Darwin’s Radio: l’homo sapiens è un’astronave che trasporta virus primordiali

Darwin's radio è un romanzo di fantascienza, per certi versi profetico, che individua in determinati virus non un danno per l'umanità ma la spinta per uno sbalzo evolutivo

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Darwin’s Radio è un romanzo di fantascienza scritto da Greg Bear che racconta le vicissitudini di una coppia di scienziati che sostengono che un particolare ceppo di endovirus denominato “morbo di Erode”, poiché fa aumentare in maniera esponenziale gli aborti spontanei, sia in realtà un processo evolutivo che procede a balzi anziché in maniera lenta e costante, verso uno stadio successivo.

Nella realtà, un biologo di Harvard, Stephen Jay Gould, ha sostenuto che: “L’apparizione improvvisa delle specie nella documentazione fossile e la nostra incapacità di notare il successivo cambiamento evolutivo al loro interno è la corretta previsione della teoria evolutiva per come la comprendiamo. Quelle sequenze “evolutive” non sono gradini su una scala, ma la nostra ricostruzione retrospettiva di un percorso tortuoso che corre come in un labirinto, ramo per ramo, dalla base di un lignaggio che  sopravvive alla sue ramificazioni”.

In un certo senso, il romanzo di Bear può definirsi profetico poiché l’elemento centrale della storia è rappresentato da virus presenti nel nostro genoma che funzionano come portatori di messaggi evolutivi: una sorta di radio genetica o virus che trasmette informazioni genetiche.

Nel romanzo, la protagonista Kaye Lang è una biologa molecolare che svela la sua teoria secondo cui le antiche malattie codificate nel DNA degli umani possono tornare alla vita: “Per anni ho aspettato che la natura reagisse alle nostre cazzate ambientali, ci dicesse di smettere di sovrappopolare e impoverire le risorse, di zittire e di smettere di scherzare e morire. Apoptosi a livello di specie. Penso che questo potrebbe essere l’ultimo avvertimento: un vero assassino della specie “. Scrive Bear.

In questo techno thriller, l’antropologo Mitch Rafelson scopre in una grotta di ghiaccio rintracciata nelle Alpi, dei resti mummificati di una coppia di Neanderthal e del loro bambino appena nato, stranamente anormale. Kaye Lang, una biologa molecolare specializzata in retrovirus,  porta alla luce prove agghiaccianti che il cosiddetto DNA spazzatura potrebbe avere uno scopo precedentemente sconosciuto nell’evoluzione della vita.

 Christopher Dicken, un cacciatore di virus del National Center for Infectious Diseases di Atlanta, è alla ricerca di una malattia misteriosa, soprannominata l’influenza di Erode, che sembra colpire solo le future mamme e i loro feti. Mentre i tre scienziati mettono in comune i loro risultati, diventa chiaro che l’Homo sapiens sta per affrontare la sua più grande crisi, una sfida avvolta nei nostri geni da prima dell’alba dell’umanità.

I batteri, secondo Kaye Lang: “Sono estremamente importanti e sebbene alcuni causino malattie, molti altri sono necessari alla nostra esistenza. Alcuni biologi ritengono che i batteri siano alla base di tutte le forme di vita e che le cellule eucariotiche, ad esempio le nostre stesse cellule, derivino da antiche colonie di batteri. In questo senso, potremmo semplicemente essere astronavi per batteri”.

I batteri scambiano piccoli anelli circolari di DNA chiamati plasmidi. I plasmidi integrano il genoma batterico e consentono loro di rispondere rapidamente a minacce come gli antibiotici. I plasmidi costituiscono una biblioteca universale che i batteri di molti tipi diversi possono usare per vivere in modo più efficiente. I batteri e quasi tutti gli altri organismi possono essere attaccati dai virus. I virus sono frammenti di DNA o RNA molto piccoli, generalmente incapsulati, che non possono riprodursi da soli. Invece, dirottano il meccanismo riproduttivo di una cellula per creare nuovi virus. Nei batteri, i virus sono chiamati batteriofagi (“mangiatori di batteri”) o solo fagi. 

Molti fagi trasportano materiale genetico tra gli ospiti batterici, così come alcuni virus negli animali e nelle piante. È possibile che i virus originariamente provenissero da segmenti di DNA all’interno delle cellule che possono muoversi, sia all’interno che tra i cromosomi“.

Il paradigma di Gould è che: “L’evoluzione procede da mutazioni casuali all’interno del genoma. Queste mutazioni alterano la natura delle proteine ​​o degli altri componenti espressi dal nostro DNA e sono generalmente dannose, causando la morte dell’organismo. Tuttavia, nel tempo e in condizioni mutevoli, le mutazioni possono anche creare nuove forme che conferiscono vantaggi positivi”.

Il paradigma, presentato da Lange, è un meccanismo finora sconosciuto, in base al quale il genoma prende il controllo della propria evoluzione, avvertendo in qualche modo il momento giusto per provocare il cambiamento.

Credo“, dice: “Che il nostro genoma sia molto più intelligente di noi. Ci sono volute decine di migliaia di anni per arrivare al punto in cui abbiamo una speranza di capire come funziona la vita. Le specie della Terra si sono evolute, sia in competizione che in cooperazione, per miliardi di anni. Hanno imparato a sopravvivere in condizioni che a malapena possiamo immaginare.

Anche il biologo più conservatore sa che diversi tipi di batteri possono cooperare e imparare gli uni dagli altri, ma molti ora capiscono che diverse specie di metazoi, piante e animali come noi, fanno la stessa cosa quando svolgono i loro ruoli in qualsiasi ecosistema. Le specie della Terra hanno imparato come anticipare i cambiamenti climatici e reagire in anticipo ad essi, ottenere un vantaggio, e credo che, nel nostro caso, il nostro genoma ora stia rispondendo ai cambiamenti sociali e allo stress che provocano”.

“Qualunque scienziato rispettabile sostiene la tesi secondo cui il genoma è una “mente” autocosciente in grado di giudicare l’ambiente e determinare il corso della sua stessa evoluzione?“.

Kaye fece un respiro profondo: “Mi occorrerebbero diverse ore per correggere ed espandere quella proposta mentre la affermi, ma, vagamente, la risposta è sì”.