi si affidarono ai calcoli della Williams. La matematica tuttavia fu dimenticata dalla storia che contribuì a scrivere.
Non sappiamo molto di lei, il che è una sfortuna” ha detto Catherine Clark, una dottoranda in astronomia che opera presso quello che ora è noto come Lowell Observatory. “Sappiamo così tanto su Percival Lowell e Clyde Tombaugh, e pochissimo su chi effettuò quotidianamente i calcoli“.
Quei calcoli erano di vitale importanza per la ricerca del pianeta che si basava su quanto riscontrato da Lowell nelle osservazioni dei moti di Urano e Nettuno. L’insigne astronomo notò per primo che le orbite dei pianeti più esterni del sistema solare non erano come sarebbero dovute essere. Questa discrepanza delle orbite fece balenare nella mente di Lowell l’idea che il sistema solare era incompleto, ci doveva essere un corpo ancora più lontano che con la sua presenza influenzava le orbite dei due giganti.
Per trovare Plutone non si poteva fare a meno di calcoli molto complessi e questi calcoli portarono in scena Elizabeth Williams. All’epoca non esistevano i computers e i calcoli venivano affidati a veri e propri “calcolatori umani”, spesso donne che eseguivano a mano tutti i complessi passaggi matematici richiesti dagli astronomi. La Williams calcolò quindi il punto esatto dove cercare l’oggetto mancante del sistema solare basandosi sulle discrepanze orbitali osservate da Lowell.
Lowell non trovò Plutone e la ricerca per alcuni anni andò in stallo prima che Tombaugh riprendesse la caccia allo sfuggente pianeta. Ma il duro lavoro di Tombaugh, grazie ai precisi calcoli della Williams, venne ripagato, il 18 settembre di 90 anni fa Tombaugh osservò un puntino che in alcune lastre fotografiche scattate a distanza di tempo cambiava posizione contro lo sfondo stellato.
Tuttavia la Williams non vide mai Plutone. La matematica si sposò nel 1922 e la vedova di Sir Percival Lowell la licenziò perché non riteneva appropriato assumere una donna sposata. La Williams con il marito trovò una nuova occupazione presso l’osservatorio di Harvard in Giamaica. Nel 1935, la Williams rimase vedova e si trasferì nel New Hampshire, dove morì in povertà.
Catherine Clark ha tenuto una presentazione sulla vita di Elizabeth Williams e il suo lavoro al 235° incontro dell’American Astronomical Society, tenutosi a Honolulu il mese scorso, sulla base della sua collaborazione con lo storico dell’Osservatorio Lowell, Kevin Schindler.
La Clark, parlando con Space.com, ha affermato che è stata colpita dalla storia della Williams e quello che lo ha fatto di più è stato “capire quando le donne sono entrate per la prima volta in questo campo e cosa hanno fatto inizialmente“.
La Williams aveva un talento particolare nel suo lavoro, ha aggiunto Clark. “Oltre a questi incredibili calcoli matematici molto avanzati che eseguiva, era anche ambidestra e scriveva simultaneamente con entrambe le mani“, ha detto. “Scriveva in corsivo con la mano destra e in stampatello con la sinistra“.
Decenni dopo il lavoro della Williams, ovviamente, gli astronomi non hanno bisogno che un matematico svolga a meno complessi calcoli orbitali. “Oggi facciamo molto affidamento sui moderni computer per fare il nostro lavoro e siamo in grado anche di fare un po’ di scienza davvero folle“, ha detto Clark. Ma studiando come gli astronomi hanno lavorato in passato, ha detto, “ti riporta davvero alla storia e ti rende grato a queste persone, in particolare queste donne, che hanno fatto questi calcoli“.
L’oblio in cui è caduto il lavoro della Williams è anche un promemoria dei modi in cui le donne sono state eliminate dalla storia della scienza. “Anche se erano nell’ombra“, ha detto Clark, “[le donne] hanno molto contribuito all’astronomia“.
Fonte: Space.com

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