Ross 128b, è un esopianeta orbitante intorno alla stella Ross 128, posta a circa 11 anni luce dalla Terra e già balzata agli onori della cronaca lo scorso anno per via di un segnale radio di cui sembrava l’origine.
“Anche se Ross 128b non è il gemello della Terra, e c’è ancora molto che non sappiamo della sua potenziale attività geologica, abbiamo potuto accertare che, molto probabilmente, si tratta di un pianeta temperato che potrebbe potenzialmente avere acqua liquida sulla sua superficie” Così ha dichiarato in una nota Diogo Souto dell’Osservatorio Nazionale di Rio de Janeiro, in Brasile.
Ross 128b ha entusiasmato e incuriosito gli astrobiologi sin dalla sua scoperta lo scorso anno. Il pianeta sembra orbitare nella “zona abitabile” della sua stella ospite, si muove, cioè, in quel range di distanze dalla stella in cui l’acqua liquida potrebbe esistere sulla superficie di un mondo. La stella madre di Ross 128b è una piccola e fioca nana rossa e quindi la zona abitabile è abbastanza prossima alla stella e, infatti, il pianeta completa un’orbita ogni 9,9 giorni terrestri.
Secondo le prime stime Ross 128b ha una massa minima di appena 1,35 volte quella della Terra e è quindi quasi certamente un pianeta roccioso.
Ross 128 è stata analizzata utilizzando l’Osservatorio Galactic Evolution Experiment di Sloan Digital Sky Survey (APOGEE), uno strumento spettroscopico installato su un telescopio nel Nuovo Messico.
“La capacità di APOGEE di misurare la luce nel vicino infrarosso, dove Ross 128 è più brillante, è stata la chiave per questo studio“, ha detto la coautrice dello studio Johanna Teske, del Carnegie Institution for Science di Washington, DC . “Ci ha permesso di rispondere ad alcune domande fondamentali sulle somiglianze tra la Terra e Ross 128b.”
I dati APOGEE hanno rivelato l’abbondanza di alcuni elementi chiave in Ross 128, tra cui carbonio, ossigeno, magnesio e ferro. Poiché le stelle ed i pianeti che vi orbitano intorno si formano dalla stessa nuvola primordiale queste informazioni hanno rivelato anche alcune caratteristiche di Ross 128b.
Ad esempio, l’abbondanza di materie prime stellari, combinate con la minima massa nota di Ross 128b, suggeriscono che il raggio del pianeta è meno di 1,7 volte quello della Terra. Questa è la soglia approssimativa oltre la quale i mondi hanno un involucro gassoso significativo, il che significa che Ross 128b è probabilmente roccioso.
Un altro dato desunto è, secondo i ricercatori, che il rapporto tra ferro e magnesio osservato dalla nana rossa indica che il nucleo di Ross 128b è più grande di quello della Terra.
Le temperature nella o vicino alla “superficie” della stella si aggirano intorno ai 3.000 gradi Celsius con la conseguenza che, associando questa informazione al raggio del pianeta ed alla sua distanza orbitale, è possibile capire quanta energia riceve il pianeta dalla sua stella e, quindi, quale dovrebbe essere la sua temepratura in superficie.
Secondo queste analisi, Ross 128b ha probabilmente una “temperatura di equilibrio” di circa 21 gradi C. Ovviamente questo dato non può essere preso per certo in quanto la temperatura dei pianeti dipende molto dalla composizione e dallo spessore delle loro atmosfere e la natura dell’atmosfera di Ross 128b è ancora un mistero completo.
Con il perfezionarsi delle tecnologia sono sempre maggiori le informazioni che riusciamo a capire sugli esopianeti ma una svolta la si potrà avere solo quando finalmente sarà operativo in orbita il James Webb telescope, il cui lancio è ormai stato schedulato per il 2021.
Da quando è nata, l’ufologia si è occupata di catalogare ogni fatto misterioso o avvistamento inspiegabile ricollegandolo a presunte presenze aliene sul nostro pianeta.
Gli ufologi non si sono limitati a raccogliere le informazioni degli avvenimenti UFO della nostra epoca ma hanno compiuto ricerche in altri campi e si sono spesso rivolti al passato, un passato che secondo loro retrodata la presenza aliena a secoli, forse millenni fa.
La storia e l’arte sono stati rivisitati da molti ricercatori indipendenti, trasformati in scrittori di successo grazie allo loro fantasia e al seguito che hanno avuto le loro “scoperte” o le loro teorie.
Prendiamo in considerazione un libro come la Bibbia ad esempio, secondo alcuni piena di riferimenti ad oggetti volanti o a esseri alieni.
Anche il Gesù del Vangelo ha subito questa trasfigurazione, diventando per molti un essere extraterrestre in missione sul nostro pianeta.
Vediamo ora una curiosa immagine che viene reinterpretata in senso ufologico in molti siti web dove Gesù sembrerebbe, almeno secondo una fantasiosa ricostruzione, posto all’interno di una curiosa struttura con delle alette che assomiglia a un missile in ascesa sorretto da due angeli posti su due nuvolette.
Trasfigurazione di Cristo nell’arte Bizantina
Non si tratta di un affresco, forse è una xilografia, cioè un’incisione su legno, immagini che non sono tra l’altro neanche poi cosi rare, infatti, scene simili si possono tranquillamente ritrovare in tante chiese dell’Europa di religione Ortodossa. Aprendo il Vangelo l’immagine sarebbe stata chiarissima.
