E se tutto nel nostro mondo avesse un’anima e una mente? E se ogni scrivania, sedia e pianta in vaso avessero un flusso cosciente di pensieri? Questa è l’idea alla base del Panpsichismo, una teoria avanzata per la prima volta alla fine del XVI secolo da Francesco Patrizi. Sono passati circa cento anni da quando la scienza ha avuto la meglio su questa teoria negli anni ’20, ma ultimamente è tornata ad avere un certo successo.
La teoria del panpsichismo
Per capire perché questa teoria ha riguadagnato popolarità è necessario considerare uno degli enigmi più difficili che gli scienziati umani abbiano mai affrontato: da dove viene la coscienza. Gli studiosi cercano di risolvere questo difficile problema da oltre cento anni e, sebbene gli sviluppi nel campo delle neuroscienze, della psicologia e della fisica quantistica abbiano fatto passi da gigante, non siamo stati ancora in grado di elaborare una risposta definitiva.
L’argomento ha tuttavia ripreso slancio, grazie in parte al lavoro del neuroscienziato e psichiatra italiano Giulio Tononi, che ha proposto l’idea che esista una coscienza diffusa anche nel più semplice dei sistemi. Lo studioso, assieme al neuroscienziato americano Christof Koch, ha sostenuto che la coscienza si sviluppa laddove esistono grumi di materia organizzati. Alcuni credono addirittura che le stelle possano essere coscienti.
Il flusso di coscienza
L’idea alla base di questo modus cogitandi sostiene, all’apparenza, che grumi raggruppati di materia, come la stessa sedia su cui un individuo siede “hic et nunc”, possano avere un flusso di coscienza. Naturalmente non tutti sono d’accordo con questo. Molti sono ancora convinti che questo sia solo un tentativo di arrampicarsi sugli specchi, nel tentativo di comprendere la coscienza e come essa si forma.
La teoria su cui si fonda il panpsichismo sembra basarsi sulla convinzione che se il cervello non è necessario per la coscienza, allora qualsiasi cosa può essere cosciente della propria esistenza e, quindi, ogni cosa ha esperienze diverse. Il mondo però è bello perché è vario e qui non ci sono solo credenti e non credenti. La situazione è più complessa se contiamo anche gli individui che credono che la coscienza sia tutta un’illusione e questo, di conseguenza, solleva ancora più domande.
Volendo approfondire l’argomento, il panpsichismo è “semplicemente” una prospettiva filosofica che affronta la natura dell’essere e della coscienza. Al centro di tale teoria c’è l’idea che la coscienza non sia solo un attributo dei cervelli umani, ma sia presente in qualche forma in tutto l’Universo. Questa prospettiva ha suggerito che la coscienza sia una caratteristica fondamentale dell’Universo stesso, piuttosto che un epifenomeno emergente di particolari configurazioni cerebrali. Alcune tesi sono a favore del panpsichismo:
1. Panpsichismo e coerenza con le scienze naturali: alcuni sostenitori i tale teoria hanno notato che, mentre altre concezioni della coscienza possono risultare incoerenti con le leggi della fisica, questa forma di pensiero offre una visione più integrata e compatibile con le nostre attuali comprensioni scientifiche. Questo perché questa affascinante filosofia afferma che la coscienza sia un aspetto fondamentale della realtà, piuttosto che un fenomeno isolato e misterioso.
2. Soluzione al problema della coscienza: il panpsichismo fornisce una risposta al “problema ostico” della coscienza, cioè spiegare come e perché gli esseri viventi abbiano esperienze soggettive. Invece di considerare la coscienza come un fenomeno unico emergente da processi complessi, tale modus cogitandi suggerisce che la coscienza sia intrinseca a tutti gli elementi dell’Universo, anche se in forme diverse.
3. Continuità con le tradizioni filosofiche orientali: alcuni sostenitori del panpsichismo hanno notato che questa prospettiva abbia una certa continuità con le tradizioni filosofiche orientali, come il buddhismo e l’induismo, che vedono l’universo come interconnesso e permeato da una sorta di coscienza primordiale.
Osservazioni personali
Il panpsichismo offre una prospettiva affascinante sulla natura dell’Universo e della coscienza. Bisogna tuttavia considerare che, al momento, non esiste alcuna prova empirica definitiva a sostegno di questa teoria. La sua adozione richiederebbe una revisione significativa delle nostre concezioni fondamentali della realtà e della nostra psiche. Se da una parte tale teoria solleva importanti questioni filosofiche e scientifiche, dall’altra rimane al momento una prospettiva speculativa che richiede ulteriori indagini e riflessioni.