sabato, Maggio 17, 2025
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CSI geologia: chi ha ucciso i dinosauri? Ipotesi sul vulcanismo

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L’ipotesi dell’estinzione avviata dall’impatto di un asteroide, pur avendo molte adesioni, non è l’unica sul tavolo.

Molto prima che avvenisse limpatto di Chicxulub, un disastro diverso era in corso dall’altra parte del pianeta. All’epoca, l’India navigava al largo del Madagascar e i vulcani del Deccan eruttavano 1,3 milioni di chilometri cubi di roccia fusa e detriti vari, spargendo enormi quantità di gas nell’atmosfera.

I Ricercatori hanno determinato le età dei cristalli incastonati nelle colate di lava del Deccan. Questi mostrano che la maggior parte delle eruzioni iniziarono circa 250 mila anni prima dell’impatto di Chicxulub. E sono continuate per un altro mezzo milione di anni dopo, quindi le eruzioni erano concomitanti al periodo delle estinzioni.

Il dubbio che le eruzioni siano state almeno una concausa delle estinzioni è più che legittimo.

Il Vulcanismo del Deccan è di gran lunga più pericoloso per la vita sulla Terra di un impatto dal cielo”, dice Gerta Keller, paleontologa dell’Università di Princeton nel New Jersey. Recenti ricerche dimostrano quanto sia dannoso. Proprio come l’iridio segna le ricadute dell’impatto di Chicxulub, il vulcanismo Deccan ha un biglietto da visita proprio: il mercurio.

La maggior parte del mercurio presente nell’ambiente ha origine dai vulcani. le grandi eruzioni hanno emesso, nel corso del tempo, tonnellate di questo elemento. Il Deccan non ha fatto eccezione. La eruzioni del Deccan hanno emesso un totale compreso tra 99 milioni e 178 milioni di tonnellate di mercurio.

Che il mercurio abbia lasciato un segno indelebile appare chiaro nel sud ovest della Francia e in molti altri posti. I ricercatori hanno scoperto grandi concentrazioni di mercurio nei sedimenti risalenti al periodo precedente l’impatto. Quegli stessi sedimenti presentano un altro indizio, i gusci fossili di plancton. Questi esemplari presentano un guscio sottile e screpolato.

Questo suggerisce che l‘anidride carbonica rilasciata dalle eruzioni del Deccan resero gli oceani troppo acidi per alcune creature, come sostiene Thierry Adatte, un geologo dell’Università di Losanna in Svizzera.

In quel periodo, la sopravvivenza stava diventando molto difficile per queste creature”. Il plancton costituisce il fondamento dell’ecosistema marino. Il declino di queste minuscole creature deve avere scosso l’intera rete alimentare dell’epoca (una cosa simile sta accadendo oggi perchè l’acqua del mare sta assorbendo il biossido di carbonio derivato dalla combustione di combustibili fossili).

Complici nel crimine

Le eruzioni del Deccan ebbero effetti sconvolgenti in almeno una parte dell’Antartide. I ricercatori hanno analizzato la composizione chimica di conchiglie provenienti da 29 specie di molluschi del tipo Clam sulla Seymour. Il fatto che le conchiglie presentino una composizione chimica diversa a seconda della temperatura ambientale in cui il loro mollusco ha vissuto ha permesso ai ricercatori di mettere insieme un data base delle temperature in antartide e dei cambiamenti climatici dell’area per un periodo di oltre 3,5 milioni di anni intorno all’epoca dell’estinzione dei dinosauri.

Dopo l’inizio delle eruzioni del Deccan e il conseguente aumento della anidride carbonica atmosferica, le temperature locali si alzarono di circa 7 – 8° C. Il gruppo di studio ha pubblicato questi risultati nel luglio 2016 su Nature Communications.

Circa 150.000 anni più tardi, una seconda fase di riscaldamento coincise con l’impatto di Chicxulub. Durante questi due periodi di riscaldamento dell’antartide sono verificabili alti tassi di estinzione tra le specie dell’area.

Sostanzialmente, in un momento in cui le specie vegetali e animali erano già in difficoltà a causa dei cambiamenti climatici indotti dal vulcanismo del Deccan, all’improvviso arriva questo enorme impatto dal cielo….”

Sia le modifiche ambientali provocate dai vulcani che l’impatti celeste avrebbero causato, individualmente, qualche estinzione ma l’effetto combinato dei due eventi fu catastrofico per la vita sulla Terra.

Ma non tutti condividono questa conclusione.

Secondo Joanna Morgan, geofisico presso l’Imperial College di Londra, i fossili dimostrano che la vita marina era fiorente e rigogliosa fino al momento dell’impatto.

Alcuni esperti hanno tentato di mettere in correlazione i due eventi. Forse non fu solo sfortuna se si verificarono quasi in contemporanea l’impatto e il vulcanismo, due disastri devastanti in una sola volta. Sappiamo che spesso, dopo i grandi terremoti, i vulcani eruttano. Ad esempio, nel 1960, il vulcano Cordón-Caulle in Cile iniziò ad eruttare due giorni dopo che, non lontano, si era verificato un terremoto di magnitudo 9,5. Le onde d’urto sismiche causate dall’impatto di Chicxulub avrebbero, probabilmente, mandato fuori scala qualsiasi sismografo.

Si è tentato di tracciare l’intensità del vulcanismo nel periodo dell’impatto. Da quanto risulta, vi sono state intense eruzioni, prima e dopo l’impatto, per 91.000 anni. Lo scorso aprile, in una riunione della European Geosciences Union tenutasi a Vienna sono state riferite queste conclusioni. L’aspetto interessante è che in un periodo tra i 50 mila anni prima o dopo l’impatto la natura delle eruzioni è cambiata drasticamente. La quantità di materiale eruttato è improvvisamente aumentata di 0,2-0,6 chilometri cubici l’anno. sembrerebbe che qualcosa abbia alterato il sistema idraulico dei vulcani.

Nel 2015 Renne e il suo team hanno pubblicato su Science il loro lavoro, delineando un clamoroso uno-due geologico. Lo shock dovuto all’impatto fratturò le rocce che racchiudevano il magma del Deccan. La roccia fusa si espanse e combinò le camere magmatiche e i gas disciolti nel magma formarono bolle che spinsero il materiale verso l’alto, come quando si scuote una lattina di bibita gassata.

La fisica alla base di questa combo impatto-vulcano non è chiara, dicono gli scienziati sostenitori di entrambe le tesi, soprattutto considerando che il Deccan e il luogo dell’impatto erano notevolmente distanti tra loro. Insomma, si lavora soprattutto su congetture.

Sean Gulick, geofisico dell’Università del Texas di Austin sostiene che tutto questo è inutile: “Stanno a caccia di un’altra spiegazione quando c’è già ed è ovvia,” dice. “Il colpevole è stato l’impatto, abbiamo la pistola fumante”

Nel prossimo futuro, quando avremo simulazioni al computer migliori sul giorno del giudizio dei dinosauri, grazie agli studi in corso sulle rocce di Chicxulub e del Deccan che forniranno nuovi elementi, il dibattito potrebbe nuovamente divampare. Per ora, è difficile arrivare da un verdetto definitivo di colpevolezza per due complici, al momento l’assassino resta l’impatto dal cielo.

Entrambi gli eventi hanno devastato il pianeta ed i suoi ecosistemi in periodi sovrapponibili, per gli scienziati non è facile distinguere gli effetti dell’uno o dell’altro.