La scena sopra raffigurata descritta nel vangelo secondo Marco: «Dopo sei giorni, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù. Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!». Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento. Poi si formò una nube che li avvolse nell’ombra e uscì una voce dalla nube: «Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!». E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro. »
In un codice bizantino datato tra il X e l’ XI secolo troviamo le istruzioni che gli artisti devono seguire per realizzare le scene sacre. Nel capitolo riguardante la Trasfigurazione si legge «Un monte con tre cime. Su quella di mezzo si trova Cristo benedicente e in piedi, con le vesti bianche. Tutt’intorno una luce con dei raggi. Sulla cima di destra, Mosè tiene le tavole della legge; sulla cima di sinistra, il profeta Elia. Entrambi sono in piedi e guardano Gesù in modo supplicante, sotto a Cristo Pietro, Giacomo e Giovanni sono stesi, ventre a terra: essi volgono il capo per guardare in alto e sono come in estasi.» (in “I segreti dell’iconografia bizantina – La «Guida della Pittura» da un antico manoscritto”, Edizioni Arkeios, 2003, pag. 130)
A riprova di quanto affermato in precedenza ecco alcuni esempi di trasfigurazione ripetute nei secoli seguendo le direttive sopra citate:
Diventare un astronauta è il sogno d’infanzia di molti. Richiede un’eccellente abilità fisica e mentale, abilità specialistiche (laurea in scienze e / o esperienza di pilotaggio) e la capacità di superare determinati test e allenamenti. Questo è il modo tradizionale ma, presto, potrebbe non essere più l’unico modo. La compagnia finlandese Space Nation vuole cambiare il modo in cui pensiamo ai viaggi spaziali.
Se arrivare allo spazio diventerà più facile e più economico, ci saranno sempre più persone a farlo. Affinché un’economia spaziale possa prosperare, sarà necessario reperire persone in grado di svolgere i diversi lavori necessari e non tutti potranno seguire un addestramento intensivo. Space Nation si propone di fare in modo che nessuno debba perdere le opportunità di lavoro che presto potrebbe offrire lo spazio.
Entro il prossimo anno, Space Nation prevede di inviare una persona su un volo suborbitale, e entro il 2020, saranno inviate diverse persone all’anno su tali voli. Nello stesso anno, sperano di selezionare un candidato per un’altra entusiasmante avventura: un volo orbitale che si terrà nel 2022.
Per selezionare i candidati e raggiungere un pubblico più ampio, Space Nation ha ideato un programma di addestramento per astronauti. La società ha sviluppato un’app, denominata Space Nation Navigator , che consente di acquisire le competenze necessarie nello spazio attraverso una serie di giochi, quiz e test fisici accessibili. Intendono anche offrire ai potenziali astronauti la possibilità di allenarsi in appositi campi di addestramento.
Uno dei campi di addestramento di Space Nation si trova in Islanda, località scelta perché è una delle località in cui si sono allenati gli astronauti dell’Apollo.
L’idea dietro il campo di addestramento è semplice: mettere insieme un piccolo gruppo di persone estranee tra loro e dare loro compiti che li sfidano fisicamente e mentalmente, vedere come lavorano come individui e come una squadra in attività in tutto e per tutto simili a quelle che svolgono gli astronauti nello spazio.
Le attività proposte da Space Nation sono, sostanzialmente: migliorare la destrezza indossando una tuta spaziale completa mentre si eseguono istruzioni date da remoto; pilotare da remoto un piccolo rover lunare, sviluppato dalla compagnia americana CubeRover per essere mandato sulla Luna nei prossimi anni, nelle complicate condizioni di freddo e vento che propone l’Islanda; lancio con parapendio da una cresta vulcanica per imparare a controllare e vincere le proprie paure.
Il corso comprende anche tecniche di sopravvivenza di base, tecniche di primo soccorso e istruzioni su come analizzare e affrontare situazioni pericolose impreviste.
L’ultima fase del corso prevede un incontro con l’astronauta della NASA, Greg Johnson, il pilota dell’ultimo volo dello Space Shuttle, per conoscere dal vivo le sensazioni e le esperienze di chi lo spazio l’ha realmente vissuto.
Space Nation non si occupa solo di preparare le persone a lavorare nello spazio ma l’intento principale è quello di creare una comunità di persone che capiscano l’importanza dello spazio nella vita di tutti i giorni. La maggior parte delle nostre comunicazioni passa attraverso la tecnologia spaziale e abbiamo bisogno di consapevolezza pubblica sulla sua importanza e sul potenziale che può offrire.
Non sappiamo se Space Nation possa realmente rilasciare la qualifica di astronauta e, in futuro, permettere ai suoi diplomati di trovare lavoro nello spazio e neanche i costi del loro programma ma si può scaricare la loro app Space Nation Navigator per provare a capirlo.
La chirurgia dei trapianti potrebbe essere presto rivoluzionata dalla stampa 3D. Tra i pionieri del settore c’è la BioArchitects, un’azienda brasiliana che utilizza la stampa 3D per creare organi ed arti artificiali.
“Siamo davanti ad una nuova rivoluzione industriale.” Così dichiara Felipe Marques, il fondatore dell’azienda, “Cambierà tutto, dal modo in cui eseguiremo un intervento chirurgico a quello in cui acquisteremo un prodotto. Ad esempio, se vorremo comprare un giocattolo in futuro non acquisteremo l’oggetto vero e proprio, ma solo un file che saremo in grado di stampare a casa“.
