Vivisezione: Lav pubblica le ditte che non testano su animali

La Lav, Lega Anti Vivisezione, operante sul territorio dal 1977, ha pubblicato una lista di marchi che non testano sugli animali, i cosiddetti "Cruelty Free" che utilizzano elementi vegetali tra i componenti dei loro prodotti, anche quelli singoli

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A volte capitano davanti agli occhi immagini che fanno davvero male al cuore.
L’immagine di una scimmia con lo sguardo languido che guarda l’obiettivo con rassegnazione o quella di una fila di conigli appesi per gli arti a ganci metallici, con supporti altrettanto metallici che gli stritolano la testa…E poi topi, cani, gatti e una decina di altre specie martoriate.

Sono le cosiddette cavie da esperimento, o per meglio dire cavie del genere umano. Perché sì, l’uomo si è arrogato l’ignobile diritto che tutto ciò che noi sfioriamo, ingeriamo, detergiamo e perfino fumiamo debba prima essere testato da animali innocenti, arrecando loro qualunque sevizia o tortura, cagionandone la morte.
Ma soprattutto la morte dell’anima. Forse è meglio che questi disgraziati in quei laboratori ci lascino le penne, le ferite psicologiche sono insanabili.
E tutti gli Stati del mondo approvano tale pratica. Approvano la ben nota “Vivisezione“.

Si può considerare un passo dieci volte dietro per l’umanità, un atto barbarico che non tiene conto della sensibilità e del rispetto degli altri esseri viventi di cui la natura ci ha dotato.

La ricerca può avvalersi di metodi diversi, meno invasivi, con altri soggetti e procedure.

La Lav, Lega Anti Vivisezione, operante sul territorio dal 1977, ha pubblicato una lista di marchi che non testano sugli animali, i cosiddetti “Cruelty Free” che utilizzano elementi vegetali tra i componenti dei loro prodotti, anche quelli singoli. Perché è necessario capire che non solo il prodotto finito, ma anche le parti di cui è composto, debbano essere naturali, vegetali, non provati su animali.



Tra le ditte in elenco possiamo vedere Bottega Verde, Erbolario, Winny’s, Ecò, Officina Toscana, Alkemilla e diverse altre consultabili sul suo sito a questo link
https://www.lav.it/aree-di-intervento/vivisezione/le-aziende-cruelty-free
e così possiamo truccarci, pulire i pavimenti, detergerci in maniera sana e a posto con la nostra coscienza. E anche il nostro pollice verde trae beneficio, perché l’ambiente è esente da sostanze inquinanti.

Risale al 2019 il caso scioccante di un laboratorio di Amburgo chiuso per aver aver utilizzato pratiche non conformi alle regole dettate dall’UE in materia di vivisezione, regole che sono un tentativo di darsi delle attenuanti a questa dolorosa macchia umana.

Ancora più tragicamente noto è il caso di Green Hill.

Il cane, il miglior amico dell’uomo, era allevato e usato per testare farmaci, prodotti chimici e altre sostanze. Green Hill allevava cani beagle destinati ai laboratori di tutta Europa, a Montichiari (Brescia).
Si è svolto nel 2015 il processo contro gli attivisti che il 14 ottobre 2011 all’alba occuparono il tetto di un capannone dell’allevamento. Quella mattina cinque ragazzi diedero il via alla serie di eventi che hanno portato alla liberazione di oltre 3000 cani destinati alla vivisezione e alla schiacciante vittoria legale, con la condanna dei vertici dell’allevamento, che ha dimostrato il maltrattamento fisico e psicologico che si nasconde dietro il muro della sperimentazione.

Dopo anni di manifestazioni e proteste delle Associazioni antivivisezioniste per chiederne la chiusura, nel luglio 2012 la svolta: la Procura della Repubblica di Brescia ha affidato alla Lav e a Legambiente, la custodia giudiziaria di tutti i beagle di Green Hill.
Non si potranno mai dimenticare gli sguardi dei cagnolini, non avevano mai camminato sull’erba, ricevuto una carezza o visto la luce del sole.

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