Insomma, il mistero del killer dei dinosauri non ha ancora un colpevole certo ma, secondo alcuni, c’è un terzo possibile colpevole che esamineremo in un prossimo articolo: in quel periodo, a qualche decina di anni luce dalla Terra, una supernova potrebbe avere rilasciato un flare di raggi gamma che, raggiunta la Terra, potrebbe avere fritto la biosfera del nostro pianeta.

Parte prima

Tecniche per purificare l’acqua in emergenza

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Per sopravvivere in caso di calamità o disastri, non solo devi sapere come trovare l’acqua, devi anche imparare a filtrarla correttamente. L’acqua deve essere filtrata per rimuovere le impurità e le cisti che talvolta trasporta che possono ospitare e proteggere i batteri da trattamenti chimici o addirittura dall’ebollizione.

Trovare l’acqua

Consapevole di dover purificare l’acqua, devi prima trovarla. Potresti non avere sempre un fiume, un ruscello, un lago o uno stagno vicino, potresti dover scavare o raccoglierla usando altri metodi.

Dentro casa

L’acqua dal serbatoio dello scaldabagno di casa può essere molto pericolosa per la salute, vale lo stesso per l’acqua del water, che può essere contaminata da batteri, per bere è meglio fondere dei cubetti di giaccio, realizzati con acqua non contaminata. L’acqua delle piscine e delle terme può essere utilizzata per l’igiene personale, la pulizia e gli usi correlati, ma non per bere.

Fuori casa

Fiumi, torrenti e laghi potrebbero essere contaminati da rifiuti di bestiame, liquami umani, sostanze chimiche e altri contaminanti che possono portare a malattie se utilizzati per bere, fare il bagno e altre attività igieniche. Durante gli eventi di inondazione, anche l’acqua dei pozzi potrebbe essere contaminata.

L’acqua proveniente da fonti esterne alla casa deve essere trattata per uccidere i germi nocivi. Se sospetti o sai che l’acqua è contaminata da sostanze chimiche o combustibili tossici, non può essere resa sicura e non dovresti berla e nemmeno farci il bagno.

Le possibili fonti di acqua che potrebbero essere rese sicure da trattamenti di purificazione includono:

  • Acqua piovana;
  • Ruscelli, fiumi e altri corpi idrici in movimento;
  • Stagni e laghi;
  • Sorgenti naturali;
  • Nota: NON UTILIZZARE acqua contaminata da carburante o sostanze chimiche tossiche.

Se non hai altra scelta, ci sono alcune soluzioni per trovare dell’acqua, tuttavia, è preferibile sempre purificarla.

Torrenti asciutti

Torrenti asciutti o burroni poco profondi possono essere una fonte d’acqua, in particolare se c’è vegetazione verde lungo i lati. Questi torrenti di solito hanno l’acqua che scorre in momenti diversi. Nelle stagioni più asciutte, il flusso diminuisce o si interrompe completamente, ma può esserci acqua appena sotto la superficie.

Notare la vegetazione verde in questo ambiente arido. La vita vegetale non potrebbe sopravvivere sulla roccia affiorante a meno che non ci fosse una fonte d’acqua appena sotto la superficie.

Potresti scoprire che una sorgente naturale sta filtrando attraverso una fessura nella roccia e sta riempiendo una piccola cisterna. In passato le persone costruivano cisterne per raccogliere l’acqua di sorgente, l’acqua delle pozze è più facile da raccogliere.

L’eventuale acqua raccolta da una cisterna deve essere depurata; anche gli animali useranno la fonte e l’avranno contaminata.

Traspirazione solare con sacchetto di plastica

Per raccogliere acqua si può sfruttare anche la traspirazione delle piante con una semplice tecnica per cui sono necessari dei sacchetti di plastica, con un un peso (una piccola pietra) per il sacchetto e dello spago per raccogliere l’acqua. Avvolgere un ramo ricco di foglie con il sacchetto, in fondo al quale avremo poggiato una piccola pietra il più possibile pulita. Lo spago servirà per chiudere il lavo aperto del sacchetto di plastica. Il vapore acqueo sprigionato dalle foglie condenserà ai lati del sacco e gocciolerà verso il peso posto nel sacco. La plastica trasparente è l’ideale perché permette ai raggi del sole di colpire le foglie.

Tecnica della distillazione dell'acqua attraverso le piante
Tecnica della traspirazione dell’acqua attraverso le piante

L’acqua evaporata è già purificata, quindi non è necessario sapere come purificarla se si utilizza questo metodo. Le piante perdono vapore acqueo attraverso i loro pori epidermici o gli stomi situati sulle foglie. Tecnicamente questo è uno scambio di gas. Le piante assorbono anidride carbonica e attraverso la traspirazione scambiano quel gas con l’ossigeno, che è presente nel vapore che perdono attraverso i loro stomi.

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Come estrarre acqua potabile dal bambù

Prima di tutti, individua un cespuglio di canne di bambù. Deve essere una delle specie più grandi, con fusti spessi tipicamente di una dozzina di cm di diametro. Dovrai percuotere le diverse sezioni, quelle che normalmente emettono un suono più denso contengono acqua. Infine, dovrai trovare un piccolo germoglio di bambù di circa un cm di diametro.

Ora, apri una sezione del grande tronco di bambù. Fai un taglio a metà circa della sezione e poi uno un po’ sopra. Quando tagli, assicurati che sia un movimento diagonale verso il basso. Senza rimuovere la lama dal secondo taglio, ruota il coltello per staccare la sezione del legno tra i due tagli.

Guarda nel buco che hai appena fatto e dovresti essere in grado di vedere dell’acqua nella parte inferiore della sezione. Se non ce n’è, prova un’altra sezione. Annusa l’acqua. Se ha un cattivo odore lasciala. Quindi metti la tua cannuccia fatta in casa nel buco e aspira un po’ d’acqua. Se ha un cattivo sapore non berla, se ha un buon sapore bevi!

Utilizza il Sole

La luce del Sole è un ottimo modo per ricavare dell’acqua limpida, senza sedimenti o altro.

Utilizza il sole per purificare l'acqua
Utilizza il sole per purificare l’acqua

L’acqua pulita o filtrata dovrebbe essere messa in un contenitore di vetro trasparente e lasciata al sole per un minimo di sei ore e la radiazione solare e il calore distruggeranno tutti gli agenti patogeni che possono causare malattie trasmesse dall’acqua. Le bottiglie in PET sono presumibilmente un’opzione praticabile come contenitore, ma il PVC dovrebbe essere completamente evitato.

Acqua bollente sul fuoco 

Versare l’acqua in un recipiente di fortuna  per l’ebollizione poi lasciare bollire rapidamente l’acqua per un minuto se a livello del mare. Stando sopra al livello del mare far bollire per tre minuti. L’acqua bolle a una temperatura più bassa ad altitudini più elevate a causa della pressione dell’aria ridotta, quindi il tempo di ebollizione va prolungato.

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Purificare l’acqua con il fuoco

Far bollire più a lungo dei tempi consigliati farà perdere volume d’acqua per evaporazione; questo può essere problematico se hai una fonte limitata.