In pratica, organi ed arti dei pazienti verranno sottoposti ad una TAC che permetterà di effettuare una scansione completa in 3d e fornirà i dati per creare un modello computerizzato che costituirà la base per la stampa 3D di organi ed arti artificiali. Utilizzando il modello, prima dell’intervento vero e proprio i medici potranno studiare in che modo intervenire e quali procedure utilizzare, compresa la scelta della posizione esatta per un’incisione o il modo migliore per accedere all’organo.
Questi modelli possono essere utilizzati anche a scopo addestrativo nelle scuole di medicina e chirurgia. Gli studenti potranno utilizzare i modelli 3D per fare pratica con l’ausilio di un software che mostra loro se stanno eseguendo le operazioni correttamente.
BioArchitects realizza anche impianti. Il suo impianto cranico/cranio facciale in titanio stampato in 3D è stato approvato dalla Food and Drug Administration statunitense. Per ora si tratta di una tecnologia molto costosa e non coperta dai fornitori di assicurazioni sanitarie nella maggior parte dei paesi, ma le cose potrebbero cambiare presto. “La stampa 3D ha un potenziale enorme” ha concluso Marques “ed è applicabile ad una vasta gamma di prodotti. Sono certo che, con un ulteriore sviluppo della tecnologia, la stampa 3D sarà sempre più economica e rapida e avrà presto un mercato di massa“.
Ovviamente si tratta di una tecnologia ancora futuribile e solo in minima parte applicabile nel brevissimo termine. Se, da una parte, eventuali arti artificiali stampati in 3D potrebbero trovare tecnologicamente una utilizzazione abbastanza rapida, per quanto riguarda gli organi artificiali risulta ancora abbastanza difficile imitare le funzionalità fisiologiche degli organi biologici. Si può immaginare che potremo un giorno realizzare le strutture trabecolari di un osso in materiali biodegradabili e compatibili con la fisiologia umana e popolarne gli spazi con osteociti attivi, mettendole in grado di svolgere il loro lavoro fisiologico, così alcuni organi potrebbero essere realizzati artificialmente a livello di struttura per poi essere popolati con le cellule specifiche di quell’organo per fargli svolgere il loro lavoro ma si tratta di sviluppi ancora là da venire.
Un anno fa ufologi e Archeologi vengono a conoscenza di una scoperta eclatante: nei pressi delle famose linee di Nazca sono stati ritrovati cinque scheletri apparentemente “non umani”.
I resti, di provenienza ignota, sono a disposizione di un gruppo costituito da Konstantin Korotkov, professore di scienze informatiche e biofisiche all’ Università Federale delle Tecnologie Informatiche, Meccanica e Ottica, da Raymundo Salas Alfaro, radiologo peruviano, dal perito forense Josè Zalce e dal biologo Josè De la Cruz Rios.
Tra di essi s’inserisce anche l’ufologo Jaime Maussan, noto per aver divulgato scoperte rivelatesi delle clamorose bufale, come la mummia egizia spacciata per l’alieno di Roswell, o la creatura di Metepec, rivelatasi una scimmia scoiattolo imbalsamata.
Il team collabora con l’emittente Gaia Tv, specializzato inAlieni, UFO e misteri, realizzando un video dove spiega la scoperta delle mummie e le analisi effettuate, analisi svolte in un modo molto singolare, certamente non in un laboratorio, tirando fuori la mummia da una semplice scatola di cartone senza nessun tipo di imballaggio o protezione. Anche le lastre radiografiche mostrate sollevano dubbi in quanto sembrano essere state realizzate con software appositi più che adeguati macchinari.
Nel video, dai contenuti sensazionalistici, appare chiaro l’intento di influenzare la vasta schiera di appassionati verso la dimostrazione che le analisi portano a un’unica conclusione, ovvero che la teoria degli antichi astronauti ha un fondamento di verità.
Le mummie
Gli adulti sono alti 168 cm, hanno tre dita sia alle mani che ai piedi ed i crani appaiono allungati. Le tre dita, molto lunghe e affusolate, composte da 5 falangi si innestano direttamente nell’articolazione del polso, senza una vera e propria mano, normalmente provvista di un palmo e delle dita. Anche i piedi presentano le tre dita, poste ad angolo retto, direttamente attaccate alla gamba.
Tra i cinque esseri sembrerebbero esserci i resti di un bambino e di una femmina incinta con all’interno 3 uova.
L’ufologo Britannico Niegel Watson parlò apertamete di un falso realizzato utilizzando mummie vere in modo da confondere i radiologi. La conferma viene anche dalle dichiarazioni del Congresso Mondiale sugli studi delle mummie: “I testimoni e le immagini pubblicate permettono di affermare senza alcun dubbio che questi reperti corrispondono a resti umani precolombiani(Patrimonio Culturale della Nazione) maliziosamente manipolati e persino mutilati per ottenere un’apparenza “ad hoc” per il loro sfruttamento commerciale”.
Secondo l’antropologo Rodolfo Salas-Gismondi, del dipartimento di Paleontologia presso il museo di storia naturale di Lima, il quale ha scritto un articolo sulle misteriose mani con tre dita. «Il sig. Maussan ha detto che i suoi scienziati hanno convenuto che ogni dito ha sei falangi e che le mani sono anatomicamente corrette e funzionali, basandomi sui raggi X di questa mano e utilizzando un’anatomia comparativa di base, identifico le ossa che la compongono e che mostrano che, punto primo, la mano è formata da ossa di almeno due individui umani e, punto secondo, che ogni dito ha due metacarpi (lo scheletro della mano escluse le dita, ndr), una aberrazione anatomica ed evolutiva assoluta».
