Charlie, tutto rinviato, presto un consulto congiunto tra medici inglesi, americani ed italiani

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di Massimo Zito

È stata una giornata di grande tensione presso las suprema corte inglese dove si sta decidendo il destino del piccolo Charlie Gard, il bambino di ormai 11 mesi affetto dalla sindrome da deplezione mitocondriale, una rara malattia genetica che impedisce il normale sviluppo neurologico.

Come si sa, l’udienza odierna serviva a riesaminare il caso dopo la sentenza in ultimo grado che stabiliva, per il bene del paziente e secondo la legge inglese sull’accanimento terapeutico, la necessità di staccare la spina alle macchine che tengono in vita il piccolo Charlie. Il riesame era stato richiesto dall’ospedale inglese dove il piccolo è ricoverato in seguito all’intervento di specialisti americani e italiani che. sollecitati dai genitori del piccolo, hanno presentato nuovi protocolli terapeutici sperimentali che potrebbero restituire a Charlie una speranza di vita.

Davanti al giudice, lo stesso che aveva pronunciato al sentenza fatidica che ordinava il distacco delle macchine, gli avvocati del GORSH, l’ospedale inglese, continuavano a sostenere l’opinione dei medici curanti, secondo la quale per il bambino non esistono più speranze e tenerlo in vita sarebbe solo un atto di crudeltà imponendogli indicibili sofferenze. Dall’altro lato, l’avvocato della famiglia Gard sosteneva la posizione dei genitori che hanno, di nuovo, avuto anche un vivace battibecco con il giudice, a loro parere evidentemente prevenuto. Solo il pubblico impegno dello stesso a rivedere la sua precedente decisione in caso vengano presentati elementi probatori convincenti ha calmato le acque.

Fuori dal tribunale, decine di rappresentanti dell’esercito di Charlie, una schiera di cittadini che hanno sostenuto la famiglia sia economicamente che intervenendo fisicamente alle varie udienze, con cartelli e slogans.

Alla fine, una piccola speranza per Charlie. Ascoltato un neurologo americano presentato dalla famiglia di Charlie in teleconferenza, il giudice si è mostrato scettico sulle dichiarazioni dello stesso di poter garantire almeno un 10% di probabilità di recupero neurologico almeno parziale per il bambino nel caso rispondesse alla terapia. Secondo il medico americano, circa la metà dei pazienti come Charlie rispondono positivamente alla somministrazione orale di nucleosidi che, penetrando la barriera ematoecefalica, riescono ad avere effetti positivi sulla patologia. Il giudice si è dovuto parzialmente arrendere quando la testimonianza del luminare americano e stata supportata anche da un documento redatto dai medici dell’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma.

Per il momento il giudice ha rinviato a domani la decisione di una data della settimana prossima, in cui i medici americani, inglesi ed italiani si riuniranno a consulto al capezzale del bambino per stabilirne definitivamente lo stato e le residue possibilità di recupero.

Insomma, il giudice continua ad apparire molto scettico ma ci va con i piedi di piombo. Il caso del piccolo Charlie è ormai davanti alle opinioni pubbliche di tutto il mondo e, da quando sono intervenuti sulla vicenda il presidente Trump e Papa Francesco in persona, coinvolge ormai le diplomazie ai massimi livelli. Chiaramente una patata bollente per un giudice fautore della rigida applicazione della legge ed evidentemente poco propenso a ripensarci.

Stante lo stato delle cose, l’impressione è che ora tutto si deciderà nel consulto della prossima settimana e che se i medici del GOSH accetteranno la validità dei protocolli proposti da americani ed italiani, cambiando la loro diagnosi infausta e senza appello, il giudice potrà cambiare la sua precedente sentenza. Se i medici del GOSH dovessero irrigidirsi, per Charlie il destino sarebbe segnato.

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