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Crea una trappola per l’evaporazione nel terreno

Secondo NatureSkills.com, se non hai fonti d’acqua disponibili, puoi estrarre l’umidità dalla terra scavando un buco nel terreno e inserendo un contenitore sul fondo. Copri il foro con della plastica in modo che non fuoriesca umidità e metti un piccolo peso (come un sasso) al centro della copertura in modo che ci sia una rientranza al centro, come un imbuto. Quando l’acqua evapora dal terreno verso l’alto, si condensa sulla plastica e gocciola nel contenitore.

metodo evaporazione dell'acqua
metodo evaporazione dell’acqua

Ovviamente quest’ultimo metodo non è il modo più veloce per ottenere acqua potabile, quindi cerca di ricordarti di portarne un po’. Tuttavia, in caso di emergenza, ricorda questa tecnica, insieme a un contenitore e una sorta di copertura di plastica.

Sistema di filtraggio di base dell’acqua 

I mezzi filtranti includono filtri a carbone, sabbia, ghiaia, stoffa, garza e caffè. Si inizia con strati grandi per finire con gli strati più fini per filtrare i microrganismi.

filtrare l'acqua con pietre e sabbia
filtrare l’acqua con pietre e sabbia

Usa qualsiasi lattina per alimenti con un foro sul fondo, una bottiglia di plastica o qualsiasi dispositivo adatto che non contenga sostanze chimiche o altre tossine.

Se hai un rifugio fisso, usa il bambù per purificare l’acqua

Come creare un filtro per l’acqua con il bambù

Il bambù è rinomato per la sua capacità di catturare il carbonio, pulire l’aria e preservare le nostre foreste. Il centro della forza vitale del bambù risiede nella sua vasta e vigorosa rete di radici di rizoma. Poiché queste tenaci radici mantengono la pianta saldamente attaccata alla terra, svolgono anche una serie di altre funzioni. Sono particolarmente efficaci come assorbitori di carbonio, immagazzinando CO2 mentre viene sequestrata dall’atmosfera attraverso la fotosintesi. Anche quando vengono raccolti i pali di bambù (culmi), le radici sopravvivono e fissano la CO2.

Le radici formano una rete nel terreno, prevenendo l’erosione e il degrado del suolo. Questo rende il bambù una coltura pratica e benefica sui pendii e lungo i corsi d’acqua dove l’erosione è più comune.

Le proprietà di ritenzione del suolo del bambù lo rendono anche un eccellente raccolto. Laddove il suolo è vulnerabile all’erosione, le piantine hanno maggiori possibilità di sopravvivenza. Tenendo insieme il terriccio, il bambù aiuta altre specie a mettere radici e a stabilirsi in un habitat più sano e diversificato.

Infine, la rete radicale è in grado di fungere da filtro, setacciando e purificando l’acqua al suo passaggio e percolazione nel terreno. Il bambù ha qualità di fitodepurazione, che gli consentono di eliminare dall’acqua alcuni metalli pesanti e altri contaminanti. Finché l’acqua non è troppo inquinata da sostanze tossiche, il bambù può metabolizzare e purificare l’acqua.

Non è sufficiente rendere potabile il deflusso tossico, ma la filtrazione del bambù migliorerà la qualità dell’acqua per il bestiame e per l’irrigazione di altre colture alimentari.

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Piantare bambù intorno ai corsi d’acqua

Il bambù in realtà non cresce direttamente nell’acqua o in terreni saturi d’acqua ma puoi piantarlo vicino ai corsi d’acqua e nelle aree in cui l’acqua passa solo in modo intermittente.

Sul bordo di uno specchio d’acqua, il bambù starà meglio dove il terreno è umido ma non fradicio. Generalmente, le radici cresceranno verso il terreno umido ma non si diffonderanno nelle aree umide e sature d’acqua.

Un’altra tecnica, per massimizzare la capacità del bambù di filtrare l’acqua senza annegare la pianta, consiste nel controllare e regolare il flusso dell’acqua attraverso il boschetto di bambù. Se c’è un modo per dirigere l’acqua attraverso la macchia di bambù, e poi fermare il flusso una volta che le radici sono inzuppate, ciò fornirà i migliori risultati.

Puoi applicare questa stessa tecnica quando riutilizzi l’acqua domestica o usi l’acqua di lavandini, docce ed elettrodomestici. Dopo che l’acqua scorre attraverso la rete di radici purificanti naturali del bambù, i canali di irrigazione possono dirigere l’acqua più pulita verso altre colture.

Tecnologia quantistica: come funziona, applicazioni e perché Stati Uniti e Cina stanno gareggiando per ottenere la supremazia

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Mentre la guerra tecnologica tra Cina e Stati Uniti si riscalda, analizziamo alcuni termini utili, come qubit, sovrapposizione ed entanglement e quali sono i vantaggi di prendere il comando nella corsa quantistica, vantaggi che si estendono alla difesa, alla logistica, alla modellistica e alla sicurezza informatica.

A novembre, il governo degli Stati Uniti ha aggiunto altre 12 società cinesi alla sua lista nera delle esportazioni, citando preoccupazioni per la sicurezza nazionale. Questa volta, anche aziende che si occupano di calcolo quantistico erano tra queste.

Secondo il dipartimento del commercio degli Stati Uniti, alcune delle aziende aggiunte alla lista nera hanno prodotto “applicazioni malevole, capaci di crackare i sistemi dei sottomarini e di violare la crittografia o sviluppare una crittografia indistruttibile”.

Che cos’è la tecnologia quantistica?

La tecnologia quantistica è un’area complessa della fisica che esplora il comportamento delle particelle subatomiche, particelle più piccole degli atomi, i mattoni fondamentali di tutta la materia. Una delle principali aree di interesse all’interno della tecnologia quantistica è l’informatica quantistica. A differenza di un computer classico, che esegue i calcoli uno alla volta, un computer quantistico può eseguire molti calcoli contemporaneamente.

L’unità di base delle informazioni nell’informatica classica è un “bit”, che rappresenta uno dei due valori binari: zero o uno. Il computer è in grado di interpretare questi valori e rappresentarli in vari formati, comprese parole e immagini. I computer quantistici utilizzano una diversa unità di memoria di base: un qubit, che ha la flessibilità di rappresentare zero, uno o entrambi allo stesso tempo. Questa capacità di un oggetto di esistere in più di una forma contemporaneamente è nota come sovrapposizione.

Le cose si complicano quando più qubit nel computer interagiscono tra loro

È qui che entra in gioco il concetto di entanglement: più particelle in un sistema quantistico sono collegate e si influenzano a vicenda. Ad esempio, se un qubit rappresenta zero, un altro qubit in correlazione con esso assumerà il valore di uno e viceversa, rendendo la misura di ciascun qubit dipendente dall’altro. Poiché le unità informative di base dei computer quantistici possono rappresentare tutte le possibilità contemporaneamente, sono teoricamente molto più veloci e potenti dei normali computer a cui siamo abituati.

I fisici in Cina, ad esempio, hanno recentemente costruito un computer quantistico che secondo loro ha impiegato 1 millisecondo per eseguire un’attività che richiederebbe a un computer convenzionale 30 trilioni di anni.

Se sono così potenti, perché non tutti i computer sono computer quantistici?

Considerando la nostra ossessione per la velocità nella tecnologia, si potrebbe pensare che l’informatica quantistica dovrebbe essere globalmente diffusa, ormai. Ma finora queste macchine funzionano solo in un ambiente protetto, per brevi periodi e su compiti altamente specifici e commettono molti errori. Quindi, è oggetto di dibattito tra gli scienziati se la “supremazia quantistica” – l’idea che i computer quantistici possano fare meglio delle loro controparti convenzionali, almeno su alcuni compiti specifici – sia mai stata raggiunta.