Tuttavia, è probabile che sentiremo ancora parlare di questa faccenda. Su diversi siti ufologici sono comparse di recente notizie di altri ritrovamenti di strane mummie nell’area di Nazca e sono molti coloro che ancora non si rassegnano ad ammettere che si tratta di una bufala. Ne riparleremo appena usciranno fatti nuovi.
di Kevin Knuth – Associate Professor of Physics, University at Albany, State University of New York
Siamo soli nell’universo? Sfortunatamente, nessuna delle risposte disponibili attualmente per quesa domanda è soddisfacente. Sapere di essere soli in questo vasto universo aprirebbe prospettive tutto sommato malinconiche ma, D’altra parte, se non fossimo soli e scoprissimo che ci sono altri esseri senzienti, magari aggressivi e più evoluti e potenti di noi, dovremmo cominciare a preoccuparci.
Come ricercatore della NASA e ora professore di fisica, dal 2002 ho partecipato alla conferenza “Contact” organizzata dalla NASA, che si concentra su una seria speculazione su possibili intelligenze extraterrestri.
Nella foto sopra si può vedere la copertina del numero di ottobre 1957 della rivista di fantascienza pulp Amazing Stories. Questa era un’edizione speciale dedicata ai “dischi volanti“, che divenne una specie di ossessione nazionale dopo che il pilota della compagnia Kenneth Arnold avvistò nel 1947 un oggetto volante a forma di disco volante.
Sono sempre stato interessato agli UFO. Certo, era eccitante l’idea che potrebbero esserci alieni e altri mondi abitati ma per me era molto più emozionante l’idea che il viaggio interstellare fosse tecnologicamente realizzabile. Nel 1988, durante la mia seconda settimana di scuola di specializzazione alla Montana State University, diversi studenti ed io stavamo discutendo di un recente episodio di mutilazione di bestiame considerato associato al fenomeno UFO. Un professore di fisica si unì alla conversazione e ci disse che aveva colleghi che lavoravano alla base aerea di Malmstrom a Great Falls, nel Montana, dove stavano avendo problemi con gli UFO che disattivavano i missili nucleari. All’epoca pensai che questo professore dicesse cose senza senso. Ma 20 anni dopo, rimasi sbalordito nel vedere la registrazione di una conferenza stampa con diversi ex membri dell’US Air Force, con un paio di loro membri della base dell’air force Malmstrom, in cui descrivevano eventi simili negli anni ’60. Parliamo di persone serie, non esaltati e questo dovrà pur significare qualcosa.
Il 2 luglio scorso si è tenuto il World UFO Day, che è stato buon momento per comunicare alla società che dovremmo affrontare il fatto nuovo ed inquietante che potremmo non essere soli. Bisogna ragionare sulla possibilità che alcuni degli strani oggetti volanti che vengono avvistati dai nostri piloti militari, oggetti che sembrano in grado di superare i nostri migliori velivoli, possano effettivamente essere visitatori che giungono da lontano.
Il paradosso di Fermi
Il fisico nucleare Enrico Fermi era famoso per le sue domande provocatorie. Nel 1950, al Laboratorio Nazionale di Los Alamos, dopo aver discusso di UFO a pranzo con i suoi colleghi, Fermi chiese : “Dove sono tutti?” Secondo la sua stima, c’erano circa 300 miliardi di stelle nella galassia, molte delle quali miliardi di anni più vecchie del sole, con una grande percentuale di loro probabilmente provviste di una corte di pianeti abitabili. Secondo Fermi, se anche la vita intelligente si sviluppasse su una percentuale molto piccola di questi pianeti, ci dovrebbero essere un certo numero di civiltà intelligenti nella galassia. A seconda delle ipotesi, ci si dovrebbe aspettare da decine a decine di migliaia di civiltà.
Con le tecnologie basate sui missili che abbiamo sviluppato per i viaggi nello spazio, ci vorrebbero dai 5 ai 50 milioni di anni per una civiltà come la nostra per colonizzare la nostra galassia, la Via Lattea. Poiché, sempre secondo Fermi, questo dovrebbe essere accaduto diverse volte nella storia della nostra galassia, ci si dovrebbe chiedere dove sono le prove di queste civiltà. Questa discrepanza tra l’aspettativa che ci dovrebbero essere prove di civiltà o di visite aliene e la presunzione che non siano state osservate visite confermate è stata soprannominata il Paradosso di Fermi.
Questa fotografia è stata scattata in Vallonia, in Belgio. – JS Henrardi
Carl Sagan ha riassunto correttamente la situazione dicendo che “le affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie“. Il problema è che non c’è stato nessun singolo incontro UFO ben documentato che si sarebbe potuto qualificare da solo come pistola fumante. La situazione è esacerbata dal fatto che molti governi in tutto il mondo hanno coperto e classificato informazioni su tali presunti incontri. Ma ci sono abbastanza prove che suggeriscono che il problema deve essere aperto allo studio scientifico.
UFO, tabù per scienziati professionisti
Quando si tratta di scienza, il metodo scientifico richiede che le ipotesi siano testabili in modo che le inferenze possano essere verificate. Gli incontri con gli UFO non sono né controllabili né ripetibili, il che rende il loro studio estremamente impegnativo. Ma il vero problema, a mio avviso, è che il tema UFO è tabù.
