Può sembrare bizzarro a sentirsi, ma esiste un topo in Africa, il ratto crestato africano, talmente velenoso da poter abbattere un elefante. Gli abitanti del posto avevano intuito da tempo la pericolosità del ratto, ma la conferma della sua tremenda letalità è recente. Infatti in un nuovo studio, di un team americano, pubblicato sulla rivista “Mammalogy“, viene descritto un curioso topo che vive in Africa, e sarebbe l’unico mammifero conosciuto a raccogliere veleno vegetale per usarlo come mezzo di difesa chimica.
Nonostante la sua micidiale arma segreta, il ratto crestato africano (Lophiomys imhausi) sembrerebbe innocuo a vedersi, il suo aspetto è molto simile ad una pallina pelosa, ad una puzzola o ad un piccolo coniglio. Inoltre i comportamenti del roditore non sono malvagi e non sono neanche nocivi per se stesso. E per questo deve considerarsi fortunato considerando che contiene tossine così letali che ne basterebbero solo pochi milligrammi per uccidere un umano.
Il ratto crestato raccoglie le tossine dall’albero della freccia avvelenata
Sebbene questa sia una notizia recente, i residenti dell’Africa orientale sospettavano da tempo la pericolosità del ratto crestato. Nel 2011, uno studio iniziale sulle caratteristiche insolite dei ratti crestati suggeriva che raccogliessero tossine dall’albero della freccia avvelenata (Acokanthera schimperi). Questo albero veniva utilizzato dagli esseri umani per la caccia in quanto ricco di cardenolidi altamente tossici.
Quando minacciati, questi ratti erigono una cresta di pelo lungo la schiena e quindi è stato ipotizzato che lo abbiano armato masticando la corteccia di Acokanthera e leccando le tossine sui peli della cresta. Questa prima ricerca ha confermato il comportamento in un individuo, ma quanto sia diffuso il comportamento tra i ratti crestati è ancora poco chiaro.
Ricerca su 25 ratti crestati
Per scoprire se l’utilizzo del veleno sia una pratica comune tra questi ratti, la nuova ricerca ha osservato 25 ratti crestati africani per raccogliere il campione più grande mai studiato. Dopo aver esaminato quasi 1.000 ore di filmati, gli autori hanno scoperto che la raccolta della tossina Acokanthera era comune e che la vita sociale di questi animali insoliti era molto complessa.
“Abbiamo messo due ratti insieme in un recinto e hanno iniziato a fare le fusa e a occuparsi l’uno dell’altro“, ha detto Sara Weinstein, autore principale dello studio, e ricercatrice presso l’Università dello Utah, negli Stati Uniti. La scoperta è stata una grande sorpresa perché si riteneva fossero animali solitari. Quindi questa è stata una possibilità per studiare le loro interazioni sociali.
I ratti crestati sono sociali e pacifici
Per analizzare meglio la vita dei roditori velenosi è stato usato un capanno in disuso ed è stato allestito un mini habitat per osservare il ratto crestato in cattività. La ricercatrice, che è stata molto a contatto con questi mammiferi, li ha descritti come “piccole mucche a forma di topo“.
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Nonostante trasportino un veleno mortale, sono erbivori pacifici che trascorrono la maggior parte del loro tempo a mangiare, ad accoppiarsi, pulirsi a vicenda o arrampicarsi sui muri per raggiungere i loro nidi. Sembrano anche essere monogami e condividono molti tratti visti in altri animali monogami come grandi dimensioni, lunga aspettativa di vita e un lento tasso di riproduzione.
Il recinto dell’esperimento è la “scatola nera” del roditore
Una volta accoppiati, è emerso che i ratti crestati trascorrevano più della metà del loro tempo a stare vicini e a coccolarsi.
“Il recinto è considerato la scatola nera di un roditore“, ha detto Weinstein aggiungendo: “inizialmente volevamo confermare che il comportamento di sequestro delle tossine era reale, e lungo la strada abbiamo scoperto qualcosa di completamente sconosciuto sul comportamento sociale dei ratti. I nostri risultati hanno implicazioni importanti sulla sopravvivenza di questo topo misterioso e sfuggente“.
La natura, come si è visto, ci sorprende sempre. Questo topo così velenoso da uccidere umani ed enormi elefanti, è però pacifico e sociale, e trascorre la maggior parte della sua vita in coppia. Dalla sua descrizione verrebbe voglia quasi di avvicinarsi e accarezzarlo, ma dobbiamo fare come fanno gli elefanti: stargli alla larga.