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Una grande sfida per gli scienziati è ottenere qubit per mantenere la sovrapposizione e l’entanglement abbastanza a lungo da completare un’attività. Gli stati quantistici di sovrapposizione e di entanglement sono estremamente fragili e senza la giusta temperatura e condizioni ambientali, perdono rapidamente le loro qualità e si comportano in modo irregolare.

Per funzionare correttamente, i qubit devono essere conservati in speciali frigoriferi a temperature ultra basse, vicine al punto in cui gli atomi smettono di muoversi. La necessità di attrezzature specializzate è una delle ragioni principali per cui solo i paesi disposti a investire una grande quantità di risorse hanno studiato l’informatica quantistica. Il principale fisico quantistico cinese Pan Jianwei ha stimato in ottobre che ci sarebbero voluti “da quattro a cinque anni di duro lavoro” per correggere gli errori quantistici per due computer quantistici sviluppati dal suo team, prima che potessero cercare di risolvere importanti questioni scientifiche con valore pratico.

Quali sono alcune potenziali applicazioni?

In un articolo pubblicato nel 2020, Pan, il padre del programma satellitare quantistico cinese, ha delineato tre applicazioni per la tecnologia quantistica che il paese stava cercando di sviluppare:
Sensori quantistici che potrebbero rivelare un sottomarino nascosto a centinaia di metri sotto l’oceano, o dispositivi di guida che potrebbero funzionare indipendentemente per mesi senza un segnale GPS;
computer quantistici, che potrebbero eseguire calcoli la cui risoluzione richiederebbe migliaia di anni ai computer ad alte prestazioni attuali, come la crittografia del cracking, in pochi secondi; un internet quantistico che utilizza particelle intrecciate per trasmettere messaggi, portando a comunicazioni ultra sicure.

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Oltre alle applicazioni militari e di sicurezza nazionale, la ricerca quantistica potrebbe aiutare a raggiungere importanti scoperte scientifiche. Ci sono speranze che l’informatica quantistica possa aiutare i ricercatori a sviluppare nuovi farmaci modellando molecole più grandi e complesse molto più velocemente, secondo un rapporto McKinsey del 2021.

I ricercatori stanno anche studiando le applicazioni climatiche e propongono che le simulazioni di calcolo quantistico ad alta velocità potrebbero aiutare gli scienziati a creare batterie o fertilizzanti più efficienti, o trovare modi per ottimizzare i processi per ridurre le emissioni di carbonio.

Man mano che l’interesse per le applicazioni di calcolo quantistico cresce, i giganti della tecnologia in prima linea nella ricerca e sviluppo, tra cui IBM, Google, Huawei Technologies Co. e Alibaba, società madre del South China Morning Post, hanno fornito piattaforme gratuite alle persone per sviluppare algoritmi quantistici.

Quali paesi sono in testa nella corsa alla tecnologia quantistica?

La Gran Bretagna, l’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno tutti pubblicato piani negli ultimi anni per assumere un ruolo guida nella corsa globale alla scienza e tecnologia quantistica. Il programma quantistico nazionale cinese, d’altra parte, è stato avvolto nel segreto fino al 2020, quando ha elencato la tecnologia quantistica come priorità assoluta, insieme ad altre sei aree scientifiche e tecnologiche chiave nel piano di sviluppo quinquennale del paese.

Nel dicembre 2021, un rapporto di Harvard affermava che nell’informatica quantistica, nella comunicazione quantistica e nel rilevamento quantistico – tre aree tradizionalmente guidate dai ricercatori statunitensi – “la Cina sta recuperando terreno e, in alcuni casi, ha già superato l’America”. Entrambi i paesi hanno investito un’enorme quantità di denaro e definito politiche rigorose relative allo studio della tecnologia quantistica.

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Nel settembre 2020, Pan e il suo team hanno affermato di aver raggiunto la supremazia quantistica con una nuova macchina un milione di volte più veloce del record detenuto da Sycamore, un computer quantistico costruito da Google. La Cina ha più di 3000 brevetti relativi alla tecnologia quantistica, circa il doppio degli Stati Uniti, ma è indietro in termini di brevetti specifici per l’informatica quantistica, secondo un rapporto Valuenex del 2021.

Perché gli Stati Uniti sono preoccupati per la ricerca quantistica cinese?

Secondo un rapporto di ricerca del Congresso degli Stati Uniti, l’informatica quantistica potrebbe rappresentare una minaccia per gli attuali metodi di crittografia entro il 2030-2040. La crittografia moderna utilizzata per proteggere le informazioni è quasi impossibile da decifrare per i normali computer, ma i computer quantistici potrebbero farlo con la loro potenza di elaborazione superiore. Ciò potrebbe consentire agli “avversari di ottenere l’accesso a informazioni sensibili sulle operazioni militari o di intelligence degli Stati Uniti”, afferma il rapporto.

Il rapporto ha anche previsto che con miglioramenti sia nell’informatica quantistica che nell’apprendimento automatico, un sottocampo dell’intelligenza artificiale, i paesi potrebbero sviluppare armi più accurate e mortali. La Cina ha già sviluppato apparecchiature quantistiche con potenziali applicazioni militari.

Quest’anno, gli scienziati della Tsinghua University hanno sviluppato un radar quantistico in grado di rilevare gli aerei stealth generando una piccola tempesta elettromagnetica.
Nel 2017, l’Accademia cinese delle scienze ha anche sviluppato un rilevatore di sottomarini quantistici in grado di individuare i sottomarini da molto lontano.

Da Simon all’ iPhone: breve storia degli smartphone

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Nel 1926, durante un’intervista per la rivista “Collier“, il leggendario scienziato e inventore Nikola Tesla descrisse un pezzo di tecnologia futura, lo smartphone, che avrebbe rivoluzionato la vita dei suoi utenti. Ecco la citazione:

“Quando il wireless sarà applicato perfettamente, l’intera terra sarà convertita in un enorme cervello, che di fatto è, essendo tutte le cose particelle di un insieme reale e ritmico. Saremo in grado di comunicare l’uno con l’altro istantaneamente, indipendentemente dalla distanza. Non solo, ma attraverso la televisione e la telefonia ci vedremo e ci ascolteremo perfettamente come se fossimo faccia a faccia, nonostante distanze intermedie di migliaia di miglia; e gli strumenti attraverso i quali potremo comunicare saranno sorprendentemente semplici rispetto al nostro telefono attuale. Un uomo sarà in grado di portarne uno nella tasca del giubbotto”.

Lo smartphone moderno

Anche se Tesla potrebbe non aver scelto di chiamarli “smartphone“, la sua lungimiranza è stata azzeccatissima. Questi telefoni del futuro hanno, in sostanza, riprogrammato il modo in cui interagiamo e viviamo il mondo. Ma non sono apparsi magicamente in una sola notte. Molte tecnologie hanno progredito, gareggiato e si sono evolute verso i compagni tascabili abbastanza sofisticati su cui possiamo fare affidamento.