Mentre l’opinione pubblica è affascinata dal fenomeno UFO da decenni, i nostri governi, scienziati e media, hanno sostanzialmente dichiarato che tutti gli avvistamenti UFO sono il risultato di fenomeni meteorologici, psicosi, truffe o azioni umane. In nessun caso è realmente coinvolto un veicolo spaziale extraterrestre. E nessun alieno ha mai visitato la Terra. In sostanza, ci viene detto che l’argomento non ha senso. Gli UFO sono off-limits per seri studi scientifici e discussioni razionali, il che sfortunatamente lascia l’argomento in balìa di frange di pseudoscienziati, molti dei quali creano ulteriore confusione con teorie cospirative e speculazioni selvagge.
Uno scienziato dovrebbe considerare tutte le possibili ipotesi che spiegano tutti i dati, e poiché si sa poco, l’ipotesi extraterrestre non può ancora essere esclusa. In effetti, alla fine, gli scettici rendono un cattivo servizio alla scienza fornendo un ben povero esempio di come la scienza dovrebbe essere condotta. Il fatto è che alcuni di questi avvistamenti o incontri, una percentuale molto piccola del totale, sfidano ogni spiegazione convenzionale.
I media amplificano lo scetticismo pubblicando notizie sugli UFO quando sono eccitanti eccitante ma sempre con un tono beffardo o stravagante oppure escono notizie come fake news, falsi avvistamenti ed affermazioni ridicole anche quando vengono coinvolti testimoni credibili.
Perché gli astronomi non vedono gli UFO?
Mi viene spesso chiesto da amici e colleghi, “Perché gli astronomi non vedono gli UFO?” Il fatto è che lo fanno. Nel 1977, Peter Sturrock, professore di scienze spaziali e astrofisica alla Stanford University, inviò 2.611 questionari sugli avvistamenti UFO ai membri dell’American Astronomical Society. Risposero al questionario 1.356 astronomi, dei quali 62, il 4,6%, riferirono di aver visto o registrato fenomeni aerei inspiegabili. Si tratta di una percentuale vicina al circa 5 percento degli avvistamenti UFO che non hanno mai trovato una vera spiegazione.
Gli UFO sono stati osservati attraverso i telescopi. Conosco un avvistamento tramite telescopio da parte di un esperto astronomo dilettante che ha osservato un oggetto a forma di plettro che si muoveva attraverso il campo visivo del telescopio. Ulteriori avvistamenti sono documentati nel libro “Le meraviglie nel cielo“, in cui gli autori riportano numerose osservazioni di fenomeni aerei inspiegabili prodotti dagli astronomi e pubblicati su riviste scientifiche durante il 1700 e 1800.
Prove da parte di ufficiali governativi e militari
Alcune delle osservazioni più convincenti sono arrivate da funzionari governativi. Nel 1997, il governo cileno formò l’organizzazione Comité de Estudios de Fenómenos Aéreos Anómalos, o CEFAA, per studiare gli UFO. L’anno scorso, il CEFAA ha rilasciato il filmato di un UFO scattato con una telecamera a infrarossi Wescam montata su un elicottero.
Documento declassificato che descrive un avvistamento di un UFO nel dicembre 1977, a Bahia, uno stato nel nord del Brasile. Collezione Arquivo Nacional
I paesi Brasile, Canada, Danimarca, Ecuador, Francia, Nuova Zelanda, Russia, Svezia e Regno Unito hanno declassificato i loro file UFO dal 2008. Il comitato francese per gli studi approfonditi, o COMETA, era un gruppo non ufficiale di studi ufologici composto da scienziati di alto livello e funzionari militari che hanno indagato sul fenomeno UFO alla fine degli anni ’90. Hanno pubblicato il rapporto COMETA, in cui erano riassunte le loro scoperte. Secondo il rapporto COMETA, il 5% degli incontri erano affidabili ma inesplicabili: la migliore ipotesi disponibile, ma non provata, era che gli oggetti osservati fossero navicelle extraterrestri. Nel rapporto venivano anche accusati gli Stati Uniti di occultare le prove sugli UFO.
In Iran furono osservati UFO sferici nei pressi di impianti nucleari che, però, considerarono “droni della CIA” se non fosse che, secondo quanto riferito, erano sfere che presentavano un diametro di circa 9 metri di diametro in grado di raggiungere velocità fino a Mach 10 e librarsi oltre la stratosfera. Esistono, in effetti, velivoli sperimentali in grado di raggiungere simili velocità ma si tratta di capacità impensabili per una sfera priva di ali o altre superfici di portanza o meccanismi di propulsione evidenti.
