War Machine

Come cambia la guerra con i sistemi d'arma interamente governati dall'Intelligenza Artificiale? E quali sono i pericoli?

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Negli ultimi venti anni la guerra sta andando incontro ad una profonda trasformazione dove l’elemento umano conta sempre meno. Stati Uniti, Russia, Cina, Israele ed un altro pugno di nazioni hanno investito massicciamente su sistemi d’arma completamente automatizzati che non contemplano nel processo decisionale il fattore umano.

Non sono soltanto gli Stati però ad intraprendere questa corsa ai sistemi d’arma del tutto autonomi (AWS da autonomous weapons system). Nel settembre 2019 uno sciame di 18 droni carichi di bombe e missili da crociera ha sopraffatto le difese aeree avanzate dell’Arabia Saudita, attaccando e distruggendo gran parte dei campi petroliferi di Abqaiq e Kurais, dimezzando la produzione di greggio della nazione. L’attacco è stato rivendicato dai ribelli yemeniti Houthi. E’ probabile che quei droni non fossero interamente governati da un Intelligenza Artificiale ma avessero obiettivi e destinazioni pre-programmati.

Ma sistemi d’arma completamente autonomi sono già operativi sulla frontiera siriana ad opera della Turchia e la stessa cosa sta progettando in quell’area del pianeta la Russia.

Un sistema AWS individua, insegue, seleziona ed attacca con devastante violenza gli obiettivi senza alcuna supervisione umana.

Gli Stati Uniti sono alla testa di questa profonda trasformazione del concetto stesso di guerra e già dall’inizio di questo secolo il Dipartimento della Difesa sta progettando e sviluppando sistemi d’arma completamente autonome per tutti i rami delle forze armate statunitensi. Questi sistemi hanno numerose attrattive, ma quelle più apprezzate sono di natura prestazionale più che per la ventilata riduzione del rischio di perdite umane tra  i militari. Il caccia X-47B dell’US Navy è in grado di atterrare e decollare da una portaerei anche in condizioni di forte vento ed ha un’autonomia operativa pari a dieci volte quella di un caccia con pilota a bordo.



Gli Stati Uniti hanno già realizzato una nave transoceanica senza equipaggio la SEA HUNTER, che scortata da una flottiglia di sottomarini DASH nel gennaio del 2019 ha compiuto un viaggio, andata e ritorno, da San Diego alle Hawaii. La Russia è impegnata nell’introduzione di sistemi AWS negli avanzatissimi carri armati T-14 Armata che saranno schierati molto probabilmente lungo la frontiera europea.

Anche il colosso cinese sta investendo in questi armamenti governati totalmente dall’Intelligenza Artificiale, il risultato più spettacolare è il caccia supersonico Anjian (spada oscura) in grado di effettuare virate così drastiche e repentine che la forza di accelerazione generata ucciderebbe istantaneamente qualunque pilota.

Quello che una volta veniva definito il complesso militar-industriale ovviamente spinge sia in Occidente che nelle altre grandi potenze mondiali e regionali ad investire massicciamente su questi sistemi d’arma per gli elevati margini di profitto che generano.

Nessuno dei paesi che stanno ingaggiando questa nuova corsa agli armamenti, Stati Uniti e Russia in testa, considera gli enormi rischi etici e sulla sicurezza che derivano da “appaltare” in toto il potere decisionale della guerra a macchine da combattimento gestite da I.A.

Una coalizione di 130 ONG di 60 paesi diversi ha intrapreso una campagna con l’obiettivo di spingere le Nazioni Unite a negoziare un trattato che metta al bando questa tipologia di armi. Se l’uomo perde il controllo decisionale su se, quando e come avviare un’azione bellica il rischio per l’umanità è enorme.

Un esempio ormai di scuola per comprendere l‘essenzialità dell’intervento umano nel processo decisionale si riscontra in quanto accadde nel lontano 1983. Siamo in piena guerra fredda e il tenente colonnello Stanislav Petrov è chiamato a sostituire  l’ufficiale di servizio al bunker Serpuchov 15, vicino a Mosca, con il compito di monitorare il sistema satellitare posto a sorveglianza dei siti missilistici statunitensi.

Alle 00.14 ora di Mosca una costellazione di satelliti sovietici della serie Cosmos da l’allarme su un possibile lancio di un missile ICBM americano in viaggio verso il territorio russo. Petrov, ritenendo inverosimile un attacco con un unico missile, pensò a un errore del sistema e non segnalò ai suoi superiori l’accaduto.

Petrov si rifiutò di attivare la risposta immediata al presunto attacco americano nonostante che il sistema segnalasse altri quattro allarmi, l’ultimo dei quali illuminò il display “ATTACCO MISSILISTICO”. Nel 2013 nel corso di un’intervista alla BBC, Petrov disse che alla fine decise di non fidarsi delle indicazioni del computer e questo eccezionale sangue freddo fu ripagato quando emerse che il sistema informatico dei satelliti Cosmos aveva identificato erroneamente alcuni riflessi del Sole come missili. Il mondo era stato per alcuni minuti sull’orlo di una spaventosa guerra nucleare e solo per il coraggio ed il sangue freddo di quell’ufficiale sovietico questa immane tragedia fu evitata.

Espellere l’uomo dal processo decisionale bellico affidandolo a sistemi d’arma totalmente governati dall’intelligenza artificiale espone l’umanità a rischi  incalcolabili. Purtroppo Stati Uniti, Russia ed Israele al momento bloccano qualunque ipotesi di trattato che limiti o meglio ancora escluda l’utilizzo di armi totalmente autonome.

Lo scenario apocalittico innescato da Sky-Net una rivoluzionaria intelligenza artificiale basata su una rete neuronica che caratterizza la saga dei film “Terminator” potrebbe alla lunga diventare un’angosciante prospettiva……

Fonti: Le Scienze, giugno 2020 – edizione cartacea; Wikipedia.

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