Allora chi ha inventato lo smartphone? Innanzitutto, chiariamo che non è nato con Apple, anche se l’azienda e il suo carismatico co-fondatore Steve Jobs meritano molto credito per aver perfezionato un modello che ha reso la tecnologia quasi indispensabile tra le masse. In effetti, c’erano telefoni in grado di trasmettere dati, nonché applicazioni in primo piano come la posta elettronica, in uso prima dell’arrivo dei primi dispositivi popolari, come il Blackberry.

Da allora, la definizione di smartphone è diventata sostanzialmente arbitraria. Ad esempio, un telefono è ancora intelligente se non ha un touchscreen? Un tempo, il Sidekick, un popolare telefono dell’operatore T-Mobile, era considerato all’avanguardia. Aveva una tastiera full-qwerty girevole che consentiva messaggi di testo rapidi, schermo LCD e altoparlanti stereo.

Nei tempi moderni, poche persone troverebbero un telefono accettabile da remoto che non può eseguire app di terze parti. La mancanza di consenso è ulteriormente offuscata dal concetto di “feature phone“, che condivide alcune delle capacità dello smartphone. Ma è abbastanza intelligente?

Una solida definizione da libro di testo viene dal dizionario di Oxford, che descrive uno smartphone come “un telefono cellulare che svolge molte delle funzioni di un computer , in genere dotato di un’interfaccia touchscreen, accesso a Internet e un sistema operativo in grado di eseguire app scaricate“. Quindi, allo scopo di essere il più completo possibile, iniziamo con la soglia minima di ciò che costituisce funzionalità “intelligenti”: l’informatica.

Chi ha inventato gli smartphone?

Il primo dispositivo che tecnicamente si qualifica come smartphone era semplicemente un telefono in mattoni altamente sofisticato, per l’epoca. Hai presente uno di quei giocattoli ingombranti, ma abbastanza esclusivi, simbolo di status che brillavano nei film degli anni ’80 come “Wall Street?” L’IBM Simon Personal Communicator, rilasciato nel 1994, era un mattone più elegante, più avanzato e premium venduto per $ 1.100. Certo, molti smartphone oggi costano altrettanto, ma ricorda che $ 1.100 negli anni ’90 non erano di certo pochi spiccioli.

IBM aveva concepito l’idea di un telefono in stile computer già negli anni ’70, ma è stato solo nel 1992 che l’azienda ha presentato un prototipo alla fiera COMDEX di computer e tecnologia a Las Vegas. Oltre a effettuare e ricevere chiamate, il prototipo Simon poteva anche inviare fax, e-mail e pagine cellulari, oltre a un elegante touchscreen per comporre i numeri.

Le funzionalità extra includevano app per calendario, rubrica, calcolatrice, pianificatore e blocco note. IBM ha anche dimostrato che il telefono era in grado di visualizzare mappe, azioni, notizie e altre applicazioni di terze parti, con alcune modifiche.

Tragicamente, il Simon è finito nel mucchio degli oggetti arrivati troppo in anticipo sui tempi. Nonostante tutte le caratteristiche sgargianti, era proibitivo per la maggior parte dei costi ed era utile solo per una clientela molto di nicchia. Il distributore, BellSouth Cellular, avrebbe successivamente ridotto il prezzo del telefono a $ 599 con un contratto di due anni. E anche allora, l’azienda ha venduto solo circa 50.000 unità. La società ha ritirato il prodotto dal mercato dopo sei mesi.

Il primo matrimonio di PDA e telefoni cellulari

Il fallimento iniziale nell’introdurre quella che era una nozione abbastanza nuova di telefoni, con una molteplicità di funzionalità, non significava necessariamente che i consumatori non fossero interessati a incorporare dispositivi intelligenti nelle loro vite.

In un certo senso, la tecnologia intelligente era di gran moda alla fine degli anni ’90, come dimostra l’adozione diffusa di gadget intelligenti autonomi noti come assistenti digitali personali. Prima che i produttori e gli sviluppatori di hardware scoprissero i modi per unire con successo i PDA con i telefoni cellulari, la maggior parte delle persone si accontentava semplicemente di trasportare due dispositivi.

Il nome di spicco del settore all’epoca era l’azienda di elettronica Palm con sede a Sunnyvale, che balzò alla ribalta con prodotti come Palm Pilot. Nel corso delle generazioni della linea di prodotti, vari modelli offrivano una moltitudine di app preinstallate, connettività da PDA a computer, e-mail, messaggistica e uno stile interattivo. Altri concorrenti all’epoca includevano Handspring e Apple con l’Apple Newton.

Le cose hanno iniziato a convergere subito prima dell’inizio del nuovo millennio, quando i produttori di dispositivi hanno iniziato a incorporare lentamente funzionalità intelligenti nei telefoni cellulari.

Il primo smartphone degno di nota: Nokia 9000

Il primo sforzo degno di nota è stato il comunicatore Nokia 9000, che il produttore ha introdotto nel 1996. Aveva un design a conchiglia abbastanza grande e ingombrante, ma consentiva una tastiera qwerty, insieme ai pulsanti di navigazione. In questo modo i produttori potevano stipare in alcune delle funzionalità intelligenti più vendibili, come fax, navigazione web, e-mail ed elaborazione testi.

Ma è stato l’Ericsson R380, che ha debuttato nel 2000, a diventare il primo prodotto fatturato e commercializzato come smartphone.

A differenza del Nokia 9000, era piccolo e leggero come la maggior parte dei normali telefoni cellulari. Sorprendentemente, la tastiera del telefono poteva essere ruotata verso l’esterno per rivelare un touchscreen in bianco e nero da 3,5 pollici da cui gli utenti accedevano a una serie di app. Il telefono consentiva anche l’accesso a Internet, sebbene non fosse disponibile alcun browser Web e gli utenti non fossero in grado di installare app di terze parti.

La convergenza è continuata mentre i concorrenti dal lato PDA si sono spostati nella mischia, con Palm che ha introdotto il Kyocera 6035 nel 2001 e Handspring che ha lanciato la propria offerta, il Treo 180, l’anno successivo.

Il Kyocera 6035 è stato il primo smartphone ad essere accoppiato con un importante piano dati wireless tramite Verizon, mentre il Treo 180 ha fornito servizi tramite una linea GSM e un sistema operativo che integrava perfettamente telefono, Internet e servizi di messaggistica di testo.

Smartphone Mania si diffonde da est a ovest

Nel frattempo, mentre i consumatori e l’industria tecnologica in Occidente stavano ancora armeggiando con quelli che molti chiamavano ibridi PDA/cellulari, un impressionante ecosistema di smartphone si stava affermando in tutto il Giappone. Nel 1999, la nuova società di telecomunicazioni locale NTT DoCoMo ha lanciato una serie di telefoni collegati a una rete Internet ad alta velocità chiamata i-mode.

Rispetto al Wireless Application Protocol, la rete utilizzata negli Stati Uniti per i trasferimenti di dati per i dispositivi mobili, il sistema wireless giapponese ha consentito una gamma più ampia di servizi Internet come e-mail, risultati sportivi, previsioni del tempo, giochi, servizi finanziari e prenotazione di biglietti – il tutto eseguito a velocità maggiori.

Alcuni di questi vantaggi sono attribuiti all’uso di “HTML compatto” o “cHTML“, una forma modificata di HTML che consente un rendering completo delle pagine web. In due anni, la rete NTT DoCoMo contava circa 40 milioni di abbonati.