1948: Documento su avvistamento extraterrestre UFO Top Secret USAF. Aeronautica degli Stati Uniti
Nel dicembre 2017, il New York Times ha pubblicato una storia sul programma di identificazione avanzato dell’avatar Threat, un programma da 22 milioni di dollari gestito dall’ex funzionario del Pentagono Luis Elizondo e finalizzato allo studio degli UFO. Elizondo si è dimesso dal programma per protestare contro l’ estrema segretezza e la mancanza di finanziamenti e sostegno. In seguito alle sue dimissioni, Elizondo, insieme a molti altri della difesa e dell’intelligence, sono stati reclutati dall’Accademia delle Arti e delle Scienze “To the Stars“, recentemente fondata da Tom DeLonge per studiare gli UFO e il viaggio interstellare. In concomitanza con il lancio dell’Accademia, il Pentagono ha declassificato e pubblicato tre video di incontri UFO ripresi con telecamere a infrarossi montate su caccia F-18. Queste rivelazioni hanno provocato molta eccitazione negli ambienti ufologici facendomi tornare in mente una dichiarazione del colonnello dell’esercito in pensione John Alexander: “È avvenuta la rivelazione. …Ho una serie di generali, inclusi ex generali sovietici, che sono usciti allo scoperto e hanno detto che gli UFO sono reali. Il punto è: quanti e quante volte alti funzionari hanno bisogno di farsi avanti e dire che questo è reale perchè venga effettivamente preso in considerazione? ”
Un argomento degno di studio serio
Vi è una grande quantità di prove che una piccola percentuale degli avvistamenti UFO è composta da quelle che sembrano navicelle strutturate non identificate, in grado di esibire velocità e capacità di volo che vanno oltre ogni tecnologia umana conosciuta. Anche se non esiste un singolo caso per il quale vi siano prove che possano reggere il rigore scientifico, ci sono casi con osservazioni simultanee da più testimoni affidabili, insieme a registrazioni radar e prove fotografiche che rivelano modelli di attività convincenti.
Le informazioni declassificate sono interessanti, ma non scientificamente utili. Questo è un argomento degno di un’aperta indagine scientifica, finché non vi sarà un consenso scientifico basato su prove piuttosto che aspettative o convinzioni precedenti. Se vi fossero davvero navi extraterrestri in visita sulla Terra, sarebbe di grande beneficio per tutti noi saperlo, conoscere la loro natura e le loro intenzioni. Inoltre, questo rappresenterebbe una grande opportunità per l’umanità, promettendo di espandere e far progredire la nostra conoscenza e tecnologia, così come di rimodellare la comprensione del nostro posto nell’universo.
Questo articolo è stato originariamente pubblicato su The Conversation. Leggi l’articolo originale. Le opinioni espresse sono quelle dell’autore e non riflettono necessariamente le opinioni della redazione di Reccom Magazine.
Oltre 40 anni fa, una missione della NASA potrebbe aver distrutto accidentalmente quella che sarebbe stata la prima scoperta di molecole organiche su Marte, secondo quanto riporta il sito New Scientist.
Il recente annuncio della NASA secondo il quale il rover marziano Curiosity ha scoperto molecole organiche tipiche della vita come la conosciamo nel sottosuolo di Marte, è solo una conferma a quanto scoprì lo stesso rover già nel 2014. Il problema è che, come sappiamo, Marte è continuamente bombardato da meteoriti ricche di carbonio per cui gli scienziati sospettano da decenni che su Marte vi siano sostanze di natura organica. Pochi si ricordano, tuttavia, di quanto i ricercatori rimasero sbalorditi nel 1976, quando la NASA inviò i due lander Viking su Marte attrezzati per rilevare sostanze organiche e non fu, invece, rilevato nulla.
I risultati negativi dei test effettuati dai Viking lasciarono completamente spiazzati gli scienziati di allora, i quali erano ocnvinti che, per quanto se ne potesse sapere all’epoca, quantomeno sostanze organiche di origine meteoritica avrebbero dovuto essere rilevate nel suolo marziano.
Una possibile spiegazione venne ipotizzata solo quando il lander della NASA Phoenix trovò tracce di perclorato su Marte nel 2008. Il perclorato sulla Terra viene usato per produrre fuochi d’artificio perchè brucia e diventa fortemente esplosivo alle alte temperature. Ovviamente il suolo marziano è freddo e poichè lo spettrometro di massa gascromatografo (GCMS) che effettuava le analisi a bordo dei lander Viking 1 e 2 ha dovuto riscaldare i campioni di suolo marziano per trovare molecole organiche è estremamente probabile che il perclorato sciolto nel terreno abbia bruciato qualsiasi sostanza organica presente nei campioni sottoposti a questo processo.
Ovviamente, questo poteva significare tutto e nulla. Il perclorato poteva avevr distrutto eventuali molecole organiche nei campioni di terreno marziano esaminate dai Viking ma poteva anche darsi che quei campioni non contenessero proprio nulla.
La varietà di molecole organiche scoperte di recente da Curiosity comprende il clorobenzene. Questa molecola si produce quando molecole di carbonio si bruciano con il perclorato e questo, sempre secondo quanto riferisce New Scientist, ha rafforzato il sospetto che un incidente simile possa avere distrutto le prove organiche rilevate dai Viking.
In un nuovo studio, pubblicato a giugno sul Journal of Geophysical Research: Planets, Melissa Guzman del centro di ricerca LATMOS in Francia, McKay e una manciata di collaboratori hanno rivisitato i dati del lander Viking per vedere se, allaluce delle nuove scoperte, potesse emergere qualcosa.
Secondo i dati esaminati da questo team, i landers Viking già rilevarono la presenza di clorobenzene.
Anche questa scoperta, tuttavia, non è definitiva, tanto che gli stessi membri del team si sno divisi sul suo significato: Secondo alcuni si tratta della pistola fumante che dimostra che i Viking trovarono tracce organiche ma le distrussero durante le analisi, secondo la Guzman, invece, il clorobenzene potrebbe provenire dalla Terra portato dalle apparecchiature NASA.
Un astrobiologo del Goddard Space Flight Center della NASA, Daniel Glavin, non coinvolto nello studio, ha dichiarato a New Scientist, dopo averlo esaminato, che quest’ultima scoperta chiude ogni discorso: I Viking trovarono tracce di molecole organiche e le distrussero.
