Una stella morta starebbe tornando in vita

L'esperta: "Pensiamo che nessun'altra tipologia di stella possa produrre questo tipo di brillamenti"

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Una stella morta starebbe tornando in vita
Una stella morta starebbe tornando in vita

Pare che una stella lontana sia tornata in vita dopo la sua morte, emettendo ripetuti bagliori energetici per un periodo di diversi mesi, qualcosa di diverso rispetto a quanto visto finora dagli astronomi.

Seppure ogni lampo duri soli pochi minuti, anche 100 giorni dopo la prima eruzione, rimangono tutti luminosi e potenti come l’esplosione originale: si tretterebbe di un raro tipo di cataclisma stellare conosciuto dali esperti come “transiente ottico blu e luminoso” o LFBOT. Questo particolare LFBOT è situato a quasi un miliardo di anni luce dalla Terra, è stato designato ufficialmente come AT2022tsd, e i suoi scopritori lo hanno denominato “diavolo della Tasmania“.

La verità sulla stella “resuscitata”

Molto più luminosi delle solite esplosioni che segnano la morte di stelle massicce, gli LFBOT svaniscono anche più rapidamente dopo la morte, nel corso di giorni anziché di settimane. Questi fenomeni estremi sono stati scoperti per la prima volta nel 2018 e, nel mezzo decennio successivo, le loro origini sono rimaste avvolte nel mistero. Tuttavia, l’attività mai vista prima del bagliore del diavolo della Tasmania potrebbe offrire alcune risposte.

Osservato da 15 diversi telescopi in tutto il mondo, questo comportamento sembra indicare che il motore che guida tali cataclismi sia un buco nero o una stella di neutroni: resti rimasti di quando erano stelle  davvero enormi.

Anna YQ Ho, autrice principale della ricerca pubblicata su Nature e assistente docente di astronomia alla Cornell University, ha spiegato in una nota: “Non pensiamo che nient’altro possa produrre questo tipo di bagliori”. E inoltre: “Questo risolve anni di dibattito su cosa alimenta questo tipo di esplosione e rivela un metodo insolitamente diretto per studiare l’attività dei cadaveri stellari”.



Che cos’è questo cataclisma spaziale

Il diavolo della Tasmania è stato identificato per la prima volta con un software sviluppato da Ho nel settembre 2022, mentre il sistema stava vagliando dati contenenti circa mezzo milione di oggetti mutevoli o transitori, rilevati tramite il Zwicky Transient Facility.

In seguito, mentre monitoravano regolarmente l’LFBOT che stava svanendo nel dicembre 2022, Ho e i suoi colleghi hanno trovato un ulteriore picco luminoso di luce proveniente dall’evento. Il picco è poi prontamente svanito. “Nessuno sapeva davvero cosa dire. Non avevamo mai visto nulla di simile prima – qualcosa di così veloce e una luminosità così forte come l’esplosione originale mesi dopo – in nessuna supernova o FBOT”, ha detto Ho.

Per indagare su questo inaspettato “ritorno alla vita” del diavolo della Tasmania, il team ha raccolto osservazioni da altri 12 telescopi, incluso uno che ha catturato l’evento con una fotocamera ad alta velocità. Dopo aver escluso altre possibili fonti di luce, ai ricercatori sono rimasti 14 impulsi luminosi irregolari che si sono verificati nell’arco di 120 giorni. Questa potrebbe essere solo una frazione del totale dei brillamenti dell’intero evento, ritiene Ho.

Si è illuminata invece di svanire

Sorprendentemente, invece di svanire costantemente come ci si aspetterebbe, la fonte si è brevemente illuminata di nuovo – e ancora e ancora”, ha detto. “Gli LFBOT sono già una sorta di evento strano ed esotico, quindi questo è stato ancora più strano”. Ho e colleghi intendono ora studiare i processi che guidano queste esplosioni di luce. Gli attuali principali sospettati sono getti di materia incanalati dal campo magnetico di un buco nero, che vengono espulsi a velocità pari alla luce. Tuttavia, rimane la possibilità che gli LFBOT possano derivare dalla collisione e dalla fusione di buchi neri.

“Potremmo vedere un canale completamente diverso per i cataclismi cosmici”, ha detto Ho. La ricerca potrebbe infine aiutare a rivelare di più su come muoiono le stelle, nonché sui tipi di resti stellari che lasciano dietro di sé. In sostanza, gli LFBOT possono offrire la possibilità di osservare le stelle mentre passano dalla “vita” alla “morte”. “Perché il cadavere non è semplicemente seduto lì; è attivo e fa cose che possiamo rilevare”, ha detto Ho. “Pensiamo che questi bagliori potrebbero provenire da uno di questi cadaveri appena formati, il che ci dà modo di studiare le loro proprietà quando si sono appena formati”.

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