Ma al di fuori del Giappone, l’idea di trattare il telefono cellulare come una sorta di coltellino svizzero digitale non aveva preso piede. I principali attori all’epoca erano Palm, Microsoft e Research in Motion, un’azienda canadese meno conosciuta. Ognuno aveva i suoi rispettivi sistemi operativi. Potresti pensare che i due nomi più affermati nel settore tecnologico avrebbero un vantaggio in questo senso. Tuttavia, c’era qualcosa di più che leggermente avvincente nei dispositivi Blackberry di RIM che alcuni utenti chiamavano i loro fidati dispositivi Crackberries.

La reputazione di RIM è stata costruita su una linea di prodotti di cercapersone a due vie che, nel tempo, si è evoluta in smartphone a tutti gli effetti. Fondamentale per il successo dell’azienda all’inizio sono stati i suoi sforzi per posizionare il Blackberry, prima di tutto, come piattaforma per le imprese e le imprese per fornire e ricevere e-mail push attraverso un server sicuro. È stato questo approccio non ortodosso che ha alimentato la sua popolarità tra i consumatori più tradizionali.

l’iPhone di Apple

Nel 2007, durante un evento stampa molto pubblicizzato a San Francisco, Jobs è salito sul palco e ha presentato un prodotto rivoluzionario che ha stabilito un paradigma completamente nuovo per i telefoni basati su computer. L’aspetto, l’interfaccia e le funzionalità principali di quasi tutti gli smartphone in arrivo, in un modo o nell’altro, derivano dall’innovativo design incentrato sul touchscreen dell’iPhone originale .

Tra alcune delle funzionalità innovative c’era un display ampio e reattivo da cui controllare la posta elettronica, riprodurre video e audio in streaming, navigare in Internet con un browser mobile che caricava siti Web completi, proprio come avviene sui personal computer. L’esclusivo sistema operativo iOS di Apple ha consentito una vasta gamma di comandi intuitivi basati su gesti e, infine, un magazzino in rapida crescita di applicazioni di terze parti scaricabili.

Ancora più importante, l’iPhone ha riorientato il rapporto delle persone con gli smartphone. Fino ad allora, erano generalmente rivolti a uomini d’affari e appassionati che li vedevano come uno strumento prezioso per rimanere organizzati, corrispondere tramite e-mail e aumentare la loro produttività.

La versione di Apple lo ha portato a un altro livello come una vera e propria centrale multimediale, consentendo agli utenti di giocare, guardare film, chattare, condividere contenuti e rimanere in contatto con tutte le possibilità che stiamo ancora riscoprendo costantemente.

Alcuni buchi neri potrebbero essere capaci di rianimare stelle morte

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I buchi neri  sono “oggetti” spaziali invisibili all’occhio in cui la gravità è così forte da risucchiare ogni cosa, persino la luce. Tutti i buchi neri che gli astronomi hanno individuato finora sono enormi, grandi centinaia di migliaia e, a volte,  persino miliardi di volte la massa del nostro sole, oppure abbastanza piccoli, ovvero grandi meno di un centinaio di masse solari.

In realtà, gli astronomi non hanno ancora individuato nessuno di questi buchi nerinegromanti” di fascia media ma ciò non significa che non esistano.

Gli scienziati del Lawrence Livermore National Laboratory in California sospettano che i buchi neri di dimensioni medie potrebbero essere della giusta dimensione per fornire abbastanza forza gravitazionale per riaccendere una nana bianca morta, che sarebbe ciò che resta di una stella la cui massa è paragonabile a quella del Sole che ha esaurito la sua combustibile nucleare.

Per testare la loro idea, i membri del team hanno eseguito simulazioni con un supercomputer, testando dozzine di diversi scenari; tra questi stelle morte e buchi neri di medie dimensioni. Nelle varie simulazioni, ogni volta che una nana bianca si avvicinava al buco nero di dimensioni medie, la stella si riaccendeva. Sembra che sia la forza gravitazionale del buco nero ad innescare la fusione del materiale stellare residuo, portando il calcio ed il ferro alla fusione mentre la stella si avvicina al buco nero. Questo processo, detto di nucleosintesi, sarebbe in grado di riaccendere una stella morta.

Il team ha anche scoperto che il risveglio della stella dovrebbe creare potenti onde elettromagnetiche che potrebbero essere rilevate da rilevatori posizionati nell’orbita vicino alla Terra, il che significa che potremmo “vedere” dove è successo e trovare il buco nero di medie dimensioni che gli ha dato un seconda vita.

“Se le stelle si allineano, per così dire, una stella di zombi potrebbe fungere da faro di riferimento per una classe di buchi neri mai prima individuata“, ha spiegato in una dichiarazione Peter Anninos, fisico e autore principale dello studio.

La stella resuscitata avrebbe comunque vita breve. Il buco nero “negromante” una volta riportata in vita la stella, continuerebbe ad attrarla verso di sé, e le stesse forze di marea capaci di riaccenderla comprimendola in una direzione perpendicolare al piano orbitale, comincerebbero ad allungarla strappandole materia, facendola a pezzi.

Lo studio è stato pubblicato su The Astrophysical Journal.

Esploratori spaziali: la mancanza di cibo potrebbe portarli al cannibalismo?

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Abbiamo tutti sentito parlare dei piani per colonizzare Marte con SpaceX che dichiara che si sta preparando per una missione già nel 2026. Ma vivere lì è tutta un’altra storia con gli scienziati che cercano di trovare tutti i modi possibili per rendere abitabile il Pianeta Rosso, inclusa la terraformazione.

Gli esploratori spaziali potrebbero trasformarsi in cannibali se il cibo dovesse scarseggiare

Ora, due scienziati hanno dichiarato sulla rivista Metro.co.uk, che il problema principale con la colonizzazione di altri pianeti, sarebbe ottenere cibo, la cui mancanza potrebbe portare gli esploratori spaziali a diventare cannibali.

Charles Cockell, professore di astrobiologia all’Università di Edimburgo, e il dottor Cameron Smith, antropologo della Portland State University, hanno entrambi suggerito la luna di Giove Callisto e la controparte di Saturno Titano come possibili destinazioni, ma non hanno esitato a esprimere i pericoli dell’abitare questi nuovi pianeti.

Per evitare un futuro cupo, gli esperti hanno suggerito, agli esploratori spaziali, di provare prima ad abitare destinazioni spaziali più vicine come la Luna e Marte, dove l’aiuto dalla Terra è più vicino e facilmente disponibile, e dove le tecnologie per colonizzare i pianeti possono essere testate e perfezionate.

“I sistemi devono essere davvero affidabili ed è per questo che devono essere testati prima. Ciò si basa su situazioni storiche – l’equipaggio di Franklin ha cercato di trovare il passaggio a nord-ovest sulle navi alla fine del 19 ° secolo – erano i pezzi di tecnologia più sofisticati disponibili a quel tempo. Avevano cibo in scatola, che era la nuova tecnologia, eppure si perdevano, si bloccavano e finivano per degenerare in cannibalismo “, ha affermato Cockell.

“Quindi, anche con la migliore tecnologia, le comunità umane isolate possono degenerare molto rapidamente. Se metti un gruppo di persone su Callisto, le cose iniziano ad andare male e il modulo di crescita delle piante si rompe, si mangeranno a vicenda se non ci sono altri modo per sopravvivere”.

