Le stele di Castionetto

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di Oliver Melis

Come abbiamo visto ormai in molti casi, da qualche tempo si sta affermando, in una certa parte di certa ufologia, la tendenza a cercare legittimazione alle proprie affermazioni, in particolare quelle relative alle varie ipotesi riguardanti presunti interventi di esseri alieni sull’evoluzione degli esseri umani avvenuti in tempi antichissimi, nelle raffigurazioni artistiche del passato. Così, graffiti rupestri, antiche raffigurazioni e dipinti, così come antichi documenti scritti come la Bibbia, le tavolette ed i frammenti sumerici e i libri sacri di varie popolazioni e località vengono letti ed esaminati cercandovi qualcosa che faccia pensare ad extraterrestri o ai loro presunti mezzi.

A questo destino non sono sfuggite neanche le Stele di Castionetto finite, purtroppo, in cialtroneschi video nei soliti canali youtube dove vengono interpretate come raffiguranti un essere extraterrestre con tanto di tuta ambientale e casco, similmente, a detta della voce narrante, a tanti altri graffiti rupestri ritrovati in giro per il mondo. Si parla di quei graffiti o antichi dipinti che un numero crescente di tuttologi del mistero spacciano come il lascito del passagio sulla Terra di antiche civiltà extraterrestri.

Le bellissime stele rinvenute nel 1959 a Chiuro, in Valtellina, da Maria Reggiani Rajna, incastrate nel muretto di una vigna della contrada Castionetto, sono oggi conservate nell Museo Valtellinese di Storia e Arte di Sondrio.

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La prima stele è a forma di parallelepipedo e decorata su entrambe le facce. Lunga 60 centimetri e larga trenta centimetri, sulla prima faccia presenta una decorazione composta da tre linee parallele, che indicano una collana, mentre sulla seconda si rilevano fasi di incisione diverse e vi compaiono una fila di cervi, una alabarda a lama triangolare e una figura umana che impugna un’ascia dal lungo manico. Le datazioni ufficiali fanno risalire la prima faccia al periodo eneolitico (età del rame  2200 – 1800 aC) e la seconda alla fase arcaica e media dell’età del bronzo (1800 – 1200 aC) con, forse, inquinamenti di epoca medievale.

È proprio la figura umana stilizzata, come nell’uso delle raffigurazioni dell’epoca, ad essere individuata da questi supposti ricercatori indipendenti, come un’astronauta con tanto di tuta e casco.

La seconda stele, anch’essa di forma parallelepipeda e decorata su un’unica faccia, misura 50 centimetri di altezza e 40 di larghezza. Anch’essa risalirebbe alla fase arcaica e media dell’età del Bronzo (1800 – 1600 a. C.).
Sull’unica faccia decorata è raffigurato un disco solare che i sei raggi dividono in quattro parti di minore e due di maggiore ampiezza che alcuni fantasiosi pseudoricercatori immaginano essere la raffigurazione di un disco volante.

 

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Come si può constatare dalle immagini, è il tripudio della fanta archeologia.

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