Saranno le due nuove missioni di NASA ed ESA, Mars 2020 e Exomars 2020, previste per il 2020 che potranno mettere un punto a questo discorso. In particolare, il rover dell’ESA che sarà attrezzato per effettuare prelievi di terreno fino a 2 metri di profondità e analizzare i campioni in modo di non distruggerli.
La vita a bordo della Stazione Spaziale Internazionale è caratterizzata da un’attenta pianificazione ed è improntata alla massima economia ed efficienza. Gli astronauti che si alternano a bordo fanno affidamento su una media di 12 tonnellate di materiali di consumo all’anno che vengono spediti alla stazione dalla Terra ma producono anche alcune tonnellate di rifiuti. Questa spazzatura deve essere stoccata con cura negli appositi spazi poi essere rispedita sulla Terra attraverso le navette di collegamento.
Questo sistema funziona bene per una stazione in orbita. Ma che dire delle future navicelle spaziali che dovranno condurre missioni di lunga durata sulla Luna o verso Marte, gli asteroidi o le lune di Giove e Saturno? Queste astronavi non avranno il lusso di poter reinviare a Terra la spazzatura e, non volendo gettarla nello spazio, potrebbe configurarsi un problema di gestione dei rifiuti.
A tale scopo, la NASA si sta rivolgendo ai suoi partner nel settore commerciale per sviluppare concetti per i sistemi di compattazione e elaborazione dei rifiuti (TCPS). In una sollecitazione rilasciata tramite Next Space Technologies for Exploration Partnerships ( NextSTEP ), la NASA ha recentemente pubblicato un annuncio che richiede la progettazione di prototipi e la loro realizzazione per eventuali test sulla ISS.
La Stazione Spaziale Internazionale (ISS), vista qui con la Terra come sfondo. Credito: NASA
“NASA’s ultimate goal is to develop capabilities to enable missions that are not reliant on resupply from Earth thus making them more sustainable and affordable. NASA is implementing this by employing a capability-driven approach to its human spaceflight strategy. The approach is based on developing a suite of evolving capabilities that provide specific functions to solve exploration challenges. These investments in initial capabilities can continuously be leveraged and reused, enabling more complex operations over time and exploration of more distant solar system destinations.”
il problema di stoccare la spazzatura all’interno di un’astronave è una sfida seria. Non solo consuma spazio prezioso, ma può anche creare pericoli fisici e biologici per l’equipaggio. Memorizzare i rifiuti significa anche che le risorse rimanenti non possono essere riutilizzate o riciclate. Insomma, la NASA è alla ricerca di soluzioni che compattino la spazzatura, eliminino i rischi biologici e fisici e recuperino risorse per un uso futuro.
A tal fine, stanno cercando idee e tecnologie per un TCPS in grado di operare sulle future generazioni di astronavi. Come parte della Advanced Logation Systems (AES) di Habitat’s Logistics Reduction (LR), il TCPS fa parte dell’obiettivo più ampio della NASA di identificare e sviluppare tecnologie che riducano la massa logistica, il volume e il tempo che l’equipaggio dedica alla gestione logistica.
‘Heat Melt Compactor (HMC) della NASA, un dispositivo che recupera l’acqua residua dalla spazzatura dell’astronauta e compatta la spazzatura per ridurne il volume. L’caua residua potrebbe anche essere utile per creare uno scudo alle radiazioni ionizzanti. Credito: NASA
Gli obiettivi del TCPS, come indicato nell’appendice, sono quattro:
“(1) compattazione dei rifiuti in una forma adatta per un’efficiente conservazione a lungo termine; (2) trattamento sicuro della spazzatura per eliminare e / o ridurre il rischio di attività biologica; (3) stabilizzare la spazzatura fisicamente, geometricamente e biologicamente; e (4) gestire gli effluenti gassosi, acquosi e particolati. Il TCPS sarà il primo passo verso lo sviluppo e il collaudo di un’unità completamente integrata per ulteriori missioni di esplorazione e futuri veicoli spaziali. “
Lo sviluppo avverrà in due fasi. Nella Fase A, le aziende selezionate creeranno un sistema TCPS di concetto, condurranno le revisioni del design con la NASA e le convalideranno attraverso dimostrazioni di prototipi di terra. Nella fase B, un sistema sarà preparato per il trasporto verso la ISS in modo che si possa effettuare un test di efficienza a bordo della stazione già nel 2022.
Le varie aziende interessate a presentare proposte non lavoreranno al buio, poiché la NASA ha sviluppato sistemi di gestione dei rifiuti sin dagli anni ’80. Questi includono sviluppi recenti come l’ esperimento Heat Melt Compactor (HMC), un dispositivo che recupererà l’acqua residua dai rifiuti organici degli astronauti e dalla spazzatura compatta per fornire una riduzione del volume (o forse uno scudo alle radiazioni ionizzanti).
Il veicolo di trasferimento H-II Kounotori2 (HTV-2), dopo dopo l’immagazzinamento della spazzatura dell’ISS, viene spostato dalla stazione spaziale dal Canadarm 2 per attendere l’arrivo della missione STS-133 dello Space Shuttle Discovery. Credito: NASA
Altri esempi includono le tecnologie “trash to gas“, che sono attualmente perseguite nell’ambito del progetto di riduzione e reimpiego della logistica (LRR). Usando l’HMC, questo processo comporta la creazione di gas metano dalla spazzatura per produrre propellente per razzi. Insieme, queste tecnologie non solo consentirebbero agli astronauti impegnati in voli spaziali di lunga durata di spazio a bordo ma permetterebbero anche di estrarre risorse utili dalla spazzatura.