Smith ha anche suggerito agli esploratori spaziali di padroneggiare metodi di agricoltura e sostenibilità alimentare prima di andare nello spazio. Fortunatamente, Cockell ha sostenuto che la tecnologia per colonizzare correttamente altri pianeti esiste già rendendo possibile l’abitazione su Marte in 30-40 anni. C’è un avvertimento, tuttavia, secondo Cockell, questa tecnologia deve essere accuratamente testata qui sulla Terra prima che venga distribuita nello spazio.

Trovate vittime di un antico tsunami di 3.600 anni fa

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Le vittime di un antico tsunami avvenuto 3.600 anni fa sono state trovate sulla costa turca a Çeşme-Bağlararası. Si ritiene che gli scheletri di un maschio umano e di un cane siano morti all’indomani dell’eruzione del vulcano Thera intorno al 1620 a.C.

“L’impatto di questa eruzione e degli tsunami che ha creato è stato molto più forte e ha raggiunto più regioni di quanto suggerito in precedenza”, hanno affermato a Gizmodo i coautori dello studio Beverly Goodman, geoarcheologo marino presso l’Università di Haifa in Israele, e Vasıf Şahoğlu, archeologo marittimo all’Università di Ankara in Turchia.

“Çeşme-Bağlararası è il sito più settentrionale con depositi di tsunami finora studiato, ed è unico in quanto è un sito con contatti marittimi culturali e commerciali molto chiari con il mondo minoico.”

I ricercatori che indagano sugli scheletri ritengono anche che i mari abbiano fatto visita ai resti, poiché nel sito erano presenti conchiglie e ricci. Tuttavia gli archeologi devono ancora determinare se il giovane sia morto annegato o soffocato dalla polvere dello tsunami.

I resti rinvenuti verranno datati nei prossimi mesi. Se verrà confermato che provengono dall’eruzione di Thera, gli scheletri sarebbero le uniche due vittime dell’evento mai scoperte insieme all’altra trovata a Theresia, l’isola occidentale di Santorini, nel 1886.

I ricercatori sperano anche che le nove nuove età del radiocarbonio dai materiali, rinvenute sul sito, saranno in grado di individuare la data esatta dell’eruzione di Thera. Fino ad oggi, alcuni credono che sia avvenuto intorno al 1530 a.C., mentre altri sostengono intorno al 1620 a.C.

L’anno scorso, l’indagine sugli anelli degli alberi di legno, utilizzati in un’antica tomba frigia, ha portato i ricercatori a datare l’eruzione al 1560 a.C., ma tale data deve ancora essere confermata. Questa nuova scoperta sarà in grado di rispondere a questa domanda di vecchia data?

I risultati sono stati pubblicati negli Atti della National Academy of Sciences.

Piani di preparazione alle emergenze per il tuo cane

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Il migliore amico dell’uomo merita un piano di emergenza. A tal fine, abbiamo raccolto un elenco di elementi essenziali e considerazioni. Il tuo cane può aiutarti a sopravvivere e quindi devi aiutare anche il tuo migliore amico a sopravvivere. I cani si ammalano di cancro e di altre malattie, hanno bisogno di cure mediche, cibo e amore per sopravvivere e anche di emergenza. Ecco come prepararsi per aiutare i cani.

Perché i cani sono importanti per la sopravvivenza?

Basta guardare un senzatetto con il suo cane per conoscere il vero valore di possedere un cane durante una crisi. Un cane è forse l’ultimo bene prezioso che un essere umano possa possedere.

I cani possono aiutare in molti modi:

  • Difesa. Per istinto, i cani ti forniranno una difesa;
  • Ti avvisano se c’è movimento, ti avvertono in caso di pericolo e ti difendono fisicamente perché fai parte del loro branco.
  • Compagnia. I cani forniscono compagnia e supporto incondizionato;
  • aiutano a lenire lo stress e migliorare il tuo umore;
  • un cane potrebbe essere il migliore amico del tuo cuore. Sorridi con lui!

Per molti prepper e survivalisti, è necessario preparare un cane alla sopravvivenza. Ecco come…

Fai scorta di crocchette, lattine e dolcetti

Prepara una scorta di cibo in scatola, crocchette e prelibatezze, le stesse cose che gli servi ogni giorno. Inizia con una fornitura di due settimane e inizia da lì.

Ecco di più su come fare scorta di cibo e dolcetti per cani:

Crocchette. La maggior parte della sopravvivenza del vostro cane dipende dalle crocchette. Risparmia denaro sul cibo per cani e gatti acquistandolo e conservando il contenuto in secchi per alimenti sigillati e al riparo da roditori e parassiti. Inserisci nel contenitore un sacchetto assorbitore di ossigeno per conservare più a lungo il contenuto.

Conserva le crocchette anche per i cani da caccia. Anche se il tuo cane è un cacciatore, sarà previdente  avere una scorta di cibo per i mesi di magra. Per fortuna, è relativamente facile conservare le crocchette. Puoi trovare un bidone per la conservazione del grano per tenere lontani i roditori. Per preparare una scorta di cibo per un anno, puoi riconfezionare i sacchetti di crocchette in Mylar.

Correlato: Essere un prepper

Tieni le lattine più vecchie nella parte anteriore e le lattine più nuove nella parte posteriore. Acquista in blocco. Tratta ossa, carne essiccata, biscotti: qualunque trattamento tu
dia normalmente al tuo cane, tienine un po’ di riserva per le emergenze. I dolcetti sono importanti per il tuo cane in quanto possono aiutare ad alleviare lo stress e dare al tuo cane un senso di normalità in tempi incerti. Il tuo cane sentirà il tuo stress durante la crisi e lo puoi rassicurare se hai qualcosa di confortante da offrirgli.

2: Crea una borsa per cani

Per costruire la tua sacca per cani, avrai bisogno di un buon zaino, preferibilmente del colore del tuo cane. Cosa mettere nella borsa di sopravvivenza del tuo cane? Oltre all’acqua, che potrebbe non essere prontamente disponibile in un ruscello, fiume o lago, un rifugio di facile costruzione, una parte del suo cibo ed un suo kit di pronto soccorso. Un gilet tattico per cani, integratori e digestivi, vermifugo, unguento a 3 vie al solfodene per cani.

In una situazione off limits a lungo termine è utile avere un cane?

Tenere o meno un cane durante i periodi incerti è un dilemma in sé. Un cane può aiutarti a percepire gli intrusi prima che abbiano l’opportunità di danneggiare la tua famiglia. Dal momento che le persone saranno la più grande delle minacce, ha senso avere un cane per proteggersi. I cani possono anche aiutarti con la caccia e in definitiva essere lo strumento più essenziale nel tuo arsenale per mettere la carne in tavola se sono addestrati a farlo.

D’altra parte, un cane avrà bisogno delle tue stesse risorse di cibo e acqua per sopravvivere se non è addestrato a cacciare. I cani possono portare malattie indesiderate attraverso pulci e zecche.

I misteri del Viking: c’è vita su Marte?

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Gilbert Levin non ha abbandonato le sue convinzioni, secondo lui su Marte c’è vita.

Ma chi è Gilbert Levin e perché ha questa certezza?

Gilbert Levin è l’uomo che ha ideato uno degli esperimenti portati a bordo delle sonde interplanetarie “Viking”, le due sonde della NASA che 41 anni fa, nel 1976, compirono un’impresa storica atterrando su Marte e che hanno dato il via ad altre missioni di ricerca sul pianeta rosso.

Levin, 95 anni, è un ingegnere, professore emerito alla Arizona State University, progettista di farmaci e di tecniche d’analisi microbiche.

Gilbert Levin in un’intervista si dichiara convinto che i microrganismi marziani ci stanno prendendo per il naso da 40 anni e che ci vorrà tempo perché i pezzi del più grande thriller scientifico di sempre vadano al loro posto. Ma su Marte – dice – la vita c’è. Eccome.

Il Viking una volta giunto sul suolo marziano effettuò un test, il “Labeled Release” che è basato su un procedimento simile a quello utilizzato per il controllo delle acque potabili, un campione di acqua viene iniettato in una provetta con del liquido nutriente e se in esso sono presenti dei microorganismi, essi metabolizzeranno i nutrienti producendo del gas che rappresenta la prova dell’esistenza dei microorganismi stessi.

La sonda Viking fece all’epoca qualcosa di simile, al terreno marziano prelevato furono aggiunti più nutrienti rispetto agli esperimenti standard contrassegnandoli con del carbonio radioattivo, cosi da individuare più facilmente i gas sprigionati.

La porzione di terreno marziano venne quindi associata a un nutriente radioattivo e poco dopo venne emesso del gas, l’emissione fu rapida nei primi tre giorni per calare nei successivi quattro.

Era stata scoperta la presenza di microorganismi?

La prova da sola sarebbe stata sufficiente a qualunque ente sanitario per affermare che nel campione in esame erano presenti dei microorganismi ma, per cautela, fu aggiunto un altro elemento di controllo. La NASA prevedeva di riscaldare un secondo campione a 160° per tre ore, un calore del genere per un lasso di tempo cosi esteso avrebbe ucciso tutti i microorganismi presenti ma non gli agenti chimici che davano il responso positivo.

Il controllo risultò negativo, forse i microorganismi su Marte c’erano davvero.

Il Viking possedeva tre apparati in grado di cercare vita sul pianeta rosso ma il solo test LR diede esito positivo, un unico test che secondo la NASA sarebbe stato giudicato valido come prova dell’esistenza di mircoorganismi su Marte, il test LR utilizzava l’acqua, gli altri due non la prevedevano.

Levin, dieci anni dopo l’esperimento, arrivò alla conclusione che l’esperimento aveva rilevato la vita, grazie a delle ricerche condotte con una collega, Patricia Straar, utilizzando diverse sostanze chimiche e raggi ultravioletti, dopo altri sette anni di studi e ricerche e grazie alla scoperta di batteri estremofili sulla Terra, Levin concluse che il test LR avesse individuato attività microbica sul suolo di Marte. Ulteriori conferme giunsero dai rover Pathfinder e Curiosity e da osservazioni dalla Terra che rilevarono la presenza di metano nell’atmosfera marziana, interpretabile come possibile risultato di metabolismo biologico.

Anche un ricercatore italiano, Giorgio Bianciardi, studioso all’Università di Siena di sistemi caotici applicati alla biologia, ha collaborato con Levin attraverso un altro approccio, confermando i dati sulla possibile presenza di vita su Marte.

Levin, Bianciardi e Barry di Gregorio, un astrobiologo hanno iniziato uno studio nel 2016, utilizzando il rover Curiosity della NASA. L’ente spaziale americano era stato inizialmente contrario all’esperimento ma poi si decise di condurre i test richiesti. Ad oggi, però, non si sono ancora avute conferme.

Secondo Levin è possibile che la vita su Marte esista e si sia adattata per resistere alle condizioni estreme presenti sul pianeta, la teoria di Darwin dovrebbe funzionare anche lassù.

Terra primitiva: le sostanze chimiche rimaste potrebbero trovarsi vicino al nucleo-video

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Le prime sostanze chimiche formatesi sulla Terra potrebbero essere migrate fino ai tratti più bassi del mantello, creando una zona a velocità ultra-lenta attorno al nucleo terrestre.

Secondo i ricercatori dell’Università dello Utah, in un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature Geoscience, i ricercatori descrivono una regione sorprendentemente stratificata attorno al nucleo terrestre che sta rallentando le onde sismiche.

“Di tutte le caratteristiche che conosciamo nel mantello profondo, le zone a velocità ultra-bassa rappresentano quelle che sono probabilmente le più estreme”, ha affermato Michael S. Thorne, professore associato presso il Dipartimento di Geologia e Geofisica dell’Università dello Utah, in una dichiarazione. 

Tra la sottile crosta esterna e il nucleo di ferro-nichel, c’è il mantello incredibilmente caldo ma solido della Terra. Questo mantello può muoversi nel tempo, ed è la forza trainante della tettonica a placche del pianeta. È anche impossibile da vedere, quindi come facciamo a sapere cosa c’è?

Per questo, i ricercatori hanno utilizzato le onde sismiche generate dai terremoti per misurare quando e dove queste onde vengono rilevate in varie stazioni di monitoraggio in tutto il mondo.

Usando queste onde, i ricercatori hanno scoperto che lungo la parte più bassa del mantello c’è una regione in cui queste onde sismiche rallentano fino al 50% e dove la densità è tre volte superiore a quella del mantello circostante.

Originariamente, i ricercatori pensavano che il mantello potesse essere parzialmente fuso in questa regione – dopotutto è proprio contro il nucleo liquido esterno – e che potrebbe essere dove il magma che produce “punti caldi” tettonici ,responsabili della creazione delle Isole Hawaii e dell’Islanda, ma la teoria originale non sembra essere così.

“La maggior parte delle cose che chiamiamo zone a velocità ultrabassa non sembrano essere situate sotto i vulcani hot spot”, ha detto Thorne.

L’ipotesi alternativa è che le zone a velocità ultra-lenta abbiano una composizione diversa dal resto del mantello.

“Le proprietà fisiche delle zone a velocità ultra-bassa sono legate alla loro origine”, ha affermato lo studioso post dottorato Surya Pachhai, “che a sua volta fornisce importanti informazioni sullo stato termico e chimico, sull’evoluzione e sulla dinamica del mantello più basso della Terra, una parte essenziale del mantello”. 

Gran parte di tale origine potrebbe essere l’ipotetica collisione tra la Terra e un proto-pianeta delle dimensioni di Marte chiamato Theia circa 4,5 miliardi di anni fa. La collisione, che si ritiene abbia scavato una parte del mantello terrestre e formato la Luna, avrebbe generato un calore incredibile e creato un vasto oceano di magma sulla superficie terrestre.

Questo oceano di magma avrebbe avuto tutti i tipi di minerali sospesi al suo interno e le forze di convezione ne avrebbero trasportati molti nel mantello, dove nel tempo si sarebbero depositati sul fondo. Oltre 4 miliardi di anni di processi di convezione, questo strato uniforme di materiale sarebbe stato spinto in zone più piccole e stratificate, producendo le regioni a bassa velocità rilevate nei dati sismici.

“Quindi la scoperta principale e più sorprendente è che le zone a velocità ultra-bassa non sono omogenee ma contengono forti eterogeneità (variazioni strutturali e compositive), al loro interno”, ha detto Pachhai.

“Questa scoperta cambia la nostra visione sull’origine e la dinamica delle zone a velocità ultra-bassa. Abbiamo scoperto che questo tipo di zona a velocità ultra-bassa può essere spiegato da eterogeneità chimiche create proprio all’inizio della storia della Terra e che ancora non sono ben miscelati dopo 4,5 miliardi di anni di convezione del mantello.”