La melatonina è un ormone, cioè una sostanza chimica prodotta dal nostro corpo che viaggia attraverso il sangue la cui azione influenza una o più funzioni del nostro organismo. La Melatonina, da non confondere con la melanina che è una sostanza con tutt’altra funzione, è prodotta principalmente dalla ghiandola pineale, o epifisi, ma altre parti del corpo ne presiedono la secrezione, tanto è vero che continua ad essere presente in circolo anche in soggetti sottoposti ad escissione chirurgica dell’epifisi.
La funzione principale della melatonina è quella di regolare il nostro ritmo circadiano che è, sostanzialmente, la modalità di funzionamento del nostro organismo durante le 24 ore. In sostanza, la melatonina regola il ritmo sonno / veglia. I livelli di melatonina raggiungono il loro picco durante la notte, mentre dormiamo e cala al mattino con il risveglio.
La produzione di melatonina è influenzata dalla luce. Quando ci esponiamo solo alla luce solare i livelli di melatonina seguono un modello naturale. Ma questo schema può essere disturbato dall’esposizione a fonti di luce artificiale, ad esempio smartphone e tablet emettono una particolare luce blu che influenza la produzione di questo ormone rendendo più difficile mantenere un regolare ritmo sonno / veglia. Anche passare da un fuso orario ad un altro o lavorare di notte restando a lungo esposti a fonti di luce artificiale influenza la regolare produzione di melatonina.
Per ovviare a questo problema, alcune persone che soffrono di problemi del sonno, assumono la melatonina sotto forma di integratore alimentare, nel tentativo di favorire il sonno.
Purtroppo, se l’assunzione a breve termine nei dosaggi prescritti della melatonina è abbastanza sicuro, possono, però, comparire alcuni effetti collaterali indesiderati quali emicrania, vertigini e sonnolenza diurna. Risultano anche indicazioni su una possibile influenza negativa sulla pressione sanguigna e chi ne assume in grandi quantità per lunghi periodi sembra diventare più suscettibile al rischio di diabete e avere problemi con i processi di coagulazione del sangue. Sono stati riportati anche casi di tachicardia e disturbo dell’umore.
Chi soffre di malattie immunitarie, le donne in stato di gravidanza, chi soffre di insufficienza epatica ed i bambini dovrebbero evitarne l’assunzione o attenersi scrupolosamente alle indicazioni del medico curante.
Questa sostanza si può anche assumere “involontariamente” mangiando alimenti quali orzo, olive e noci.
Come abbiamo visto ormai in molti casi, da qualche tempo si sta affermando, in una certa parte di certa ufologia, la tendenza a cercare legittimazione alle proprie affermazioni, in particolare quelle relative alle varie ipotesi riguardanti presunti interventi di esseri alieni sull’evoluzione degli esseri umani avvenuti in tempi antichissimi, nelle raffigurazioni artistiche del passato. Così, graffiti rupestri, antiche raffigurazioni e dipinti, così come antichi documenti scritti come la Bibbia, le tavolette ed i frammenti sumerici e i libri sacri di varie popolazioni e località vengono letti ed esaminati cercandovi qualcosa che faccia pensare ad extraterrestri o ai loro presunti mezzi.
A questo destino non sono sfuggite neanche le Stele di Castionetto finite, purtroppo, in cialtroneschi video nei soliti canali youtube dove vengono interpretate come raffiguranti un essere extraterrestre con tanto di tuta ambientale e casco, similmente, a detta della voce narrante, a tanti altri graffiti rupestri ritrovati in giro per il mondo. Si parla di quei graffiti o antichi dipinti che un numero crescente di tuttologi del mistero spacciano come il lascito del passagio sulla Terra di antiche civiltà extraterrestri.
Le bellissime stele rinvenute nel 1959 a Chiuro, in Valtellina, da Maria Reggiani Rajna, incastrate nel muretto di una vigna della contrada Castionetto, sono oggi conservate nell Museo Valtellinese di Storia e Arte di Sondrio.
La prima stele è a forma di parallelepipedo e decorata su entrambe le facce. Lunga 60 centimetri e larga trenta centimetri, sulla prima faccia presenta una decorazione composta da tre linee parallele, che indicano una collana, mentre sulla seconda si rilevano fasi di incisione diverse e vi compaiono una fila di cervi, una alabarda a lama triangolare e una figura umana che impugna un’ascia dal lungo manico. Le datazioni ufficiali fanno risalire la prima faccia al periodo eneolitico (età del rame 2200 – 1800 aC) e la seconda alla fase arcaica e media dell’età del bronzo (1800 – 1200 aC) con, forse, inquinamenti di epoca medievale.
È proprio la figura umana stilizzata, come nell’uso delle raffigurazioni dell’epoca, ad essere individuata da questi supposti ricercatori indipendenti, come un’astronauta con tanto di tuta e casco.
La seconda stele, anch’essa di forma parallelepipeda e decorata su un’unica faccia, misura 50 centimetri di altezza e 40 di larghezza. Anch’essa risalirebbe alla fase arcaica e media dell’età del Bronzo (1800 – 1600 a. C.).
Sull’unica faccia decorata è raffigurato un disco solare che i sei raggi dividono in quattro parti di minore e due di maggiore ampiezza che alcuni fantasiosi pseudoricercatori immaginano essere la raffigurazione di un disco volante.
Come si può constatare dalle immagini, è il tripudio della fanta archeologia.